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CAPITOLO 4

Appena esco dall'ospedale per andare a mangiare, ricevo una chiamata. È Fabrizio.

"Ermal n'do stai?"

"Sono fuori ospedale"

"Vengo a prenderti"

Dopo poco arriva. Salgo in macchina e andiamo fuori città. Verso il mare. C'è una piccola villetta.

"Questa casa tua?"

"Si. Questa è casa mia. Non ti aspettare chissà che dentro"

"Ok"

Mi fa fare un giro della casa. Poi prende un quaderno e una penna.

"Così te n'segno l'italiano"

"Grazie"

"Intanto scrivi il tuo nome"

"Ermal Meta"

"Si quello l'ho capito. Devi scriverlo"

"Non so cosa dire"

"Prendi la penna. Apri il quaderno e scrivi. Guarda, se fa così"

Apre il quaderno e passa la penna sopra. A proposito di italiano, voglio capire una cosa.

"Bizio"

"Non hai detto che te chiami Ermal?"

"Tuo nome Bizio"

"Mi chiamo Fabriz- carino Bizio. Dai dimmi"

"In Albania io provare qualcosa per uomo belo. Suo nome Aidan. Io provo dashuri per Aidan"

"Che vordì das o qualsiasi cosa sia?"

"Ansia, caldo, felice"

"Si chiama amore"

"Amorre"

"No. La r deve essere più dolce. A m o r e. Tu l'hai detto così, invece si dice così"

Scrive nel quaderno le due parole, quella sbagliata e quella giusta.

"Per oggi può bastare. Andiamo a prendere le tue cose, daje"

"Tu diverso da dottore"

"Ah?"

"Tu parli non uguale"

"Ah, perché io so de Roma"

"Roma. È capitale italiana"

"Bravo"

"Quali cose mie?"

"Oh però segui solo n'discorso, così nun ce capisco niente. Hai vestiti, qualcosa che ti appartiene?"

"Niente"

"N'amo al centro commerciale. Però prima mettiti vestiti miei che c'hai degli stracci addosso"

Mi fa mettere dei vestiti suoi, che mi stanno giganti e usciamo. Saliamo nella sua auto. Andiamo al centro della città ed entriamo nei vari negozi. Io vado seguendo il mio stile.

"Bella camicia"

"Ma fa cagare. Ermal che gusti c'hai?"

"È bella"

"Ma fa schifo"

"Fuck ju"

"Eh?"

"Niente. Lo so io. La prendo lo stesso"

"Sto buttando soldi prendendoti quella roba"

Rido e dopo aver preso le cose necessarie, per me e per mia madre, torniamo a casa.

"Bizio tu molto buono"

"Se se non sempre"

"Invece si. Tu anima grande solo che paura di ammettere"

"Come te pare"

*****
Pov Bizio
~due mesi dopo~

"Buongiornissimo Fabrizio"

"Stai zitto. Che bello, ti sopporto oggi e poi non ti rivedrò per una settimana"

"Ma Fabrizio"

"Ma Arthur! Arthur sai chi ti saluta?"

"Chi?"

"Stocazzo. E sai chi è Arturo?"

"Io"

"Ma per favore. Sai chi è Arturo?"

"Chi?"

"Quello col cazzo duro. E sai chi è Franco?"

"No"

Gli mollo uno schiaffo dritto in fronte.

"Francobollo!"

Rido alla sua faccia perplessa, vado nel retro, tolgo il cappello e metto il camice. Riempio poi, gli scaffali con i medicinali mancanti e mi siedo nell'attesa di clienti. Subito, vedo entrare una signora, che riconosco subito.

"Signora Mira. Cosa ci fa qui? Tutto bene?"

"Si. Solo volevo darti soldi per tua ospitalità e per impararamento di italiano"

"Si dice insegnamento. Ma comunque non si preoccupi. Non è un problema. Se li tenga quei pochi soldi che ha. Ho promesso che aiuterò lei e i suoi figli e la parola sarà tenuta. Torni da Ermal"

Mi guarda e va via ringraziandomi ancora. Arthur si avvicina a me.

"Perché con me non sei mai così gentile?"

"Perché tu scassi la minchia pure agli uccelli"

"Fabrizio!"

"Arthur!"

Rido, mi piace farlo incazzare, soprattutto per il suo accento inglese.

Spazio autrice

Salve! Ho visto che la storia, nonostante sia iniziata da poco, sta dando grandissimi risultati! Grazie mille, davvero! ❤

~Marty ✌

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