18. Nuovi colpi di scena
Sherlock Holmes si diresse verso il guardaroba e fece cenno agli altri tre uomini presenti di seguirlo.
" Come avete detto, lì c'è la giacca sporca di miele. Tutto chiaro fin qui?"
Harry, Louis e Watson osservarono la giacca appesa su una gruccia e annuirono.
Holmes, allora, si voltò verso di loro, sorrise, allargò le braccia e chiese:
" E la terza giacca dov'è?"
" La terza giacca?" balbettò Louis.
" Certo! Zayn ha affermato che Pennington aveva tre giacche e che tutte e tre stavano in questo guardaroba e anche le cameriere l'hanno confermato!" spiegò Holmes.
" È vero " intervenne Harry " anche io posso dire che le giacche erano tre, ma non capisco dove possa essere finita quella che manca..."
" È stata rubata!" rivelò l'investigatore con un colpo di scena.
" Ma per la miseria!" borbottò Watson " Vuoi dire che, quando Pennington è rimasto in questa stanza da solo, ha chiuso tutte le porte e le finestre, si è cambiato la giacca e poi è stato colto di sorpresa da un assassino, che è penetrato qui, gli ha sparato, gli ha rubato una giacca e poi se ne è andato?"
" Lasciando porte e finestre chiuse " precisò con ironia Louis.
" Al di là della vostra solita ignoranza nel capire le cose " bofonchiò Holmes " a noi, adesso come adesso, serve trovare lo spettro e capire come è apparso, ma non stasera, bensì le volte precedenti. Volete seguirmi?"
Detto questo uscì in corridoio e gli altri tre lo seguirono.
" Quindi " proclamò Holmes " a quel che sappiamo, lo spettro è stato visto in passato da Clovis Payne e recentemente dalla cuoca Tiffin, da Estelle Payne e da Pennington "
" Io penso che tutto sarà più chiaro quando potremo interrogare il padrone di casa " mormorò Louis.
" Sicuramente domani mattina potrà parlare " intervenne Watson " ho visto la ferita e, a parte la perdita di sangue, non è gravissima "
" Prima di andare a dormire, però, voglio interrogare la cuoca " disse Holmes e si diresse verso la cucina.
Percorse il corridoio fino in fondo, si fermò davanti ad una porta chiusa e bussò.
La cuoca aprì subito e uscì dalla cucina, osservando timorosa i quattro uomini che aveva di fronte.
" Lavorate da molto qui, signora Tiffin?" chiese Holmes con gentilezza.
" Saranno ventun'anni fra poco. Il vecchio signor Clovis mi aveva assunto nel 1945 " rispose a fatica la donna.
" E cosa mi dite del fantasma che avete visto?"
" Io ho...."
Tiffin non riuscì a parlare perché dalle scale scese come una furia Estelle che urlò a gran voce:
" Parlerò io di questo stramaledetto spettro! Io sono telepatica e ho sentito, nella mente, che avevate bisogno di me, così ho lasciato la mia camera da letto e sono scesa da voi!"
Sherlock Holmes strabuzzò gli occhi di fronte alle parole di Estelle Payne, ma cercò di mantenere un certo contegno di fronte a lei e disse:
" Allora, se tanto vi preme farlo, parlateci del fantasma..."
Estelle annuì ed esclamò a gran voce:
" Bene, ma Tiffin l'ha visto prima di me ed è giusto che parli prima lei..."
Louis scosse la testa esasperato e così fece Watson, ma Holmes, troppo interessato al discorso, lasciò correre e si voltò verso la cuoca.
La donna si stropicciò le mani fra loro e sussurrò:
" Il vecchio signor Clovis morì il diciotto marzo e, esattamente due mesi dopo, una notte, io non riuscivo a dormire. Pensavo alla torta di compleanno per il signor Pennington, che doveva essere festeggiato il giorno dopo.
Lui disprezza il mio lavoro, anche se io cerco sempre di accontentarlo....infatti volevo farla con il gelato al cocco che piace a lui, ma poi ho capito che non andava bene, perché in quella roba non si possono infilare le candeline e non ci si può scrivere gli auguri.
Comunque sono venuta ugualmente qui in cucina e tutto era buio, essendo quasi l'una di notte.
C'era però il chiarore della luna che, a tratti, dava un po' di luce e, proprio sotto i suoi raggi, accanto alla finestra vicino al frigorifero, ho visto il fantasma.
Aveva un lungo mantello nero e un cappuccio calato sugli occhi...
Io non ho esitato nemmeno un minuto, mi sono voltata e sono scappata nella mia camera..."
Holmes annuì con un sorriso, rincuorò la donna e la mandò a dormire.
Si rivolse quindi ad Estelle e le fece cenno di raccontare la sua esperienza.
La donna spalancò gli occhi spiritati, allargò le braccia ed esclamò:
" Io l'ho visto accanto alla porta finestra che dà sul giardino ed era tutto nero. Non sono scappata quando l'ho visto, ma gli ho tenuto testa per un po', fissandolo profondamente, solo che poi ha alzato le braccia, ha emesso un grido e si è lanciato contro di me.
Allora anche io mi sono data alla fuga..."
Holmes cercò di porle una domanda, ma non ci riuscì, perché la donna si girò e se ne andò senza dire più nulla.
I quattro uomini rimasero allora in silenzio, finché Watson guardò l'orologio e fece capire al suo socio che era ora di andare a dormire.
Harry, che fino a quel momento era rimasto zitto, si schiarì la gola e chiese all'investigatore:
" Che cosa mi voleva dire?"
Sherlock Holmes sorrise, questa volta sinceramente, si avvicinò al riccio, gli pose una mano sul braccio e rispose, dandogli del tu:
" Io so chi sei, ti ho riconosciuto dalle foto apparse sui giornali all'epoca della morte di Mayhew, il tuo vecchio datore di lavoro.
Non appena mi sono reso conto di chi fossi, ho telefonato alla polizia, al mio amico Eliott e ho chiesto informazioni.
Puoi stare tranquillo, Harry...tu non lo sai perché ti stai nascondendo da molto tempo, ma la morte di Mayhew è stata ormai archiviata come suicidio.
La sua domestica ha ammesso di averlo visto aprire la confezione di sonnifero e prendere le pastiglie.
Non aveva detto nulla al processo, perché i figli dell'uomo le avevano detto di non farlo...."
Harry si portò le mani alla bocca per trattenere il grido di gioia che gli era salito alle labbra, poi si riprese, ringraziò con lo sguardo Holmes e volò fra le braccia di Louis.
Poche ore dopo Harry e Louis si scambiarono un lungo bacio e si sdraiarono nel letto della camera che il riccio occupava da quando aveva iniziato a lavorare per i Payne.
" Sono stanco morto " sussurrò lo scrittore a bassa voce " ma sono sicuro che non riuscirò ad addormentarmi perché ho ancora in corpo l'adrenalina per tutto quello che è accaduto "
" La stessa cosa vale per me " mormorò Harry accoccolandosi accanto a lui.
Louis lo strinse maggiormente a sé, gli accarezzò la schiena, gli baciò la testa beandosi del profumo dei suoi capelli e disse:
" Non ti lascerò più scappare, piccolo mio, non ti lascerò più scappare! Appena questa storia del fantasma e del ferimento sarà finito, lascerai il lavoro qui e verrai a vivere con me a Londra, che ne dici?"
Harry sollevò il viso con gli occhioni verdi spalancati, osservò a lungo Louis per accertarsi che non avesse scherzato e poi, avendo capito che era sincero, sorrise con amore.
" Grazie..." rispose allora con commozione " io...io ti farò stare sempre bene e ti cucinerò dei buoni piatti e...e..."
Louis ridacchiò e lo zittì con un dolce bacio, che venne però interrotto dal suono di alcune voci che provenivano dal giardino su cui si affacciava la loro camera.
I due ragazzi si fissarono in viso perplessi e, come se avessero preso un tacito accordo, si alzarono e si avvicinarono alla finestra, rimanendo però nascosti dietro le tende tirate.
Fuori, il giardino era rischiarato dalla luna, che splendeva in cielo, senza alcuna foschia.
Gli alberi erano mossi dal vento, tutto sembrava tranquillo, ma, accanto alla fontana che zampillava allegra, c'erano due uomini.
" Chi sono?" bisbigliò Harry spaventato.
" Non lo so, sono girati di spalle..." mormorò Louis di rimando.
All'inizio i due non capirono ciò che stava avvenendo sotto i loro occhi, ma, poi, quando il silenzio della notte venne rotto da alcuni gemiti inconfondibili, tutto fu chiaro.
Harry si sporse maggiormente contro il vetro e avrebbe anche aperto la finestra, se Louis non l'avesse bloccato prima.
" Stai indietro!" disse lo scrittore " Non devi farti vedere!"
" Sono curioso!" borbottò il riccio con un adorabile broncio.
" Come dice il proverbio, la curiosità uccise il gatto..."
" Ma io non sono un gatto...."
" Oh sì......" sussurrò Louis baciandogli il collo " sei il mio micetto..."
Harry ridacchiò compiaciuto e si sporse per baciarlo, ma lo scrittore lo bloccò e gli fece cenno di guardare in giardino.
Il riccio lo fece e rimase senza fiato....
Le due persone in giardino si voltarono inconsapevolmente verso la casa e la luna li illuminò.
Erano Zayn e Liam ed erano inequivocabilmente impegnati in un rapporto sessuale...
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