1.-Uno Strambo Inizio.
Volete sapere come terminerà la storia? Lo deciderete voi. Scrivetemi sui commenti possibili finali e io vi accontenterò con quello che mi sembrerà il migliore!
Era stata una giornata pesante. La scuola era dura e, come se non bastasse, avevo fatto una figuraccia davanti alla bella dell'istituto, la fantastica Ali. Sono un ragazzo alto e con un fisico quasi atletico con gli occhi e i capelli neri. Adoro il nero. Molto miei compagni mi prendono per pazzo perchè spesso la notte mi alzo e vado in giro per i quartieri. Ma io amo il buio. Copre tutte le deformità imbarazzanti che il sole mette a nudo con il suo occhio incandescente. Quindi, finiti i compiti, riposino. Così verso l'una o le due sarei potuto sgattaiolare fuori di casa per immergermi nella notte. Sono un romantico scrittore amante dell' oscurità: forse per questo Erbrow mi ha ordinato di scrivere questo scritto che racconta le nostre incredibili esperienze in Mirialihnà.
Non so ancora perchè, quando o come ma mi addormentai e tempo di 5 minuti, mi risvegliai su un dannatissimo prato circondato da un bosco. -What a fuck?-
Sbalordito mi tirai su a sedere e poi in piedi e vidi un panorama magnifico. Ero su una piccola collina circondata da un folto bosco che arrivava a imponenti e bianche montagne che si estendevano fino dove l'occhio poteva arrivare. Mi guardai. Ero complentamente vestito di nero e portavo una spada. -What a fuck? Chi o cosa ero diventato? Dov'ero finito?-
Con il cuore e l'anima pieni di dubbio decisi di muovermi. Rimanere lì non avrebbe avuto senso. Dovevo capire dov'ero e perchè ero lì. Dovevo trovare la civiltà in quel luogo incredibile e fantastico.
Mi misi dunque in cammino. Vi era una stradina che saliva verso le montagne e nel baluginio degli ultimi raggi solari mi parve di scorgere i pinnacoli di una città. Troppo luminosa e bianca per i miei gusti ma era pur sempre una città.
Corsi giù per il pendio della collina e mi inoltrai tra i secolari alberi che la circondavano.
In quel momento nella piatta calma scura del bosco, eccheggiò un grido femminile. Merda! Mi ritrovai inconsciamente a pensare...
Eccheggiò un altro grido. La persona, quasi certamente una ragazza, stava chiedendo aiuto. E avevo intenzione di darglielo. Portai la mano alla tasca dove di solito avevo il cellulare ma.. cazzo! In quel mondo di merda non c'erano ne i telefoni ne internet.. altro che polizia! Corsi allora verso il luogo da cui provenivano le grida. In una piccola radura vi era una ragazza che era imprigionata fra le "braccia" di una enorme pianta carnivora. Mi guardò stupita poi mi urlò con una voce che conoscevo bene -Tirami subito fuori di qui Skito!-Quella ragazza era Ali. Lontano da lei giacevano un arco e una faretra. Le urlai di rimando -Con cosa cazzo taglio?-
-Con la spada coglione!-
Mi ero dimenticato di possedere una spada. La impugnai. La lama era nera e lunga, ben affilata. Potevo tranquillamente tenerla con una sola mano. Un occhiataccia da parte di Ali mi fece intendere che dovevo sbrigarmi. Allora corsi contro la pianta e con tutte le mie forze recisi a una a una tutti i suoi tentacoli. Mentre lo facevo sangue e pus mi sporcavano. Ma finalmente Ali era libera.
Cadde a terra spossata per la fatica.
-Anche tu qui?-Quelle stupide parole uscirono dalla mia bocca come se fossero la cosa più naturale di questo mondo, o meglio, di quel mondo.
Si rialzò con lo sguardo di una tigre disperata e furiosa.-Bastardo!Cosa vuol dire tutto questo?-Mi urlò.
Non sapevo cosa rispondere. Cadde di nuovo in ginocchio e sconfitta dal mio oscuro silenzio che lasciava presagire molto eppure non voleva dire nulla per la prima volta mi guardò. Non era più la mitica bellezza scontrosa e arrogante con i capelli rossi tagliati corti secondo l'assurda moda del momento, ma una semplice ragazza con i capelli rossi che piangeva disperata per la sitazione che non comprendeva. Per la prima volta mi guardò scoraggiata e abbattuta. Dolcemente, il più dolcemente possibile, le sfiorai i capelli.-Non ti preoccupare- mormorai- ti proteggerò io.- Mi guardò negli occhi e poi mi sussurrò:-Grazie.-
Ma durò poco. -"Nero" muoviamoci, non voglio passare la notte in questa tremenda foresta.-....
"Nero": un ridicolo soprannome che i lei stessa, quando si scoprì che adoravo il nero e la notte, mi aveva imposto. E io ero diventato il "Nero".
Grazie all'alone di mistero che mi circondava la mia popolarità fra i ragazzi (e le ragazze) era salita velocemente. Ma erano false amicizie che duravano quanto dura uno spettacolare tramonto che apre un oscura e incredibile scena chiamata semplicemente "notte".
La odiavo e lei odiava me. La nostra guerra si fondava sul disprezzo e sul parlare male l'uno dell'altro. Tuttavia nessuno dei 2 lo aveva mai accennato durante gli stupidi dialoghi in compagnie che ci servivano solo a pensare di essere in grado di poterci fronteggiare senza svantaggi.
Ma eravamo in una situazione diversa, non potevamo disprezzarci in un momento così: non sapevamo dov'eravamo e come potevamo uscire da quella dannata situazione. -D'accordo madamoiselle, raccolga la sua arma e poi ci possiamo mettere in cammino.- Mi guardò male poi sbuffando e imprecando sottovoce si rialzò e prese l'arco e la faretra.
Seguivamo la stradina sterrata che avevo visto in precedenza. Verso la luminosa città dai pinnacoli abbaglianti. La strada era serpeggiante e polverosa ma nonostante tutto questo noi continuavamo imperterriti ad avanzare. I vestiti impolverati non davano alcun conforto contro la fredda sera. Si stava facendo buio e il mio cuore si rinfrancava. Non avevo ne fame ne sete. I rossi vestiti di Ali baluginavano riflettendo gli ultimi raggi dell'occhio incandescente del sole. Camminavamo da molto tempo e anche l'ultima luce si era spenta quando, improvvisamente Ali si fermò e mi trasse indietro con una spinta. Davanti a noi, molto lontano ma ben visibile, si ergeva un uomo a cavallo. Era completamente vestito di bianco. I suoi vestiti emanavano come un bagliore ed erano vestiti da cavaliere, nel senso che portava una spada come me ma non solo quella: aveva anche uno scudo, una corazza e un elmo. Era a cavallo e, guarda un po', anche quello era bianco.
Spaventata Ali si ritrasse ma io non avevo paura di quel luminoso figuro. Avanzammo ancora, io trascinavo Ali terrorizzata, ma il bianco cavaliere spronò il cavallo e, dopo qualche minuto, non lo vedemmo più, inghiottito da tenebre ancora più forti della pallida luce che emanava.
Proseguimmo per qualche tempo poi Ali crollò per la fatica. Camminavamo da oltre 6 ore in silenzio badando ai nostri pensieri e a dove poggiavano i nostri piedi. Ali dunque crollò e sarebbe rimasta lì. Ma per un secondo rividi nel suo volto rigato dalle lacrime di stanchezza la dolcezza che si era impressa in lei quando, per la prima volta, era crollata. Quindi le dissi:- Non possiamo rimanere qui. Prendi il mio manto e avvogiti con quello; avrai più caldo. Poi quando sei pronta dimmelo che, se vuoi ti prendo in braccio.- Non riuscì nemmeno a avvolgersi e la aiutai io. Poi non potei resistere e scosatole i capelli, la baciai in fronte. Si riscosse e mi fece un sorriso. Allora, scaldato anch'io, la presi in braccio e nella fradda notte scura proseguii per il sentiero. Non so quanto camminai ma quando non riuscii più a muovere un passo vidi una luce piuttosto vicina. Seguendo il sentiero arrivai in una piccola capanna di falegnami. Le prime persone che incontavamo in quel mondo. Ma si dimostarono pazienti e disponibili. Ci aiutarono. Mangiammo e ci scaldammo intorno al fuoco poi ci coricammo su giacigli che ci avevano gentilmente offerto. Abbracciai Ali per molto tempo. La mitica scontrosa era a pezzi e si faceva abbracciare dal su innamoratissimo nemico. Io l'amavo. E l'abbracciavo ora che lei non poteva contrastarmi. Mi svegliai con Ali che si mosse stretta al mio fianco e con i capelli infuocati mi pizzicò il volto. Allora mi scostai lentamente ma quando la guardai vidi che mi stava osservando con i suoi profondi occhi verdi. Per un attimo mi persi in quelle sconfinate praterie verde smeraldo poi mi riscossi e le dissi:-Buongiorno.- Lei rispose dicendomi:-"Nero" grazie per ieri notte... Sarei morta se non ci fossi stato tu, con il tuo oscuro coraggio e il tuo amore per la notte. Grazie ancora.- Francamente mi aspettavo qualcosa tipo (che cazzo fai brutto pervertito) e sbalordito, non potei far altro che accennare un leggero inchino.
Ringraziammo calorosamente i falegnami poi ci indicarono dove dovevamo svoltare e come potevamo trovare del cibo. Ci consigliarono di camminare durante il giorno e di riposarci di notte quando non era sicuro andare in giro, ci spiegarono infatti che vi erano molti gruppi che vivevano predando e uccidendo i viandanti per cui la notte era meglio nascondersi. Narrò anche che un bianco cavaliere che si era fermato a far riposare il cavallo aveva chiesto le stesse cose che loro ora chiedevano.-Appena è arrivato è sceso da cavallo e ha chiesto di poter bere. Parlava in modo cortese ed educato, come i grandi nobili. Assomigliava a un antico sovrano, armato di tutto punto. Un bel giovanotto senza dubbio-continuò la donna- ma emanava una terribile luce fredda. Mio marito non se nè accorto perchè era abbindolato dalle sue belle maniere ma noi donne-disse rivolta ad Ali-Noi, ci accorgiamo subito del marcio. Se lo incontrate state in guardia.-
Avvertiti dai consigli della veccha donna ci impegnammo a obbedire.
Dormivamo, cacciavamo per cibarci e la mattina ci svegliavamo con le ceneri del fuoco che emanavano un fumo delicato e trasparente.
S
crivete nei commenti se questa storia vi piace e anche tante critiche istruttive!
Spero vi piaccia.
JBorkh
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