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Il dolore della Regina Dolce

Susan Pevensie aveva perso tutto in un solo istante. Era bastata una telefonata per sgretolare tutto quello che aveva costruito in anni, da quando aveva lasciato Finchley e tutta la sua vita precedente.
Si era sforzata tanto per spedire nel fondo della memoria tutti i ricordi legati a Narnia, a Caspian e ad Anakin.
Non voleva più ricordarsi di quel mondo fatato che l'aveva vista diventare da ragazzina ingenua a regina, una delle più grandi regine che si siano mai sedute sui troni di Cair Paravel.
Era stata felice lì, ma poi era arrivato il momento di crescere e Susan non ci aveva pensato su due volte.
Visto che non le era più permesso tornare a Narnia per quale motivo avrebbe dovuto continuare a sperare che ciò, prima o poi sarebbe avvenuto?

I suoi fratelli non si erano mai rassegnati, ma lei sì.
Si era buttata a capofitto nella sua nuova vita, una vita senza Narnia, dove lei non era mai stata una regina e non si era mai innamorata né di Caspian né di Anakin.

Già, Anakin, l'unico uomo a cui lei sarebbe dovuta stare lontana, perché era dichiaratamente sposato e amava soltanto sua moglie, lei era finita per innamorarsi.

Era una ragazzina all'epoca e non poteva certo rimproverarsi per quell'amore giovanile.

Anakin era stato chiaro fin da subito, le voleva bene, certo, ma come una sorella, niente di più e Susan si era messa il cuore in pace, certo con un po' di difficoltà, ma alla fine ci era riuscita e aveva così potuto godere appieno di quell'amicizia spontanea che era nata tra loro.

Lo Jedi era sempre stato schietto e sincero, non aveva mai provato a cambiare, se qualcosa non gli andava bene lo faceva notare, sempre e comunque.

A Susan era mancato in tutti quegli anni, così come le era mancato essere la vera se stessa, e non la ragazza superficiale interessata solo a creme, rossetti e grandi feste che era diventata crescendo.

Aslan le aveva dato l'illusione di poter tornare a Narnia ancora una volta e lì aveva incontrato Caspian e di nuovo si era innamorata, questa volta ricambiata dal principe.

Peccato che, anche in questo caso, la sua permanenza a Narnia aveva le ore contate, terminata la loro avventura lei e Peter avevano ricevuto la notizia che non sarebbero più potuti tornare.

Il loro tempo in quella terra magica era finito e questo aveva ferito Susan nel profondo.

Era stata costretta a dire addio a Caspian, a Narnia e ad Anakin per la seconda volta.

I primi tempi dopo la sua ultima avventura, la regina Dolce si era abbandonata al dolore, diventando apatica, il suo sorriso si era spento.

Aveva iniziato a non sopportare più i discorsi su Narnia, sfogando nel suo diario tutta la sua frustrazione per ciò che le era precluso e iniziando a cercare sempre più scuse per non stare con i fratelli, trovando, delle amiche e cercando rifugio nelle frivolezze, nelle feste alla moda e nei vestiti, decidendo che avrebbe dato una svolta alla sua esistenza.

Ma solo ora, che si trovava a piangere la sua famiglia che si rendeva conto di tutti gli errori che aveva commesso negli anni precedenti.

Aveva sprecato tutto il periodo scolastico desiderando di avere l'età che aveva in quel momento, ovvero ventuno anni, e stava perdendo tutto il resto della vita cercando di rimanere in quell'età.

La telefonata di suo zio Harold le era arrivata proprio mezz'ora prima, mentre stava dando una festa nel suo appartamento di Londra.

Come detto prima la regina Dolce, dopo aver finito la scuola, si era molto allontanata dai suoi fratelli, da suo cugino Eustace, da Jill e da Narnia.

Tanto da convincersi che la terra magica di cui era stata regina fosse solo un gioco inventato di quando erano più piccoli, e forse, in superficie sembrava che avesse veramente dimenticato, dopotutto era stato il suo desiderio più grande dopo la sua ultima avventura : dimenticare.

Frequentando Amanda, la figlia di una stilista emergente che cercava modelle, aveva iniziato a fare a sfilate, la sua bellezza pura e la sua naturale grazia avevano fatto il resto.

Si era costruita una solida carriera come indossatrice, venendo apprezzata anche da  stilisti molto importanti, tanto che, appena aveva, compiuto ventuno anni aveva lasciato la casa dei genitori e si era trasferita in un appartamento a Londra nel quartiere di Notthing Hill.

Si era fatta nuove amicizie, per la maggior parte molto importanti, tanto da aver incontrato anche delle lady, e questo le aveva permesso di avere accesso agli ambienti più esclusivi.

Susan si era sentita soddisfatta anche se questo l'aveva allontanata, lentamente, dalla sua famiglia e da quello che era stata.

La Regina Susan la Dolce non esisteva più e la nuova Susan era una persona completamente diversa che voleva farsi strada nel mondo e dimostrare di essere sempre la migliore.

Aveva smesso di tirare con l'arco e di nuotare, ritenendo che la sua trasformazione doveva iniziare rinunciando a tutto quello che poteva anche solo lontanamente ricordarle Narnia.

Rinnegando ciò che era, affermando di non essere più una bambina, ma una donna e che fosse ora, anche per i suoi fratelli, di crescere e diventare finalmente degli adulti.

I suoi fratelli, soprattutto Lucy, l'avevano guardata in modo indignato, domandandole dove fosse finita la vera Susan, quella che loro conoscevano e a cui volevano bene.

Susan aveva risposto, con una certa freddezza, che lei aveva semplicemente accettato l'idea di crescere e che era inutile vivere nel passato, aspettando qualcosa che mai sarebbe accaduto.

La giovane ricordava come se fosse stato il giorno prima quello che era successo quellla volta.

I suoi fratelli erano venuti a vedere la sua nuova casa, Susan pensava perché loro madre li aveva spinti ad andare, anche perché i rapporti tra  lei, Peter, Edmund e Lucy si erano parecchio raffreddati, soprattutto per colpa di Susan.

Avevano osservato attentamente quell'appartamento che dava sulla strada principale di Notthing Hill, un posto alla moda, degno della nuova Susan.

Lucy le aveva portato uno scatolone con dentro tutti i premi che Susan aveva vinto a scuola, nelle gare di nuoto e tiro con l'arco.

Susan li aveva rifiutati, dicendo che non aveva spazio per poterli esporre, Lucy l'aveva guardata con occhi sofferenti, baltettando un scusa, pensavo che ti facesse piacere averli con te in questa nuova avventura.

Ora si pentiva amaramente di aver risposto così male a Lucy, la sua sorellina voleva solo farle un regalo per la sua nuova casa, oppure voleva risvegliare in lei la regina che era.

Ma Susan aveva rispedito in un angolo del suo inconscio la regina, in modo che rimanesse solo la donna frivola che era diventata.

Tuttavia lo sguardo che più di tutti l'aveva fatta sentire in soggezione era stato quello di Peter.

Il Re Supremo  si era alzato dal divano su cui era seduto con la dignità e la maestà che lo aveva sempre contraddistinto anche quando regnavano e l'aveva guardata, ma era come se non la riconoscesse più, come se stesse parlando ad una estranea e aveva settenziato :

-Allora non abbiamo altro da dirci -

Detto questo se ne erano andati, senza mai più mettere piede in quell'appartamento e non li aveva più rivisti se non per Natale, ma comunque vi era sempre un certo distacco tra loro.

I suoi fratelli non la riconoscevano più e nemmeno lei, ora, si riconosceva più.

Da un momento all'altro si era ritrovata  seduta in quello stesso appartamento, sola, senza nessuno a consolarla, a piangere la sua famiglia.

Si stava rendendo conto di quanto, in realtà, i suoi amici fossero tali solo per convenienza, e che, in realtà, a nessuno di loro interessava davvero se lei stesse bene o no.

I ragazzi che erano stati presenti alla festa si erano arrabbiati perché Susan aveva interrotto la festa affermando che non si sentiva bene, nessuno si era accorto della sua espressione distrutta.

Amanda, aveva provato a chiedere cosa avesse, ma al rifiuto di Susan di parlare, non aveva provato ad insistere per capire meglio, no, se ne era andata come tutti gli altri.

Ora, la Regina di Narnia, l'ultima ancora in vita, stava finalmente piangendo, lasciando che la vecchia Susan riemergesse da sotto le macerie di quella nuova.

La nuova Susan non era che una brutta copia della vecchia, una maschera da mostrare agli altri per non far vedere quanto la lontananza da Narnia la facesse soffrire.

Stranamente non le importava che il trucco le stesse colando lungo le guance di porcellana o che i capelli fossero in disordine o che le labbra stavano sanguinando perché non aveva smesso di mordersi il labbro inferiore per tutto il tempo.

Il bel vestito azzurro, lungo fino al ginocchio, all'ultima moda, era stropicciato, visto che la giovane stava torturando l'orlo della gonna.

L'appartamento era immerso nella penombra, ancora a soqquadro per via della festa appena conclusa, solo la luce dei lampioni che brillavano fuori dalla finestra davano un tocco di luce all'ambiente.

Sul tavolino del soggiorno giacevano bicchieri di vino vuoti e fazzoletti di carta appallottolati.

Susan appoggiò la schiena al muro appoggiando la testa alle ginocchia, abbandonandosi di nuovo al dolore e all'autocommiserazione.

Aveva bisogno di Anakin, almeno di lui, di uno dei suoi abbracci.

Quando erano a Narnia, Susan aveva cercato più volte rifugio tra le braccia di Anakin, si era anche addormentata tenendosi stretta a lui.

Era una presenza rassicurante, era come un secondo fratello maggiore per lei, a lui poteva dire tutto e lui le diceva tutto.

Le aveva raccontato di sua moglie e la giovane conosceva talmente bene Padmé che le sembrava di averla conosciuta di persona.

Era stato un grande amico, lo Jedi, e ora le mancava.

Ma forse era quello che si meritava. Essere sola a piangere senza nessuno che la consolasse, dopotutto era stata lei ad allontanarsi dalle persone veramente importanti per lei.

Si era trasformata in una sciocca, presuntuosa giovane donna, aveva rinnegato se stessa e ora Aslan la stava punendo, togliendole ciò che le era più caro.

Ma Susan sapeva di meritare ogni singola punizione.

-Aslan mi dispiace, tanto - fu l'unica cosa che disse Susan mentre alzava la testa verso il soffitto.

In quel momento qualcuno bussò alla porta rompendo il silenzio che era calato su tutto.

Susan accarezzò l'idea di non andare ad aprire, non aveva voglia di vedere nessuno.

E poi chi poteva essere a quell'ora della notte?

Pensò di fingere di non essere in casa, ma il suo misterioso visitatore non pareva dell'idea di lasciarla in pace.

Il suono delle nocche sul legno della porta si fece sempre più forte, tanto che Susan si trascinò fino alla porta, decisa a dire, a chiunque si fosse trovata davanti, che non aveva bisogno di niente, anche se il suo aspetto suggeriva il contrario.

Rimase tuttavia pietrificata quando aprí la porta.

-Hai un'aspetto orribile, sorellina - dichiarò Anakin, il quale aveva tutta l'aria di uno che aveva appena terminato un lungo viaggio.

Susan non riuscì a proferire parola, la prima cosa che fece fu gettare le braccia al collo di Anakin e scoppiare di nuovo a piangere.

Un pianto disperato e liberatorio.

-Sono morti, Ani, sono morti tutti e io non ho potuto fare niente, nemmeno chiedere loro perdono per il mio comportamento vergognoso nei loro confronti, sono una persona orribile - affermò Susan affondando la testa nel petto di Anakin.

Lo Jedi si era limitato a stringerla forte, come aveva fatto tante volte a Narnia.

Susan non lo aveva mai visto con indosso abiti diversi dalla divisa dell'esercito di Narnia o dalla tunica Jedi, ma in quel momento, con addosso una camicia bianca, una giacca, il giubbotto lungo, il cappello e i pantaloni classici, era ancora più bello.

Era inoltre più grande dell'ultima volta che Susan lo aveva visto, aveva i capelli più corti e un'inizio di barba addobbava il suo viso rendendolo più adulto.

-Susy tutti noi facciamo errori, non è mai troppo tardi per rimediare - dichiarò Anakin, con voce profonda.

La giovane donna però non sembrava riuscire a trovare la pace si staccò leggermente da lui solo per invitarlo ad entrare in casa, asciugandosi con la manica del vestito il viso, devastato dal pianto.

-Scusa il disordine -

-Tranquilla - sorrise lo Jedi.

-Ani, cosa devo fare? Cosa devo fare per farmi perdonare da loro? - domandò Susan lasciando che Anakin la stringesse di nuovo a sé.

Si erano seduti sul divano e Anakin cercava di calmare Susan, ma sapeva che quella notte sarebbe stata lunghissima.

-Torna ad essere Susan la Dolce, riprendi in mano la tua vita - affermò lo Jedi.

-Non so se ci riesco, ho perso tutto. - dichiarò la ragazza.

-No, non hai perso tutto, hai ancora il bene più prezioso che si può possedere, la vita - dichiarò una voce femminile che però Susan non conosceva.

Sulla porta era comparsa una donna, una bellissima donna, e Susan vide Anakin fare un sorriso.

Un sorriso pieno di amore, un amore puro, un sentimento che Susan non aveva mai visto.

-Sorellina, lei è Padmé Amidala, mia moglie - presentò Anakin mentre la donna si avvicinava.

Susan accennò un sorriso, ma era troppo devastata per poter reagire nel modo giusto ad una presentazione così importante.

Padmé però parve capire, sembrava una donna molto intelligente, il tipo di donna che Susan avrebbe voluto diventare.

-Nessuna parola di quello che potrei dire ora, lenirebbe il tuo dolore, ma sappi che sia io ed Anakin siamo qui - affermò Padmé accarezzando le chiome scure di Susan.

La ragazza di nuovo si mise a piangere, Aslan forse le aveva concesso una seconda possibilità.

-Non so come andrò avanti, ora che sono sola, non so nemmeno da dove cominciare - affermò Susan.

-Io comincerei con una bella doccia - dichiarò Anakin guadagnandosi un'occhiataccia da Padmé.

Tuttavia la regina di Narnia apprezzò il tentativo e decise di fare come le aveva suggerito Anakin.

Una doccia l'avrebbe sicuramente aiutata a riprendersi.

Si infilò sotto la doccia e lasciò che i pensieri fluissero liberi.

*****

Qualche mese dopo, Susan si trovava nel piccolo cimitero di Finchley, ad osservare le tombe dei suoi familiari.

Le lapidi erano bianche con sopra le foto di chi era seppellito, con il nome, la data di nascita e quella di morte, ma Susan aveva anche voluto aggiungere un qualcosa alle lapidi dei suoi fratelli.

Sotto i nomi campeggiavano anche gli appellativi che Aslan aveva dato loro quando erano stati incoronati.

Sentiva che era la cosa giusta da fare per onorare la loro memoria.

Il dolore ancora c'era e Susan era certa che non se ne sarebbe mai andato veramente, sarebbe rimasto  lì, in un angolo del suo cuore, lo avrebbe accantonato per poter fare spazio ad altro, ma non lo avrebbe abbandonata mai.

Anakin e Padmé erano stati una presenza fissa nella sua vita, da quella sera in cui erano apparsi sulla porta del suo appartamento di Notthing Hill che ora aveva messo in vendita perché era tornata a vivere nella casa che era stata della sua famiglia.

Era stato molto difficile varcare quella soglia, ma alla fine, aveva capito che non avrebbe voluto vivere in nessun altro luogo.

-Sono fieri di te, voglio che tu lo sappia - dichiarò Anakin comparendo alle spalle di Susan.

-Come fai ad esserne certo? - domandò Susan senza staccare lo sguardo dalle lapidi.

-Perché era quello che volevano. Desideravano ardentemente che tu tornassi quella che eri in partenza. - rispose lo Jedi.

-Ci è voluta la loro morte, però - Susan si strinse nelle spalle.

L'abito che indossava era nero, visto che era in lutto avrebbe dovuto tenerlo per un anno, anche Anakin e Padmé indossavano il nero.

Susan si era ritrovata ad avere di colpo di nuovo una famiglia, perché i coniugi Skywalker le avevano detto che sarebbero rimasti con lei finché lei non fosse stata pronta a camminare con le sue gambe.

Per Susan era stato un sollievo e quel periodo di convivenza era fantastico.

Sia Anakin che Padmé si erano abituati abbastanza bene, anche se entrambi a volte faticavano a capire alcuni pensieri dei vicini di casa soprattutto riguardanti i ruoli di genere.

Già perché Anakin aveva scoperto di avere una certa abilità nello scrivere e aveva iniziato a lavorare come giornalista e fotografo nel giornale locale, mentre Padmé aveva deciso di iscriversi all'università perché, affermava, che se la permanenza fosse stata lunga, avrebbe avuto bisogno di tutte le  competenze necessarie per affrontare tutto.

Susan sospettava che Padmé volesse diventare insegnante o qualcosa di simile, la giovane Pevensie vedeva molto bene la ex senatrice in quel ruolo.

Inoltre, vivendo a stretto contatto con loro, Susan aveva avuto modo di conoscere tutta la storia di Anakin dal momento in cui si erano separati dopo la loro ultima avventura a Narnia al seguito di Caspian.

Aveva dunque scoperto che Anakin e Padmé avevano avuto due  figli gemelli, Luke e Leia, che la guerra civile galattica si era conclusa con la morte di Palpatine e che ora la Repubblica prosperava sotto la guida di Mon Mothma.

Aslan aveva concesso agli Skywalker delle pietre catalizzatrici in grado di aprire e chiudere i portali di collegamento tra i due mondi, in modo che potessero andare e venire a loro piacimento senza alcun tipo di problema.

Anakin aveva promesso a Susan che, un giorno le avrebbe fatto conoscere i suoi figli, i quali dovevano avere circa vent'anni.

Susan era curiosa di conoscerli, ma ci sarebbe voluto un po' di tempo ancora.

Anakin si chinò appoggiando un mazzo di fiori sulla lapide di Lucy.

-Sono veramente belli - sorrise Susan.

-Merito di Padmé, li ha comprati prima di andare a lezione, mi ha detto di portarli alla tua famiglia ed è ciò che ho fatto - fu la risposta di Anakin.

-Padmé sarà una grande insegnante, ne sono certa - sorrise la regina di Narnia, girandosi poi verso l'amico.

-Andiamo, abbiamo ancora parecchio da fare - fu la risposta di Susan.

Diedero le spalle alle lapidi e uscirono dal cimitero.

Susan si sentiva meglio rispetto a qualche mese prima.

Si era allontanata dalle sue "amiche", poiché si era resa conto che la vita che aveva vissuto fino al momento precedente alla morte dei suoi familiari non era quello che voleva.

Certo non aveva smesso di fare l'indossatrice, ma ora aveva dato una svolta alla sua vita.

Aveva ripreso in mano i suoi diari di adolescente e quelli che aveva tenuto subito dopo e li aveva affidati ad un'amica di Padmé, la quale aveva una piccola casa editrice e li aveva fatti pubblicare, insieme ai diari di Lucy ed avevano intitolato la serie Pensieri di due regine. Ma Susan chiese che fossero pubblicati cambiando il suo nome da Susan Pevensie a Susan Webster.

Anakin aveva apprezzato il coraggio di Susan nel compiere quella scelta, un altro modo per non dimenticare il forte legame con la sua famiglia.

Si fermarono in un negozio di alimentari dove fecero la spesa, era il compleanno di Padmé e la giovane Pevensie voleva farle una sorpresa per ringraziarla di tutto quello che aveva fatto per lei.

-Apprezzerà sicuramente - sorrise Anakin.

-Sei felice? - domandò Susan mentre impastava.

-Sí, perché finalmente io e Padmé possiamo vivere allo scoperto il nostro amore, il nostro matrimonio, senza avere paura di essere giudicati o guardati male - rispose Anakin.

Susan fece un mezzo sorriso. Il suo amico le aveva raccontato delle limitazioni riguardo il suo matrimonio con Padmé, il fatto che fossero costretti a nascondersi perché gli Jedi non potevano sposarsi.

Ora le cose erano leggermente cambiate ma Anakin non aveva mai accettato che i suoi primi tre anni di matrimonio fossero stati vissuti come un qualcosa da nascondere e non un qualcosa di cui andare fiero.

-Potreste rimanere qui - propose Susan.

Anakin parve pensarci un attimo.

-Non sarebbe male come idea, ma accetteremmo soltanto se ci sarà concesso di rivedere i gemelli o la famiglia di Padmé ogni tanto - dichiarò lo Jedi.

Susan sorrise infornando la torta.

-Spero le piaccia -

-Le piacerà.

I minuti di cottura passarono in fretta e, quando Susan tolse il dolce dal forno, fu felice del risultato.

-Speriamo sia anche buona - affermò Susan.

In quel momento bussarono alla porta e Padmé entrò in casa e venne accolto da un sorpresa.

La faccia della ex senatrice che mangiava con gusto la torta fu una delle cose belle che accadero a Susan in quel periodo.

E la regina Dolce sentí che era tornata finalmente a vivere.

Angolo autrice : Ho sempre voluto scrivere qualcosa su Susan e per questa mia one-shot devo ringraziare @Claire_Barn che molto inconsapevolmente mi ha ispirato nello scrivere questa storia che dedico a lei in primis e poi a @Lyls88 e a @pingoo00 alla prossima e che la Forza sia sempre con tutti noi :)

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