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Al calar del sole, tutto si raffredda. Alla comparsa della luna, tutto si addolcisce. Lo sguardo di Nanami Kento è impassibile di fronte a quella meravigliosa sfera che domina il cielo notturno. 

È ora di tornare a casa, le famiglie stanno aspettando il ritorno dei lavoratori per poter cenare tutti insieme, almeno una volta. Questo non vale per lui. Se ne sta immobile, digita sul computer numeri e sequenze, lavora incessantemente senza chiedersi il perché di tutto questo. 

Nanami ha scelto questo mondo senza rischi, eppure si sente tremendamente insoddisfatto. Questa sensazione gli logora il petto, svuotandolo completamente, privandolo di ogni piacere. La consapevolezza di poter vivere una vita in tranquillità come uno dei tanti impiegati sottopagati non gli basta più. Sa bene che è una questione di tempo, prima o poi tornerà alla sua vecchia vita. 

Controlla l'ora e si sfila gli occhiali, spegnendo il computer. La sua postazione, al contrario delle altre, è immacolata, come la camera di un prete, non c'è niente oltre al computer: nessuna fotografia della famiglia, pacchetti di sigarette vuoti, lettere da spedire o quei terribili giocattoli per alleviare lo stress che tutti in ufficio usano, facendogli venire il mal di testa.

«Hai completato il tuo lavoro, Nanami-san?» Un collega sta raccogliendo velocemente le proprie cose, seguendolo verso l'ascensore. Non si preoccupa di rispondergli, accenna un gesto col capo, pigiando sul tasto che lo avrebbe portato al piano terra e stringe la valigetta sotto il braccio, controllando nuovamente l'ora. Risponde in modo pacato e palesemente disinteressato  alle numerose domande e finge di ascoltarlo quando inizia a parlare della sua famiglia, ignorando le domande sulla propria o sulla professione dei suoi genitori. 

«A domani, Sawaki-san» Taglia corto il giovane, accelerando il passo una volta fuori da quell'odioso cubicolo dell'ascensore. Non si volta a guardare quell'imponente edificio scuro e freddo. Non va nemmeno a casa, sebbene, dalla sua andatura, sembra che abbia una certa fretta. Si ferma soltanto quando si trova davanti al panificio, incontrando con lo sguardo il volto gentile della donna che lo assisteva ogni giorno all'entrata del negozio. Si ferma a pochi passi da lei, riflettendo sulle innumerevoli alternative a cui aveva pensato per rivolgerle la parola. Non ce n'è bisogno, la donna gli porge un sacchetto e l'uomo sente quasi immediatamente dell'odore del pane. Sembra caldo, la donna deve averne fatto un po' anche per lui prima di chiudere il locale. 

«La riaccompagno a casa.» Dice infine. Nell'attesa della donna, si ricorda perché ha scelto questa vita, nonostante sia monotona e con degli orari indicibili. Tutto è meglio di una vita di morte e continue perdite. La donna è gentile con lui, si preoccupa sinceramente per coloro che le stanno attorno. Invidiava quella sua ingenuità nella vita, il modo semplice di viverla, l'inconsapevolezza dell'occulto, delle Maledizioni, la libertà di amare ed essere amati senza essere un peso, qualcosa che potrebbe nuocere alla propria incolumità o a quella dell'altra persona. 

Ascolta la giornata della ragazza, che si sistema delicatamente i capelli dietro all'orecchio, goffa come al suo solito. Sente un senso di protezione verso di lei, vorrebbe fare di più, eppure non ha potere sul cuore umano. Lo è anche lui, alla fine. 

Già. Lo è anche lui. Quando ha iniziato ad imbottigliare le sue emozioni? Quando sono morte delle persone che amava. Non c'è stato un evento specifico, semplicemente tutte queste perdite sono considerate normali, nella loro realtà e proprio per questo, ha deciso di non lasciarsi trasportare dalle proprie emozioni e di ragionare sempre in modo razionale. 

«A cosa pensa, Nanami-san?» La ragazza si è fermata davanti a lui, creando un contrasto con il cielo di quella notte. Illuminata dalla luna, il suo viso appariva molto chiaro, quasi malato. Un brivido di paura percorre la schiena dell'uomo, che fa un passo verso di lei, costringendola in questo modo a sollevare il viso per mantenere il contatto visivo. 

«Al dolce richiamo della luna. Tutto inizia per poi finire. Il giorno si conclude con la notte, la vita con la morte. La luna accompagna questo processo di fine in un continuum che non può essere spezzato in alcun modo. Non si può scappare dalla luna.» Lo sguardo di Nanami è rivolto alle stelle, seppur siano poco visibili. Il suo tono di voce si è abbassato ancora di più, la stanchezza sembra aver lasciato spazio alla malinconia. Si passa la mano libera sul viso, scavato dalle lunghe giornate senza fine e dal poco riposo.

«Allora perché lo definisce 'dolce', se lo vede così doloroso?» 

«Perché è il mio desiderio. Spero sia qualcosa di dolce e che non faccia troppo male. Qualcosa di veloce ed efficace, insomma. Il dolore della morte risiede nei vivi, non penso che ai morti importi qualcosa, ora come ora. Eppure noi esistiamo ancora e soffriamo in eterno.»

La donna sembra pensarci molto, riprendendo a camminare, battendosi il pugno sulla mano aperta, sfoggiando un meraviglioso sorriso. 

«Può continuare a vivere per loro, dopotutto è per questo che li ricordiamo, non crede, Nanami-san? Se ce li dimenticassimo non potremmo vivere veramente. Loro sono stati una parte fondamentale della nostra vita, cancellarli o sopprimere il loro ricordo è una grande mancanza di rispetto. Forse è doloroso, ma deve esserlo. Dobbiamo proteggere chi amiamo, Nanami-san. Non le capita mai di vedere gli altri come se fossero dei bambini? Non sente l'urgenza di prendersi cura di loro? Non esistiamo solo per soffrire, Nanami-san, ma anche per celebrare la vita e per vivere ogni istante come se fosse l'ultimo.» Dopo una risata, la ragazza si mette a cercare le chiavi di casa, mentre Nanami pensa a quello che ha appena sentito. Sono delle parole così semplici ma allo stesso tempo così difficili da interiorizzare che gli ci vuole un po'. 

Allunga la mano verso la donna, girata di spalle. Vorrebbe afferrarla. Cosa vuole fare Nanami dopo averlo fatto? Nemmeno lui lo sa, forse vorrebbe soltanto avere la certezza che quella donna sarebbe rimasta con lui. Lascia ricadere la mano nell'esatto momento in cui lei si gira per salutarlo e augurargli la buonanotte. Nanami accenna un sorriso, imprimendosi il suo sorriso nella mente, allontanandosi a passo veloce. 

L'avrebbe protetta a qualunque costo, questo significa che l'avrebbe protetta anche da se stesso. Sente qualcosa frantumarsi all'interno del suo cuore. Il dolore di una separazione fa sempre male, Nanami non ha mai pensato di doversi allontanare così presto da lei, soprattutto dopo tutte le loro passeggiate e le riflessioni sulla vita. Quella donna gli ha donato la normalità da lui tanto bramata. Non lo avrebbe dimenticato. Vuole proteggere e vivere per se stesso, portando avanti il ricordo delle persone a lui care che sono state portate via dal corso della luna.  

E così, la storia di Nanami Kento, lo stregone, riprende la sua narrazione. 


-FINE-

Non ho mai scritto una one-shot, probabilmente in futuro questa sparirà. Ho intenzione di scriverne altre, sono meno impegnative rispetto ad una storia a capitoli.

Detto questo, sayonara.

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