Capitolo 5
Ziah aveva resistito poco e per nulla nella biblioteca in cui Carter stava facendo lezione.
Si era detta che non erano affari suoi, che era lì solo per Carter ma la presenza di quello strano ragazzo l'aveva turbata.
Infatti dopo pochi minuti che era uscito, Ziah l'aveva seguito.
Si era guardata intorno eppure lui sembrava scomparso.
Insomma, erano passati a malapena due minuti non era possibile scomparire a quella velocità vero?
Non che avesse chissà quale problema ma quel tipo non solo aveva chiaramente dimostrato che sapeva chi era lei e poi aveva risposto in modo ambiguo alla sua domanda della spia.
Certo, era palesemente normale che se era la spia non l'avrebbe detto ma come faceva a sapere di lei? Si era praticamente smascherato da solo.
L'unico problema di Ziah era che non aveva mai visto quel ragazzo quindi non apparteneva al Primo Nomo, forse a qualche altro.
Ma comunque sembrava scomparso ed evaporato letteralmente nel nulla.
Sapeva che non era corretto perché era lì come ospite ma era anche lì per aiutare Carter e Sadie, quindi se quello strano ragazzo era una spia, lei doveva fermarlo.
Cominciò a vagare per la Brooklyn House e non si imbattè in nessuno, da come gli aveva detto Carter i ragazzi erano tutti alle lezione che facevano lui, Amos e Bast e poi erano pochi quindi era anche abbastanza normale che non fossero in giro.
Sospirò dopo essersi girata gran parte della casa e alla fine decise di dirigersi verso la piscina interna dove c'era Filippo di Macedonia.
Per sua fortuna o sfortuna, non lo sapeva ancora, trovò il ragazzo che aveva cercato nell'ultima mezz'ora.
Stava osservando il coccodrillo alpino che nuotava in modo circolare nell'acqua ad una certa distanza da lui, mentre Kufu, il babbuino, se ne stava su una sedia a mangiare caramelle rosa e ogni tanto guardava il ragazzo e grugniva.
Ziah percepiva una strana tensione e si chiese se avesse lanciato lo sconosciuto in acqua il coccodrillo l'avrebbe mangiato volentieri?
Proprio in quel momento il ragazzo si girò a guardarla.
- Immagino che la lezione era noiosa per te - gli disse all'improvviso - Carter è in gamba ma gli argomenti sono per gli iniziati -
Ziah decise che non era il caso di essere avventata e di studiare il suo avversario e capire se era una spia e quanto pericoloso.
Strinse gli occhi e gli si avvicinò, anche se si tenne a debita distanza.
- Quindi non sei un allievo dei Kane - disse lei anche se voleva essere una domanda a cui non credeva nemmeno lei.
- Non proprio, no - rispose lui.
- Sei un mago della Casa della Vita però? -
E questa volta la sua era una vera e propria domanda.
- No - rispose lui - Io e la Casa della Vita non andiamo d'accordo. Direi di no, che non c'entro nulla con voi -
- Non sei un mago? - chiese Ziah.
Lui rise e scosse il capo.
La ragazza deglutí.
Aveva una bella risata anche.
- No non sono un mago, Ziah Rashid -
- Come sai il mio nome? - chiese lei ancora sospettosa.
Non aveva intenzione di fidarsi. Ciò che diceva era contraddittorio e c'era sempre il discorso che sapeva il suo nome senza che glielo avesse detto.
Anche se forse...e se erano proprio stati i Kade a parlare di lei?
- Te lo chiedo di nuovo...chi sei? - chiese guardandolo male e questa volta preparandosi a lanciare un incantesimo.
L'aria si fece all'improvviso strana, densa, Filippo di Macedonia si agitò e Kufu cominciò a lamentarsi mentre il ragazzo assumeva una posizione rigida, forse pronto a rispondere a qualsiasi attacco...
- Tash - disse una voce.
E l'attimo dopo i Nastri di Hator avvolsero i polsi e la caviglie del ragazzo, legandogli le mani dietro la schiena e unendo le caviglie, facendolo finire a terra.
Lui imprecò in egizio antico e Amos Kane fece il suo ingresso nella stanza.
- Avevo percepito qualcosa di potente ma...pensavo che Osiride ti avesse tolto tutto - fece guardando il ragazzo a terra.
- Lo pensavo anche io - borbottò lui - Ora...mi lasci andare? -
- Ziah Rashid, Carter mi aveva detto che eri da queste parti - disse l'uomo ignorando il ragazzo e dedicandosi a lei.
- Si be'...il Primo Nomo voleva mandare una spia e volevo sapere che stava succedendo e comunque avvisare - si giustificò - Pensavo che la spia fosse lui ma...non ho mai visto i Nastri di Hator attaccare così velocemente, succede solo a chi ne è legato con un incantesimo, di solito...prigionieri -
Disse l'ultima parola abbassando la voce.
Si era sbagliata, quel ragazzo non era la spia se quello che aveva detto veniva confermato dal più vecchio dei Kane.
- Prigioniero dici? - fece l'uomo - Diciamo che è agli arresti domiciliari, più che altro -
Il ragazzo sollevò la testa dal pavimento per quanto possibile e lo guardò male, per poi sbuffare.
Amos scosse il capo.
- Mio fratello ha detto che, effettivamente, è un adolescente - dichiarò.
Il ragazzo strattonò i nastri che si strinsero solo di più sui suoi polsi facendolo gemere.
Ziah storse la bocca. Sapeva che aveva frainteso, che l'aveva accusato...e sapeva che era stata lei a provocarlo, qualsiasi cosa avesse fatto se Amos Kane non lo avesse fermato.
- Lasciatelo, vi prego - disse Ziah - Stava solo rispondendo al mio attacco, ho provato ad aggredirlo -
L'uomo non sembrava convinto, anche se non sembrava che i suoi dubbi erano basati sulle parole della ragazza. Ma più su altro.
- Questa cosa... è strana... - borbottò.
Ziah si chiese che significava che era agli arresti domiciliari.
Ma proprio mentre Amos Kane si avvicinava lentamente al ragazzo steso a terra, una furia bionda con le ciocche colorate arrivò sulla porta.
Sadie si guardò intorno, Kufu fece uno strano verso e Amos sospirò rassegnato. La ragazza, poi, puntò lo sguardo sul "prigioniero" dello zio.
- Ancora? Che hai combinato questa volta, Anubi? - chiese.
- Niente! Non ho fatto niente! - rispose lui - Non è stato volontario e poi l'altra volta sono stato punito perché ti stavo sopra, quindi non ho ancora ben capito cosa posso o non posso fare -
Ziah seguì lo scambio dei due, fissò Sadie e il ragazzo per terra e continuò a fissarlo mentre il nome con cui l'aveva chiamato Sadie rimbombava nelle sue orecchie.
- Aspetta hai detto...l'hai chiamato... - si fermò e lo guardò negli occhi castani, i bei tratti del viso, i capelli neri e scompigliati - ANUBI! E quello sarebbe il dio sciacallo!? -
Anubi sbuffò.
- Ma perché avete tutti la stessa reazione? - chiese.
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