Istinti
Che puzzo.
Quando varcai la soglia di quella taverna mi resi subito conto del perché la guardia disse che nemmeno i ratti verrebbero qui.
La taverna era disgustosa sotto ogni aspetto: clientela, arredamento, odore... non serviva nemmeno soffermarsi nei minimi particolari, quindi preferì fingere che fosse un posto normale e forse avrei potuto passare la notte in un letto anziché in una bara.
Era prevalentemente in legno (marcio), anche se all'esterno mi era sembrato che tutta la città fosse costruita in cemento e mattoni, evidentemente no. Non c'era una singola decorazione sulle pareti o zerbino all'entrata, era tutto totalmente spoglio il che rendeva la taverna più deprimenti di quanto non lo fosse già.
Ma non riuscivo a non guardare quei particolari che mi facevano venire il disgusto (in realtà, provai solo disgusto sin da quando misi piede in questa città). Tavoli vuoti con sporcizia sopra che dava tutta l'aria di essere lì da sempre, in un tavolo sulla destra lontano dalla clientela (altrettanto disgustosa) si poteva anche notare del vomito sotto.
Basta, non devo guardare, pensai.
Mi avvicinai al locandiere e mentre lui era di spalle, apparentemente credendo di non essere guardato da nessuno, sputò su un boccale di birra per strofinarlo con più efficacia con uno straccio sudicio e bucato.
Sono abbastanza sicuro che preferirei un bicchiere non lavato.
Non potevo farcela. Mi serviva un attimo di respiro, retro front in un tavolo e chiusi gli occhi.
"Locandiere?" Solo dopo un po' riuscii ad alzarmi e a parlare con quello che consideravo uno schifo di uomo.
Si girò un uomo panzuto ma non robusto di gambe e braccia, sproporzionato in tutto. Aveva un aspetto unto e sporco, di quel sudicio accumulato nel corso del tempo. Per fortuna, era abbastanza lontano da sentirne poco il puzzo intenso.
Arricciai per l'ennesima volta il naso.
"S-sì? Che cosa posso servirti?" la sua voce all'inizio era come un grattare di porte, ma poi man mano che parlava si schiarì.
"Un boccale di birra, con un boccale pulito. Voglio che tu lo pulisca davanti ai miei occhi, sudicio verme." ed ecco che non tenni a freno la lingua.
Non era questo il dialogo che mi immaginai, al tavolo.
"E un letto pulito davanti ai miei occhi." aggiunsi, e le note di disgusto lo umiliarono profondamente nell'animo.
"Come ti permetti!? Se sei in questa taverna sicuramente non puoi permetterti altro, quindi sta zitto!" Il taverniere sapeva di avere una fogna e nemmeno lo negò. Gridò a bassa voce per non farsi sentire dagli altri clienti, come se dovesse nasconder loro qualche verità.
"Squartalo adesso.." Chiusi gli occhi un momento, sentii questa voce che mi spingeva a squartarlo.
Guardai d'istinto le mie mani. Sembravano adatte al lavoro, avrei potuto farlo con i miei artigli.
Aprì gli occhi. Ero colmo di rabbia e di un istinto omicida immotivato, un passo falso e il taverniere sarebbe morto.
"Potrei ucciderti adesso, sai? A quanti dei tuoi clienti importerebbe? Scommetto che verrebbero a pisciare su di te e si prenderebbero bevande e monete." Parlavo in modo tale che solo lui potesse sentirmi ed avevo uno sguardo terrificante, a giudicare della sua reazione.
Mi resi conto solo dopo aver parlato che anche i miei canini fossero visibili.
"Non mi mancherai di nuovo di rispetto. Fa quel che ho detto, prendi quest'orologio come pagamento. Se non basta, fattelo andare bene lo stesso." conclusi, più calmo stavolta.
Terrorizzai il taverniere ed obbedì, tremava e gli cadde persino un boccale, rompendolo.
Non si curò nemmeno di toglierlo fin quando non ebbe finito il lavoro che gli impartì, e mi porse persino un secondo boccale.
Mi servì anche la cena, giurandomi che era stata preparata da sua moglie e che fosse pulita. Apparentemente non mentiva, quindi la mangiai.
Dopodiché mandò sua moglie a pulire da cima a fondo una stanza, dove mi diressi per dormire salendo su per la scale.
La stanza non era molto diversa dalla taverna, era quadrata e spoglia, in legno marcio e scricchiolante. Sentivo che il tutto sarebbe potuto cedere e mi sarei ritrovato sopra qualche tavolo o di qualche ubriacone li sotto.
C'era solo un armadio, un letto e una finestra che chiusi come precauzione.
Riuscii a dormire un'ora o forse due, tra quelli che sembravano due strani ricordi, oppure semplici incubi.
Sembrava così reale.
Sognai una guerra tra due fazioni, ma con due finali diversi.
Nel primo, vidi Nova Friulia in fiamme.
Vidi quelli che intuii fossero vampiri inginocchiarsi di fronte a me.
Non so perché ero sicuro che fossi io. Quell'essere era così diverso persino da un vampiro, era più come un demone.
Avevo degli occhi rosso fuoco, fauci al di fuori della mia bocca, una muscolatura possente e artigli lunghi almeno 30 centimetri. Inoltre avevo un volto totalmente sfigurato, eppure continuavo a pensare che quello fossi io.
Mi levavo qualche metro dal terreno, per osservare i caos che era ormai ovunque. Gli umani erano quasi tutti morti, e quelli che non lo erano cercavano invano un rifugio.
Nel secondo finale, il finale era ben diverso.
Nova Friulia era salva e guidavo gli umani alla vittoria.
Ero il generale di una controffensiva che partiva da dentro la città, respingendo i vampiri fuori dalla città ed inseguendoli al di fuori. I vampiri erano sconfitti.
Anche stavolta il mio aspetto era differente anche se stavolta non di molto: sembravo un cavaliere, possedevo una maestosa spada in argento e uno scudo in qualche strano metallo scintillante e un'armatura di alto cavalierato, con simboli a me sconosciuti.
Non c'era traccia del demonio del finale precedente.
Qualcosa dentro di me mi svegliò, non mi svegliai da solo, fu come quando qualcuno bussa alla tua porta mentre dormi ed inspiegabilmente sogni la stessa cosa, ed allora ti svegli.
Ad ogni modo, non mi sembrò ci fosse nulla di reale ad aver interrotto il mio sonno nei dintorni.
Tuttavia ero profondamente turbato. Chi era quel demone? Forse era solo un brutto sogno quindi decisi di non pensarci.
Sotto, nella taverna, non si sentiva più alcun rumore da ormai tanto tempo. Era tarda notte quindi era del tutto normale. Dovevo comunque andar via.
Corsi silenziosamente giù, quindi mi avvicinai all'uscita della taverna. Ma prima che riuscissi ad uscire, suonarono le campane della città.
Le campane!? Che succede?
Uscì dalla taverna e tutto sembrò normale a primo impatto, tranne che per l'assordante rumore. Volsi così lo sguardo verso le mura, e fu allora che capii.
"Squallide guardie... Morirete tutti." La voce dentro me era dieci volte più alta ed aveva una sorta di eco, dandomi un forte dolore al cranio, tanto che gemetti dal dolore, e mi accasciai a terra per un attimo.
Le guardie combattevano contro creature della notte, erano vampiri.
Mentre ero a terra dal dolore vidi le mie unghie che crescevano e diventavano come quando lo zombie mi attaccò al cimitero, sentii che anche le mie zanne si allungarono.
I vampiri sorvolavano le mura, fermandosi sopra cinta muraria per sgozzare, dilaniare e squartare le guardie una ad una per lo più usando dei grossi artigli e canini. Quasi nessuno di loro brandiva un'arma, preferivano attaccare ferocemente con le armi naturali che possedevano.
Cominciai a dirigermi senza correre ma quatto quatto verso l'esterno, ero già vicino le mura perché la taverna risiedeva nei pressi, ma per uscire dalle mura avrei dovuto oltrepassare proprio quell'orda di vampiri.
Cercai di contarli uno ad uno, ne vedevo una dozzina al massimo, ma avrei potuto sbagliarmi. Avrei dovuto evitare a tutti i costi di farmi notare.
Altre guardie cominciarono a superarmi correndo con lunghe spade in argento scintillante al chiaro di luna. Già, notai solo adesso che le guardie armate sulle mura non scalfivano nemmeno il loro nemico: erano incorporei a qualsiasi arma normale.
Erano ormai decimate quando arrivarono i rinforzi e parte dei vampiri (ne vidi avanzare sette) penetrarono nella città lasciandosi alle spalle l'intera guarnigione di guardia ormai morta. Si diressero dentro le case dei cittadini.
Mi fermai ad osservare lo scontro da una posizione del tutto non sicura, perché qualcosa mi ammaliò.
Vidi quello che sembrò essere il capitano dato che impartiva gli ordini, era un vampiro che emanava pura oscurità letteralmente: qualsiasi fonte di luce sembrava morire attorno a lui, risucchiata dalla notte.
Indossava una robusta armatura in un metallo dal colore nero spento ed aveva una grossa spada che impugnava a due mani dal colore verde, in vetro. Attaccava ferocemente le guardie con quell'enorme spada facendola roteare ad ogni attacco, aprendole a metà. Il sangue schizzava sul suo volto ed i suoi occhi gioivano di questo.
Affascinante... Non potevo stare li impalato ancora a lungo. Avrei dovuto sfruttare l'occasione per fuggire, adesso!
Così corsi verso l'uscita della città che purtroppo era quella dov'era il vampiro, era la più vicina e pensai che le guardie fossero state un ottimo diversivo ancora a lungo, convergevano quasi tutte verso di lui, ma venivano pateticamente massacrate una ad una.
Appena arrivai al cancello rimasero ormai cinque guardie.
Non mi fermai, se non fosse stato per quella sovrannaturale forza che mi fermò.
Il vampiro mi fissò, nessuna guardia (viva) restava ormai attorno a lui e me, ed aveva il suo spadone in perfetto equilibrio col terreno tenendolo per l'elsa.
"Curioso. Emani la nostra stessa energia. Dove stai andando, figlio della notte?" Parlava con me, adesso che lo vedevo da vicino aveva dei canini talmente lunghi, più della stessa bocca, che risiedevano al di fuori.
Era calvo, quasi pelle e ossa, praticamente bianco e con degli occhi neri, di un nero che è difficoltoso scorgerne il bordo.
"Non essere terrorizzato, è un tuo fratello. Adesso sei salvo." Disse la voce dentro me.
La voce che parlava dentro me era ancora una volta martellante, la vista si offuscò di colpo, poi sparì del tutto qualsiasi immagine nella mia testa e caddi per terra.
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Angolo autore: questo è il capitolo che più tengo a cuore, quindi quello che ho scritto nell'angolo autore dello scorso capitolo vale in particolare per questo. Potreste darmi un parere?
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