Il Giardino Dei Morti
Era pesante e strisciava per terra, dietro me c'era una chiara e visibile traccia da poter seguire.
Qualunque predatore notturno avrebbe potuto seguirmi non appena l'avrebbe incrociata. Non ero nemmeno armato.
Insomma, alla fine non mi sarebbe importato se tutto fosse finito così, poche ore dopo.
Toccai il mio corpo, la faccia, la bocca e le carni.
Somigliavo ad un vampiro, ero pallido ed avevo due lunghi canini. Nello specchio (del bagno usato poco prima), avevo visto il mio riflesso il che mi faceva pensare che non fossi un vampiro. I vampiri non si riflettevano mai negli specchi.
Avevo dei capelli color argento (ma non per la vecchiaia, era il mio colore naturale) e degli occhi viola (con pigmenti di azzurro, ma solo se si guardava con attenzione. Altrimenti non si notavano).
Mi piacevano i miei capelli, e sembravo avere sui 20 o 25 anni.
Andai più o meno verso sud, allontanandomi dal fiume che irrigava tutti i campi di quella valle. Era un fiume pieno di vita e sembrava trasmetterla a tutto ciò che era a contatto con esso: i campi erano tutti fertili, gli alberi pieni di vita e qualsiasi distesa piena di verde e colorata.
Man mano che mi allontanavo dal fiume sembravano svanire i suoi effetti: diventava tutto spento, più nero e più tetro.
Ecco, ci siamo... un cimitero.
Seriamente? Un cimitero!
C'era una recinzione in ferro e un cancello aperto, l'area occupata dal cimitero era vasta e non riuscivo a scorgere quanto fosse realmente grande.
Vagavo apparentemente a zonzo; qualcosa che mi guidava mi condusse qui. Non importava dov'ero o come arrivai, non avevo più tempo.
Cominciai ad avere l'impressione di esser seguito, sentivo uno strisciare di piedi a terra alle mie spalle ma non vedevo nulla, comunque sollevai la bara per non lasciare più tracce così da interrompere la scia.
Una bara non verrà notata in un cimitero, pensai.
Non avrei dovuto nemmeno scavare. Dopo aver trovato un punto libero da altre tombe e nascosto, posai la bara e mi rifugiai dentro. Posizionai la bara accanto ad altre che erano messe la fuori dal terreno come la mia.
Pochi minuti dopo sentii qualcosa... qualcuno stava annusando l'aria: ero stato braccato.
Non poteva trovarmi, nessuno profana le bare di un cimitero sperduto nelle campagne se non per un buon motivo, non si sa mai quale scheletro si possa risvegliare.
Poi non sentii più nulla per un po', il silenzio dei morti era così sovrano che mi sembrava di essere tranquillo, finalmente.
Un tonfo. Cos'è stato?
Supposi che provenisse dalla bara accanto, forse era stata scoperchiata?!
Doveva aver intuito male il mio nascondiglio, ma la seconda volta non avrebbe sbagliato di sicuro.
Ad ogni modo, dovevo prepararmi, chiunque fosse la mia minaccia. Tesi i miei piedi, pronti a scattare non appena avrei visto il mio nemico che non tardava ad avvicinarsi.
Poco dopo goffi ed udibili passi spinse lateralmente l'apertura della mia bara, sicuramente non si aspettava di trovarmi pronto e questo era abbastanza stupido ed imprudente.
Con i piedi scattai in avanti dandogli un doppio calcio e lo colsi di sorpresa, non persi molto tempo a guardare il mio nemico, ma notai che aveva un colorito verde e putrefatto.
Era già terra, in un singolo colpo staccai un asse della bara con un calcio e lo raccolsi. Lui era lento ma si stava rialzando, mi preparai saldamente al terreno con i piedi ed assestai un colpo deciso sul cranio del mio nemico.
Capii perché il legno non era adatto nemmeno a bruciare: troppo pesante e massiccio. Il colpo rimbombò con un suono tonfo nel cranio del mio nemico e sentii vibrare le sue ossa sul palmo della mia mano perché stringevo l'asse sbiancando le mie nocche. Cadde giù come un sasso, era già morto.
Avevo l'adrenalina a mille, sentivo ogni vena del mio corpo pulsare sangue ad una pressione incredibile e dovetti sedermi per calmarmi.
Mi tagliai il labbro inferiore, i miei canini sembravano essersi allungati! Toccando la ferita con la mano, mi tagliai ulteriormente con le mie unghie, anch'esse erano come pronte all'uso, visibilmente più affilate (come rasoi) e resistenti.
Cosa mi succede?
Non sembravo essere in un semplice stato d'adrenalina, anche se il mio nemico era già morto perché debole, sembravo essere in uno stato di frenesia.
Mi faceva male di nuovo la testa.
Devo stare calmo... pensai.
Chiusi gli occhi, guardando dentro me. C'era qualcosa che non comprendevo. Era la sensazione di essere osservato, di avvertire qualcuno accanto ma non poterlo né toccare né vedere. Quella sensazione o presenza svaniva man mano che il cuore tornava a battere normalmente.
Quando mi sentii calmo riaprii gli occhi e le unghie e i denti tornarono quelli di prima; ero confuso e spaventato ed evitai di farmi domande affrettate.
Guardando il mio nemico mi resi conto che fui attaccato da uno stupido zombie non molto furbo. Il suo corpo era ormai putrefatto e visibilmente poco agile, cosa che giocò molto a mio favore.
Controllai le sue tasche e non aveva nulla di importante, aveva però un orologio in argento o placcato in argento, sperai che potesse fruttarmi qualche moneta e lo presi.
Mai più dormire in un cimitero, non è un luogo sicuro.
Stanco, non spostai nemmeno il cadavere. Mi rimisi dentro la bara e dormii.
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