I Campi Dorati
Soffice pane caldo e croccante, formaggio e carne essiccata. I residenti di questa fattoria mi offrirono del cibo, ma non un posto letto per dormire.
Come intuii già da fuori, la casa era umile ma accogliente ed era quasi tutto in legno e a mano, probabilmente costruito da Jack stesso. Si chiamava Jack, lo sentii dire da sua moglie.
Non vidi molto della casa; solamente la stanza d'ingresso che collegava a delle scale andando dritto, a destra quello che sembrava un salotto e a sinistra, che è dove andai, una cucina sala da pranzo.
Il colore regnante era il marrone del legno: era quasi tutto fatto con esso.
Tuttavia, anche se mi lasciarono mangiare avevano paura che durante la notte toccassi i loro figli, fu il motivo per il quale dovetti andare via dopo la mia cena.
In fondo capisco la loro preoccupazione, sono sbucato fuori da una bara in mezzo alla loro proprietà, mentre Jack lavorava al giardino.
E se fossi stato in loro non avrei mai offerto del cibo in una circostanza simile, quindi forse erano brave persone, o forse ero io una cattiva persona.
Jack mi guardava mangiare seduto accanto al mio posto, mentre i bambini sbirciavano a distanza fuori dalla stanza, con la madre li che teneva ben stretti a sé: erano curiosi ed era normale per la loro età, uno di loro sembrava avere quasi 10 anni e l'altro 8.
Riuscii solo a vedere che avevano i riccioli di loro madre, non li guardai, li ignoravo per non essere scortese nei confronti di Jack.
"Potrebbero servirti due braccia" chiesi, mentre odoravo il pane poco prima di addentarlo.
Jack mi guardò cupo. Nemmeno io credevo a ciò che avevo appena detto. Volevo vivere e per farlo avrei dovuto iniziare da un lavoro.
"Non credo di aver capito" Jack capì benissimo, ma era incredulo.
"I tuoi campi sono grandi. Ammiro il tuo pane, e vorrei aiutarti ad ararli" avevo un disperato bisogno di sentirmi dare una risposta positiva, sudavo freddo e tenevo lo sguardo basso sul pane.
"Uhm ehm... Ecco... Meredith, porta i bambini sopra."
Meredith, a quanto pare era il nome della moglie.
Lei annuì senza dire nulla.
Sentii il legno delle scale cigolare ad ogni passo dei tre.
Aspettò quindi che i bambini non fossero più a portata d'orecchio.
Finirono i rumori che, in quella circostanza, sembravano infiniti.
"Che intendi dire? Cioè... vuoi seriamente lavorare per me? Non posso pagarti" mi resi conto che da quando iniziai a mangiare non distolse mai lo sguardo dai miei occhi, e per la prima volta mi soffermai a fissare io il suo volto.
Aveva un volto vecchio, solcato dalle rughe, era molto abbronzato per via del lavoro ai campi. Qualcosa nel suo volto voleva dire ancora una volta che era un uomo buono. I suoi occhi erano marroni, aveva della barba bianca e capelli grigi color argento... ma dovevo rispondere; mi ero perso nel guardare il suo volto.
"Mi basta mangiare" dissi, ma quasi immediatamente aggiunsi: "e troverò dove dormire." abbassai lo sguardo e smisi di guardare il suo volto, non ero in imbarazzo per come l'avevo fissato poco prima, ma comunque odiavo guardarlo negli occhi: sembravano penetrarmi.
Prese un lungo attimo prima di rispondere, ci pensò a lungo.
"Non devi né guardare né toccare i miei figli. Farò in modo che loro non escano di casa mentre tu hai il tuo turno, con me. Quando il lavoro sarà finito avrai la tua cena ed andrai via. All'alba devi essere già qui, fino al tramonto. Domani è una prova e non ti assicuro la paga, ti spiegherò tutto ciò che c'è da sapere e vedi di capire alla prima volta. Ci sono domande?"
"No, ho capito tutto." risposi immediato.
"Finisci il tuo pasto e se vuoi usare il bagno, è qui accanto." indicò una porta nella stessa stanza in cui ero.
"Non mi serve..." dissi. "la bara, posso averla?" pensai che sarebbe stato un buon posto per dormire al sicuro.
"Quel legno non è nemmeno buono per bruciare, fa pure. Mi farai un favore a portarla via".
Alla fine usai il bagno per pulirmi perché avevo troppa terra addosso dai vestiti, che erano dei stracci. Presi la mia bara ed un sesto senso mi diceva dove dirigermi, trascinandola.
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