Apri Gli Occhi!
Una luce abbagliante penetrò sotto le mie palpebre, mi nascosi con le mie fragili mani.
Che succede?
Mi sembrava di nascere.
"Apri gli occhi!" disse la voce.
Gemetti dal dolore. Non capivo ciò che stava accadendo, chi e dov'ero?
"Qual è il tuo nome?" incalzò la voce.
I miei occhi cominciavano ad aprirsi, vidi le mani che non erano così fragili come pensavo: la luce del sole mi abbagliava così tanto che pensai di essere fatto di vetro.
Continuavo a guardare il mio corpo come se fosse nuovo (che per me, lo era): toccai i canini che pungevano sul labbro inferiore e le unghie che somigliavano più ad artigli, anche se erano corte.
Avevo una sensazione di vuoto dentro, anche se non ricordassi il mio ultimo pasto mi sembrava di non essere minimamente affamato.
Presi il mio tempo e cercai di rispondere, le parole uscirono come sussurri dalle mie fauci.
"Il mio nome.. Non lo so. C-cosa succede?"
Cominciai a parlare solo dopo aver messo a fuoco la figura di fronte a me, era un contadino con una zappa in mano ed un cappello di paglia, non riuscivo a vedere i particolari perché il sole dietro lui picchiava sui miei occhi e mi disorientava.
"Cosa succede? Hai una bella faccia tosta, dovrei impalarti con il paletto d'argento di famiglia, ti permetti di sbucare fuori da sotto la mia proprietà come se tu fossi stato sempre la sotto, come se fosse tua." Si lamentava con le braccia incrociate, ma sembrava un uomo che non aveva mai ucciso e sapeva che non ero una minaccia per lui.
In realtà, avrebbe potuto davvero uccidermi quando voleva, ma non me ne importava, due minuti prima non esistevo nemmeno.
Invece di colpo mi ritrovavo in questo giardino verde e colorato con a destra un enorme campo di grano, presumo che il contadino di fronte a me fosse il proprietario.
Davanti a me c'era invece quella che pensai fosse casa sua: una casa in legno con assi orizzontali bianche e vecchie; anche se alcune erano davvero in brutto stato, la casa era tenuta bene ed era un abitazione umile e dignitosa.
Deglutii, poi provai a parlare ancora.
"Mi dispiace, ma non so chi sono. Non mi sono sotterrato io li sotto." Aveva dell'assurdo il fatto che ero stato per davvero dissotterrato da una fossa in un giardino.
"Sì sì sì, non mi interessa. Va via! Anche se hai tutto l aspetto di un vampiro sei ancora vivo alla luce del sole, sai solo causare problemi. Ho pensato che ti fossi polverizzato! E invece no! Che tu sia maledetto." Era spazientito, ed agitava le braccia in modo compulsivo e mi dava i nervi. a in modo compulsivo e mi dava i nervi.
Avrebbe voluto che mi fossi incenerito non appena la bara fosse aperta.
Inconsciamente forse avrei voluto anch'io che fosse stato così, nascere era così brutto: prima non soffrivo o gioivo, il vuoto assoluto.
Inoltre, sarebbe stato più facile: non avevo minimamente idea di tutto ciò che avrei dovuto affrontare.
Adesso è tutto così intenso... strinsi lo stomaco: avevo fame.
"Cosa? Adesso hai anche fame? Oh no no no! Non ti darò il mio collo, maledetta creatura della notte!" Si alzò di scatto urlando.
"Smettila di urlare! Non ti ho chiesto nulla e non sono un vampiro, non voglio il tuo collo. Andrò via subito e cercherò un posto dove morire, basta che la smetti, umano!" Sbraitai stanco, cinque minuti di vita e già pensavo al suicidio. Odiavo le persone che urlavano, mi davano il mal di testa.
Mi guardò allibito. Sgranò gli occhi ed era dispiaciuto.
"Okay.. Mi dispiace. Ti darò del cibo, non posso lasciarti morire così, poi andrai via e ti farai la tua vita.. O quello che vuoi." Poggiò la pala a terra.
Si incamminò verso casa sua, sua moglie guardava dalla finestra stringendo i suoi bambini, spaventata. Mi alzai dalla bara e lo seguì.
Accettai il suo aiuto.
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