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Melodia del cuore

Buenos Aires, 1976

Le pupille luccicavano, la giugulare tamburellava contro la pelle, sulle labbra sbocciò un accenno di sorriso, perle di sudore colavano dalle tempie e le dita inumidite della mano destra stringevano la maniglia della porta; inabissato in un oceano di pensieri soavi e immagini leggiadre, Samuele ciondolò sulla soglia e ogni parola giunse alle sue orecchie ovattata.

«Ti sei fatto di LSD in bagno?» Rocco era sdraiato sul suo letto, le braccia erano poggiate dietro la nuca, aveva accavallato le lunghe gambe e osservava curioso il cugino che non accennava a entrare in camera, notando lo stordimento sul suo volto, «sembri Hofmann nel "giorno della bicicletta "!»

«Non puoi capire, io... io ho avuto una visione...» Samuele varcò la soglia e chiuse il battente alle sue spalle, sembrò quasi fluttuare sulle acque agitate dell'Atlantico «... in bagno c'era un angelo, era bellissimo.»

«La situazione è più grave di quel che penso, se mio padre dovesse scoprire che ti droghi, ti rimanderebbe a casa al volo» Rocco si era messo seduto sul letto, incrociando gli arti superiori e inferiori «e non con un aereo di linea ma a calci nel...»

«Che... cosa stai dicendo? Non mi drogo, stavo parlando della ragazza che ho visto uscire dal bagno.» Samuele bisbigliò piano, timoroso di essere udito da qualcun altro sebbene non fossero che in due in quella camera.

«La ragazza uscita dal bagno? Di cosa stai parlando?» Rocco sembrò riflettere, le sopracciglia guizzarono in alto quando capì a chi alludesse il cugino: «Oh, no! Ti prego, dimmi che non ti sei ridotto in questo stato pietoso per la bisbetica! Hai conosciuto Mariam?» il giovane si morse le labbra, cercando di non erompere in una fragorosa risata.

Samuele sorrideva inebetito e mosse il capo in segno di assenso, il ciuffo castano cadde sulla fronte, sfiorando le ciglia tremanti. «È bellissima! È... è... ehi, aspetta, perché l'hai chiamata bisbetica?»

«È la migliore amica di Ana, già questo dovrebbe farti riflettere sul tipetto che è. Non puoi dirle nulla che subito s'infiamma, è capace di far scappare qualsiasi ragazzo che si avvicini a lei. Frequentava un ragazzo la scorsa estate, l'idiota fece una battuta infelice sulle donne che dovrebbero limitarsi a essere mogli e madri e si ritrovò la bibita che stava bevendo rovesciata sui pantaloni. Credo che se lo sia meritato, non toglie, però, la brutta figura che Mariam gli ha fatto fare davanti a tutti. Da allora, Pedro si è eclissato, non è più uscito con noi. Lui era davvero preso, ma voleva reprimerla in tutto, non sopportava la sua passione per il pianoforte e il tango e sembrava, quasi, che si vergognasse di lei.»

«Cosa?» le iridi ambrate di Samuele schizzarono fuori dall'orbita per lo stupore. «Avessi una ragazza come lei, andrei in giro a mostrare orgoglioso la sua foto. Per fortuna, si è tolto di mezzo da solo.»

Rocco si mise in piedi, raccolse il maglione che si era sfilato prima e lo indossò sulla camicia azzurra, aveva ancora metà viso incastrato nel collo e la lana gli pizzicò il naso.

«Lo scorso anno, è stata una delle ragazze più attive, insieme ad Ana.» La faccia del giovane riemerse dall'indumento e il suo palmo finì tra i capelli affinché tornassero a loro posto.

«Attiva in cosa?» Samuele era curioso di ogni dettaglio sulla vita di quell'angelo, era nella sua indole infiammarsi per ogni bella ragazza che conosceva benché, tempo una settimana, le pulsioni sfumavano senza lasciare traccia, evanescenti quanto ogni suo impeto; sua madre lo accusava di non avere alcun reale interesse per nulla, o nessuno, e lui non poteva obiettare giacché la donna era nel giusto.

Si era iscritto alla facoltà di economia solo per frequentarla con Stefano, senza essere animato da vera passione. Fu il soggiorno in Argentina a cambiare il corso della sua storia, si lasciò travolgere dall'ardore e dal dolore; lasciò l'Italia come un ragazzo incline al disinteresse e vi tornò da giovane uomo annichilito dall'abominio della supremazia.

«Nella lotta di noi studenti per ottenere il BES» Rocco osservò suo cugino e non gli sfuggì la sua ignoranza sulla delicata questione che aveva visto lo stesso ragazzo, sua sorella Ana, Mariam e altri compagni di scuola impegnati per il riconoscimento dei propri diritti. «Boleto Escolar Secundario, una tessera che consente agli studenti di avere agevolazioni sul prezzo dei libri di testo e una riduzione sul biglietto per l'utilizzo degli autobus.»

«Perché tu e Ana vi siete battuti per questo? Non mi risulta che abbiate problemi economici.» Il volto di Samuele si modellò per lo stupore, certo che la situazione economica dei suoi parenti fosse solida quanto la sua; il giovane non badava ad altro che fosse al di fuori della sfera dei propri interessi personali, plasmato nell'indifferenza e nell'insoddisfazione perenne.

«Non abbiamo problemi di soldi. Questo non giustifica, però, il disinteresse per i diritti di tutti, lottare per e con gli altri, aiutare. Non possiamo sempre girare la testa dall'altra parte dinanzi alle ingiustizie e restare nella nostra bolla di egoismo» Rocco chiosò i suoi motivi, caustico, ma non gli sfuggì il cipiglio disegnato sul volto del cugino, non pago delle sue spiegazioni. «Credo di aver parlato al vento, vero?»

Le labbra del giovane italiano erano imbronciate, nella sua mente si affollavano e sgomitavano numerose domande, prima fra tutte il desiderio di sapere cosa spingesse i suoi cugini a immischiarsi in una battaglia che non era affar loro. Scrollò, poi, le spalle giacché la stessa brama di conoscere le intenzioni dei parenti scemò e divenne mera incuranza.

«Se aspiri a una sola opportunità con Mariam, ti consiglio di tenere queste idee per te e fingerti interessato.» Rocco aprì l'armadio e agguantò una giacca di lana, la indossò mentre puntava le pupille sul viso di Samuele, «soprattutto ora! Il colpo di stato che ha visto l'ascesa al potere dei militari rischia di vanificare tutti i nostri sforzi, sono certo che vedremo reprimere i diritti che ci erano stati riconosciuti.»

Rocco spostò lo sguardo sulla parete. Era timoroso di perdere quanto ottenuto con sforzo e sudore e aborriva l'atteggiamento e le convinzioni di quel cugino che non guardava oltre il proprio naso, inconsapevole che i tempi non fossero ancora maturi per Samuele. La verità si sarebbe palesata agli occhi del ragazzo di lì a presto e la giustizia avrebbe indossato gli abiti della devastazione.

«Vado a comprare le sigarette nel frattempo che le ragazze finiscono di prepararsi. Cerca di non farti intrappolare da mia madre e dalla sua cucina, altrimenti addio uscita.»

Mariam poggiò il gomito sulla scrivania di legno, aprì il palmo e vi affondò la guancia gonfia d'aria trattenuta, le palpebre calavano per la noia mentre osservava Ana sfilare abiti da ogni anta dell'armadio alla ricerca di un vestito che potesse soddisfare la sua vanità. «Quando hai finito, mi avvisi.»

«Lo so che ti stai annoiando, perché non vai nel salone a suonare un po'? Magari smetti di lamentarti e avere quell'espressione grave.» Ana sapeva perfettamente che sedere davanti a un pianoforte sarebbe stato fonte di goduria, e quindi rilassamento, per la sua amica. La giovane Herrera si crucciava per la sua scarsa abilità nel suonare il pianoforte e lo strumento giaceva impolverato nella stanza adibita come sala di rappresentanza. Suo padre lo acquistò quando lei aveva espresso la volontà di iscriversi al conservatorio, benché si fosse mostrata infervorata a frequentarlo solo per poter passare altro tempo insieme a Mariam, studente modello di quella scuola da quando era poco più di una bambina.

Mariam non attese oltre, udì quella proposta come fosse una manna discesa dal cielo, era musica per le sue orecchie.

«Vado!»

Scese le scale lentamente, si mosse aggraziata poggiandosi al corrimano e si guardò intorno con malcelata curiosità, sebbene non ammettesse neppure a se stessa il desiderio d'incrociare, nuovamente, il cugino della sua amica. Arrivò nell'austera sala senza incontrare anima viva, non badò al mobilio barocco della camera o all'imponente lampadario di cristallo, le sue iridi azzurre furono catturate dal Baldwin nero lucido che si ergeva al centro della stanza. I polpastrelli lisciarono l'intelaiatura e i tasti d'avorio con la delicatezza di chi sfiorava l'essenza della vita, annusò l'odore del legno e inebriò, estasiata, i suoi sensi.

Accorta, delicata, scivolò sul panchetto, le falangi si flessero, le piante dei piedi toccarono i pedali e le prime note riempirono l'aria; rapito, il corpo di Mariam si plasmò allo strumento e divennero unica entità, fu fusione di ritmo e armonia.

Samuele attendeva il ritorno di Rocco, troppo pavido per bussare alla porta della camera di Ana e arrischiare di incrociare la sua amica, necessitava di elaborare almeno una frase sensata da pronunciare in sua presenza, e non mostrarsi silente come nel loro precedente incontro. Girovagò per la villa, smarrito nella noia di una solitudine a cui non era abituato; si recò al piano inferiore e l'unico rumore udito erano i suoi passi trascinati sul marmo bianco della scalinata.

Una sonata di Schumann giunse alle sue orecchie, l'aveva riconosciuta in quanto sua madre lo aveva deliziato, durante l'infanzia e l'adolescenza, con le sue abilità di pianista. Rimembrò l'epigrafe introduttiva di quella composizione dal nome impronunciabile, Davidsblündertänze, La lega dei fratelli di Davide: "Qualunque sia l'età, la gioia e il dolore sono mescolate, rimani fedele alla gioia e sii pronto al dolore con coraggio".

Schiuse l'uscio della stanza dal quale proveniva la musica e una figura si stagliò dalla penombra, una fioca luce filtrava dallo spesso tendaggio e illuminò il profilo della ragazza, austera e delicata. A Samuele sembrava di rimirare un quadro, sfumature di colori contrastanti adornavano il corpo sinuoso di Mariam, rigido nella sua compostezza mentre il capo oscillava al ritmo della sonata romantica, e l'imponente strumento verniciato di nero deliziava la casa con la sua melodia.

Abbagliato, spiò, dall'anta appena aperta, la perfetta armonia della ragazza che stava donando ogni frammento di sé a quel pianoforte. Ricordò quanto detto da Rocco sull'amica, la sua attiva partecipazione nelle manifestazioni studentesche, e la vide in quelle vesti: battagliera, ed eroica come Florestano ma, al contempo malinconica e fragile, al pari di Eusebio, almeno così le sembrò seduta su quel panchetto. Una sonata che rifletteva la personalità complessa e contorta della ragazza scissa, in quel momento, nei due personaggi della Lega.

Rimase in silenzio, in contemplazione della vivente opera d'arte, si morse il labbro e impresse ogni tratto della figura di Mariam nella sua mente; avrebbe voluto allontanarsi per recuperare un foglio e una matita affinché quella visione prendesse vita su un pezzo di carta e rimanesse per sempre innanzi alle sue pupille, ma sapeva di non avere tempo, giacché il componimento stava per giungere al termine. Quella stessa sera, Samuele trasportò la sua ammirazione in un disegno che riprodusse fedelmente un'istantanea di quanto rubato in quella camera e Mariam rimase davanti ai suoi occhi per l'eternità.

La musica cessò, la ragazza riemerse lenta dal mondo in cui era stata risucchiata, le palpebre si schiusero e lei intravide tra le pieghe delle sue ciglia un'ombra che s'illuminò sotto il suo sguardo. Mariam scorse nelle iridi del ragazzo profonda ammirazione, la stessa che avrebbe provato lei quando trovò il disegno che la raffigurava. Samuele colse nelle sue un accenno di imbarazzo.

Fu certo che nessuno dei due smise di penetrare l'anima dell'altro con gli occhi.

Note

Il giorno della bicicletta è il modo in cui viene apostrofato il 19 aprile del 1943, quando il chimico svizzero Hofmann testò gli effetti dell'LSD.

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