Speranza
Avevo bisogno di sentirlo vicino. Perché avevo dannatamente paura. Sapevo che stava rischiando molto di più di quanto dava a vedere. Sapevo che c'erano davvero troppe possibilità di non vederlo più.
Quelle ferite erano molto gravi anche se si ostinava a rassicurarmi e avevo la netta sensazione che non sarebbero guarite in nessun modo.
Quel lupo l'aveva quasi ucciso. E visto che lui era talmente ostinato da andarlo a uccidere sarebbe andato incontro alla morte. Era debole, ferito e sofferente.
Come poteva resistere? Avevo tentato di spiegargli, di convincerlo, di farlo ragionare. Ma niente.
E allora cosa mi rimaneva? Come potevo affrontare meglio questo nuovo abbandono, forse per sempre? Volevo essere sua. Io sua e lui mio.
Per una notte. O meglio per qualche ora. Fino a quando non avessi chiuso gli occhi.
Poi se ne sarebbe andato, ne ero sicura. Ma prima volevo fare l'unica cosa che mi avrebbe unito a lui per sempre.
Trattenevo le lacrime mentre lo baciavo, cercando di non pensare ad altro che a quel momento unico ed estremamente importante.
Lo vidi esitare mentre gli rendevo chiare le mie intenzioni. Mi allontanò deciso guardandomi accigliato.
-Lily non...- ma lo interruppi.
-Stone fammi tua. Ti amo- dissi con tutta me stessa.
E poi lo baciai ancora. E lui rispose ma sentivo qualcosa dentro di lui che lo bloccava.
Forse una lotta interna. Forse un dubbio.
Forse non sapevo. Anzi, non lo sapevo proprio. Ma sapevo cosa volevo io. Volevo lui.
Volevo che questa notte durasse per sempre. Non volevo dire addio al mio amore, alla felicità, a Stone.
Avrei goduto di ogni momento insieme a lui. Ogni istante era importante. Ogni momento prezioso.
Perché potevo non rivederlo più. Lasciai che una sola lacrima uscisse dai miei occhi ma ricacciai le altre, mentre mi concentravo sulle mie sensazioni che stavano iniziando a nascere mentre mi univo a lui per sempre!
****
Lui non c'era. Risi pensando che probabilmente era da qualche parte a leccarsi le ferite. O ancora meglio forse era morto. Un tempo non sarebbe mai successo.
Mi aveva colpito certo ma così lievemente che erano ferite trascurabili. Anche se incurabili. Dovevo parlarne col nostro signore. Aveva sbagliato una cosa principale in noi. Probabilmente perché solo tra di noi potevamo farci male. Ma non ci aveva reso in grado di guarire. Sarei dovuto tornare da lui per rimettermi in sesto. Ma se non agivo che quella pietra era k.o. Non potevo riuscirci mai facilmente. Speravo specialmente che la creatura fosse più debole. Arrivai davanti al posto dove sentivo chiaramente la sua presenza.
E saltai. Spaccando il vetro mi ritrovai in una stanza piena di bambini che frignavano.
Ne avevo anche gettato uno per terra. Sbuffai totalmente indifferente.
Magari dopo li avrei anche mangiati tutti, giusto per non farli strillare ancora. Mi concentrai sulla creatura.
Sembrava piccola e indifesa nell'enorme culla trasparente. Ringhiai mentre mi avvicinavo.
Lei era l'unica a non piangere. I suoi occhi brillarono gialli mentre incrociava i miei.
E poi provai un dolore mai provato prima. Mi accasciai a terra mentre ero sconvolto da quel dolore lacerante. Quel mostro mi avrebbe ucciso. Era troppo forte, non potevo resistere allungo.
Era un dolore indescrivibile, specialmente considerato che non provavo in genere dolore.
Bruciavo dall'interno come se mi fosse esploso un incendio nello stomaco. E mentre pensavo che per me sarebbe stata la fine mi sentì sollevare da terra e sbattere fuori, lontano. Il dolore cessò ma non riuscì lo stesso a controllare il mio corpo. Finì sbattuto a terra e solo dopo parecchi minuti riuscì ad aprire gli occhi e guardare verso la finestra. I vetri che si erano rotti si stavano ricomponendo pezzo per pezzo senza lasciare traccia. Anche il pianto dei bambini stava terminando.
Con le poche forze che mi erano rimaste tentai di alzarmi e scappare. Se la pietra mi avesse trovato così mi avrebbe ucciso subito. Dovevo tornare dal nostro creatore. E dovevo trovare un modo per eliminare la creatura. La mia forza soltanto non sarebbe bastata a uccidere quel mostro.
Quel mostro che doveva morire.
******
Ero stanca morta. Odiavo i turni di notte, specialmente alla nursery. Solo strilli di bambini.
Avevo anche sentito rumori di vetri ma avevo ritenuto poco probabile che fosse vero. Forse l'avevo solo sognato. Del resto la finestra l'avevo chiusa io personalmente. Non poteva essere sbattuta.
E uno di quei bambini di sicuro non poteva essere riuscito a rompere un vetro. Forse tra un paio di anni. Ma di certo non ora. Aperta la porta guardai subito la finestra. Era chiusa, perfettamente immobile e tranquilla. Anche i bambini erano abbastanza tranquilli. Vidi che tutti avevano il ciuccio, e fissai sconcertata le culle di alcuni che mi muovevano leggermente, come se qualcuno avesse appena smesso di cullarli. Mi avvicinai perplessa ma le culle erano immobili. Tutti erano tranquilli e sereni, gli occhietti chiusi e già nel mondo dei sogni. Mi avvicinai piano anche alla nuova arrivata.
Era minuscola e forse era l'unica a non dormire. Aveva gli occhi aperti. I suoi occhi grigi mi guardarono seri. Io sorrisi pensando che era assurdo pensare che una bambina così piccola potesse davvero guardare qualcosa. Mi avvicinai pronta a cercare di addormentarla o almeno controllare che andasse tutto bene quando un rumore da fuori mi fece preoccupare. Me l'ero immaginato?
Sembrava una specie di ringhio.
Andai alla finestra ma non c'era niente fuori. Poi guardai la bambina e rimasi perplessa. Durò solo qualche secondo, tanto poco da chiedermi se fosse stato vero. Ma i suoi occhi scuri per la poca luce avevano lampeggiato, gialli. Ma ora erano del consueto color grigio dei primi giorni. Anzi, dei primi mesi. Mi avvicinai alla bambina e la osservai un po'. Lei mi guardò per un po', poi chiuse gli occhietti e prese a dormire serena.
Si, di sicuro era tutto frutto della mia immaginazione.
Di sicuro avevo davvero bisogno di una bella nottata di sonno. Uscì dalla stanza pronta a non raccontare niente a nessuno per non essere presa per pazza, ma pronta anche a chiedere alla signora Weasley, la responsabile, una serata di riposo molto presto.
****
Dormiva. Ci aveva messo molto tempo ma finalmente aveva chiuso i suoi bellissimi occhi.
Il suo respiro era lento e normale. Però la sua stretta era forte. Non voleva lasciarmi andare.
E io esitai. Avrebbe provato dolore. Era una cosa che non riuscivo a sopportare. Non volevo che soffrisse ancora. Specialmente perché purtroppo era sempre colpa mia. Ma cosa potevo fare?
Cosa potevo fare con la mia piccola e pazza Lily? La stessa pazza Lily che mi amava così tanto da ignorare il fatto che io ero un arma per uccidere e che lei invece voleva solo amarmi?
La stessa pazza Lily per cui quelle ore ero riuscito a rinnegare di nuovo tutto quello che ero. La mia sete del suo sangue, il mio desiderio della sua anima era stato niente, rispetto al desiderio di lei. Di farla mia non con la violenza o mordendola oppure mangiando la sua anima. Di farla mia con amore. Era stato un qualcosa che non pensavo di poter mai provare.
Ma lei era fatta così. Ormai mi ero arreso a riscoprire quel poco di umano che mi avevano trapiantato dentro, quei pochi istinti e quel grande amore che ormai provavo per lei.
Ma dovevo andare. Lo facevo del resto per il mio amore. Dovevo trovare quel lupo e ucciderlo. E dovevo trovare quel pazzo scienziato e uccidere anche lui.
Forse allora il mondo sarebbe stato un posto dove Lily avrebbe vissuto serena senza soffrire più. Lo speravo davvero.
***
Ci misi molto per convincere mia zia a farmi alzare.
Ma non ce la facevo oltre. Dovevo vedere la mia bambina. Doveva andarla a vedere.
Ero malferma sui miei piedi ma Scorpius mi era subito accanto. Mi sosteneva mentre insieme arrivavamo dalla mia bambina. Rimasi a bocca aperta, ammirando mia figlia. Era bellissima, così piccola e perfetta. Non riuscivo a capacitarmi all'idea che quella piccola bimba era la stessa che avevo tenuto per tutti quei mesi dentro di me. Era mia figlia. Me lo sarei dovuto ripetere molte volte prima di potermici abituare. Odiai il vetro che ci divideva. Odiai la mia debolezza che non mi permetteva di starle subito accanto. Odiai il fatto di vederla così piccola e indifesa rispetto al mondo. Così piccola che forse non sarebbe potuto vivere allungo. Sapevo il pericolo che correvano i bambini prematuri. E soffrivo pensando che lei era ancora più in pericolo per via di quel lupo. Le braccia di Scorpius mi stringevano a se. Sentivo che appoggiava il mento ai miei capelli. Anche lui stava pensando le stesse cose. Anche lui era teso e preoccupato. Entrambi eravamo preoccupati e speravamo insieme in un futuro migliore per la nostra bambina. Un futuro che noi avremo cercato di rendere migliore possibile, almeno. Speranza..
-allora, vostra figlia aspetta un nome. La targhetta è ancora terribilmente bianca. Avete pensato a qualche nome?- chiese Ginny sorridendoci. Io guardai Scorpius interrogativa. Lui si strinse tra le spalle.
-qualche proposta?- mi chiese. Guardai di nuovo la bambina. Esitai ma poi sorrisi ritornando a guardarlo.
-Hope- esclamai.
Vidi lo sguardo di Scorpius scurirsi mentre rifletteva e velocemente arrivava alla mia stessa conclusione.
Era il nome perfetto. Mi voltai verso nostra figlia:
Hope Malfoy.
Lei mi guardò e mi sorrise. Incredibile ma le sue labbra si stirarono in un piccolo sorriso mentre gli occhi grigi mi guardavano forse più intensamente di quanto potessi mai immaginare.
Occhi incredibilmente pieni di amore.
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