Chissà se gli angeli...
Ginny
La mia scelta di diventare una medimago era stata dettata dal bisogno di fare qualcosa di davvero utile per le persone. L'idea di aiutare e alcune volte di salvare la gente era la cosa che mi aveva spinto a continuare sulla mia strada. Nonostante avessi già una carriera lanciata, nonostante fossi stata una madre di famiglia e una moglie impegnata, mi ero messa a studiare e a seguire le lezioni e a superare esami per aiutare la gente. Ma c'erano momenti in cui la mia scelta mi sembrava dannatamente sbagliata.
Come questo. Quando ti portano un ferito la prima cosa che fai e tentare di tutto per salvarlo. Ma quando ti portano tuo marito più morto che vivo le cose cambiano in modo impercettibile. Tu vorresti salvarlo. Faresti di tutto per salvarlo. Ma ti blocchi totalmente.
Guardi il suo viso, guardi le ferite terribili e ti si blocca il cuore. E anche quando prendi coraggio e ti metti subito al lavoro, quando lo guardi solo come un paziente analizzando le probabilità, ti ritrovi a voler quasi tornare indietro sui tuoi passi.
Preferiresti rimanere fuori dalla porta a sperare che tutto finisca bene, ignorando le reali possibilità dell'operazione necessaria e immediata.
Non entreresti mai nella sala operatoria dove i medici che conosci si mettono a lavorare intorno al tuo amato. Non passeresti il tempo guardando quel marchingegno strano che misura la vita del tuo unico amore. Speri che il suo cuore non smetta di battere, preghi che tutto vada bene, mentre inevitabilmente senti di morire insieme a lui.
*****
Lily
Guardai mio zio. Era stato lui a salvare mio padre e portarlo subito al San Mungo. E ora guardava a terra con aria scura, preoccupato. Mi sedetti accanto a lui.
-dov'è zia?- chiesi.
-da Rose. Un lupo ha attaccato anche loro.
Per fortuna Rose è riuscita a tenerlo fuori dalla€ portata di Hope.
Ma l'ho mandata subito e gli ho chiesto di portarla a casa nostra. C'è l'incanto fidelius su casa mia.
I lupi non le troveranno lì- rispose.
-chi ha attaccato papà?- chiesi. Avevo già fatto quella domanda ma mio zio aveva scosso il capo evitando di rispondere. Inoltre eravamo corsi subito qui e quindi avevo evitato di insistere ma ora volevo una risposta.
-un lupo mannaro. GreyBack- disse.
Ma c'era qualcos'altro. Sembrava voler continuare ma anche non voler continuare a parlare.
Io intanto registrai subito il nome.
-non è quello che ha aggredito zio Bill?- domandai.
Lui annuì. Mi si strinse il cuore.
-tu pensi che papà...- ma lui scosse il capo.
-spero di no. Quelle non erano ferite da morso.
Il che ci può fare sperare...- disse lui rassicurante.
Guardai però nei suoi occhi. E vi lessi quello che sapevo già. C'era altro, qualcosa che lo faceva arrabbiare, qualcosa che però non voleva dire, che lo stava distruggendo di rabbia però.
E mi tornò in mente il mio sogno. Stone non in lui. Stone prigioniero di un potere blu.
Lo stesso di quei dannati lupi.
-c'era Stone- chiesi in un sussurrò.
Anche se non uscii fuori come una domanda ma più come una costatazione. Ron mi prese per le spalle e mi guardò serio.
-tu sapevi qualcosa? Sai perché era con loro?
Sai cosa avesse in mente???- chiese.
Era così arrabbiato e così preoccupato che mi strinse fino a farmi quasi male la spalle.
-non ne sapevo niente. Lui... io l'ho sognato.
E so soltanto che lui era partito per uccidere i lupi-
dissi. Lui mi guardò serio negli occhi.
-Lily, penso sia ora che tu mi dica chi è davvero Stone- il suo tono non ammetteva repliche.
Cosa dovevo fare? Dovevo parlare davvero?
E guardai negli occhi blu di mio zio. Doveva sapere. Dovevano sapere. Altrimenti non sarei mai riuscita a salvarlo. Non da sola.
****
Rose
Guardai mia figlia. Era tranquilla lei.
Beata incoscienza.
Guardai invece mia madre. Era distrutta.
Non riusciva quasi a stare in piedi per la preoccupazione.
-mamma andiamo al San Mungo.
Anch'io voglio vedere come stà zio- dissi
lei scosse il capo.
-sarà ancora in sala operatoria. Papà ci chiamerà appena saprà qualcosa. Voi e la bambina dovete restare al sicuro. Non dimentichiamo che adesso hanno tra i loro anche dei mangiamorte- la voce di mia madre era perentoria, inutile replicare.
E lo sguardo che lanciai a Scorpius doveva essere davvero di puro terrore, visto che mi si avvicinò subito e mi abbracciò.
-sono qui Rose. Sono con te- mi sussurrò all'orecchio.
****
Lily
Finì di raccontare poco prima che entrasse di corsa mio fratello Albus, seguito da Amber.
Albus mi strinse forte e poi cercò lo sguardo di tutti gli altri. James, corso poco prima di lui ricambiò appena il cenno e rimase a pensare, come del resto zio Ron.
Entrambi avevano ascoltato il mio discorso e cercavano di farsi qualche idea.
Raccontai ad Albus e Amber cosa fosse successo a papà e poi tornai a guardare la porta della sala operatoria.
Quanto avremmo dovuto aspettare ancora per sapere?
Due ore e mezzo dopo una barella scortata da vari medici oltrepassò la porta. Ci alzammo tutti in piedi all'unisono e guardammo mio padre, addormentato su quella barella coperto da un lenzuolo, il viso pallido e malandato. Ma vivo. Respirava, per quanto bianco il suo viso non era cadaverico e distinsi benissimo il sorriso di mia madre mentre si avvicinava a noi.
-va tutto bene!- disse semplicemente.
E io gli corsi incontro stritolandola, insieme a tutti gli altri.
*******
Rose
-ti sembra normale farci prendere simili colpi papà? La prossima volta che succede ti uccido io, almeno così la finiamo- la frase di Lily era del tutto umoristica, ma nascondeva un sacco di sollievo per averlo davanti vivo. Lui gli sorrise e gli strinse la mano, unico gesto che le varie bende e naturalmente ferite, gli permettessero di fare senza dolori.
-va bene Lily. Però ci conto!- disse lui ironizzando come al solito. Ma il sorriso che ci lanciò a tutti parlava molto di più.
Sorrisi mentre Hope si muoveva tentando di arrivare anche lei a toccare zio Harry.
-Hope, cosa c'è?- chiesi guardandola. Lei mi fissò e puntò il dito imperiosa verso Harry.
-vuole proprio andare da lui. Ma potrebbe fargli male- osservò Scorpius, e io annuì preoccupata di questo anch'io.
-cosa vuoi piccola?- chiese tranquillo Harry porgendogli piano l'altra mano. Hope si protese a toccarla e riuscì a stringere con la sua manina minuscola solo la punta dell'indice di Harry.
E sfoderò un sorriso meraviglioso, mostrando il suo piccolo dentino già spuntato che risaltava felice.
Lo percepii appena. Uno spostamento di energia, molto simile a quello che avevo sperimentato quella mattina, lo stesso che mi aveva portato di nuovo la magia. E che ora sentivo fluire da Hope a Harry.
Quando Hope lasciò il dito di Harry lui mi guardò confuso.
-cosa ha fatto?- chiese Ginny, probabilmente rispecchiando quello che tutti volevano chiedere.
Harry scosse il capo quasi non sapesse cosa rispondere. Poi, mentre prima riusciva solo a muovere la mano per il forte dolore al petto, ora si sedette senza una sola piega.
-mi sento meglio. È come... come ricevere un sacco di energia. Io mi sento... mi sento quasi in grado di mettermi a scalare l'Everest- disse lui sorridendo. Guardammo tutti stupiti Hope mentre lei sorrideva ancora felice.
-grazie piccola. Grazie mille!- disse Harry prendendola in braccio ed abbracciandola. Hope lo strinse per il collo, ridendo con la sua piccola risata da bambina.
Molto tempo dopo...
La posai nel lettino addormentata.
Un angelo dai riccioli biondi.
Era meravigliosa.
Era la nostra meraviglia.
Ma per colpa del suo potere era in pericolo.
Ed era una cosa terribile.
*****
Lily
-quindi hai deciso?- mi chiese mio padre.
Io annuì.
-non sarà una strada facile, lo sai vero?- chiese ancora.
Annuì di nuovo.
-dovrai studiare seriamente e allenarti contemporaneamente. E non ti sarà mai dato un trattamento migliore o privilegiato-
annuì di nuovo. Anch'io volevo fosse così.
Ero d'accordo su tutto.
-non lo fai per vendetta vero?- vidi mio padre preoccupato. Gli sorrisi rassicurante.
-vendetta? No, lo faccio perché voglio aiutare.
Non sopporto più stare con le mani in mano mentre quei lupi distruggono la nostra vita tranquilla.
Voglio esserci anch'io. E se incontrerò Stone.... lo aiuterò. Sono sicura che ha bisogno di me. Quindi la vendetta non può decisamente centrare- dissi.
Lui annuì.
-va bene. Inizierai domani mattina insieme a tutti gli altri. Spero di vederti presto tra i miei auror!- gli sorrisi felice e alzandomi iniziai a contare le ore che mi separavano da domani. Mancavano appena 12 ore e 37 minuti.
*****
Briciola
-povera piccola. Ti tengono sempre in casa.
Ma non ti preoccupare, la nonna ti porta fuori- la donna bionda parlava con Hope tranquilla, mettendogli la giacca.
Voleva uscirla? Con una mandria di lupi invulnerabili alla sua magia che aveva tentato varie volte di ucciderla? Ok, adesso capivo lo scetticismo di Scorpius.
Quella donna era o troppo stupida, o troppo imprudente.
Probabilmente la prima opzione.
Mi misi ad abbagliare sbottando davanti alla porta.
-smettila stupido cane. Ho deciso che usciamo e noi usciamo. E poi guarda Hope. È felice di uscire finalmente- su questo non c'era niente da ribadire.
Hope si stringeva alla donna ridendo e bofonchiando le sue solite parole sconclusionate.
Abbaiai frustrato. Allora corsi a prendere il guinzaglio e mi sovrapposi di nuovo alla porta.
-vuoi uscire? Sappi che io odio i cani e che con Scorpius e Rose ho chiarito subito che non ti avrei portata fuori per nessun motivo!- mi guardò quasi ringhiando. E poi ero io il cane...
comunque aveva promesso a quei due anche di non far uscire Hope. Quindi figurati quanto me ne poteva fregare. Era un vero peccato che non potessi dirglielo personalmente. Avrei tanto voluto vedere la sua faccia...
preso tutto aprì la porta e mentre mi accingevo a seguirla mi tirò un calcio a tradimento.
E si chiuse veloce la porta dietro.
Brutta... ringhiando per rabbia corsi dalla porta sul retro e mi lanciai dentro la porticina che Rose mi aveva voluto fare per arrivare in giardino quando volevo. Ed eccomi fuori. Non avrei lasciato Hope da sola. No, solo da morto potevo allontanarmi da lei.
***
Astoria
Era una bellissima giornata. Ed era passato già un mese dall'ultimo attacco di lupi. Erano andati chissà dove e non capivo perché la mia piccola bimba non poteva poteva uscire. Lei non vedeva l'ora.
Inoltre oggi era un giorno speciale.
Probabilmente Scorpius se ne era dimenticato.
Ma io non potevo. Io sapevo che giorno era oggi.
E la mia piccola Hope doveva impararlo fin da piccola, così l'avrebbe ricordato.
Era strano andare in giro con il passeggino.
Era sempre stato un oggetto troppo strano per me, ma Rose aveva detto che era comodissimo.
E dovevo ammettere che non aveva tutti i torti.
Arrivai con un sospiro di sollievo alla Londra magica, odiavo stare tra i babbani, e mi diressi verso nord.
E intanto guardavo la mia bella Hope.
Si guardava intorno felice, rideva al sole, alle farfalle, alle persone che la guardavano forse credendo che fosse un angelo. Era così che la vedevo.
Peccato che non fossi qui a vederla anche tu.
Ma la stavi guardando, vero?
Tu guardi tutto da lassù.
Ma per sicurezza eccoci qui.
Arrivammo al cimitero di buon ora.
E mi fermai solo davanti alla tomba di Draco.
-ciao caro. Guarda chi ti ho portato oggi.
Hope, piccola, questo è tuo nonno- la presi in braccio e mi inginocchiai vicino alla lastra di pietra dove la foto di mio marito spiccava.
-guarda piccola, nonno sarebbe stato felice di vederti.
Sicuramente ti avrebbe voluto un mondo di bene.
E ti avrebbe portato dove volevi, ti avrebbe comprato tutto quello che desideravi, ci sarebbe stato sempre.
Ne sono sicura- e accarezzai la pietra fredda.
Lacrime scendevano calde annebbiandomi la vista.
Ma non mi interessava. Era giusto piangere.
Draco si meritava anche più delle lacrime.
Il dolore che provavo non sarebbe mai scomparso.
Ma ero anche felice. Felice perché Hope stava chiacchierando con quella foto, si era voluta avvicinare e toccava la pietra serena, felice, come se avesse capito che per me era importante.
O come se lei ti sentisse e vedesse davvero.
Chissà se era così. Magari lei ti poteva vedere.
Ti vedeva lì, ti sorrideva, voleva giocare con te.
Forse tra angeli potete davvero vedervi.
Chissà, forse ora stavate davvero parlando.
Ed eri davvero vicino a me. Io ti sentivo comunque, sempre accanto a me.
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