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Sono riuscita a farti sorridere


Le vacanze proseguirono tranquille.
L'ospite era silenzioso e quasi invisibile.
Partecipava poche volte ai pasti e quando lo faceva scambiava solo qualche parola di cortesia con chi gli rivolgeva la parola.
Presto ci ritrovammo a non essere più preoccupati da lui.
Tranne Rose.
Spesso la vedevo irrigidirsi quando entrava e guardarlo preoccupata.
Io non ne volevo parlare.
La mia discussione con lui era stata decisamente poco chiara ma di una cosa era certo, non dovevo dire niente a nessuno.
E avei dovuto aspettare.
Era il 30 dicembre, un solo giorno mancava all'inizio del nuovo anno.
E Rose era scomparsa. Dove si era cacciata?
Si era allontanata un attimo con Lily dopo pranzo, e pensavo fosse ancora con lei.
Ma avevo trovato Lily in cucina solo cinque minuti fa senza di lei.
-non so dove sia, pensavo fosse venuta da te!- mi aveva detto lei confusa.
E adesso stavo girando casa.
Le dimensioni non mi facilitavano di certo il compito.
Ma alla fine la trovai nel posto più ovvio,
maledissi la mia stupidità.
Era pomeriggio e come ogni giorno era in cortile a fare i suoi esercizi.
Andai nel suo solito punto ma ci misi un po' a notarla.
Perchè la cercavo sulla panchina e invece era in aria.
Era in meditazione, ma sospesa diversi metri sopra la il mantello che aveva steso sulla neve.
La guardai rapito al lungo, mentre accanto a lei si creava una specie di spirale di neve, che l'avvolgeva senza nemmeno toccarla.
Sorrisi pensando a lei come una fata delle nevi.
Era così bella.... così unica e speciale.
Ed era mia. La cosa ancora mi stupiva e rendeva più felice di quanto potessi riuscire a pensare.
Mi sentivo come un contenitore strapieno ma la cosa non mi preoccupava. Purtroppo c'era una una spaccatura in me, che nei momenti meno opportuni si apriva e mi faceva male, ma se c'era lei non ci metteva molto a richiudersi con una grande facilità.
Ma non volevo pensarci.
E non avrei più potuto pensarci perchè Rose aveva aperto gli occhi e aveva iniziato a scendere fino a che non aveva toccato terra.
Mi guardò sorridendo.
-ciao!- mi salutò. Io mi avvicinai a lei e la guardai dall'alto, davvero felice.
-ciao. Hai finito con i tuoi esercizi o vuoi aiuto?- gli domandai.
-ho finito. Oggi sono un po' stanca, non voglio strafare troppo. Però volevo studiare un po'. Che ne pensi?
Studiamo un pò?- mi domandò.
Io gli porsi la mano e la sollevai da terra.
Lei mi abbracciò.
Poi ci avviammo insieme verso la biblioteca.
Andandocene notai che non ero stato l'unico a guardare Rose mentre si esercitava.
Dalla finestra al piano di sopra Stone ci osservava.
Un po' inquieto strinsi di più a me Rose e lo ignorai.

************************

Ero su un trampolino.
Avevo un costume bianco e mi sembrò tutto così reale. Sentivo i capelli sciolti che mi rimbalzavano sulla schiena, erano bagnati, mentre facevo oscillare il trampolino.
Sentivo la tensione delle gambe, che facevano forza sul piano, il mio respiro che cercava di armonizzarsi e di rallentare il battito del cuore.
Chiusi gli occhi e sentì con chiarezza le voci accanto a me, voci divertite, giocose.
E saltai. Mi tuffai di testa, con le mani davanti con le mani unite. Un tuffo a delfino.
Ma qualcosa non andava.
Aspettavo che infrangessi l'acqua da un momento all'altro.
Ma passarono molti minuti in cui caddi soltanto, ma non toccai niente.
Aprì gli occhi e non vidi altro che nero.
Provai freddo e paura, mentre mi giravo su me stessa e vedevo il trampolino allontanarsi.
Tutto intorno a me c'era buio e freddo.
Provai a gridare ma non ci riuscì.
Mi voltai di nuovo verso il vuoto sotto di me e vidi un pavimento nero, lucido.
Non l'avrei notato minimamente se non ci fosse stato il signor Skin in piedi là sotto.
E mentre io mi andavo a sfracellare sul pavimento, lui mi guardava impassibile e serio, le mani unite dietro la schiena, tranquillo.

Mi svegliai urlando, o quasi.
Ero tutta sudata e tremavo.
Scorpius accese subito la luce e mi cercò di togliere le mani dal viso, ma io mi nascondevo gli occhi, non volevo vedere il pavimento che si avvicinava.
-Rose, calmati. Era solo un incubo. Rose, amore?- mi sussurrò lui cercando di tranquillizzarmi.
Riuscì a staccarmi le mani dal viso e io vidi i suoi occhi preoccupati.
I miei occhi erano sbarrati dal terrore. Non riuscivo quasi a chiuderli.
Lui prese ad accarezzarmi i capelli e io iniziai a realizzare che ero al sicuro, nella stanza di Scorpius, e non stavo cadendo da nessuna parte.
Riuscì a chiudere gli occhi per realizzare che mi si stavano riempendo di lacrime. Li sbattei varie volte ma niente, la vista divenne annebbiata.
Scorpius mi strinse al suo petto e nascosi il viso contro la sua pelle calda.
Calore non freddo.
Era solo un incubo.
Solo un incubo....

******************
Guardai mia figlia preoccupata.
Era appoggiata alle braccia conserte sul tavolo e guardava fissa la sua tazza di latte.
Mi sedetti accanto a lei muovendo la mia mano davanti ai suoi occhi.
Alzò a malapena lo sguardo nel mio e ritornò a fissare la tazza.
-va tutto bene. Ho solo dormito male!- mi disse.
La fissai preoccupata.
-e perchè non hai dormito bene?- domandai.
-ho fatto un brutto sogno che mi ha tormentato per tutta la notte, niente di grave- mi spiegò.
Però c'era qualcosa che non andava.
Non sapevo se fosse che aveva detto una bugia ma sicuro mi stava nascondendo qualcosa.
In quel momento entrò Scorpius, nascondendo uno sbadiglio dietro la mano.
Si sedette accanto a Rose e Oregon gli porse subito la sua solita colazione.
-neanche tu hai dormito bene?- domandai.
Li vidi arrossire tutti e due e feci uno più uno.
Ma la cosa non mi preoccupò davvero, come l'espressione di mia figlia di poco prima.
Ora lo sguardo era più tranquillo, più sereno e solamente stanco, e tutto solo per Scorpius.
Come mi poteva preoccupare il fatto che stessero insieme, se si amavano così tanto?

*******************

Quella sera i genitori di Rose e Albus avevano deciso di preparare tutto loro. Fino ad ora avevo cercato di aiutare Oregon durante le cene e lo stesso loro ma infondo aveva fatto tutto l'elfo.
Quella sera invece Hermione mandò a riposare forzatamente l'elfo.
E si rinchiusero tutti e quattro in cucina, per cucinare.
Noi eravamo tutti in salone ad aspettare che ci chiamassero.
Tutti tranne Stone, naturalmente.
Era da un po' che non si faceva vivo.
Ma non me ne preoccupai. Come avevo già realizzato non dovevo preoccuparmene.
Accarezzai i capelli di Rose, che era appoggiata a me.
Il sonno si faceva sentire a lei era stanca.
Incrocia lo sguardo di Lily che guardò prima noi due, poi Albus e Amber anche loro abbracciati e sbuffò.
-certo che essere l'unica spagliata qui diventa sempre più deprimente. Dov'è mister tenebra? Almeno non mi sento tanto sola- disse lei alzandosi dal divano dov'era seduta e guardandosi intorno.
Giusto. Avevo dimenticato che non tutti ignoravamo Stone.
A Lily stava simpatico.
La maggior parte delle volte che qualcuno gli faceva domande e lui rispondeva quella persona era Lily.
Rose era molto preoccupata, ma ancora non aveva sollevato la questione. Speravo che non l'avrebbe fatto.
Non potevo spiegare.
E comunque la simpatia che provava Lily per quel tizio era un ignoto anche per me.

**************************

Lo cercai nella biblioteca, dove spesso stava.
E infatti lo trovai là. Era seduto a uno dei tavoli. Io mi avvicinai lentamente e poi mi sedetti sul tavolo vicino a lui.
Stava leggendo uno dei suoi soliti libri strani.
-questo è in arabo?- domandai.
-no, questo è in aramaico.
Domani magari ne prendo uno arabo se ti fa piacere- disse alzando lo sguardo per incrociare il mio.
Fui io la prima a distoglierlo, ma solo per puntarlo verso la finestra, da cui beccava un gufo.
Lo riconobbi subito e felice lo feci entrare.
In poco tempo aveva già aperto la lettera e incominciato a leggere.
Ma la mia felicità si attenuò parecchio.
Certo era la lettera di Geremy e mi faceva gli auguri di buon anno. Ma non era la lettera che mi aspettavo.
Non sapevo neanche cosa mi aspettavo di preciso, ma forse qualcosa che mi facesse commuovere.
Qualcosa che mi facesse battere forte il cuore e desiderare che lui fosse accanto a me.
Invece quella lettera sembrava uno di quei bigliettini prestampati che si inviano ai dipendenti.
Una mano fredda ci posò sulla mia spalla.
Dentro di me qualcosa mi diceva di sfuggire a quella mano. Ma invece alzai lo sguardo triste e lo guardai.
Il suo ero sempre freddo e serio, e anche il tono della voce era sempre uguale ma disse:
-non ti tormentare. Certe persone sono così presi dai loro problemi che non riescono a vedere ciò ce li circonda.
Pensano di essere le persone più sfortunate del mondo mentre ci sono altre persone che stanno diecimila volte peggio. E alla fine si trovano presi dalla morte pensando che il loro è il destino peggiore che esista.
Le loro anime sono quelle che bruciano meglio all'inferno- concluse con semplicità.
Io lo guardai interdetta. Poi sospirai.
-si, certo mister morte. Sono venuta a cercarti comunque per avvertirti. Quello che cucina mia madre è buonissimo, quello che fanno mio padre e mio zio è commestibile,
ma quello che fa mia zia è imprevedibile.
Attento a quello che metti in bocca, ok?- mi raccomandai.
E lui inaspettatamente mi sorrise.
Fu un sorriso strano. In genere quando le persone sorridono si illuminano e sembrano più belle.
Invece lui, già perfetto di suo, sembrava cattivo mentre sorrideva. Uno di quei sorrisi che ti gelano il sangue.
Ma non ebbi paura. Il sangue non mi si gelò.
Forse c'era qualcosa che non andava in me.
Ma rimasi calma a fissarlo, mentre il sorriso scompariva in fretta. E sorrisi felice invece guardandolo.
-sono riuscita a farti sorridere!- mi vantai!

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