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Lezioni di magia


Ero seduta ad aspettare il mio nuovo professore.
Mia madre, quella mattina, mi aveva detto che sarebbe arrivato quel pomeriggio e di aspettarlo nella stanza delle necessità.
Era da tutta la mattinata che il mio pensiero tornava sempre a Scorpius e a quel bacio che mi aveva dato quella mattina. Era da tanto che non mi distraevo così tanto a lezione. Stavo pensando a tutto questo quando mi accorsi che qualcuno era entrato.
E mi trovai davanti il mio nuovo professore.
-buon pomeriggio signore- dissi richiamandolo.
Lui guardava la stanza con molta attenzione, come se non mi avesse vista seduta sulla sedia.
Richiamato all'attenzione mi guardò cercando di mettermi a fuoco.
Mi chiesi se fosse davvero lui l'uomo di cui mi aveva parlato mia madre.
Era molto alto ma aveva tutta la schiena ricurva per l'avanzata età.
Si reggeva ad un bastone altissimo, uno di quegli che usano gli stregoni nei cartoni animati babbani, ed era completamente pelato. Tranne che per la barba bianca e lunghissima, così tanto che puliva per terra.
Aveva un grande vestito giallo lungo quanto al sua barba e mi guardava da dietro delle spesse lenti dei suoi occhiali.
-tu devi essere Rose. Sono felice di conoscerti piccola.
Mi puoi chiamare professore Peanut oppure signore Peanut. Tua madre mi ha spiegato tutto, e quindi possiamo iniziare!- disse allargando le braccia e gesticolando verso la stanza.
Il suo bastone rimase in piedi, per magia, davanti a lui.
Mi guardò sorridendo, un sorriso sdentato ma simpatico.
-iniziamo a cercare il tuo potere. Ci riesci?-
Ci riflettei un attimo prima di rispondere.
-se intende che lo sento, si. Non ci vuole molto per richiamarlo.
Lo sento spesso emergere al minimo accenno di rabbia-
-bene, perché tutto l'essere si basa sui sensi- disse più a se stesso che a me.
Si guardava intorno come in cerca di qualcosa. Poi comparve una poltrona dal nulla, e si sedette comodamente davanti a me.
-bene. Adesso che hai trovato il tuo potere, concentrati sul mio bastone.
Prova a spostarlo- mi ordinò.
Io guardai il bastone. Ero riuscita a sbriciolare una stanza, sarei riuscita a muovere quel bastone, giusto?
Ma mi sbagliavo. Sentivo la mia energia fluire dentro di me e cercai di concentrarla sul bastone, come avevo fatto anni fa sulla struttura di quella stanza, invece il bastone non accennava minimamente a muoversi.
Rimaneva immobile, in piedi.
Guardai perplessa il professore che sembrava assorto in chissà quale pensiero.
Lo vidi sbattere gli occhi lentamente.
Poi li chiuse entrambi e iniziò a russare.
Lo guardai incredula. Avevo una grande voglia di scoppiare a ridere. Poi guardai di nuovo il bastone.
Che cadde subito a terra.
Il rumore svegliò il mio prof che si alzò dalla poltrona come se avesse ricevuto una scossa.
-bene. Allora passiamo alla seconda prova. Prova a farlo levitare, Rose- mi disse.
-in realtà prima non sono neanche riuscita a muoverlo- gli feci osservava, sincera.
-davvero? E come mai? Non capisco....- sussurrò avvicinandosi al bastone.
Quello si alzò di nuovo in piedi e lui gli si accostò, come se lo stesse ascoltando.
Dubitavo sinceramente della sua salute mentale.
-mi ero semplicemente dimenticato di abbassare la mia magia. Che sbadato.
Allora, ci riprovi- disse indicandomi il bastone immobile.
Mi concentrai di nuovo e vidi il bastone muoversi.
Bastava pensare a volerlo fare ondeggiare a sinistra, in modo che lui si spostasse. L'energia fluiva forte e silenziosa.
Il bastone volò in aria, con un semplice pensiero.
Il signor Pistachio mi guardò contento.
-brava, molto brava. Allora, quindi controlli abbastanza bene la tua forza.
Però siamo solo agli inizi.
Proviamo un altro esercizio. Io mando il bastone verso terra, tu mi contrasti- disse.
Annuì, pronta.
Fu difficile ma riuscì a non farlo cadere subito a terra.
Ma il bastone, dopo neanche tre minuti, prese a cadere sempre di più. Il bastone ondeggiò per un po' a pochi centimetri da terra e poi cadde a terra.
Ma la cosa più sorprendente era la stanchezza che avevo. Mi sedetti sulla sedia dietro di me stanca.
Il professore invece sembrava in piena forma.
Mi guardò raggiante.
-bene. Ci impegneremo nel contrasto.
Però dovrai stare attenta. Più usi la tua forza più quella aumenterà.
Quindi nessuno scatto d'ira.
E ogni pomeriggio, dopo le lezioni, ci incontreremo e faremo esercizio per un'ora.
E adesso continuiamo-
Riprendemmo a muovere il bastone.
Il prof era la testimonianza che non si doveva giudicare dall'aspetto una persona.
Era bravissimo e aveva una forza inaudita. Ma era molto particolare.
Si addormentò altre due volte ed ebbi la tentazione di scambiare la sua comoda poltrona con una sedia rigida di legno.
Magari così non si sarebbe addormentato appena si sedeva...

Alla fine dell'ora ero distrutta. Non riuscivo più ad alzarmi da terra. Ero seduta con la schiena contro il muro, tutta sudata e con il respiro corto.
Mi sentivo come se avessi percorso mille miglia.
-ci vediamo domani Rose. Adesso riposati piccola. E mi raccomando, non ti arrabbiare- disse guardando piuttosto in alto rispetto a dov'ero. Chissà come vedeva....
-speriamo che mio nipote abbia fatto da mangiare.
Mi raccomando, vai a mangiare anche tu!-
si raccomandò. Poi guardò incerto 40 centimetri sopra la mia testa.
-tutto bene?-
-si. Non si preoccupi. Vada pure!- lo rassicurai e lui uscì.
Io rimasi per un po' in quel modo, stanca morta. Avevo tanta voglia di dormire.
Chiusi gli occhi e mi lasciai prendere dalla stanchezza.

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Quando vidi la porta aperta della stanza delle necessità sorrisi ed entrai pronto a vedere Rose. E la trovai addormentata a terra, la schiena appoggiata al muro.
Mi avvicinai preoccupato toccandogli la fronte sudata. Sembrava stare bene e dormiva profondamente.
La presi in braccio pensando a dove portarla.
La dovevo mettere a letto.
E la stanza lo sentì, perché apparve un letto.
La porta si chiuse.
La poggiai nel letto e la coprì, poi mi sedetti sul letto e la guardai dormire. E poi mi addormentai anch'io....

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Ero rimasto un po' di più perché avevo deciso di passare un po' di tempo con Harry. Avevamo rivangato vecchi episodi per tutto il pomeriggio, andando da Hagrid oppure girando per il parco di Hogwarts.
E adesso dovevo andarmene. Ma prima volevo salutare Rose. Non sapevo esattamente dove potesse essere, ma decisi di iniziare a cercare nella stanza delle necessità, dove era stata sicuro fino a un'ora fa.
Guardai la porta e l'aprì tranquillo, aspettando di non trovarla davvero.
E invece trovai un grande letto con lei e Malfoy addormentati.
Non ci vidi più niente.

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Stavo dormendo tranquilla quando sentì qualcuno gridare a una forza improvvisa.
Aprì gli occhi stupita, assonnata e non sapendo dove mi trovavo. Mi alzai seduta sul letto che non conoscevo e vidi mio padre, bacchetta sguainata, che puntava la bacchetta al cuore di Scorpius, sdraiato per terra.
Rimasi un attimo interdetta e inorridita quando vidi lo sguardo di mio padre.
Non l'avevo mai visto così furioso e inumano.
Con una mossa furiosa della bacchetta mandò Scorpius verso il muro, sollevandolo in aria con una forza micidiale.
Lo bloccai appena in tempo, evitando l'urto.
La mia forza venne a meno ma riuscì a tenerlo in aria fino a quando non fu eretto e atterrò in piedi.
-non è come sembra signor Weasley- disse Scorpius ma mio padre non lo lasciò finire.
Gli mandò addosso un incantesimo che lui schivò solo per un pelo.
Mi alzai arrabbiata.
-papà smettila- gli gridai ma lui non mi ascoltò cercando di mandargli altri incantesimi. Quelli erano così potenti che colpendo il muro lasciavano fori che poi la stanza riparava.
Lui era fuori controllo. Ma anch'io ora mi stavo arrabbiando.
Feci esplodere la mia potenza sotto forma di bolla, costringendo mio padre e Scorpius contro i due muri opposti con più forza di quanto avrei voluto.
Con un cenno della mano strappai la bacchetta dalle mani di mio padre che finì a terra.
-spiegatemi!- ordinai.
Iniziarono a parlare insieme e non capì altro che rabbia e grida.
-basta. Scorpius, spiega!- dissi.
-sono venuto a cercarti circa un'ora fa, avevi appena finito di fare gli esercizi penso perchè ho visto il tuo professore uscire. Sono entrato e ti ho visto sfinita e addormentata. Allora ho pensato a portarti in un letto e la stanza l'ha fatto comparire. Ti ho distesa e sono rimasto per vedere quando ti svegliavi. Solo che mi sono addormentato anch'io.
Nient'altro. Non è successo niente!- spiegò Scorpius.
Il fraintendimento era chiaro.
Ma mio padre era ancora furioso.
-e io dovrei crederti. Avvicinati ancora a mia figlia e vedrai quanto ci metto a spaccarti tutte le ossa- gli gridò addosso.
-papà non credi a lui ma credi a me. Non è successo niente- ripetei seria guardandolo.
Vidi la sua furia vacillare sotto il mio sguardo sincero.
-Scorpius vai via- gli dissi allentando lo scudo dalla sua parte.
Lui esitò ma poi mi obbedì.
Mi avvicinai a mio padre, che tentava di trattenere la furia.
-papà mi credi vero?- domandai.
-si. Ma ciò non cambia la cosa. Non mi fido di lui, voglio che da ora in poi gli stai lontana- ringhiò quasi lui.
-stargli lontana? Papà ma sei impazzito? Ti rendi conto che gli potevi davvero fare male?- gli domandai gridando anch'io.
Non avevo mai litigato con mio padre.
Era capitato varie volte che lui avesse fatto qualcosa di sbagliato ma io l'avevo sempre capito.
Questa volta però forse avevo capito più del previsto.
-papà tu non ti fidi di me!- dissi semplicemente.
Lui mi guardò incredulo.
-no. Ho detto che non mi fido di lui. Non sai come sono i ragazzi alla tua età.
Hanno un chiodo fisso- mi spiegò con enfasi. Ma si interruppe vedendomi scuotere il capo.
-tu non ti fidi di me. Non mi hai sempre detto che sono responsabile?
Che sono matura per la mia età?
Eppure tu pensi che mi lascerei andare facilmente, solo perché qualcuno mi piace?!?
Potevi fargli male, potevi anche ucciderlo. La magia è incontrollabile avvolte, me l'hai detto sempre tu.
Non ci si deve lasciare andare alla furia.
Eppure oggi ho visto un mostro che attaccava il mio ragazzo. Non riesco a credere che quel mostro era mio padre. Non pensavo di poter pensare male di te.
Ma sei riuscito a sorprendermi. Vattene via!- gli gridai ma invece di aspettare che lui se ne andasse me ne andai io. Corsi lontana, lontana da lui, lontana da tutti.
Volevo stare da sola e non pensare più, mentre dentro di me qualcosa continuava a farmi male.

*****************************************

Mi vennero in mente un sacco di aggettivi per descrivermi.
E sapevo che mia moglie ne avrebbe trovati almeno il triplo quando avesse saputo cosa avevo fatto.
Mentre camminavo verso la porta della mia casa ripensai al viso di mia figlia, ai suoi occhi e alla sua espressione.
Cosa dovevo fare? Cosa potevo farci se ero un padre?
Sfido qualunque padre a non reagire a una cosa del genere. Cosa avrei dovuto fare di diverso?
E cosa più importante, cosa dovevo fare ora?
Sconsolato entrai in casa, tremando all'idea delle grida di Hermione.

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