Caro papà
Finito di parlare, Ron si accasciò sul letto nascondendo il viso con le mani. Sembrava che aspettasse che gli cadesse addosso una cascata, pronto a ricevere altro dolore.
Si aspettava sicuro una mia sfuriata.
E infatti ero arrabbiata. Avevo ascoltato tutto con stupore e rabbia sempre più crescenti, ma adesso era svanita.
Ron stava soffrendo.
Non aveva mai litigato con Rose, per lui era sempre stata la sua principessa, l'aveva sempre tenuta stretta al suo cuore e aveva sempre cercato di proteggerla da tutto, anche dai suoi sbagli.
Mi avvicinai e lo strinsi a me per consolarlo come potevo.
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La pioggia batteva forte e inarrestabile su tutta Hogwarts e sul grande lago. Un fulmine illuminò tutto in modo spettrale. La pioggia mi cadeva addosso bagnandomi completamente. Chiusi gli occhi, cercando di bloccare il flusso di rimorso e di dolore che avevo dentro. Ero arrabbiata, furiosa, ma non potevo evitare di sentirmi in colpa per come l'avevo trattato.
Il dolore che gli avevo causato mi faceva male.
Volevo essere arrabbiata, avrei dovuto essere arrabbiata, ma non riuscivo a non soffrire per lui.
Non riuscivo a non pensare a lui........
Mi aspettavo che sarebbe venuto. Mi aspettavo di vederlo venire verso di me in silenzio, di vederlo sedersi vicino a me senza dire niente.
Lo guardai e una delle cose che però non mi aspettavo era vederlo bagnato fradicio, pensavo si fosse preso almeno un ombrello.
Lui mi sorrise, il suo viso illuminato un attimo da un lampo, e mi mise un braccio sulle spalle attirandomi a se.
Nascosi il viso nella sua camicia zuppa e chiusi gli occhi.
Rimanemmo per un po' in quel modo, mentre sentivo che lui era arrabbiato con se stesso.
Da parte mia non pensavo ci fosse davvero un colpevole. Del resto non era davvero successo niente.
Tranne la furia di mio padre.... ma non era neanche lui il colpevole. Lui aveva reagito come avrebbe reagito chiunque.
Allora perché dovevo avercela con lui?
Perché lui mi conosceva.
Non sarebbe dovuto saltare subito alle conclusioni sbagliate.
E specialmente non poteva decidere chi dovevo o non dovevo frequentare.
-Rose, mi dispiace- mi sussurrò Scorpius all'orecchio.
Io alzai il viso per guardarlo, impedita un po' dalla pioggia battente, che però ancora non mi aveva fatto sentire freddo. Ancora non sentivo niente tranne che il dolore contrastante dentro.
-non ti devi scusare. Non è colpa tua. È semplicemente successo........-lo consolai io.
Poi gli sorrisi.
-entriamo, altrimenti domani saltiamo tutti e due il compito di difesa contro le arti oscure!- dissi alzandomi. Lui mi imitò e insieme tornammo al castello sotto la pioggia, mano nella mano.
Non mi sorpresi dell'arrivo di una lettera da casa durante la cena.
Era di mia madre. La lessi triste, sapendo che evitava di dirmi quanto stava soffrendo mio padre. Mi scrisse solo che si era pentito di tutto quello che aveva detto e specialmente fatto.
E sapevo che era vero.
Albus mi guardò serio. Gli avevo appena raccontato a grandi linee cosa era successo ma ancora non aveva detto niente. Chissà a cosa pensava. Forse che anche lui avrebbe reagito come mio padre al suo posto?
Mangiai poco, non avevo molta fame, e poi uscì dalla sala grande prima degli altri.
Mi sentivo stanca e spossata.
Scorpius mi seguì e io mi fermai per farmi raggiungere.
-Rose cosa posso fare per aiutarti? Non voglio che continui a soffrire così!- mi scongiurò sofferente.
-non ti preoccupare. Una bella dormita e starò bene!
Non è solo quello. Sono anche stanca per gli esercizi. Ci vediamo domani mattina- e lo baciai.
Le sue labbra risposero subito al mio bacio e trovammo entrambi conforto in quel momento.
Sorridendo mi staccai e andai nella mia stanza per riposare.
********
Quella mattina l'aspettai impaziente e preoccupato.
E fui felice di vederla uscire tranquilla dal quadro, sorridente.
Mi venne incontro e mi abbracciò di slancio.
-buongiorno!- mi salutò. Io la baciai piano sulle labbra e gli sorrisi.
-sei di buon umore oggi!- osservai sollevato.
-certo. Ieri ero solo stanca. Andrà tutto benissimo!- sorrise prendendomi per mano e tirandomi verso la scalinata principale. Scendemmo le scale e arrivammo a colazione. Lei però non mi lasciò la mano.
-avanti, fai colazione con noi!- mi pregò lei.
-va bene- acconsentì.
La osservai attentamente per tutta la mattinata.
Avevamo tre lezioni insieme, ci saremo solo separati all'ultima ora; io sarei andato a erbologia mentre lei avrebbe fatto artimanzia.
Sembrava tranquilla, la solita Rose di sempre.
Fui tutto il tempo indeciso se chiedergli qualcosa ma poi non ce la feci. Non riuscivo a trovare nessuna tristezza in lei e ciò mi convinceva a non accennare più all'argomento.
Non volevo farla tornare triste per colpa mia.
Anche se prima o poi doveva chiarire le cose.
Quel pomeriggio avrebbe avuto un'altra ora di lezione speciale.
La lasciai davanti alla stanza delle necessità con un bacio e la promessa che sarei stato fuori appena fosse finita l'ora.
***********
Il professore Peanut era già li ad aspettarmi questa volta.
La stanza aveva le pareti di toni chiari e il pavimento imbottito e morbido.
Mi sorrise appena entrai.
-buon pomeriggio Rose. Come ti senti?- mi domandò.
-un po' stanca. Diciamo che ieri ho usato la magia più di quanto avrei potuto immaginare- risposi senza specificare.
Gli occhi gli si illuminarono.
-ti sei arrabbiata?- chiese curioso.
-si!-
-capisco. Oggi faremo un esercizio diverso da quelli di ieri.
Sai cos'è lo yoga?- mi chiese.
-più o meno. Onestamente non so esattamente cosa sia- ammisi.
-lo yoga è un esercizio per armonizzare anima e corpo.
Oggi faremo una delle tecniche più semplici. Fai come faccio io!- e si mise ad agitare le braccia lentamente.
Non sapevo se quello fosse davvero yoga, l'avevo sempre pensata una cosa più... diciamo tranquilla.
Sembrava incredibile vedere una persona tanto anziana fare esercizi del genere...
Seguì ogni sua mossa, alcune che mi fecero ridere, come quella del cigno o dello struzzo, altre dove mi dovevo snodare molto più di quanto potessi fare.
-il corpo si rilassa quando vengono usati tutti i muscoli- mi disse mentre nella posizione dello yoga classico, con la differenza che era a testa in giù. Lo guardai incerta, seduta a gambe incrociate vicino a lui.
Avevo appena cercato di stare a testa in giù, facendo la verticale, ma ero riuscita a non rompermi l'osso del collo solo grazie al pavimento morbido.
-mi scusi ma non penso di riuscire a farlo- dissi guardandolo mentre in pratica sfidava tutte le leggi della gravità. Non stava minimamente tenendosi con le mani.
Lui velocemente si sedette come me e mi sorrise.
-non si preoccupi, come prima lezione è più che normale che non ce la faccia.
Da oggi in poi inizieremo con una mezz'ora di esercizi.
Adesso torniamo a occuparci del tuo potere.
Oggi, voglio che concentri tutta la tua energia in questa sfera!- mi disse tirando fuori dalla borsa che aveva poggiato poco più in la una sfera di vetro.
Me la lanciò ma troppo piano. La sfera stava cadendo vicino ai suoi piedi.
-attenzione- gridai spaventata. Ma la sfera non cadde. Si fermò a pochi centimetri e lentamente venne verso di me. La presi guardando il professore che frugava ancora nella borsa.
Trovata una sfera come la mia si mise accanto a me, sempre inginocchiato. La sua gobba, che mentre faceva gli esercizi sembrava quasi non esserci, era tornata e lo faceva sembrare ancora più vecchio.
Guardò intensamente la sfera, sistemandosi gli occhiali enormi, e la fece galleggiare in aria tra le sue mani.
Io lo imitai, non era difficile.
-adesso metti la tua energia in questa sfera. Così- e dentro la sua sfera si creò come una piccola luce che si ingrandiva sempre di più.
Cercai di fare lo stesso e ci riuscì. Ma dopo un po' la bolla di luce espose come una bolla di sapone.
Mi esercitai fino a quando la mia bolla rimase piccolina e intera. Intanto vidi il mio prof addormentarsi, la sfera che rimaneva in alto luminosa, e la sua testa che si appoggiava al suo petto.
Sorrisi continuando a esercitarmi.
Poi lui si alzò di botto e si guardò il polso come per vedere l'orario. Ma non aveva nessun orologio. Lo vidi annuire.
-devo andare. La lezione è finita. Mi raccomando, riposa e mangia. Ci vediamo domani pomeriggio!- mi salutò uscendo. Ma si fermò sulla porta.
-ti dispiace se domani alla lezione partecipa mio nipote?
Ho in mente un esercizio particolare e mi serve la sua assistenza- mi spiegò.
-per me non ci sono problemi!- dissi rassicurandolo.
Lui mi sorrise. -ti piacerà. Assomiglia molto a me!-
io ricambiai il sorriso divertita.
Una copia di quel signore solo che un po' più giovane...
chissà se aveva preso anche da lui la stessa particolarità...
Uscita trovai Scorpius ad aspettarmi come aveva promesso.
Gli strinsi la mano, ero un po' sudata per gli esercizi di prima, e quindi non volevo abbracciarlo.
-come ti senti? È stato stancante?- mi chiese baciandomi la mano. Io scossi il capo.
-non come ieri. Oggi poi abbiamo fatto yoga. E si è addormentato solo una volta- dissi ripensandoci e ridendo.
Mi accompagnò fino al ritratto e lì lo salutai, e poi salì sopra a farmi una doccia.
Quando uscì dal bagno notai la civetta dei miei genitori sul mio letto.
Prima mi vestì tranquillamente. Poi asciugai i capelli, lasciandoli sciolti e disordinati sulle spalle.
E alla fine mi sedetti e presi la lettera.
Non avevo voglia di leggerla. Sapevo che sarebbe stata di mio padre. Il mittente era scritto con la sua calligrafia disordinata.
Ma alla fine l'aprì.
Cara Rose,
mi dispiace davvero per tutto. Io ti voglio bene e non voglio che pensi che non mi fido di te. Tu sei la persona più importante della mia vita, insieme a tua madre. Siete le mie uniche certezze. Come potrei dubitare di te? Solo che ho paura. Paura di perderti, oppure di vederti soffrire.
Ti vorrei proteggere da tutto e tutti. Ma non posso. Comunque vorrei poterti dire queste cose di persona. Non mi piace scrivere, lo sai bene.
Ma non volevo piombare lì e magari essere cacciato.
Se mi vuoi, se vuoi fare pace con il tuo papino, mandami una lettera e arrivo subito.
Ti voglio un mondo di bene!
Papà
Chiusi gli occhi mentre mi scendevano lacrime calde sulle guance. Immaginavo soltanto quanto fosse stato difficile per mio padre scrivere quelle parole. Aveva paura che lo potessi cacciare. Temeva che non lo volessi perdonare.
Presi subito un foglio e iniziai a scrivere.
Caro papà...........
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