Capitolo XXIII: Dolci tormenti
- Dalla paura di perdersi, si ha la certezza di volersi - Cit.
12 Agosto
È notte fonda e nella stanza l'unico suono che sento è il respiro regolare di Lui. Indosso una sua camicia con il suo profumo, dopo che siamo rientrati ieri sera dal concerto di beneficenza, sono rimasta con lui ma non ho recuperato il pigiama. Il suo corpo seminudo sdraiato accanto al mio, irradia un tepore morbido mentre la sua pelle abbronzata dal sole d'Abruzzo, emana un tenue profumo di sapone misto a dopobarba.
È perso nei suoi sogni prigioniero di Morfeo che non mi regala nemmeno per un attimo il suo magnetico sguardo, ed io muovo una mano verso di lui, gli sfioro inconsapevolmente una spalla mentre recupero il lenzuolo candido scivolato di lato. Pensieri strani invadono la mia mente in questo contatto improvviso, mentre lo guardo dormire, lo guardo e lui è davvero qui accanto a me, non è un miraggio: scene di un film che ancora non esiste, gesti voluti, desiderati ma non realizzati. ll mio sangue ribolle nelle vene per questa palpabile vicinanza, avverto un cambio di temperatura, ho caldo. Troppo.
Voglio alzarmi.
-Come posso desiderarlo così tanto?-
Mentre mi sposto, si muove abbracciando il bordo del mio cuscino, il suo petto si offre nella sua voluttuosità, le mie dita l'accarezzano delicatamente nella sua interezza attraverso il lenzuolo scivolando fino all'ombelico, per poi risalire piano delicate. Non voglio disturbarlo eppure non riesco a non sfiorarlo.
-Cosa mi hai fatto Gian?-
Penso a tutto quello che ci ha portato qui, come ogni notte nell'ora insonne. Si muove ancora, sorride nel sonno ma non si sveglia. Il suo respiro da regolare però, accelera un pochino.
Mi volto. Faccio per scendere dal letto ma qualcosa mi trattiene impedendomi il movimento.
" Dove vai?", la sua voce impastata dal sonno mi coglie impreparata. La sua mano mi afferra e mi tira dall'orlo della camicia, nella presa le spalle troppo grandi scendono scivolando sulle braccia, lasciando scoperta la parte alta della schiena, i bottoni sul davanti fermano la caduta del tessuto all'altezza del seno.
Resto immobile.
Sento un movimento dietro di me. Le lenzuola si spostano.
Una mano gentile con estrema dolcezza, mi sposta i capelli sul davanti spostandoli di lato, le sue labbra calde si posano proprio tra collo e spalle. Sussulto.
" Gian" biascico schiudendo gli occhi. Un leggero tremolio
"Stavi scappando da me?", chiede in tono morbido accostandosi all' orecchio. Percepisco un sorriso.
" In un certo senso", mormoro in un bisbiglio.
Mi giro quindi piano verso di lui, guardo il suo viso, i capelli arruffati, l'espressione confusa ed insonnolita ma ugualmente bellissima, mi ricordano che lui è perfetto nella sua vulnerabile perfezione; il ciuffo scomposto, gli occhi lucidi e luminosi, sembra un cucciolo tenero ed indifeso mentre mi chiama:
"Gio', davvero volevi...", sembra preoccupato.
"Secondo te?", gli dico avvicinandomi a lui, mentre la mia bocca si posa leggera sulla sua. Rido della sua espressione di questo frangente, sussurrandogli poi a fior di labbra:
" Che sciocco sei, come potrei"
A questo contatto la sua mano si posa sulla mia nuca e mi attira a sé con forza senza farmi male, cercando un bacio molto profondo. Mi sbilancio cado su di lui, le sue mani addosso, ci rotoliamo tra le lenzuola senza abbandonare il bacio.
"Mi hai fatto preoccupare...scema", mi dice mentre mi ritrovo sopra di lui, la camicia che rivela più del dovuto.
Arrossisco.
" Pensavo stessi dormendo", rispondo.
" No ero sveglio, le tue carezze le ho percepite chiaramente e mi piacevano anche. Ne vorrei ancora"
Sorrido alla sua ingenua affermazione, peccato che di ingenuo i miei pensieri mentre lo facevo, non avevano niente.
"Facevi finta allora di dormire!", esordisco rubandogli il cuscino a lato per poi tirarglielo addosso.
"Hei hei", cerca di difendersi dai miei colpi piumati, "Vuoi la guerra? Ebbene l'avrai!" sghignazza, mentre prende il secondo cuscino e me lo getta addosso.
Gianluca 's pov
La tiro indietro afferrandola per la camicia mentre cerca di fuggire al mio attacco, cade schiena sul letto, la raggiungo scattando in avanti, sono sopra di lei. Le blocco entrambe i polsi.
" Ti ho catturato. Sei mia prigioniera", le dico mentre il mio sguardo cerca il suo nella penombra della notte, illuminata solo dalla luce dei lampioni che filtra dalla finestra aperta.
" Adesso come farò a fuggire?" , recita lei fingendo paura sciogliendosi poi in un dolcissimo sorriso. Anche se paura di me, dovrebbe in un certo senso averne; dopo la mezzanotte se non dormo, divento un predatore notturno.
Da questa posizione riesco ad intravedere la dolce piega del seno celato dal tessuto della mia camicia, trattenuto appena da una sottile fila di bottoni. Le risate si smorzano, i respiri si quietano. Il mio respiro accelera, mentre il cuore comincia a martellarmi ancor più fortemente nel petto. I suoi occhi mi fissano, limpidi, profondi, ma al momento è altro che mi attira come una falena, una falena troppo vicino alla luce.
Osservo la scollatura, la sua pelle profuma di muschio bianco leggermente abbronzata, con le dita le accarezzo una guancia per poi scendere sul suo collo. Seguendo i leggeri segni lasciati dal suo costume, scendo fino a dove il tessuto me lo concede e poi risalgo piano, avverto tensione.
-Quanto vorrei esplorare il suo corpo, sfogare il mio desiderio, ma non devo, non posso-
La mano piano si avvicina alla sua spalla, le mie dita sfiorano la sua pelle calda, ha un piccolo fremito involontario. Sospira e gira la testa dall'altra parte in un gesto imprevisto; fuggendo da me offre però inconsapevolmente, la sua nuca alla mia lieve carezza, la bacio appena sotto l'orecchio. Le emozioni crescono, infingarde si insinuano a minare il mio sforzo di autocontrollo, non posso starle così vicino, non con questo bruciante desiderio addosso.
"Scusami", le dico scostandomi da lei forzatamente, mi metto a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto, il palmo sulla fronte mentre chiudo gli occhi consapevole che stavo per spingermi oltre.
Pensieri proibiti e fantasie mi attraversano ogni volta che mi trovo in queste circostanze con lei, solo e vulnerabile al coinvolgimento che mi provoca e ogni volta è sempre più difficile.
Andare a letto con qualcuna è molto semplice per uno come me, come Piero o Ignazio.
La incontri magari per caso in una di quelle notti in cui vuoi solo divertirti, qualche parola, un gioco di sguardi, ci fai discorsi che intrigano, che vanno diritti al punto, pronti a colpirla ma che sa e sai già che finiscono li, che non hanno un - ci vediamo domani -. Da lì poi allo spogliarsi è semplice, toccarsi è meccanico. Poi finisci, ti rivesti, te ne vai, puoi farlo con chiunque, ma desiderare davvero qualcuno prima con la mente poi con il corpo è diverso. Non servono discorsi che intrigano, non serve spogliarsi dei vestiti, con Giovanna è così.
Devo calmarmi.
Lei si muove appena mentre perso nei miei pensieri cerco solo un modo per quietarli, si mette a sedere accanto a me, il suo profumo mi sfiora.
" Gian, tutto ok?", chiede prendendo il mio mento per ruotarmi il viso e cercare i miei occhi. Ha un' espressione seria, preoccupata, confusa.
"Non proprio", dico a mezza voce sospirando.
Allenta la sua presa. Scuote per un attimo il capo.
"Cosa...", si domanda ingenuamente sfiorandomi una spalla, non capendo subito che il mio problema è proprio lei.
"Sei tu il mio problema Gio'", lo dico, non lo nego. Inutile girarci attorno prendendo strade di voci alternative.
"Io?", il suo tono è cupo
"Non pensare male, davvero, è una cosa bella ma snervante da sostenere", le dico sentendomi incredibilmente stupido al momento
"Perché sarei un problema?", il suo tono è interrogativo. Abbandono la testa all'indietro,la guardo.
"Se consideri che sto da tre giorni con te e da tre giorni ogni volta che ti sto vicino così, come adesso fatico a non saltarti addosso be', capisci che ho un problema", le rivolgo un sorriso colpevole. Lo sguardo serio, velato di malinconia.
Giovanna 's pov
Sgrano gli occhi, mi scosto da lui mettendo distanza, sono turbata e lusingata al contempo da questa sua confessione senza mezze misure. Incredibilmente diretto. Spudorato.
"Scusami", riesco solo a dire mentre scendo dal letto restando in silenzio, sentendomi il suo sguardo addosso, mi sento terribilmente in colpa.
Questa è una di quelle notti che sembrano fatte apposta per respirare le verità celate dietro ai gesti, al fine di ottenere risposte. Succede poi che, in queste notti, quelle risposte che tanto ho cercato e desiderato, irrompano tutte insieme. Ogni evento che ruota attorno a me sembra essere la risposta naturale e inevitabile all'evento precedente.
Non che io non lo desideri come potrebbe essere per lui, se gli rivelassi tutti i film mentali fatti, diventerei un'attrice hard, cosa che non sono e non voglio essere.
Faccio fatica a lasciarmi completamente andare con lui, troppe barriere ho ancora da abbattere dentro di me, prima fra tutte quella dannata paura di vivere troppo un sentimento, il timore di bruciare le tappe, di prendere fuoco in un respiro ma spegnermi in un lampo.
Raccolgo le mie cose.
" Giò che fai?", chiede. Non rispondo
" Giò!", mi richiama. Recupero la borsa.
In un istante me lo ritrovo davanti, lo fisso con amarezza, mentre penso alle sue parole.
"Vado nella mia stanza", dico schietta, in tono serio, in risposta mi prende per un polso senza farmi male.
"Resta. Per favore", è sincero.
"Non posso", lo guardo con occhi velati da un rimpianto.
"Perché?", chiede mentre un lampione fuori trema, sbiadendo la luce tremolante sul suo viso.
"Non voglio che questa vicinanza ti faccia soffrire", odio fa star male qualcuno, odio esserne indirettamente causa. Odio far soffrire proprio lui, lui che mi cammina sul cuore.
I suoi occhi lucidi, si fanno grandi, è stupito.
"Non volevo questo"
"Lo so. ", mi alzo in punta di piedi sento freddo sulle gambe le mie labbra intanto sfiorano le sue, "Ma credimi, al momento è meglio così, per entrambe".
Mi allontano da lui, raggiungo la porta, si para davanti vuole impedirmi di uscire:
"Vorrei tenerti con me", è timida la sua richiesta, mi osserva con quei suoi occhi profondi, verdi screziati di topazio, il viso imbronciato, la barba un po' lunga ma curata, la sua voce sa di miele. Arrossisco, tremo mentre si avvicina, mi posa le mani calde sulle spalle:
"Non guardarmi così, ti prego, il tuo sguardo è un'arma di distruzione di massa", gli dico quasi implorando, cercando di resistere alla sua presa, di fargli capire che mi sta rendendo difficile questa momentanea separazione.
Quella che si delinea tra noi è una sorta di cornice in trasparenza che riflette attraverso le parole ciò che si nasconde dietro ad ogni azione o pensiero.
"Ci vediamo domani Gian"
Annuisce. Rispetta la mia scelta.
"Domani mattina ho promesso a Piero ed Ignazio una partita a tennis. Poi nel pomeriggio dopo pranzo, abbiamo un'intervista live sul lungomare"
"Va bene, ci sarò. " Gli sorrido gentile, lui mi tira a sé, mi stringe forte. Posso avvertire il battito forte del suo cuore che batte allo stesso ritmo del mio.
È strano vedere quando due anime provano gli stessi desideri e le stesse emozioni per l'altro, ma travolti dagli eventi non fanno altro che desiderarsi non riuscendo davvero a completarsi fino in fondo, per la paura di lasciarsi andare, per la paura di vivere fino in fondo il sentimento.
Gianluca si scosta da me, mi alza il mento, mi ritrovo faccia a faccia con lui, un mezzo sorriso, ma gli occhi tradiscono più del dovuto:
"Quando entrambe saremo pronti", mi dice accarezzandomi dolcemente la guancia. Capisco la sua allusione. Un ultimo intimo bacio prima di uscire a piedi nudi dalla sua stanza, con ancora la sua camicia ed il suo profumo addosso.
Gianluca 's pov
Ecco l'alba.
Il sole sorge su un nuovo mattino mescolando i suoi gradienti. Sposto le tende uscendo sul balcone. La natura è ancora addormentata e mentre osservo il mare, si fa spazio in me una sensazione che rapisce la mente ed estasia gli occhi. Ascolto i suoni, annuso i profumi, lasciandomi catturare dalle mille sensazioni che in questo istante mi circondano perdendomi in quello che sarà il preludio di un nuovo giorno. Rientro, a breve Piero ed Ignazio saranno qui. Nella stanza alberga ancora il suo profumo. Mi siedo sul letto, abbraccio il suo cuscino, lei non c'è, è andata via nella notte per non crearmi motivi di tensione, ed io non sono più riuscito a dormire bene.
Sorrido al ricordo della scena decisamente strana ed inusuale, è la prima volta che faccio scappare una ragazza dalla mia stanza, ma ancor più assurdo è il motivo: l'eccesso di desiderio.
Scuoto il capo.
-Che cosa mi sta succedendo? -
Intanto le scrivo un messaggio:
- Buongiorno terremoto, stanotte dopo che te ne sei andata, ho sentito la tua mancanza. Non avrei voluto farti uscire. Avrei voluto tenerti con me-
Giovanna💞 - Anche io. Non pensarci dai, è stato giusto così-
Rispondo: - È difficile non pensarci, conoscendo la causa. -
Giovanna💞 - Non voglio che ci resti male, non l'ho fatto per ferirti -
Si sente colpevole senza colpa, ma in realtà è causa contro debolezza, la mia.
Rispondo: - Lo so. Senti, ti va di mangiare con me e i ragazzi a pranzo?-
Giovanna💞: - Se non vi creo problemi, volentieri. Dove si mangia? -
Rispondo: - Baia blu. Passo a prenderti io. Andiamo a piedi, non è distante-
Giovanna💞 : - Grazie per tutto. A dopo -
Rispondo: - A dopo terremoto -
Sorrido per le sue risposte, a volte ingenue, a volte composte, possibile che ancora non abbia capito che non crea nessun problema? A maggior ragione quando l'invito parte da me e da noi.
Mi vesto in fretta, maglietta bianca, pantaloni neri della tuta, lascio la finestra aperta, rinfresco il viso, indosso gli occhiali e il cappellino per nascondere i segni della notte passata in dormiveglia prigioniero dei miei stessi pensieri, stanotte mi sono trattenuto con lei, ora mi sfogherò a colpi di racchetta con Piero ed Ignazio.
Bussano.
Come li avessi richiamati eccoli alla porta più puntuali di un orologio svizzero, la cosa strana è che Ignazio si è alzato presto.
"Gian si arruspigghiatu o ti si dimenticato? ( trad. dal siciliano :Gian sei sveglio o ti sei dimenticato?)", l' accento di Ignazio è inconfondibile.
"Sono sveglio. E ho bisogno di sfogarmi", ribatto un po' nervoso.
"Sei solo?", osserva stupito Piero, guardando attorno il vuoto che regna nella stanza.
" Pensavamo...", esordisce Ignazio lasciando la frase in sospeso.
"Questa volta avete sbagliato", un sorriso amaro si delinea sulle mie labbra.
Chiudo la porta trascinandola dietro di me. Senza aggiungere altro, scendiamo a fare colazione.
₪₪₪₪₪
La pioggia di ieri ha rischiarato il cielo e regala oggi, un giorno di sole dal clima mite. La temperatura ideale per un doppio a tennis. Io e Ignazio contro Piero e l'istruttore. La terra rossa del campo viene spazzata dalla brezza marina, la rete è stata tirata. Iniziamo la partita, mi sento carico, ho voglia di liberare la mente, scaricare la tensione.
Le palle si susseguono colpo su colpo, nessuna palla è uguale a un'altra. Ogni volta che mi preparo a riceverne una, devo valutare in una frazione di secondo, traiettoria e velocità, decidere come e con quanta potenza ribattere.
Sembra semplice con le palle da tennis, è nella vita che non sempre riesco a calcolare i tempi giusti, purtroppo finisco spesso per incagliarmi a bordo rete.
L'adrenalina intanto mi elettrizza, si impossessa di me con una tale forza che fatico a contenere, poi scarico il colpo schiacciando come percorso da scossa di corrente, metto a segno un punto, poi due, tre. Io ed Ignazio siamo incontenibili.
L' ultimo colpo è quello di Piero. La partita finisce.
Io e Ignazio abbiamo perso, ma ci siamo difesi con onore.
"Complimenti ragazzi", ci dice l'istruttore prima di allontanarsi salutando. Adesso tocca ad altri calpestare il campo.
Salutiamo anche noi ringraziandolo per la disponibilità, intanto ci portiamo fuori soffermandoci in prossimità degli spalti a quest' ora deserti, per sistemare le nostre cose.
È una giornata strana devo dire, calda e tormentata, una di quelle giornate dove i pensieri mi assalgono non appena cerco un' po' di quiete; recupero l' acqua, me la verso addosso per rinfrescarmi corpo e idee, i ragazzi hanno capito che ho qualcosa di strano, ma non chiedono, fingono di non voler sapere; intanto io mi avvicino ad un pino, poso la sacca e mi siedo sotto la fitta chioma aghiforme crogiolandomi nell'erba fresca appena tagliata del prato, la schiena poggiata contro il tronco.
Chiudo per un attimo gli occhi.
Nel mentre avverto del movimento, un'onda anomala di acqua naturale mi investe in pieno viso. Sussulto imprecando nel mio dialetto, apro gli occhi di colpo e vedo i ragazzi che se la ridono.
" Igna' si a rombacuiun"( trad. dall' abruzzese - Ignazio sei un rompiscatole)
"Ci sei bello addormentato?", chiede Piero scherzoso.
"Chiamalo Auroro o Rosospino, forse ti risponde", trattiene una risata, gli lancio contro la salvietta.
Dei due il primo ad avvicinarsi è Piero.
Prende posto accanto a me pulendosi le lenti degli occhiali:
" Hai giocato bene, dei tiri decisamente ben piazzati", mi osserva rivolgendomi un sorriso cordiale per poi voltarsi e fissare in alto il cielo, oltre la fitta rete di aghi del pino.
" Grazie. Avevo bisogno di scaricare tensione", aggiungo.
" E di che tensione stammu a parla'?", rincara la dose Ignazio, con tono velato di malizia
" Cretino", rispondo secco passandomi una mano tra i capelli, piuttosto malinconico.
Fisso un punto davanti a me, una margherita solitaria che ha resistito al giardiniere. La colgo e senza nemmeno rendermene conto, ne annuso il profumo e mi ritrovo a sperare in qualcosa.
" Gianlu che sguardo sognante. Che ti succede?", chiede Piero con un mezzo sorriso, lui è sempre quello più attento.
"Adesso è diventato Cenerentolo", sghignazza Ignazio, poi continua canticchiando:
" I sogni son desideri.."
"Ma la smetti?", ribatto indispettito
" Matri mia comu si àcitu, nun si pò dirti nenti" ( trad. dal siciliano: Mamma mia come sei acido, non ti si può dire niente), conclude Ignazio sbuffando. Lo guardo consapevole di dover dare una spiegazione. Sospiro.
" Stanotte ho fatto fuggire Giovanna dalla camera", aggiungo tutto d' un fiato cercando di spiegare loro il motivo del mio stato d' animo.
" Minchia Gianlu, ma che giochi fate voi due?", puntualizza Piero sgranando gli occhi.
"Guardie e ladri?", ridacchia Ignazio.
"Ma che giochi, che guardie e ladri, sono serio!", rispondo a tono, per poco non li mando entrambe a quel paese.
"Stanotte mentre stavamo dormendo", alterno lo sguardo sui due," E preciso DORMENDO, giusto per evitarvi battute e frecciatine, ci siamo svegliati e nel pieno della notte si è innescato un meccanismo strano che di strano in realtà non ha niente, insomma...", cerco di trovare le parole adatte per spiegar loro i fatti, vengo interrotto da Ignazio:
" Io non ci sto capendo niente, tu Piè?", scuote il capo Boschetto
" Insomma. Vai avanti Gianlu", mi incita imperioso Barone
" Dunque", prendo un respiro, "Io e Giovanna non siamo ancora arrivati al punto di poter dire di avere una storia, o meglio, c'è tra di noi, ma stiamo insieme da tre giorni, definirla storia è un po' affrettato, figuriamoci poterla definire poi una relazione semplice o lineare, ma non è questo il punto"
"Si. Abbiamo capito. Perciò?", aggiunge Piero.
" In questo momento con lei sento che sto annegando in pochi centimetri d'acqua", rispondo
" Gianlu come sei prolisso! Daglie' ", è Ignazio.
"Che vuoi dire?", chiede Piero fissandomi da dietro le lenti.
"Insomma, voglio dire che quando sono solo con lei, fatico a tenere le distanze"
" Cioè fammi capì." Ignazio mi si para davanti, si accovaccia davanti a me mentre gesticola con le mani.
" Se ho capito bene", dice grattandosi la nuca, analizzando le mie parole quasi fosse Sigmund Freud, " Hai una ragazza sexy con cui stai da poco e con cui vuoi tenere le distanze?", mi fissa con insistenza, " Ma tu nun si normale, tu si tuttu matto"(trad. dal siciliano: Tu non sei normale, tu sei tutto matto), termina guardando Piero.
"Voglio dire che la desidero troppo!", chiarisco con un po' di imbarazzo, in fondo sono sempre stato timido e riservato sulle mie questioni personali. Le considero cose mie, cose da proteggere dall'evolversi degli eventi.
"Mi sembra una cosa normale, se una persona ti prende sia fisicamente che mentalmente, è inevitabile", precisa Piero.
" Dovresti saperlo latin lover", incalza Ignazio, ancora stordito dalle mie parole
" Lo so, ma è una cosa che fatico a controllare, ho provato a spiegarle l'effetto che mi fa, a spiegarle questo disagio interiore, sono istintivo per natura, ma se assecondassi l'istinto adesso con lei, farei un macello e non voglio"
" In effetti", aggiunge Piero squadrandomi.
"Scusa e lei?", chiede spiegazioni Ignazio.
"Ha reagito andandosene", chiarisco abbandonando la testa contro il tronco, poi continuo: "Ha detto che non voleva che questa vicinanza mi facesse soffrire", chiudo gli occhi ricordando la scena vissuta poche ore prima.
"Una scelta ragionata direi", commenta Ignazio inclinando il capo.
"Una scelta coraggiosa aggiungo, di sicuro ha una morale", osserva Piero.
"Secondo me, è tutta una questione di orgoglio", specifico, aprendo gli occhi, ritrovandomi a fissare un angolo di cielo tra le fronde del pino. Non ho mai avuto problemi con le ragazze, ma con lei sembra tutto più difficile.
"Ricordati che se davvero tieni a lei, dovrai mettere da parte l'orgoglio e lei il suo", incalza Piero.
"Sai che ti dico Gian, secondo me su quel muro alzato per il vostro orgoglio finirete per farci l'amore con la A maiuscola", sorride togliendosi la maglia bagnata raccogliendo poi da terra la maglietta asciutta scivolata dalla sacca.
"Impara ad incassare i colpi Gian", mi dice Piero posandomi una mano sulla spalla complice, prima di alzarsi. Allunga una mano in mia direzione, mano che accolgo e mi tiro in piedi. Parlare con loro mi aiuta sempre.
"Pranza con noi?", domanda Ignazio con un sorriso guardandomi.
"Si. Le ho detto che sarei andato a prenderla", rispondo con tono gentile.
Nel mentre ci avviamo alle docce del club.
L' acqua scorre veloce, calda e rassicurante, intanto io penso.
Evento dopo evento, azione dopo azione, davanti ai miei occhi prende forma un percorso strano, un cammino verso Lei non privo di ostacoli e l'orgoglio di entrambi è un ostacolo comune. È strano quanto io e lei siamo simili su più piani, ma qui fatichiamo a trovare un punto di equilibrio. Questa cosa mi infastidisce ed indispone. Senza saperlo, ci ritroviamo complici sensuali della scrittura degli eventi c'è da chiedersi solo il ruolo che ricopriremo e, se questo ruolo ognuno nel cuore dell'altra, saremo in grado di gestirlo senza farci male.
Chiudo l'acqua, mi asciugo e mi rivesto.
Intanto la chiamo.
"Ciao terremoto. Tutto bene?"
"Abbastanza si, appena salita e tu?"
"Non male dai", sorrido.
" Chi ha vinto?"
"È necessario saperlo?", sorvolo sul dettaglio
" Tanto lo sai che lo scoprirò" , ironizza lei
" Ne sono sicuro. Senti parto ora dal campo, dieci minuti al massimo e sono li"
"Va benissimo. Ti aspetto. Bacio"
"Bacione"
Chiudo.
Giovanna 's pov
Scendo nella hall dopo aver indossato il mio abito a righe bianche e blu, semplice lineare, nulla di ricercato o stravagante. Esco dall'albergo con la mia capiente borsa di paglia e aspetto Gianluca, raccolgo i capelli in un'alta coda. A breve lui sarà qui. Mi appoggio con la schiena al muretto respirando il profumo del mare mentre i gabbiani solitari sorvolano il cielo liberi da vincoli, morali o costrizioni.
Stamattina sono scesa in spiaggia, un clima perfetto per riordinare idee e pensieri tra i flutti delle onde che soventi, lambivano i miei piedi nudi immersi nel tepore della sabbia. La spiaggia non è mai stata così vuota come stamane, il tempaccio di ieri deve aver fatto saltare piani e impegni, eppure oggi, dopo la pioggia incessante delle ore precedenti, il clima è stato perfetto per godersi il sole e il mare.
Ripenso intanto nell'attesa, a questa notte strana, nessuno dei due ha fatto nulla di sbagliato in fondo, anzi, Gianluca si è comportato da signore; non capisco allora cosa c'è di sbagliato nel desiderare tanto una persona. Direi tutto o niente, ma chi decide il confine invalicabile tra la luce e le ombre siamo solo noi; lui che mi sfiora e tocca piano la pelle già accaldata dalla sua vicinanza e non si accorge che, con i suoi gesti, ha acceso un fuoco difficile da domare anche per me, è stato difficile guardarlo in quegli occhi incerti ed ammaliatori e lasciargli intendere - no, non si può, non adesso -
Perché ho reagito così? In fondo quel che stanotte ha sfiorato i nostri pensieri, è stato solo il riflesso speculare di ciò che entrambe volevamo, eppure io ho preferito andarmene per non farlo soffrire, dannato orgoglio, dannata paura di confessargli realmente ciò che provo e quel che la sua vicinanza mi scatena. In fondo io sono come lui, solo che lui è stato tanto coraggioso da ammetterlo, io tanto codarda da nasconderlo.
Alzo lo sguardo, ed ecco che lo vedo avanzare sul marciapiede, il suo charme è inconfondibile. Una maglietta blu, occhiali da sole, pantaloni bianchi della tuta morbidi al punto giusto che mio Dio, gli stanno divinamente, la sacca sulla spalla dalla quale fuoriesce Il grip chiaro della racchetta rossa.
Arrossisco immaginando i suoi occhi bellissimi dietro le lenti scure, occhi che stanotte mi hanno guardato con una luce diversa, mi hanno idealmente spogliato poi rivestito, ma nel farlo hanno lasciato una traccia indelebile, è strano sentirmi così instabile e vulnerabile con lui, eppure mi è inevitabile.
Non lo lascio attraversare, gli vado incontro correndo, mi vede, un sorriso si delinea sulle sue labbra mentre posa la sacca a terra e non appena gli volo addosso abbracciandolo, mi stringe forte facendomi girare a 360 gradi stupendosi di questa mia improvvisa manifestazione d' affetto.
"Buongiorno terremoto", mi sussurra felice lasciandomi un leggero bacio sulla fronte.
"Buongiorno Nadal", gli sorrido alzandogli gli occhiali con fare impertinente per poterlo guardare negli occhi, mentre lo paragono al tennista. Mi sorride mordendosi il labbro inferiore, poi continua:
"A cosa devo questo trattamento? Non che la cosa mi dispiaccia sia chiaro", puntualizza.
" Avevo voglia di vederti e di vedermi riflessa attraverso i tuoi occhi", le gote si imporporano, sembro un'eroina romantica dell'800, occhi languidi e sinceri.
"Non potrai mai vederti come ti vedo io, mi sei entrata troppo in profondità", dice con un sorriso dolcissimo, sollevandomi il mento per poi lasciarmi un bacio a sfioro incurante dei presenti, incurante di chi sia al di fuori del - noi due -.
"Senti una cosa, alla prossima alba, vedi di risvegliarti assieme a me, farò il bravo. Promesso. Dormirò anche sul divano se necessario", aggiunge serio, posato.
" Sei sicuro?", chiedo con apprensione.
"Non abbiamo ancora molto tempo per viverci così come ora", la voce malinconica, l'ombra del distacco si presenta al nostro orizzonte, lo so, ne sono consapevole, tra meno di una settimana saremo lontani, "Non voglio affrettare i tempi, non voglio forzare nulla, ma davvero, resta con me", chiede con tono sincero.
"Se davvero lo vuoi, resterò", gli dico con una sicurezza che non credevo di possedere. Stanotte per colpa sua, per colpa del suo sguardo, dei suoi modi, non ho chiuso occhio, sentendomi incredibilmente in colpa per ciò che gli stavo inconsapevolmente facendo. Una notte che mi ha lasciato dentro un vuoto, un vuoto che non pensavo di provare, non con lui visto che di fatto, stiamo insieme da tre giorni. I nostri sguardi si incontrano, il suo sorriso è radioso.
"Andiamo, ci stanno aspettando", aggiunge recuperando la sacca e prendendomi per mano.
Camminiamo l'uno accanto all'altra, le mani intrecciate che si cercano e si stringono. Giochi di sguardi mentre parliamo e ridiamo, mentre ci raccontiamo aprendoci l'uno verso l'altra. In questo momento perfetto voglio perdermi nell'immensità del cielo con l'idea che sia la giusta prospettiva di noi. I nostri passi avanzano sulla terra, le nostre emozioni attraversano invece, il cielo sereno d' Abruzzo.
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Raggiungiamo il ristorante Baia blu, isole floreali all'entrata adorne di Gerbere rosse indicano il percorso da seguire. Attraversiamo un arco in pietra sorretto da due statue di sirene che si ergono a silenziose guardiane, poi saliamo una scala sempre in pietra, fino a raggiungere una splendida terrazza vista mare. Individuo i ragazzi sul fondo della sala, li saluto con un cenno, cenno a cui rispondono, resto appena dietro a Gianluca e nel mentre ci si fa incontro la cameriera di turno che ci accompagna al nostro posto sfilando tra i tavoli. Nel mentre uno sguardo attorno, uno spazio non troppo grande con una ventina di coperti, il nostro tavolo rotondo appena più distante degli altri per garantire una parvenza di privacy.
Gianluca da vero cavaliere, mi sposta la sedia in vimini con un comodissimo cuscino blu per farmi accomodare, accanto a me Piero.
Lo ringrazio, risponde con un sorriso.
"Chi ha vinto a tennis? Gian non ha voluto dirmelo", chiedo gentile.
"Certo che non te lo ha detto, orgoglioso com'è", ribatte Piero fingendo indifferenza.
"Che hai combinato?" , il mio tono sa di rimprovero mentre mi volto a guardarlo.
" Ha vinto Federer", aggiunge Ignazio mordendo nervosamente un pezzo di pane indicando Piero.
"Però Gianluca ha giocato bene, si è proprio scatenato", precisa Piero.
" Sul serio?", rispondo cantilenando.
Annuisce con un mezzo sorriso.
"Doveva sfogare gli istinti e così ha fatto" , aggiunge Ignazio fissandomi con i suoi occhi color cioccolato.
Arrossisco violentemente. Mi sento maliziosamente tirata in causa.
Ordiniamo un antipasto di mare. Poco dopo si avvicinano due tipi piuttosto bizzarri, uno dei due mi sembra di averlo già visto: alto, forse come Ignazio, biondo, occhi castani, occhiali. L' altro moro, più basso del primo, pizzetto e occhi blu.
" Buongiorno ragazzi! Posso chiedervi una foto se non disturbiamo?" , domanda quello più vicino a me, il moretto.
I ragazzi annuiscono con un sorriso.
A questa richiesta, mi alzo dalla sedia facendo posto ai due. I tre mi osservano intanto con curiosità.
" Ve la scatto io la foto se vi fidate", esordisco con un mezzo sorriso. Un modo come un'altro per non interferire con il loro mondo fatto di musica.
Intanto il biondino mi guarda, mi fissa.
Io ricambio lo sguardo per un istante, non soffermandomi troppo.
"Io ti ho già vista.", si avvicina scrutandomi con più insistenza, mi porge il telefono da dietro.
" Tu credi?", chiedo con curiosità, di fatto è un volto che credo di aver già incrociato. Intanto lui prende posto dietro i ragazzi.
" Ma certo Davide! È la ragazza che hai scambiato per Asia!", esordisce il moretto con un sorriso ed ora la memoria riaffiora. Il tizio dell'albergo durante l'aperitivo in piscina.
Ignazio, Piero e soprattutto Gianluca, mi guardano con palese curiosità.
" Si! Mi ricordo! Hai trovato la tua Asia?", chiedo mentre scatto la foto.
"Si. Grazie!", sorride felice.
Ritorna da me prende il telefono ringraziando i ragazzi insieme all'amico.
Scambiano qualche parola.
Mi siedo nuovamente al mio posto, nel mentre prima di allontanarsi, ritorna da me.
" Non sapevo conoscessi Il Volo", chiede stupito.
"È una nostra amica", mi salva in corner Ignazio, risparmiando domande troppo scomode dirette e personali.
Annuisco.
" Ah ok. Avrei giurato fossi la ragazza di uno dei tre", esordisce curioso, guardo intanto Gian che mostra un po' di nervosismo.
Non aggiungo altro, mi limito a sorridere gentile. Dal canto suo Davide continua a fissarmi.
" Ciao ragazzi, grazie ancora. E ciao anche a te", mi fa l' occhiolino.
I ragazzi ricambiano e i due se ne vanno.
Fisso il mio piatto. Ho un blocco allo stomaco. Sono silenziosa, con la mia presenza tra di loro ho alimentato gossip e pettegolezzo e se Davide fosse stato un paparazzo?
"Giò.", mi richiama Gian vedendo la mia espressione assente
"Bedda che hai?", continua Ignazio.
"Io... io non volevo creare motivo di pettegolezzo. Mi dispiace", rispondo con amarezza.
Piero mi posa una mano sulla spalla:
"Ma che pettegolezzo!", aggiunge dandomi coraggio.
"Mi spieghi perché ti fai tutti questi problemi?", scatta Gianluca nervoso, ed io al suo tono sobbalzo.
" Lo so"
" No che non lo sai!", battibecca sbuffando.
" Gianluca...", pronuncio la sua voce con tono tremulo, sono turbata dal suo modo di reagire.
" Hai così paura di stare con noi? Di stare con me?", chiede imperioso, Ignazio e Piero fingono di non ascoltare ma hanno entrambi le orecchie tese e il menù al contrario.
" Non si tratta di paura. In questo momento prima che tu reagissi così, ero la persona più felice di questo mondo!", gli rispondo senza mezze misure mentre gli occhi mi si fanno lucidi.
Gianluca mi fissa, mi osserva con durezza, ma poi si rende conto dell'esagerazione del suo impulso, come se si fosse fatto un esame di coscienza, si addolcisce, ha capito che ha esagerato. Allunga una mano verso di me.
" Gio' scusami, io...", è lui ora a sentirsi a disagio, lo guardo per un attimo mentre dentro ribollo.
" Non mi faccio problemi perché sto con te o perché sono con voi, mi faccio problemi perché non voglio creare fraintendimenti o smentite davanti a quelli che potrebbero farvi male con le parole. Sono una fan è vero, ma tengo a te e a voi due più di quanto crediate.", lo dico, lo penso davvero.
I tre mi guardano ed io sprofondo nel cuscino blu della sedia per cercare di non sentirmi così esposta ai loro occhi, soprattutto agli occhi di Gianluca.
" Lo sapevo che eri strana", aggiunge Ignazio con un mezzo sorriso che sa di complicità.
Piero scuote la testa incredulo.
Gian mi osserva in un tacito silenzio, ma in quel suo silenzio, i suoi occhi luminosi tradiscono un lampo, un'emozione che a parole non si può spiegare. Solo ascoltare.
Gianluca 's pov
L'aria e il profumo del mare invadono il mio viso, passiamo tra la vegetazione scarsa, ancora qualche metro per arrivare sulla spiaggia. I piedi scalzi sulla sabbia fresca e morbida, le dita che sprofondano tra l'infinito di questi granelli e gli occhi di lei che guardano il cielo azzurro. Il rumore delle onde e il vento ci accolgono, mentre sorridiamo tutti e quattro felici. La sua mano stretta nella mia.
Arriviamo in prossimità del luogo dell'intervista, ad attenderci Michele e Barbara seduti al caffè del Porto. Giovanna ci segue mantenendo una certa distanza, Torpedine le fa cenno di fermarsi con loro.
Io , Ignazio e Piero, andiamo a prepararci. Scorgo un sorriso sul suo bellissimo viso abbronzato prima di sparire oltre le quinte improvvisate, un viso dove i suoi occhi risplendono di un vivido verde mare mentre prende posto nella fila dietro Michele e Barbara
Un'addetta intanto ci chiama. Trucco e parrucco per una rapida sistemata, a breve si inizia. Con noi oggi ospite ci sarà anche Gianna Nannini, colei che ha contribuito con le sue parole al testo di Musica che resta. Una delle nostre canzoni che preferisco. La incrociamo nel corridoio tra le quinte un cenno di saluto, ci rivedremo poi.
Scatta l'ora di entrare in scena.
Saliamo sul palco del caffè del Porto con uno sfondo naturale vista mare pazzesco.
Prendiamo posto tra gli applausi e le presentazioni di Gisella, la sexy presentatrice del programma Roseto live summer.
Intanto che lei mostra un video dei nostri ultimi successi, scorgo tra il pubblico il viso di Giovanna, sorride. Vorrei essere lì con lei in questo momento, mi sembra così fragile e spaesata seduta tra tanti personaggi di spessore, eppure lei c'è, elegante e composta nel suo modo di essere.
Intanto la presentatrice inizia la sua intervista, ritorno su Gisella.
Parliamo del più e del meno, della nostra musica, dei nostri concerti, delle nostre passioni. Vengono mostrati spezzoni del video girato a Matera per la televisione Americana, commentiamo insieme questi attimi indelebili, da sempre non sono mai i giorni ad essere ricordati, quanto invece gli attimi. Ogni tanto a mettere brio qualche battuta, soprattutto da parte di Ignazio, tra applausi, commenti e risate.
Poi è il momento delle domande irriverenti del pubblico, proprio quelle che non ti aspetti e ti investono come uno tsunami, quelle domande o curiosità da spina nel fianco per ogni artista, che puntualmente vengono poste e alla quale non puoi non rispondere.
Una domanda. Tre risposte.
Le prime domande sono generalizzate sul gruppo, dalla peggior figuraccia fatta, al peggior litigio o dispetto fatto o subito. Ci chiedono i nostri pregi, i nostri difetti, tra risate e battibecchi rispondiamo a tono, mantenendo rigore e rispetto.
Poi arrivano le domande delle preferenze, dal cibo preferito, agli attori preferiti, le canzoni che ascoltiamo e via dicendo; ma non sono queste le domande più pericolose, quelle che ti colpiscono di lato, ad un fianco, riaprendo magari ferite che credevi rimarginate. Le domande quelle più difficili da gestire, sono quelle che minano la privacy e mettono imbarazzo.
Una ragazza ci chiede il nostro ideale di donna:
Ignazio è il primo a rispondere, in questo momento giurerei stia pensando ad Alessandra:
" La mia donna ideale dovrebbe essere sensibile, intelligente, ma soprattutto semplice"
Poi Piero: " Adoro lo sport, quindi direi che dovrebbe essere sportiva, come me, poi dolce e sensibile e dovrebbe saper cucinare gli spaghetti ai ricci di mare", lui passa sempre per il più freddo e meno coccolone, ma in realtà ha un cuore tenero.
Ed ecco il mio turno. I ragazzi si voltano verso di me, sono curiosi di sapere cosa dirò vista la situazione che sto vivendo.
Ignazio fa un sorrisino lisciandosi la barba, Piero scuote la testa, entrambi sanno cosa sto passando e lei è qui, tra il pubblico:
"Non ho un ideale preciso, ma dovrebbe essere elegante, sensibile e complice, dovrebbe riuscire a capirmi con uno sguardo", dico. Vorrei voltarmi, vorrei vedere il suo viso, ma mi trattengo, mi soffermerei troppo su di lei.
Ignazio ribatte:
" La donna che riuscirà a capirlo con uno sguardo visto il suo carattere, dovrebbe essere fatta Santa subito", mi guarda, mi sfida, so che questa situazione lo diverte," scherzi a parte, Gianluca è buono, ma è molto testardo."
" Effettivamente", ribatto con un certo imbarazzo. L' intervista prosegue, qualcun' altro chiede se siamo innamorati.
Ignazio risponde sempre per primo:
"Purtroppo al momento no, ma se capita, non mi tiro indietro", dal pubblico le fan si sbracciano per farsi notare.
Poi Piero: " Al momento sono single, ma in realtà non la sto nemmeno cercando"
Altra ovazione del pubblico.
E rieccomi: " Io posso dire di avere qualcuno nel cuore, qualcuno di importante, ma al momento non mi pronuncio."
Giovanna 's pov
Ascolto l'intervista dei ragazzi, sono simpatici, divertenti, sono amati. Tutto questo aspetto si percepisce dal calore che il pubblico riversa su di loro.
Ascolto le domande, annoto mentalmente le risposte, soprattutto quelle di Gianluca che intrigano. Ma quando si tocca l'argomento donne, sentendo la risposta di Gian, il mio cuore sussulta.
Fra il fragore della folla, cerco di identificare il suo sguardo, lo trovo, lo incrocio per un breve istante, uno sguardo solo nostro. Attorno l'illusione di essere soli in mezzo a tanti, la capacità di riunirsi, ritrovarsi, felici insieme. Siamo strani noi due, così diversi ma così simili, due controparti con un'intesa speciale, strana, totalitaria. Certe intese non si hanno con chiunque e vanno oltre l'attrazione fisica.
Gianluca è bello, non si può negare, anche Piero ed Ignazio hanno il loro perché, ma Gian mi è entrato dentro, mi ha preso l' anima.
Mi porto una mano al petto, gli occhi si fanno lucidi, la mano di Barbara seduta davanti a me, si sporge, mi sfiora ed io la stringo forte cercando di non farmi notare. Sono incredula e stupita, mi sento addosso una sensazione che mi fa provare forti brividi lungo tutta la spina dorsale, solo al pensiero che quelle parole siano per me, tremo. Contro i sentimenti sono completamente disarmata, poiché questi esistono e basta, sfuggono a qualunque censura, non ho alcun potere su di loro, arrivano, colpiscono, segnano e restano.
L' intervista è quasi finita.
Ultime domande, ultime curiosità, ultime risate.
Poco dopo la conduttrice Gisella, invita i ragazzi a cantare prima dell'arrivo dell'altra ospite. I tre si alzano in piedi facendo un baciamano alla conduttrice che di fatto ne subisce il fascino, soprattutto quello di Ignazio, tutti e tre sono belli come un tramonto estivo, freschi come la brezza primaverile. Li adoro ma dopo questa vacanza, avrò un motivo in più, anzi tre buoni motivi in più per seguirli: Siamo amici, prima ancora che io sia etichettata come la ragazza di Gianluca.
Parte la base. La prima canzone è Fino a quando fa bene
E ti sei mai chiesto dove vanno a finire le parole non dette
Quei baci non dati, chissà se qualcuno li ha mai trovati
Tra me e Gianluca è iniziato tutto così, parole non dette poi uscite, baci sperati...
Forse questo è l'amore, inciampare per caso nel cuore di un altro
E non farsi mai male, che potresti restarci sdraiato per ore
Fino a quando fa bene, fino a quando fa bene
Non so se tra di noi ciò che ci unisce sia amore, io credo di si, ma tre giorni sono pochi per capirlo davvero. Sta di fatto che tra le sue braccia, ci starei per ore.
Ti amerò, come nessun altro al mondo
Fino a quando hai bisogno, fino all'ultimo giorno
Ti amerò, senza smettere un secondo
Fino a quando c'è tempo
Fino all'ultimo sguardo
Ti amerò, fino a quando fa bene
Fino a quando fa bene
Che cosa siamo da soli
Se non frasi incomplete, canzoni mai scritte
Un viaggio mai fatto, per la paura di perdersi lungo il percorso
Lui è la mia metà. La mia controparte maschile. Dovrò avere il coraggio di seguire il mio cuore e il mio istinto. In qualche modo, entrambi sapranno che cosa voglio realmente da noi.
Ma tutto questo coraggio l'ho scoperto da quando cammino al tuo fianco
Perché sei riparo, dentro il fuoco dei giorni il mio passo è sicuro
Fino a quando fa bene, fino a quando fa bene
Ma avrò abbastanza coraggio come cantano loro, per resistere alle tempeste che arriveranno? Lo so che non sarà facile stare con lui.
Ti amerò, come nessun altro al mondo
Fino a quando hai bisogno, fino all'ultimo giorno
Ti amerò, senza smettere un secondo
Fino a quando c'è tempo, fino all'ultimo sguardo
Ti amerò, fino a quando fa bene, fino a quando fa bene
E questo amore addosso copre tutti i lividi
Non c'è nessun altro posto se non qui
Perché quello che conosco viaggia nei tuoi occhi
Non esiste un altro posto via da qui
Grazie a lui, vecchie ferite si sono rimarginate, adesso non vorrei essere in altro posto che restare stretta fra le sue forti braccia
Ti amerò, come nessun altro al mondo
Fino a quando hai bisogno, fino all'ultimo giorno
Ti amerò, senza smettere un secondo
Fino a quando c'è tempo, fino all'ultimo sguardo
Ti amerò fino a quando fa bene, fino a quando fa bene
Lo strascico delle ultime note arriva, come lo scrosciare delle onde in sottofondo.
Poi la conduttrice chiede ai ragazzi di introdurre il secondo ospite della puntata, Gianna Nannini. Viene chiesto loro quindi di cantare Meravigliosa creatura e qui mi congelo all' istante.
Quel pezzo è quello che ultimamente Gianluca non riusciva a cantare. Come me anche Piero ed Ignazio capiscono la situazione, si scambiano uno sguardo d' intesa, poi guardano Gian seri, sembrano volergli chiedere - Ce la fai? -
In risposta lui sorride, si volta verso di me io annuisco come a dargli forza, come a dirgli credo in te, lui annuisce voltandosi quindi verso i ragazzi come a rispondere
- Ce la faccio -
Parte la musica, la prima strofa è quella di Gianluca. Chiudo gli occhi incrocio le mani, pregando che sia davvero così, ed ecco che le parole escono dalle sue labbra con una tale intensità e dolcezza che nemmeno immaginavo.
La canzone finisce.
L' intervista è finita, i ragazzi sono stati strepitosi. Prima che si spengano i riflettori su di loro, mi allontano salutando Barbara e Michele. Qualcuno nota la strana confidenza conoscendo i due personaggi con cui sto parlando, quando mi allontano qualcuno mi squadra, qualcuno mi osserva. Cerco di rendermi invisibile sgusciando anonima tra le sedie.
Nel farlo, ne urto con il piede due impilate, queste cadono su un gruppo di sedie sottostanti creando non poco rumore. In questo momento in cui sono di spalle, mi sembra di avvertire tutt' attorno la musichetta dello squalo.
-Sia mai che io non faccio figure? -
È piombato il silenzio. Uno di quei silenzi pesanti.
" Scusate" bisbiglio voltandomi piano chinando il capo rea di aver disturbato.
Gisella la conduttrice chiede dal palco se sia tutto apposto trattenendo una risata, io rossa come un gamberone bollito in una pentola a 40 gradi, annuisco, muta.
Vedo i ragazzi ancora sul palco soffocare una risata, non mi offendo anzi, la prendo con ironia, dopo un eterno minuto di notorietà inversa, arretro cauta, mi allontano congedandomi nel più totale anonimato. Mi rifugio dentro una cabina del Bagno della spiaggia e attendo che tutto sia finito.
Possibile che io non ne combini mai una giusta?
Mentre sono rifugiata nella cabina, rannicchiata sulla panca come un gatto ferito, mi arriva un messaggio: Mara
- Sto seguendo l'intervista dei tuoi idoli, a quanto pare il tuo Amore segreto, Gianluca; ha una ragazza nel cuore. Sarà ancora la mora con cui ogni tanto scattava foto? -
Sogghigno consapevole, Mara non sa che cosa è successo qui. Rispondo:
-Davvero? Devo recuperare l'intervista! -
Risponde lei:
-Certo che sono proprio tre bei fanciulli, io adoro Piero. Sai hanno anche inquadrato di spalle una ragazza che ha creato un po' di casino, mi sembravi tu, ma so che non è possibile-
Leggo e subito vorrei sprofondare, consapevole della mia posizione
-Sul serio? Non credo sia possibile- mento.
Altro scambio di battute, poi mi saluta perché deve rientrare al lavoro.
Poso il telefono nella borsa. Lei è la mia migliore amica, a lei dico tutto, sa tutto di me ed io di lei; ma per Gianluca ancora non voglio dirle niente al telefono, vorrei raccontarglielo di persona.
Mi abbandono ai pensieri, alle stranezze della vita, alle situazioni impreviste; mi massaggio la caviglia livida, intanto il mio cellulare inizia a suonare.
-Gianluca-
Gianluca 's pov
Assieme ai ragazzi, raggiungiamo la zona cabine, l'abbiamo vista andare di qua, era imbarazzatissima.
Compongo il suo numero.
Sento un cellulare suonare, parte Musica che resta, credo proprio che sia la sua.
Sorrido e con me anche Piero ed Ignazio.
Percorriamo avanti e indietro la fila cercando di individuare dove sia, intanto risponde.
" Ciao Gian"
" Terremoto ti sei fatta male?"
" No..."
Piero individua per primo il suo rifugio.
" Dove ti sei cacciata?"
" Hai presente le cabine da spiaggia bianche a strisce azzurre? "
Busso in quella dove sento provenire la sua voce, nel mentre riattacco.
" Gian?", mi chiama.
Poco dopo sento la sua voce rispondere:
" Occupato"
" Gio' sei qui?", busso di nuovo posando la schiena alla cabina accanto, nel mentre fisso il mare agitato, poi volgo lo sguardo su Piero ed Ignazio, un loro movimento mi attira, li vedo prendere posto ad un tavolino rosso davanti alle cabine, si mettono comodi e osservano la scena quasi fossero al cinema.
Rido del loro atteggiamento.
" Non c'è niente da ridere", è Giovanna a rispondere.
" Non rido per te, ma per i ragazzi", mi affretto a chiarire.
" Lasciami qui", il suo tono è mortificato.
" No ", ribatto." Apri"
Sento lo scrocco della chiave.
La sua testa fa capolino dalla porta, mi prende per la maglietta
" Ma che fai?", ridacchio con sorpresa.
Intanto Piero ed Ignazio se la ridono.
Mi tira dentro chiude nuovamente.
Osservo il suo viso ombroso, nella penombra della cabina rischiarata solo da una piccola finestra ad oblò sul dietro, nel piccolo spazio avverto il suo profumo misto a salsedine.
" Gio', tutto ok?", chiedo premuroso
" Insomma", risponde atona.
" Non hai fatto apposta", cerco di sdrammatizzare.
" Appunto. Volevo essere anonima, invece mi sono guadagnata un minuto di notorietà inversa"
Mi avvicino, le accarezzo una guancia bollente.
" Usciamo dai", dico, ma comprendo il suo punto di vista.
Allungo una mano, mi accenna un sorriso la afferra e la tiro in piedi, nel farlo vedo che fa una smorfia, vacilla e perde per un attimo l'equilibrio, si appoggia al legno della cabina per non cadere.
La guardo preoccupato.
" Solo una botta ", specifica.
Mi affretto ad accoglierla tra le mie braccia.
" Hei", la guardo cercando la verità nei suoi occhi. E come ogni volta che li incrocio, mi sale la voglia di restare chiuso con lei in questa angusta cabina. Cerco di non pensarci.
" Fammi vedere la caviglia"
" Tranquillo, sto bene"
Mi accovaccio a terra, sospiro mentre tasto la sua caviglia.
" Hai ragione, solo una botta, ma dovresti non starci sopra troppo."
Annuisce, poi mi rialzo.
Siamo vicinissimi, un raggio di sole penetra dal vetro dell'oblò, la colpisce in viso, alza una mano per ripararsi, una strana alchimia si impossessa di me.
Le passo una mano dietro al collo spostandola dalla traiettoria del raggio, mi sporgo verso di lei e cerco le sue labbra.
Lei le accoglie dapprima con titubanza, poi si ammorbidisce, il bacio si fa più sensuale e le mie mani scivolano sul suo fianco e un po' più in giù. L' atmosfera si scalda.
Nel mentre qualcuno bussa alla cabina.
" C'è qualcuno?", la voce di Ignazio ci riporta alla realtà. Mi scosto da lei scivolando con la mia testa sulla sua spalla, il mio ciuffo le solletica il viso. Ridacchia
" Tempismo perfetto", esordisco, non stupendomi.
" Per forza, se non intervengo io qua, tra un po' uscite in tre", a quanto pare Ignazio si è ricordato le mie parole a proposito del desiderio, in sottofondo, sentiamo da fuori Piero ridacchiare.
" Riesci a camminare?", chiedo strappandole un ultimo bacio.
Annuisce.
Zoppica un po' ma si appoggia a me.
" Posso?", chiede timidamente, come se avesse paura di un rifiuto.
" Devi", le ordino con garbo.
La porta si apre e usciamo incrociando gli occhi indagatori di Ignazio.
" Che facevate la dentro?"
" Top secret", rispondo mentre prendiamo posto al tavolino.
Ordiniamo da bere.
₪₪₪₪₪
Salutiamo i ragazzi, ci accordiamo per vederci a cena. Loro rientrano, noi restiamo a goderci e a concederci, il nostro momento perfetto, queste ore imperfette che volgono al tramonto.
Camminiamo liberi come gabbiani, la sua caviglia non le crea problemi, in caso sarò pronto a sorreggerla. I nostri piedi segnano metri su questa bianca distesa di sabbia, girovaghiamo senza meta, tenendo comunque i riferimenti cardinali, ogni tanto ci perdiamo in qualche particolare, osserviamo una conchiglia, una bandiera, un aquilone sfuggito alla mano per raggiungere il cielo. Ci fermiamo a guardare con palese interesse, alcuni signori in là con gli anni rispetto a noi; vecchi lupi mare seduti sul pontile in lontananza intenti a pescare.
In alcuni tratti la sabbia diviene ghiaia, ne avverto la dura consistenza ad ogni passo, i piedi nudi percepiscono sensazioni contrastanti, caldo dei sassi, freddo dell'acqua, in un flutto d'onda il mare, raggiunge le nostre caviglie, ridiamo, siamo in sintonia, questo tempo è solo nostro; di Gianluca e Giovanna.
Arriviamo in fondo alla battigia, ad aspettarci solo gli scogli, ci sediamo un po' distanti dagli altri passanti, per riposarci un attimo. E poi restiamo qui così, abbracciati nel silenzio dei nostri respiri, con il sole che continua a scaldare e brillare sulla nostra pelle e mi godo questi momenti di beata serenità, con Lei.
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