Capitolo XII: Notte di note...stonate.
-Aveva calcolato tutto il destino nella sua partita, tranne i sentimenti. E i sentimenti si sa, fanno sempre saltare il banco- Cit.
08 Agosto
-Un soffio caldo mi sfiora il viso, sulla bocca il sapore morbido di un bacio dato a fior di labbra, una sensazione bellissima, un sogno che sembra reale.-
Qualche ora dopo
Sento caldo, mi scopro un po', mi risveglio, avverto un profumo famigliare, fuori è buio, apro leggermente gli occhi e rischio di rimanere accecata dalla luce d'una lampada. Mi rendo conto che ho dormito ma...non ero in piscina? Mi giro nel letto, eppure questa stanza ha un qualcosa di strano, mi ricordavo la poltrona alla mia sinistra e qui invece sembra tutto invertito, o forse sono io che ho dormito storta, mi siedo nel letto gli occhi mezzi chiusi e mezzi aperti, ci vedo bene stranamente, da quando dormo con gli occhiali? Mi tiro a sedere, guardo la grande porta finestra davanti a me e, sul divano...divano? , vedo qualcuno mezzo sdraiato a petto nudo, sbatto gli occhi più volte e poi caccio un urlo.
" Ahhhhhhhh"
Poi tutto accade veloce.
La figura nella penombra scatta dal divano, facendo cadere a terra qualcosa.
"Ma che cazzo!" guarda in mia direzione, prendo il cuscino e lo tiro proprio addosso alla figura, cerco l'altro cuscino sempre urlando e tiro anche quello, prendo il telefono dal comodino e sto per tirare anche quello quando la figura si butta sul letto tuffandosi, mi raggiunge fermando appena in tempo il mio braccio, cerco di allontanarlo scalciando. " Hei Ferma! Fermati! Ma sei normale?", il tono è allarmato. " Giò, sono io, sono Gianluca!" Quando sento la voce, smetto di dimenarmi, mi blocco ma sono spaventata. Non lo vedo bene in viso. Si sporge su di me, sento il suo respiro caldo sul collo, sento un corpo scivolare sul mio per allungarsi e accendere la luce sopra la testata del letto, non appena la stanza si illumina, lo vedo, lo riconosco, me lo ritrovo addosso, i nostri corpi a contatto, il suo viso molto vicino al mio. Occhi negli occhi, respiri che si sfiorano, schiudo le labbra sorpresa, il mio cuore sta per esplodere.
" Hei terremoto...va meglio? "
Mi guarda preoccupato per un lungo istante, lo fisso intrappolata dal suo sguardo, catturata dai suoi occhi. È serio, ma non abbassa il suo sguardo, si scosta da me,le sue mani cercano le mie, lo guardo nuovamente con gli occhi sbarrati .Mi prende entrambe i polsi.
"Calmati Giò, stai tremando. Sono io". Insiste dolce.
" Sei tu...", mormoro con un filo di voce, le mani bloccate dalle sue, cerco di alzarle, me lo permette, gli prendo il viso e, lo guardo come ad avere un'ulteriore conferma; non ho mai visto niente di più bello. L'idillio però viene interrotto da un mio momento di lucida follia, un qualcosa si accende nella mia testa.
"Gian", inizio piano, lasciando la presa sul suo viso, "Cosa cavolo ci faccio qui..." il tono si alza, "...nel tuo letto, mentre tu sei mezzo nudo su quel divano..", sembro un' isterica ma ponderata. " Spiegami che cosa abbiamo anzi no, cosa ho combinato." Esibisco un sorriso molto tirato cercando di mantenere la calma, lui lascia la presa sui miei polsi, resta in ginocchio sul letto davanti a me. Mi guarda.
" Nulla." Risponde calmo.
"Senti sarò diretta. Dimmi che non siamo andati a letto insieme", chiedo schietta a labbra strette.Non che la prospettiva non mi esalti, anzi, sarei ipocrita a pensare il contrario, ma certe parti vorrei anche evitarle, soprattutto con un cantante famoso, soprattutto con colui che mi piace ma che, non posso avere.
-Cazzo Giò. Cosa ti sei bevuta?- mi passo una mano tra i capelli. Gianluca è ancora davanti a me mi guarda dapprima con diffidenza, poi mi scruta assottigliando gli occhi.
"Cosa?", esordisce sorpreso, trattiene una smorfia e aggiunge: "E secondo te, se fosse anche accaduto, tu saresti vestita nel mio letto ed io mezzo nudo perché fa caldo, a dormire sul divano?", conclude con malizia, percepisco una nota stonata però nelle sue parole, arrossisco violentemente per la mia ingenuità, poi scoppia a ridere di gusto, una di quelle risate che ti contagiano, ti rubano l'anima e ti fanno sciogliere. A questa reazione mi rilasso un poco. Ma sono altre le emozioni che entrano in ballo.
"Scusami...non ci sto con la testa" e la causa è indirettamente lui, biascico imbarazzata fino alla punta dei capelli, abbassando lo sguardo. "Devo esserti sembrata una povera scema, ma..."
"Shhhhh" mi dice, posando il suo indice sulle mie labbra umide, un contatto imprevisto che dura il battito di un attimo ma che lascia la sua impronta.
"Capisco il tuo scenario, non colpevolizzarti, non hai combinato proprio niente e posso spiegarti tutto"
"Meno male...", sospiro portandomi una mano sul cuore.
Detto ciò, mi racconta cosa è successo tra la piscina e il fatto di essere qui in camera sua, proprio nel suo letto.Ora tutto torna, ora tutto ha un filo logico.
"Sono proprio stupida". Abbasso le spalle depressa, incrocio le gambe. Mi chiudo in me stessa.
"Non lo sei, ma hai avuto i tuoi motivi per pensarla in un certo modo" dice, facendomi coraggio. Con la sua mano, mi alza il mento.
-Ecco. Perché tra tutti, tra tutte le persone presenti allo spettacolo e, in quella sala proprio con lui doveva accadere questo? - Sospiro ancora incredula, di come il destino si stia prendendo gioco di me.
È piombato il silenzio su di noi, un silenzio imbarazzante che però ci vede complici.
Spezzo io per prima il velo muto dietro questo contatto.
"Mi dispiace di averti tirato addosso i cuscini, mi dispiace di averti rubato il letto, scusami se ti ho rovinato una serata e, il riposo", la mia voce è bassa, dispiaciuta.
"Non hai rovinato proprio nulla, smettila di sentirti in colpa". Scioglie il contatto, sembra nervoso, " Basta paranoie, per favore, non devi farti problemi, non con me almeno. Ciò che è accaduto, è accaduto. Non hai fatto del male a nessuno, non hai voluto tu essere qui...", aggiunge alzando la voce e proprio su quel, non hai voluto tu essere qui, si accentua, sembra davvero infastidito, poi mi osserva, sospira e riprende a parlare con meno enfasi: " Mi farai uscire matto, lo so" . Lascia cadere le sue braccia sul letto abbandonandosi al materasso, esausto o semplicemente frustrato.
Si alza dalla sua posizione, raggiunge la porta finestra, scosta le tende e la apre per poi uscire sul balcone senza dire niente. Non so che dire o fare, la chiave della mia stanza è in reception, non l'ho presa. Mi alzo e a piedi nudi lo raggiungo, ma resto sulla soglia, la brezza della sera è fresca, il cielo è rischiarato dal pallore di una splendida luna piena. Mi ritrovo a fissare la sua schiena nuda e, non solo; resto in silenzio senza dire nulla, rispetto il suo momento lo capisco, anche io sono così a volte. Come se avesse avvertito la mia presenza, si volta. Si appoggia alla balaustra con le braccia, me lo ritrovo davanti. È serio, riflessivo ed incredibilmente affasciante:
"Domani parto", mi dice ed io schiudo le labbra sorpresa. Va via? Perché? Piero ha detto che si sarebbero trattenuti ancora per un po', assottiglio gli occhi e lo guardo muovendo alcuni passi verso di lui, poi mi fermo.
"Parti? " , domando con palese curiosità.
Annuisce, "Torno a Montepagano"
"Ah. Capisco" Abbasso lo sguardo dispiaciuta, so che tornerà perché domenica hanno un concerto di beneficenza, amarezza però mi prende, mi stringo nelle braccia coperte dalla camicia ma ho freddo, rabbrividisco, ma è più un gelo interiore. Strano.
"Ho delle questioni da risolvere", aggiunge pacato voltandosi di fianco, osserva un qualcosa che non so, forse la luna, o semplicemente un pensiero gli sta attraversando la mente ma non sono convinta di volerlo sapere.
"Ok..." , è tutto ciò che riesco a rispondergli, anche se vorrei fargli mille domande. E gli e le faccio.
"Questioni importanti?" , chiedo.
"Lo sono per me", risponde.
Giovanna :" Posso esserti d' aiuto?"
Gianluca: "Non credo" , chiaro. Telegrafico.
Mi muovo verso la balaustra, gli passo accanto, mi segue con lo sguardo.
Appoggio i gomiti sul freddo corrimano mentre lui resta nella sua posizione. Siamo fianco a fianco, vicini eppure lontani ma, va bene così.
Giovanna: " Sai, io credo che se si osservano abbastanza da vicino i problemi, ci si accorge che a volte siamo noi stessi parte del problema. Tutto sta al modo in cui uno li affronta"
Gianluca: "Il tuo ragionamento non è sbagliato, ma a volte ci sono situazioni che si sono create, che sono influenzate dalla parte più nascosta di noi, non sempre è facile destreggiarsi tra i pensieri , soprattutto se questi sono contraddittori "
Fisso la luna nel cielo. Capisco quello vuol dire, io stessa ho un problema, il mio problema è proprio qui accanto a me. Sono consapevole della differenza tra me è lui, lui è famoso, io non sarò mai alla sua altezza; lui è bello da morire, ha un milione di donne che lo vorrebbero, io sono normale e le mie storie si contano sulle dita di una mano, lui macina miglia volando, io faccio chilometri con la macchina, lui incanta con la sua voce i palchi di tutto il mondo, io gracchio nella doccia 90 centimetri per 1 metro di casa mia...eppure...lui è la mia contraddizione, credo di provare qualcosa per lui e, non è solo l' amore di una fan, no, c'è in ballo altro forse, vorrei scoprirlo ma se anche capissi di amarlo, questo amore resterebbe solo confinato a batticuore estivo, in una straordinaria vacanza, seppur tristemente solitaria sotto certi aspetti; posso amarlo, ma non posso averlo, che senso ha allora desiderarlo su più fronti se l'epilogo è inevitabilmente questo? Capisco cosa vuol dire contraddirsi, ora, non conosco la natura dei suoi problemi ma comprendo la sua voglia di rimettere ordine in questioni irrisolte.
Giovanna: " La verità secondo me è che in realtà si ha paura di contraddire se stessi, ecco il problema" , ruoto la testa verso di lui, con la luna sullo sfondo, i suoi occhi sembrano più luminosi.
Gianluca: "Sai che ti dico, che forse hai ragione" , mi sorride inclinando il capo, mi guarda sbieco. I nostri occhi si incontrano per un breve istante ed io sprofondo nel mare più profondo.
Giovanna: "Senti, visto che non ho le chiavi della mia stanza, o scendo a prenderle, o se non ti dispiace per stanotte posso prendere in prestito il tuo divano?"
Gianluca:"Resta. Ti sveglio quando parto. E comunque per me puoi prenderti anche il letto".
Giovanna: "Te l' ho rubato anche troppo, un po' per uno".
Gianluca: " Non so dove dormi di solito a casa tua, ma questo letto mi sembra abbastanza grande per entrambe", risponde. Il tono caldo e baritonale dalla sfumatura di velluto. Un velluto cremisi, il colore della tentazione.
Oddio. Un colpo. Io nel letto con Gianluca?
Arrossisco violentemente, per fortuna complice la notte e le luci soffuse, non dovrebbe notarsi troppo. Ovviamente ben volentieri, freno subito l' entusiasmo però..no...non è giusto...ecco. Ecco di nuovo la mia contraddizione.
Non rispondo.
"Ti va di sederti qui sulla terrazza? Non ho molto da offrirti, ma magari guardo nel mobile bar quel che c'è."
Annuisco. Avrebbe molto da offrire, ma relego il pensiero; in fondo ora il sonno è sfumato.
Gianluca si alza e si dirige in stanza.
Prendo posto sulla sedia più vicina alla finestra, mi massaggio il collo, mi sfilo la camicia, resto in canotta, le spalle nude, mi è venuto caldo. Troppo.
Gianluca's pov
Sono proprio uno stupido. Che le ho detto a fare che il letto è abbastanza per tutti e due? Certo che lo è ovvio, ma mi sono tirato una zappa sui piedi, che cavolo! È da un po' che non dormo con una ragazza e se è successo, è successo per la compagnia di una notte. E Giovanna non è quel tipo di ragazza o quel tipo di avventura. Devo tenere mani e ormoni a posto. La sua vicinanza mi procura un certo desiderio, un desiderio che è meglio non scatenare. Recupero della Coca Cola dal mobile bar, prendo due bicchieri, faccio per uscire sul balcone ma un suo movimento mi cattura. La vedo scostarsi i capelli, massaggiarsi il collo e, lo fa in un modo che trovo sexy, si sfila la camicia, ed è dannatamente sensuale...calma i bollori Gian, mi dico, non è il caso. La raggiungo e con un sorriso stampato sul viso le dico:
"Fingi sia spumante, il migliore della casa" , agito la bottiglia e i bicchieri , lei scoppia a ridere:
" Con un grembiule ed un papillon, come sommelier, potresti anche essere credibile"
"Potrei? " ribatto divertito, poi mi atteggio e cerco di imitare il Maître dell' albergo, con scarso risultato.
Trascorriamo una buona ora a raccontarci un po' di noi, ridiamo e scherziamo come se ci conoscessimo da sempre, ed è bello condividere con lei pensieri, discorsi e pareri.
Sono quasi le 04, la vedo sbadigliare.
"Forse è il caso di andare a dormire" , le dico gentile, è tenera quando ha sonno ma non vuole cedere, " altrimenti mi sa che tra poco, ti ritrovi con la testa a terra"
Sbadiglia vistosamente: " Mi sa che hai ragione."
Si alza salutandomi, rimettendosi la camicia mi alzo anche io, la vedo muoversi ma si sta muovendo in modo scoordinato e nella direzione sbagliata, rido senza farmi sentire, riesco a fermarla in tempo, prima che sbatta contro il vetro. La tiro per un braccio.
"Dove vai?" le sussurro piano accostandomi al suo orecchio. "Stai sbagliando la porta>"
"Oh" mormora, e poi le indico l' entrata. Appena raggiunge il letto, si butta sopra e cade addormentata in pochi secondi. Resto sulla porta finestra ad ammirare inconsapevolmente il suo lato b, visto che da qui è l'unica parte che riesco a vedere.
Poco dopo recupero i bicchieri, lascio la finestra aperta e anche io mi metto a letto. Il suo profumo è sulle lenzuola, la guardo per qualche istante, è voltata verso di me, il suo respiro regolare anima il suo corpo, il viso rilassato e sereno. Sono stanco anche io in realtà, forse anche per questo riuscirò a non fare cazzate. Forse
Ore 08.17
Mi sveglio, mi giro nel letto e mi ritrovo a ridosso di Giovanna che dorme tranquilla e beata. La osservo è scoperta, se ne sta diritta, pancia in su scoperta per metà, la camicia scivolata da una spalla. Nemmeno l'ho sentita muoversi stanotte, ma vedendo come è arruffata la coperta che le ho tirato addosso, sembra che abbia combattuto una battaglia. I suoi capelli sono morbidi sciolti sul cuscino, onde castane dai riflessi ramati, un viso sottile, dai lineamenti delicati, un corpo inerme ed invitante. Mi piacerebbe abbracciarla, svegliarla con un bacio, scherzare un po' con lei e vedere un suo sorriso.
Mi trattengo.
Mi muovo piano cercando di non disturbarla.
Il telefono vibra.
Lo prendo al volo prima che cada dal tavolino. È Ignazio.
Un suo messaggio su Whatsapp, sul gruppo privato Volo, dove i membri siamo noi tre.
-Gian sei in ritardo stamattina. Di solito alle 08 sei già in palestra. Che hai combinato?-
Sogghigno da solo, Ignazio a volte è peggio delle pettegole anziane di Montepagano. Rispondo tirandolo matto:
-Secondo te cosa potrei aver combinato? Di solito tu cosa fai quando hai nel letto una ragazza?-
Piero sta scrivendo.
-Io di solito se posso per certe cose, evito il letto, la doccia è meglio-
Rispondo:
-Non che qui si abbia molta scelta e, la doccia non è molto comoda-
Ignazio sta scrivendo.
-Di solito Gian, se ho una ragazza nel letto non sto su Whatsapp a rispondere a due amici cretini, agisco.-
Ignazio non si smentisce. Rispondo.
-Hai ragione, infatti lei sta dormendo ancora vestita come era ieri , ed io adesso mi faccio una doccia e scendo.-
Piero sta scrivendo.
-Solo? Se vuoi vengo a lavarti la schiena, oppure tengo compagnia a Giovanna-
Rispondo:
-Anche no grazie e, per la schiena hai le mani troppo pesanti-
Ignazio sta scrivendo.
-Finitela voi due! Ginoble, Barone, qui Boschetto. Mi sentite?-
Poso il telefono, questi due sono incredibili. Siamo cresciuti insieme, siamo come fratelli mancati, ma l'uno senza gli altri due sarebbe perso. Sostegno e amicizia sempre, anche quando qualcuno di noi sta male per qualche motivo e, dobbiamo portare a casa lo spettacolo. Sono proprio fortunato.
Recupero la biancheria.
Apro l'acqua della doccia, ho bisogno di rinfrescarmi anche e soprattutto le idee.
Giovanna's pov
Il rumore di un qualcosa che scroscia, mi accompagna nel mio risveglio, poi tace. Guardo l' orologio sul display del telefono di Gianluca, segna le 08.40. Mi giro e rigiro, questa volta so dove sono, so con chi sono stata. Mi guardo attorno, lui non c'è. Mi alzo dal letto, mentre mi affaccio alla finestra aperta, la porta del bagno si apre , mi volto d'istinto attirata dal rumore e vedo Gianluca in accappatoio e capelli bagnati. Infarto.
Chiamate subito un ambulanza, rianimatemi per favore, come fa ad essere così bello anche di primo mattino, dopo una doccia calda a giudicare dal vapore che esce dal bagno, quando io sembro uno zombie pressurizzato ed è già tanto che cammino diritta senza sbattere? Mistero.
" Buongiorno terremoto" , mi sorride ed io resto a fissarlo come un pesce lesso, cotto e scotto,"Gio..tutto...ok?" , chiede probabilmente incuriosito dalla mia espressione ebete, mentre si spoglia restando in mutande, ti prego vestiti potrei non riuscire a mascherare ciò che mi scateni.
"Si....si..." fingo sicurezza, ho caldo, mi tolgo la camicia, qui mi serve una doccia fredda, gelata "Mi sono ricordata che anche io devo fare una doccia e devo andare a prendere le chiavi in reception".
"Ok...aspettami dai. Scendiamo assieme. Ti va di farmi compagnia per un cappuccio e marmellata? Poi vai" , chiede con il tono tenero di un cucciolo di koala, non posso ignorarlo.
"Volentieri se per te non è un disturbo"
"Ma basta Gio! Se disturbavi non te lo chiedevo nemmeno. Uff." Sbuffa infastidito, io capisco tutto, capisco il suo punto di vista, ma non è che non voglio, vorrei cercare di mantenere una certa distanza, certo è che una colazione in compagnia non ha mai fatto del male a nessuno. Lo aspetto, per fortuna nel mentre, sono riuscita a lavarmi almeno il viso e rinfrescarmi e quando è pronto, dopo circa venti minuti, peggio di me, scendiamo.
"Volevi fare colazione alle 10?", lo stuzzico ironizzando sui suoi lunghi tempi di vestizione per indossare poi i pantaloni della tuta e una t-shirt , che gli stanno d'incanto.
"Sono stato anche veloce". Mi sfida, mentre con una mano mi spinge per la vita e mi conduce fuori. Un tocco che mi manda in tilt.
Fuori dalla sua porta, mentre stiamo ridendo del suo gesto, incontriamo per caso Diego. Palese è il suo stupore nel vederci insieme, soprattutto il vederci sostare con una certa affinità davanti ad una stanza, quella di Gianluca.
E' fermo, immobile davanti a noi in mezzo al corridoio. Ci fissa per un istante, si passa la lingua sulle labbra forse imbarazzato, poi abbassa il capo e si rivolge a noi con un mezzo sorriso.
"Buongiorno ragazzi, dormito bene?", si rivolge a tutti e due, mi squadra, poi squadra Gian, fingendo di essere simpatico, il suo tono è acido.
"Molto bene grazie", risponde Gianluca con una certa sicurezza e un sorriso di cortesia. E sembra anche molto convincente. Ed io sono sorpresa da questa affermazione inaspettata.
"E tu?", si rivolge a me, occhi indagatori.
"Direi che mi sento riposata"
Un nuovo scambio di sguardi, non può sapere che ho passato la notte in camera di Gian, ma il vedermi con addosso gli stessi abiti di ieri, potrebbe insospettirlo. Pazienza. Non gli devo nessuna spiegazione.
Lo salutiamo entrambe e gli auguriamo buona giornata, poi raggiungiamo le scale ed insieme senza accennare nulla alla notte trascorsa e a Diego , scendiamo diretti alla sala ristorante.
Circa dieci minuti dopo, entrano anche Diego e sua sorella Jessica. La ragazza non è di turno a quanto pare, indossa un abito a fiori semplice e spigliato, appena ci vede si ferma:
"Buona colazione ragazzi!"
Dietro di lei Diego. Ci fa un cenno del capo.
Finiamo la colazione io e lui soli. Una cosa davvero strana e insolita, quanto emozionante. Scambiamo qualche chiacchiera, parliamo di Piero e Ignazio, le loro stramberie, il forte legame quasi fraterno che li unisce, niente di più speciale; il tutto dura non più di mezz'ora, poi come ogni incanto, il sogno svanisce e ritorno alla realtà.
"Grazie per avermi fatto compagnia", mi dice gentile.
"Figurati, grazie a te...per tutto".
"Nulla. Ora devo proprio andare, Piero ed Ignazio mi stanno aspettando, poi parto" , aggiunge dispiaciuto quasi nel dovermi lasciare qui da sola.
"Buona giornata Gianluca e buon rientro"
"Tornerò in serata, se ci sei magari ci vediamo", conferma.
Annuisco e non so come interpretare le sue parole. Un ultimo sguardo, un sorriso ed ecco che se ne va.
"A più tardi", e lo spero davvero.
Resto sola seduta al tavolo in compagnia dei miei pensieri. Mi squilla il telefono.
Lo prendo e leggo il nome: Mara.
Rispondo.
Jessica's pov
Guardo Gianluca de il Volo seduto al tavolo con Giovanna, li osservo e noto che vi è una certa complicità tra di loro, sarebbero una bella coppia, mi volto verso mio fratello, ha lo sguardo scuro.
"Cosa c'è Diego?", mio fratello mi guarda, è serio capisco che ha qualcosa.
"Nulla" , eppure lo vedo che fissa un punto indefinito del pavimento, sta pensando o comunque un pensiero gli sta attraversando la mente.
"Si capisce bene che qualcosa non va" aggiungo, addentando una fetta di torta al cioccolato, "Dimmi per favore cosa c'è". Gli accenno un sorriso.
"Ma niente Jess, solo pensieri", insiste.
Alza lo sguardo, poi si volta verso di me:
"Secondo te stanno insieme?", mi chiede di getto, indicando con un cenno il tavolo dove c'è Giovanna sola.
"Ma chi? Giovanna e Gianluca?"
Annuisce.
"Non credo proprio. Per quel che ne so, lei è qui sola dopo che la sua amica non ha potuto venire e lui beh, sai chi è no? Comunque secondo me sarebbero una bella coppia" , aggiungo ma mio fratello vista l'espressione, sembra non condividere il pensiero.
"Tu dici? Chissà con quante donne ci prova...", resto in silenzio.
Sorseggio il caffè piano, poso la tazzina cauta.
"A dire il vero da quando è qui, non l'ho mai visto portarsi nessuna in camera; indubbiamente è un bel ragazzo, come del resto lo sono Piero ed Ignazio; secondo me attorno a lui è stato scritto anche tanto gossip". Cerco di difenderlo da un giudizio che non posso esprimere proprio perchè non conosco.
"Sarà...prima comunque li ho visti scherzare assieme, erano davanti ad una camera e avevano una certa confidenza".
"Guarda, si sono conosciuti per caso, diverse volte sta con loro, ma in realtà è proprio qui sola. Ma poi scusa...", domando indagando,"...cosa ti importa? Voglio dire, anche se si frequentassero non vedrei nulla di male".
"Non lo so, lei meriterebbe altro..." aggiunge mio fratello sicuro di se.
"Diego fammi capire, il tuo dubbio è forse dettato dalla gelosia?".Non mi risponde subito, si limita a guardare in direzione del tavolo che la ragazza occupa.
Giovanna's pov
Saluto Mara. Riattacco.
Noto intanto alzando lo sguardo, che Diego mi guarda, capisco che ha una sorta di interesse nei miei confronti, l'ha ammesso seppur indirettamente, ma anche se è oggettivamente un bel ragazzo, non è lui la persona che mi sta scombussolando il cuore.
Non so come comportarmi, con lui ho solo ballato per esigenze di copione non dipese da me, anzi, ho fatto solo un favore, ma forse quel favore per Diego è stato troppo. Chissà cosa ci trova in una come me, per me è stato solo un ballo, certo, un Tango non lo balli con tutti ma qui, ho dovuto; mi dispiace se lui ha avuto un'impressione diversa, deviata rispetto a quella che ho voluto dare.
Addento l'ultima fetta di pane e marmellata, mentre rispondo a due o tre messaggi delle amiche, giro qualche foto del mare ma, non accenno a nessuno il fatto che qui ho incontrato Gianluca, Piero ed Ignazio; non voglio che una parola sbagliata possa causare disagi o discussioni, perché si, immagino certi discorsi e, non è di questo che ho bisogno.
Sfoglio Instagram, mettendo sette o otto like a link di interesse, poi una foto spunta sulla mia pagina, foto postata pochi minuti fa dal mio ex, un' istante rubato al tempo, un tramonto meraviglioso, scattato dalla finestra d'una casa che conosco e, riconosco: Vernazza , Cinque Terre. È datato Agosto 2018; un anno fa circa; ha una didascalia:
-Quando guarderai con gli occhi del passato. Quando niente tornerà com'è stato-
Ed ora fissando questa foto,leggendo questo stralcio della canzone del Volo, Ricordami, mi domando perché, perché proprio ora il suo ricordo continua a riaffiorare, perché dopo quasi un anno, il fantasma di noi due deve ritornare a minare la mia felicità, no, non deve e non posso permetterlo e, questa cosa mi fa solo che incavolare. Se davvero teneva a me, se davvero ero così importante per lui, di certo non avrebbe dovuto fare ciò che ha fatto, non in quel momento. No.
Mi alzo dalla sedia, solo rabbia provo per ciò che Davide mi sta involontariamente facendo, è un ipocrita, è incoerente, è stato solo uno stronzo, dov'è Veronica ora?
Saluto Jessica e Diego con un cenno e un sorriso forzato, esco dalla sala ristorante, recupero la chiave della mia camera, raggiungo l'ascensore e, salgo al quinto piano.
Amarezza.
Tristezza.
Rabbia.
Mi sento presa in giro.
Ho bisogno di una doccia.
Ho bisogno dei miei auricolari.
Ho bisogno della mia musica.
Devo sbollire, devo dimenticare.
E solo io so come sfogarmi.
Guardo l'orologio distrattamente.
È da un ora quasi che corro per il lungomare di Roseto. Andata e ora ritorno.
In testa mille pensieri, mille ragioni per restare sulle mie convinzioni, mille e una per fuggire.
Sono confusa, mi sento vela nella tempesta; sono sempre stata io a mollare la presa per prima, sono stata tradita, mollata, rimpianta, non ho mai creduto di essere nessuno di diverso da ciò che sono, ma oggi mi sento diversa. Quando dicono che un dolore forte cambia lo scenario, cambia le persone, posso assicurare che per quel che mi riguarda è così. È stato così.
Gianluca, Diego ed ora Davide.
Tre persone diverse tra di loro.
Tre persone che in comune hanno la musica:
Canto, ballo, organizzatore di eventi.
Tre persone che hanno incrociato i miei passi, in tempi e modi differenti.
Gianluca è l' impossibile.
Diego è il reale.
Davide è il ricordo.
Tre personalità diverse che hanno e stanno, giocando con me sulla scacchiera del destino.
Sono immersa nei miei pensieri, nei miei casini e, senza rendermene conto, mi ritrovo sudata e, con i capelli pieni di sale per la corsa, in shorts e canotta, davanti al mio albergo, sto entrando nel giardino d'ingresso, Gianluca sta uscendo. Si ferma.
Mi fermo a mia volta, incrocio il suo timido sorriso.
Indossa una maglietta grigia aderente a maniche corte, un paio di jeans stretti, sneakers bianche, occhiali da sole. Un Dio greco in versione moderna. Potrei morire, daranno colpa alla corsa.
"Hei..."
"In partenza?" , domando riprendendo fiato
"Già...io parto, tu arrivi. Correvi?"
"Si be...solo un caso, avevo bisogno di schiarire idee e riflettere su prese di posizioni" confesso.
"Capisco. Correre aiuta".
"Insomma, ho chiarito ben poco" , rispondo titubante, mentre lui sorride.
Respiro a pieni polmoni e, con l'aria respiro anche il suo profumo.
"Sei nei paraggi stasera? Ho dimenticato di chiedertelo prima. Se ti va io e i ragazzi pensavamo di andare al Cocoa Beach a fare quattro salti, nulla di impegnativo, nessuna ospitata stavolta, solo una serata diversa. Dovremmo però prenotare il tavolo, se posso, posso chiederti il numero di telefono? Così ti chiamo prima di sera e mi confermi se ci sei o no, verrà anche qualche nostro amico. Solo si o no. Niente se e ma", ride inclinando la testa.
Ascolto con attenzione le sue parole resto spiazzata dalla sua richiesta e, sono incredula, Gianluca Ginoble che chiede il mio numero.
"Hei...ci sei?", mi richiama.
"Si, scusami...in realtà io...insomma, uff, lascia perdere, oggi è una giornata così...comunque si, te lo lascio"
Gli detto il numero, lo segna sul cellulare, mi regala un sorriso che trovo molto dolce e mi ringrazia. Ma in realtà sono io a dover ringraziare lui.
"Ci sentiamo allora"
"Ciao Gianluca, buon viaggio"
"Un viaggio di quindici minuti", specifica.
"Ciao Giò"
Mi oltrepassa, lo guardo allontanarsi. Ho lo stomaco in subbuglio cioè...davvero Gianluca ha il mio numero? Non ci posso credere.
Entro sognante nella hall e mi ritrovo davanti Diego, è solo.
"Ci incrociamo spesso stamattina è?" istiga.
"Succede. Jessica?", chiedo gentile.
"La sto aspettando, perché?"
"Oggi è il suo giorno libero?", domando e lui annuisce.
"Posso aspettarla qui con te? Se non disturbo ovvio, dovrei passarle una cosa" chiarisco.
"Bevi un caffè dopo la corsa? Offro io, Jessica arriverà a breve"mi sorride debolmente.
"Non sono nelle condizioni adatte, ma ti ringrazio", dico.
Ci sediamo uno davanti all'altra ad un tavolino, di proposito non gli siedo accanto, voglio mantenere un certo distacco, un vaso di gerbere bianche a dividerci. Diego ordina, io aspetto.
"Senti un po', che voleva quello li fuori?"
Mi fissa, mi studia, è diretto e dal tono sa cosa vuole sentirsi dire.
"Gianluca?" , chiedo. Fingo di non capire.
Annuisce, "Avete una certa confidenza"
Mi sento sotto torchio, domanda per curiosità o per semplice interesse, ma di fatto, non gli darò soddisfazione.
"Nulla di che. Ci siamo incrociati per caso", resto vaga.
"Si certo,anche stamattina magari?" domanda acido giocherellando con il portatovaglioli, sul metallo il riflesso del suo sguardo basso, lo alza, si punta nel mio.
"Secondo te, scusami adesso...ma sai chi è?", lo so, me le sto tirando addosso, ma non voglio espormi troppo con Diego. "Stamattina ridevo con lui perché mi ha fatto una cortesia e poi, sono una fans del gruppo" cerco di non abbassare lo sguardo, cerco di sostenere il suo, cerco di non fargli capire che per Gianluca non provo solo ammirazione da fan, l'ho capito da poco, ma questo mio stato d' animo non deve interessare a nessuno, tanto meno a Gianluca. Con lui non posso e non devo espormi.
Forse Diego mi crede, forse proprio perché non mi conosce non sa cosa dire, sta di fatto che la tensione sembra allentarsi. Intanto arriva il caffè.
"Io de Il Volo, conosco poco, non sono amante del genere, anche se devo dire che la canzone di Sanremo non mi dispiace, forse più bella anche di Grande Amore"
"Guarda, io li seguo da sempre, Grande Amore è un'icona, ma la mia loro canzone preferita è una canzone che hanno cantato in spagnolo...semplicemente stupenda"
"Di dove sei?"chiede, cambiando discorso.
"Brescia e voi?", mi riferisco a lui e Jessica
"Ravenna, ma ora abitiamo qui"
"Siete fortunati, è una zona molto bella"
Ecco che finalmente arriva anche Jessica.
"Eccomi", risponde trafelata.
"Era ora", sbuffa Diego.
"Non eri in buona compagnia?", chiede la sorella ma lui non risponde, si limita a fissarla.
Interrompo il loro presunto conflitto.
"Scusami se mi sono permessa di intrattenermi senza avvisare, ma dovrei passarti il video del concerto e visto che oggi avrei occasione, volevo girartelo"
"Certo! Certamente!" è entusiasta, poi continua, "Fammi spazio Diego. È importante"
"Più importante di tuo fratello?" commenta indispettito.
"Si", ribatte secca.
Dieci minuti dopo, salgo in camera.
Una nuova doccia mi aspetta, poi spiaggia.
₪₪₪₪₪ Consiglio di leggere il Capitolo extra e poi riprendere la lettura da qui. ₪₪₪₪₪
Sono sdraiata al sole, mi sto godendo il calore del pomeriggio inoltrato, due figure si avvicinano, le riconosco.
Ignazio e Piero.
"Ciao Bresciana!". Ignazio è impossibile non riconoscerlo. La sua ombra mi sovrasta è davvero molto alto.
"Visto che sei sola ci servirebbe il terzo giocatore per la partita di pallavolo, ci stai?", chiede Piero con un sorriso sistemandosi gli occhiali scivolati sul naso.
Alzo appena gli occhi, li scruto da sotto le mie lenti.
"Siete sicuri? Potrei inciampare nelle mie stesse gambe ma piuttosto che abbrustolire al sole, un po' di sport non guasterebbe".
"Se cadrai saremo pronti a sorreggerti", aggiunge Ignazio con dolcezza facendo pollice verso.
"Anche perché qualcuno non ce lo permetterebbe in altro modo", Piero allude a qualcosa ma non comprendo bene il loro scambio, o semplicemente non rifletto.
"A proposito", li osservo alternativamente, "Grazie per ieri. Gianluca mi ha raccontato", dico rivolgendomi ad entrambe.
"Di nulla", rispondono all'unisono, gli sono grata.
Ignazio allunga una mano, "Dai...vieni".
"Sicuri? A vostro rischio e pericolo", ridacchio.
"Rischieremo", è Piero ad accostarsi a me sussurrando all'orecchio. Arrossisco per il calore che avverto sul collo.Mi alzo in silenzio fingendo di non essere turbata dalle loro attenzioni accolgo la mano di Ignazio e mi stupisco con che presa forte e salda mi tiri in piedi, poi li seguo.
Il primo tempo funziona più o meno bene, siamo in parità, ma il punto lo segna l'altra squadra. Il secondo tempo non va male, a circa metà match però, non mi capisco con Piero, confondiamo i ruoli, indietreggio per ricevere, vicino a me ritrovo Ignazio, riesco a rimandare la palla, ma nel farlo, inciampo nel piede del marsalese senza rendermene conto, mi sbilancio e gli volo addosso. Nonostante la sua stazza la mia spinta e il mio peso lo fanno sbilanciare ed io mi ritrovo a terra sdraiata su di lui sul suo corpo accaldato stretta nel suo abbraccio. Che imbranata che sono!
"Tutto bene?", mi chiede con apprensione.
Annuisco.
"Se volevi un abbraccio bastava chiedere e poi stasera voglio ballare con te, non accetto un rifiuto", ironizza con il suo accogliente sorriso. Avvampo vistosamente. Ma perchè questi due messi assieme a Gianluca, quando sono uniti mi fanno andare in visibilio e, presi singolarmente, mi fanno invece imbarazzare? Questo mai lo capirò.
Nemmeno il tempo di rispondere ad Ignazio che poco dopo, si avvicina Piero informandoci che con il mio rinvio, ho fatto punto. Ci aiuta ad alzarci e nonostante l'imbarazzo del momento, i discorsi ballo e serata non vengono più citati. Il secondo tempo prosegue a suon di battute, schiacciate e ricezioni ed è vinto.
Pausa.
Dieci minuti di strategia improvvisata, noto che i miei due compagni ne sanno parecchio e sono piuttosto bravi ed ingegnosi, ascolto e poi rientriamo in campo, spero solo di ricordarmi gli schemi spiegati.
Terzo tempo, qui procediamo a rilento ma siamo in partita, le due ragazze e il ragazzo della squadra avversaria sono bravi, agili, sicuramente più di me ma, non di Piero e Ignazio.
Ultima azione.
Io ricevo ma scivolo in avanti, rinvio lo stesso, gli avversari riescono a rimandare la palla, Ignazio fa muro a rete, sfiora la palla ma è Piero a saltare schiacciare e a fare punto!
"Vittoria!!!!", urlo come una giocatrice professionista, peccato che di professionista io abbia solo la sabbia nei vestiti.Salto come una rana in procinto di buttarsi nello stagno in una afosa giornata di Luglio. Sono felice, abbraccio Piero ed Ignazio incurante della gente che si è affollata per vedere questa partita, i due senza farsi troppi problemi, mi prendono in braccio ed esultiamo. Si avvicinano quindi gli avversari, ci complimentiamo con loro, hanno giocato bene, ed ora siamo pronti a riscuotere il nostro premio; l'aperitivo offerto dalla squadra perdente.
Ci intratteniamo con gli avversari per una buona mezz' ora tra risate e battute, poi uno dei due ragazzi domanda:
"Loro due li conosco, non si può non sapere chi sono, manca però il terzo, ma tu? A proposito, ti sei difesa bene, come ti chiami? Sei la ragazza di uno di loro?"
Sto bevendo uno Spritz e questo mi va di traverso.Tossisco e poi riprendo colore sotto gli sguardi curiosi dei pochi e la finta indifferenza dei miei due compagni di squadra che secondo me, se la ridono sotto i baffi vedendo la mia espressione mista tra stoccafisso e stupore.
"Scusami, mi hai colto alla sprovvista, una domanda che non mi aspettavo sinceramente". Cerco di prendere tempo per eleborare una risposta decente: "Toglimi una curiosità, è così importante saperlo? Intanto non so nemmeno il tuo nome e comunque mi chiamo Giovanna", chiarisco a mia volta sviando il discorso prendendo una posizione, nel mentre mi suona il telefono.
Osservo il display, un numero che non conosco, forse Gianluca?
Mi allontano di poco scusandomi con i presenti, per poi rispondere:
"Pronto?". In sottofondo il rumore di un qualcosa che si muove.
"Ciao Terremoto", è lui, è Gianluca, la sua voce non potrei non riconoscerla, solo lui mi chiama così ed è sereno.
"Ciao, che strano...sentirti...", mormoro in tono dolce, una sfumatura delicata. Ride dall'altro capo del telefono. Nel mentre mi avvolgo timidamente attorno alle dita alcune ciocche di capelli, mi sento lusingata.
"Che stai facendo di bello?"
"In questo momento sto bevendo un aperitivo gentilmente offerto, dopo che io Piero ed Ignazio, abbiamo vinto una partita a pallavolo in spiaggia", chiarisco con una nota di soddisfazione.
"Complimenti, non esagerate con l'alcool...salutami i ragazzi..."
"Tranquillo, ho imparato a mie spese", ironizzo sulla vecchia situazione vissuta, "Te li saluto volentieri. Si stanno intrattenendo bene", sogghigno. Noto che stanno ridendo e scherzando con le due ragazze della squadra perdente.
"Controllali. Allora hai deciso per stasera? Ci sarai?", il suo tono tradisce una nota di ansietà.
"Si, se non disturbo sono dei vostri".
"Se disturbavi non ti invitavo. Perfetto. Ti aggiungo alla lista", è felice.
"Gian?" aggiungo con dolcezza, "Grazie per aver pensato anche a me, sei stato gentile", sono al telefono, ma sono sicura percepisca la mia gratitudine.
"Figurati, grazie a te per aver accettato, mi fa molto piacere"
"Stai arrivando?", non so perché gli chiedo una cosa del genere in modo così spudorato, sta di fatto che vorrei averlo qui, ma so che per me in realtà è meglio non averlo vicino, rischio solo di farmi male, un'altra fottuta volta.
"Parto tra poco. Sto camminando per il Borgo di Montepagano ho bisogno di chiarire come te le mie posizioni e, hai ragione, non è sempre facile". Il suo tono è velato da un qualcosa, un qualcosa che non riconosco, non dietro uno schermo.
"Spero riuscirai a trovare le tue risposte", sono sincera, dannatamente trasparente con lui, troppo anche se non vorrei espormi così; è come se in lui vedessi il mio riflesso:
"Ricordati questo, il tuo intelletto può confonderti, ma le tue emozioni di solito non ti possono mentire, fidati", ed è vero l'ho sperimentato ed è sacrosanta verità.
"Ci provo. A più tardi Terremoto".
"A più tardi Gian".
"Aspettami per favore, passo io a prenderti"
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