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Capitolo VIII : Mostrami la parte del tuo cuore che nascondi nel profondo.


- Se riveli al vento i tuoi segreti, non rimproverare poi al vento di rivelarli agli alberi - Cit.


05 Agosto

La mattinata arriva presto. Mi stiracchio come un gatto sotto le lenzuola fresche, sono di fianco e aprendo gli occhi noto sulla poltrona blu a lato che ho lasciato borsa e sandali, e il vestito? Mi muovo appena senza pensare troppo a dove sia finito, ed un profumo maschile che conosco mi avvolge. Sento sulle braccia un tessuto tiepido, ho le gambe nude, rimettendomi supina sento un fruscio sulla schiena, alzo un braccio sulla fronte per ripararmi dal timido sole e noto una giacca blu avvolgermi. Mi sveglio di colpo mettendomi a sedere. Mi guardo attorno portandomi una mano alla fronte, non ho la febbre e non ricordo di aver bevuto alcolici, né di aver portato qualcuno in camera, allora questa giacca? Mi osservo allo specchio della scrivania, sbatto le palpebre e noto che indosso ancora l'abito di ieri sera, vedo poi un'etichetta scritta sul collo della giacca interna , Armani, dopo un attimo di spaesamento, o meglio di rimbambimento, ricordo.

Flashback - Ieri sera

Cammino sulla spiaggia, accanto a me Gianluca, non so l' ora ma so che non è troppo tardi. Mi stringo nelle braccia nude, l'aria del mare alla sera soffia più fresca.
Senza dire nulla, noto solo un movimento. Gianluca si sfila la giacca e me la porge senza chiedere:
"Tienila, me la ridai domani, serve più a te che a me", sorride mentre io lo guardo grata.
"Grazie "
Restiamo in silenzio mentre torniamo in albergo accompagnati dalle luci  dei lampioni sulla passeggiata.

Varchiamo la hall, un nuovo front desk ci accoglie con un sorriso, augurandoci la buona notte. Raggiungiamo  l'ascensore, do le spalle alla porta metallica. Mi sfilo la giacca e faccio per dagliela ringraziandolo ancora, in fondo ora sono al caldo, ma lui scuote la testa.
"Me la darai domani ho detto. Tranquilla" , mi dice , nel suo tono baritonale che sembra velluto. Si sporge verso di me con un sorriso, ed allunga il braccio per poi ritrarsi, non collego subito e resto imprigionata senza volerlo in questa strana vicinanza, vicinanza che mina la mia stabilità mentale. Respiro il suo profumo mentre  arretro d'un passo per non farmi trovare disarmata davanti ai suoi occhi verdi, si muove verso di me. 
Sento un rumore. Porte che scorrono.
Mi ritrovo lui di fronte mentre mi guarda e cerca di non ridermi in faccia. Io rossa come un peperone accenno un lieve sorriso. Avrà capito che la sua vicinanza mi ha scatenato questo? Credo di si e forse ci sta giocando.
"La giacca ti sta bene, si intona al tuo abito"
"Grazie", mormoro e le porte dell'ascensore si aprono.
"Siamo arrivati" , esordisce , ed io resto confusa, come fa a sapere che questo è il mio piano? Poi rammento la mattinata, Ignazio e lui sul balcone ed io in linea d' aria con loro.
-Cosa mi succede?- 
Domando più alla mia coscienza che ad altro. Ma possibile che la sua presenza mi destabilizzi a tal punto?  Figuriamoci!  Si è bello, è gentile , elegante, dolce e....e basta!  Non riesco a trovargli un difetto! Si invece, solo uno: 
Lui non è per me. 
Io non sono per lui.
"Buonanotte", mi dice.
"Buonanotte anima inquieta", ribatto.
Ed io so di essere inquieta quanto e forse più di lui.

Riavvolgo il nastro dei pensieri e torno al presente, apro gli occhi piano per rivivere le scene di ieri sera, assaporo questo ricordo vivido in testa, respiro ancora il suo profumo che ora si è mescolato al mio. 

Ho dormito tutta notte con la sua giacca ed il suo profumo addosso, la tolgo per controllare di non avergliela sgualcita, non riuscirei a rimborsargli un eventuale danno;  una sensazione strana si insinua in me ed è un disagio interiore, qualcosa che mi scombussola dentro e che questa giacca, in qualche modo, ha riportato a galla, intanto interrogativi prendono forma: 
-Da quanto tempo non dormivo così bene?-
-Da quanto tempo ho dimenticato il sapore e il calore di un abbraccio?- 
-Da quando ho chiuso il mio cuore in uno scrigno di diamante?- 

Mi guardo allo specchio cercando un contatto con la parte più profonda di me, posando una mano sul riflesso della mia figura, ed ecco che ritrovo il momento in cui tutto si è spezzato, il momento in cui il mio cuore ha vacillato tra amore e ragione, il momento in cui ho sentito lo spezzarsi di un legame che credevo sincero. Il momento in cui ho urlato basta.
Quel giorno in cui stavo uscendo dall'ospedale in cui era ricoverato mio padre, quel 24 Settembre maledetto per tante cose, quel giorno che, telefonando a Davide per cercare conforto dopo la notizia, mi sono sentita rispondere, - Non sto bene, scusami amore, ci sentiamo domani con calma e mi racconti tutto -  io gli ho anche creduto, cieca come una talpa, assorbita dalla doccia gelida di un responso che non ha dato scampo. 20 giorni forse un mese.
Peccato che poi Mara, mi abbia girato una foto in cui ha visto come Davide non stesse bene quel giorno. Mara camminando come ogni sera per quella via, ha visto Davide baciare Veronica e che bacio. Lui non l'ha vista, ad oggi non sa che è stata Mara a scattare quella foto. E mai lo saprà. 
Mi tolgo dalla mente questo pensiero, questa tripla pugnalata inferta al cuore. Papà, Davide, Veronica. Se questo è stato voluto dal destino, vorrà dire che questo destino, dovrà farne capo proprio a me. 

Poso la giacca che ho stretto forte per tutto questo tempo, cercando nel suo tessuto un po' di conforto. Mi tolgo il vestito e mi regalo una doccia rinfrescante prima di scendere per la colazione.

Gianluca's pov

È quasi mezzogiorno, anche oggi questa canzone mi assilla. Provo a cantarla mentalmente ascoltandola nelle cuffie, studiandone attacchi e tempi,ma senza risultato. Ogni volta mi ricorda di lei, Marta.
Chiudo gli occhi .Riprovo.

Molti mari e fiumi
Attraverserò
Dentro la tua terra
Mi ritroverai

L' Abruzzo la nostra stessa terra, luogo del nostro primo incontro.

Turbini e tempeste
Io cavalcherò
Volerò tra il fulmini
Per averti

Ho lottato per conquistarti e mentre ti intrattenevi con tutti, non ti intrattenevi con me, eri timida. Sembravi.

Meravigliosa creatura sei sola al mondo
Meravigliosa  paura d'averti accanto

Le paure di ogni storia all'inizio.

Occhi di sole mi bruciano in mezzo al cuore
Amo la vita meravigliosa

I tuoi occhi castani, luminosi tendenti all'oro liquido, penetranti al contatto, ciglia folte e lunghe. Capelli castani chiari.

Luce dei miei occhi
Brilla su di me
Voglio mille lune
Per accarezzarti
Pendo dai tuoi sogni
Veglio su di te
Non svegliarti, non svegliarti
Ancora

Io prigioniero della tua malia, del tuo incantesimo. Mi hai stregato. Mi hai colpito.

Meravigliosa creatura
Sei sola al mondo
Meravigliosa paura di averti accanto
Occhi di sole tremano le parole
Amo la vita, meravigliosa

Io sempre più perso di te, tu sempre più stronza consapevole del tuo effetto su di me.

Meravigliosa creatura
Un bacio lento

Il nostro primo bacio. Sotto la pioggia ingannatrice di un temporale, appoggiati ad un vecchio portone per non bagnarci. Sussurri d'amore, ma avrei dovevo saperlo. Avrei dovuto intuire. Troppo facile attirarti a me dopo che ti sei mostrata. Istanti troppo perfetti in un tempo imperfetto.

Meravigliosa paura
Di averti accanto
All'improvviso tu scendi nel paradiso

Altro che paradiso, con te sono disceso all'inferno, troppe volte e non me ne pento. Ma troppe volte mi sono lasciato usare da te, senza avere nulla in cambio se non il fuoco dell' attimo. 

Muoio d'amore meraviglioso
Meraviglioso

Una vita trascorsa ad allineare orizzonti sempre uguali e poi arrivi tu, un tramonto di quelli mai visti, uno sguardo fintamente fragile e radioso, io che ho perso ogni orientamento. Ma era tutta illusione. Purtroppo l' ho scoperto tardi. 

Delle mani intanto, mi tolgono le cuffie, riportandomi alla realtà.
"Gian dormi?", chiede Piero, prendendomi in giro.
"A sveglia!", aggiunge Ignazio, mimando un megafono con le mani, sedendosi sul bancone davanti a me, colpendomi con un leggero schiaffo alla guancia facendomi sussultare
"Igna' ma che fai!" 
"È da mezz'ora che ti chiamiamo e che ti stiamo dicendo che è pronto il pranzo, ci hanno pensato i collaboratori a farcelo recapitare", aggiunge Piero, con tono chiaro e diretto.
"Piè, secondo me l'abbiamo perso"
"Si, perso per Marta. Senti che ascoltava..", continua Piero deluso scuotendo la testa, mentre porge le cuffie ad Ignazio, sotto si sente la base di Meravigliosa creatura.

Entrambi mi guardano a tratti compassionevoli, a tratti irritati.                                                            

"Non ti fa bene ascoltare questa canzone", esorta Ignazio posando le cuffie, spegnendo la base e spingendomi assieme a Piero con la sedia a rotelle dello studio, verso il tavolo nella sala riunioni. 

"Pista! pista! Spostatevi che qui ci sono due pazzi ",  aggiungo.
Al nostro passaggio i tecnici ed i fonici si spostano compreso il manager Torpedine che ci guarda mimando un' espressione: sono senza speranze.

Giovanna's pov

Oggi giornata piscina, tra musica, balli e lettura. Una giornata che ha il sapore di un frizzante sorbetto al limone nel torrido pomeriggio di Roseto. Mi sono proprio rilassata. Finalmente inizio a prendere un po' di colore, da mozzarella bianca ora sono color caffè latte, un buon risultato considerando che è da una settimana che sono qui e sono stata otto ore di media, al sole. C'è gente che si abbronza facilmente io no, la nebbia di Brescia deve aver in qualche modo influenzato la mia pelle, ironizzo sulla mia condizione. Raccolgo le mie cose, indosso il corto vestito a quadretti bianco e blu, recupero il cappello e salgo in camera, chissà se ora trovo Gianluca, devo restituirgli la giacca. Stamattina sono passata e dovrei aver bussato alla porta giusta, ma non ha risposto nessuno, o dormiva, o era già uscito, oppure era in dolce compagnia e non ha voluto essere disturbato, anche se ieri sera ha passato parte della sua sera con me. Tra le tre ipotesi, la prima la scarterei, si sveglia sempre presto a quel che dichiara, la seconda è la più plausibile, ma la terza non è da scartare, anche se tra le tre, è quella che più mi indispone  senza motivo.

Conto mentalmente le porte, dovrebbe essere questa quella giusta se la matematica non è un'opinione, da dentro si sentono dei brusii e il suono delicato di una chitarra.
Alzo la mano ma poi la lascio sospesa a mezz'aria, se disturbassi? Magari è davvero in compagnia di qualcuno. Provo. In caso mi dice di ripassare.
Busso.
"Entra. Che bussi?", risponde.
Mi sa che aspetta qualcuno. Niente, passo più tardi. Mi volto in direzione della mia camera ma sono ancora qui davanti alla sua e sento la porta aprirsi.
"Si può sapere che, oh. Giovanna?"

Nel sentire il mio nome mi rivolto e vedo appoggiato allo stipite della porta, Gianluca a torso nudo con addosso un paio di pantaloni bianchi lunghi da ginnastica. Indugio un po' troppo sui suoi addominali abbronzati e scolpiti, una bella scacchiera direi;  mi vergogno un po' per questo pensiero ma chi non lo farebbe trovandosi davanti un ragazzo così? 

"Mi cercavi?", mi dice sorridendo, con quel suo sorriso malandrino che fa sciogliere come neve al sole.
"No, cioè si, ma non preoccuparti se sei impegnato ed aspetti qualcuno ripasso in un altro momento. Era per la tua giacca", concludo serena.
"Ma no vieni. Siamo solo io e Ignazio, aspettiamo Piero", mi dice aprendo la porta, per mostrarmi l'amico seduto sul letto con una chitarra. Ignazio mi fa un cenno.
"Ciao bedda!", mi sorride.

Rispondo al saluto piegando la testa di lato, cacciando lo sguardo in camera.
Nel mentre vedo Ignazio gesticolare ma non capisco perché, sembra stia trattenendo una risata mentre Gianluca davanti a me di profilo, tossicchia e abbassa lo sguardo. Da dietro sento qualcuno che mi prende per la vita alla sprovvista, d'istinto urlo e sobbalzo per lo spavento, mi ritrovo quindi senza neanche rendermene conto, contro il torso nudo di Gianluca, quando realizzo urlo ancora di più e mi sposto subito portando le mani al viso, neanche avessi visto un ragno che sono poi la mia fobia; ma quelle stesse mani che mi hanno sorpreso prima, ora calano sulla mia bocca cercando di soffocare il mio urlo prima delle mie. Respiro velocemente, il cuore a mille. Un respiro caldo raggiunge il mio orecchio e capisco.

"Ma si pazza! mi pigghiano pi 'n maniaco. Che ti urli", sogghigna la voce dal timbro tenorile di Piero in perfetto siciliano, mentre vedo Ignazio scompigliarsi dalle risate e buttarsi all'indietro sul letto stringendo la sua chitarra. Gianluca si trattiene inizialmente, ma poi davanti alla scena che deve essere stata parecchio goliardica, anche lui scoppia a ridere, ma più controllato.

Piero credo, ascolta il mio respiro, infatti quando sente che mi sono un po' tranquillizzata, lascia cadere le sue mani, subito mi volto con uno sguardo omicida che nemmeno Jack lo squartatore potrebbe farmi concorrenza e prendo a colpirlo con pugni sul petto, prontamente mi blocca i polsi fissandomi più serio, occhi negli occhi:
"Calmati, era solo uno scherzo", si giustifica.
"Uno scherzo? Ma ti sembra questo il modo di salutare? Mi hai fatto prendere un colpo!", gli sbraito addosso nervosa, più per vergogna della mia reazione che per reale rabbia. Mi volto poi verso i suoi amichetti, guardando dapprima Ignazio che ha le lacrime agli occhi e poi Gianluca, li addito entrambe:
"Boschetto potevi anche farmi capire gesticolando che avevo dietro Barone" , guardo ora Gianluca ancora appoggiato alla porta bello come il sole e con un ghigno divertito, "E tu Ginoble con quei pettorali al vento, potevi dirmelo! Lo sapevate entrambe. Vi odio ", concludo incrociando le braccia al petto, mettendo il broncio per poi voltarmi verso l'unico punto cardinale dove non vi sia la loro faccia. 

È Gianluca il primo ad avvicinarsi, mentre gli altri due se la stanno ancora ridendo. Mi posa una mano sulla spalla, un contatto caldo che contribuisce a smorzare un po' i toni.
"Scusaci, hai ragione, ma devi ammettere che è stata una scena degna di un film, ecco perché ridiamo tanto", mi dice gentile, non ribatto.
"Cìertu  chi si propriu comica", aggiunge Ignazio, ed io ora me la prendo con lui. Mi muovo verso Ignazio, il mio sguardo di ghiaccio incontra il suo color cioccolato, si fa fuoco:
"Comica un fico secco! Quasi muoio davanti a quella porta per colpa di Piero", dico alzando il tono, "Almeno poi potevi già suonare il requiem", concludo indicando la chitarra, ma poi rido anche io. Fare tanto la sostenuta quando si, c'è stato un attimo che avrei voluto spaccare la chitarra in testa a questi tre; ma poi in realtà davvero è stata comica la scena. Mi ricompongo. 
"Piero non farlo più. Non ho intenzione di lasciarci le penne giovane, vorrei anche invecchiare se la cosa non ti crea problemi". 

Attraverso la stanza a grandi falcate senza guardare nessuno, solo all'ultimo mi giro verso i presenti, mi soffermo infine su Gianluca che ora è spalle alla finestra, mentre il sole lo bacia...e quanto invidio quel sole in questo momento...penso, lasciandomi scivolare la tensione di dosso. 

"Prima che ne inventiate un'altra, vado a prenderti la giacca", concludo rivolgendomi a Gianluca. Esco superando Piero, per raggiungere la mia stanza.

Gianluca 's pov

Mi spiace che Piero l' abbia spaventata, non pensavo reagisse così, ma in fondo è stata una reazione più che normale.
"Ma l' avete vista?", ironizza Piero sogghignando, indicandola.
"Poverina, l' hai proprio terrorizzata Piè, non stupiamoci dai", e devo dire che il vedere il mio amico prenderla così da dietro, mi ha inizialmente infastidito, ma poi perché? Non ho motivo.
"Direi che ha un bel caratterino" , sorride Ignazio allegro, riprendendo in mano la sua chitarra.
"Entra Piè", esorto. Lui mi guarda.

"Spiegaci perché ha la tua giacca?", mi si rivolge Piero con un pizzico di malizia, percepibile nel tono.
"Già, qui Ginoble ci cova. Che avete combinato?", incalza Ignazio.
Mi guardano entrambe, mi sento prigioniero dei loro sguardi.
"Nulla di che", dico abbandonandomi a ridosso della finestra guardando il sole che volge al tramonto posando un piede al vetro, nel mentre ripenso alla serata, alle sue parole, "Ieri sera sono uscito a fare due passi, non avevo sonno, o meglio, non avevo voglia di dormire, l'ho incrociata sola sulla spiaggia all'altezza del Sunset e abbiamo bevuto qualcosa insieme, non abbiamo fatto nulla di ciò che potreste pensare", specifico per chiarezza, le menti di questi due sono un po' perverse e li conosco; "Non abbiamo fatto tardi, ma nel tornare l' aria del mare sapete com'è, aveva freddo e allora le ho prestato la mia giacca" concludo.
I ragazzi ascoltano e ridacchiano ma non dicono nulla, si limitano ad ascoltare, nel mentre ecco che torna lei, io la raggiungo sulla porta e ritiro la giacca.

"Ecco qua", mi dice porgendomi il capo, "Grazie per la tua gentilezza, non te l' ho rovinata, è solo un po' stropicciata sulle maniche", si affretta ad aggiungere arrossendo. 
"Quella è la sua giacca preferita",  esordisce Ignazio a voce alta per farsi sentire da Piero. Sorrido verso Ignazio e poi resto per un attimo a guardare Giovanna, mi protraggo forse più del dovuto, abbasso quindi lo sguardo e guardo la giacca, posso sentire il suo profumo che si è mescolato con il mio, la ringrazio a mia volta.
"L' importante è che ti sia servita"
"Non sai quanto", ribatte grata.
"Ora vado. Ho bisogno di una doccia"
Fa per andarsene salutando, quando Ignazio la richiama:
"Aspetta" le dice, poi continua. "Ragazzi che ne dite? È una fan, lasciamola restare, potrebbe dare un giudizio esterno" 
Piero ed io ci scambiamo uno sguardo e acconsentiamo, in fondo potrebbe essere un buon modo per testare la forza del testo e per riequilibrare la situazione.
"Ti va di restare con noi? Stavamo ascoltando un pezzo della canzone che ha scritto Ignazio" , mi sbrigo a spiegarle. 
"Lui l' ha già presentata ed è stata cantata al festival di Castrocaro nel 2014, oggi l'ha rispolverata per vedere se poteva uscire qualcosa di buono anche per noi" , conclude Piero, preciso come sempre.
Tutti e tre la osserviamo.

Lei è li, quasi di spalle, il corpo ruotato di tre quarti verso di noi, una mano sulla maniglia, pronta ad uscire. La osservo, guardo la sua figura così piccola rispetto a Piero, per questo mi sembra così fragile e delicata,  ma invece ha mostrato carattere e non si è fatta problemi a farsi sentire da tutti e tre, facendo valere il suo punto di vista, è audace. Per un attimo fatico a rivedere in lei la ragazza di ieri sera, sola, in compagnia dei suoi pensieri, seduta sulla spiaggia, eppure lei è li, nascosta dentro la sua corazza. 
Lascia la maniglia della porta, ci sorride e annuisce:
"Se vi fa piacere resto, ma vi dico subito che non so quanto potrei esservi utile, però mi piacerebbe sentire una vostra canzone e per vostra intendo scritta da voi" , arrossisce timidamente mentre esprime il suo parere in merito, come se avesse paura di parlare, e rieccola li, la ragazza di ieri sera.
"Ignazio è il compositore", spiega Piero , prendendo posto sulla scrivania, "Non restare li. Avvicinati", incalza Barone porgendole una sedia. Si siede con diffidenza posando le chiavi sulla liscia superficie.
"Non azzardarti a farmi spaventare ancora", specifica piccata, guardandolo.
"Cercherò di fare il bravo", dice lui con un mezzo sorriso.
"E ti conviene", conclude Giovanna di rimando, per poi scoppiare a ridere. E ancora, non so perché, pensarla vicino a lui mi infastidisce, forse perché ieri avevo l'esclusiva e l' ho voluto io, invece oggi ha fatto tutto lei.
"Attacca Igna'," aggiungo, osservando quei due di sottecchi. 
Ritorno sulla scena dopo lo scambio di battute di Giovanna con Piero, ed ascolto i primi accordi di chitarra.

Tu stai fuggendo, perché non provi ad amarmi?
pensi solo al domani...
perché? tu cerchi solo un pretesto
per scappare via da questa tua paura di vivere insieme a me
Dolore io ricorderò di te....

Parole forti. Parole che mi trasportano ancora una volta da Marta e che ricordano me stesso, il pensiero che ho su di lei e dalla quale sono fuggito e sto fuggendo .Sono un coglione lo so, l' ho mollata io per i suoi comportamenti ingiusti e infingardi , non mi sono pentito,  chiudi la partita Gian , staccati dal suo ricordo, lei non cambia, sembra farmi verso la coscienza, eppure mi manca.
Non ricordavo tutto il testo, mi sposto dalla mia posizione, mi porto davanti alla finestra voltando le spalle a tutto e tutti. Poso il braccio sullo stipite e fisso il fuoco di un tramonto color porpora. Sono confuso nonostante le parole veritiere dei ragazzi, confuso più che mai.

Giovanna 's pov

Gianluca è inquieto. Tormentato.
Piero è serio e ascolta con attenzione, ma sembra troppo preso.
Ignazio è perfetto nella sua esibizione. Sta portando a galla secondo me, un dolore nascosto.
Io sono sorpresa. La prima strofa è rimasta addosso. Un pugno al cuore e uno all'anima, la paura di lasciarsi andare ai sentimenti. La mia paura. Da un anno a questa parte.

Io credevo in noi due, non pensavo che tu andassi via
per la paura di farmi soffrire
mi hai perso, è tardi ormai...
La rabbia placherà la sofferenza ed il dolore
che mi impedisce di volare e di rinunciare a te, a te...
Paura di vivere insieme a te, ascoltami ed io rinascerò.

Questa seconda strofa la sento mia, almeno nella prima riga. La sento dentro. La ripeto.
-Io credevo in noi due, non pensavo che tu andassi via.-
E sei andato. Come venuto.
Solo che questa volta c'era Lei al tuo fianco e non io.
-La rabbia placherà la sofferenza ed il dolore
che mi impedisce di volare e di rinunciare a te - mi ripeto ancora.
Io ho rinunciato invece, ma solo perché la ferita di un cuore spezzato, non può essere ricucita dallo stesso cuore che l'ha ferito. Rabbia è ciò che resta sul ricordo.
Ecco le ultime note.
Ecco l' ultima voce.

Ignazio posa la sua chitarra sul letto. Mi sorride debolmente ed io ho i brividi. Mi stringo nelle spalle.
"Caspita Ignazio, hai toccato le corde giuste di un cuore ferito", dico quasi senza rendermene conto, basando il mio giudizio su un pensiero ed immagini generate dalla mente associate ad un ricordo.
"Una canzone che fa pensare e riflettere, potrebbe piacere si, ma non deve essere ascoltata quando uno ha un dramma nel cuore", concludo abbozzando un sorriso, per poi abbassare lo sguardo senza aggiungere altro, adesso vorrei solo non averla ascoltata per non aver scoperchiato il vaso di Pandora, ma non cedo alle mie emozioni, non ancora.

Passo in rassegna gli sguardi dei ragazzi, ne osservo le varie sfumature:

Gianluca si morde un labbro, perso forse tra i labirinti della sua mente; Piero appare rilassato , ma gli si legge negli occhi che qualcosa gli sta camminando dentro ; Ignazio ha messo a nudo una parte profonda di se, nessuno scrive per caso, nessuno abbozza testi di una tale intensità solo per diletto. In un'intervista che risale a Febbraio e che ho ascoltato, Piero ha dichiarato se non ricordo male, che Ignazio compone quando è innamorato be, in questo testo si capisce che è stato composto quando qualcosa è finito, anche se il sentimento non smette di far male, c'è ancora una speranza, ma quella speranza è riposta nell'unica persona che l' ha ferito. Oddio quasi mi metto a piangere.

"Volevate un mio giudizio, eccolo. Non sono esperta, sono solo una persona che ama ascoltare i sentimenti e le emozioni; di una canzone mi catturano i testi certo, ma un testo senza emozioni appare piatto. Provate a cantarla tutti e tre, ognuno ha il suo dramma, ognuno il suo perché, adattatela ai vostri diversi stati d'animo nati da una situazione analoga vissuta e credo che oltre a strappare lacrime, tirerete giù i palchi" , esordisco timidamente, guardandoli. Loro mi sorridono e mi ringraziano, anche Gianluca, che sembra essere tornato tra noi.
"Una canzone molto bella davvero. Complimenti Ignazio". Detto ciò nel silenzio della stanza li saluto, mi alzo e raggiungo la porta. Devo uscire, devo allontanarmi da questi stato d' animo imprevisti, da queste lacrime trattenute che spingono per uscire.

Non appena esco, ecco che gli occhi pizzicano, ecco le lacrime che non volevo.
"Ti odio Ignazio", mormoro al niente, mentre mi passo una mano sul viso. Poco dopo dei passi mi raggiungono:
"Ehi  dove hai la testa? Come entri in camera tua senza le chiavi?", la voce di velluto di Gianluca mi raggiunge, mi volto, mi porge le chiavi e lui resta sorpreso nel vedere ciò che la canzone di Ignazio ha scatenato. Vede le mie lacrime, vede che sto piangendo.
"Grazie Gianluca. E scusami per queste lacrime. Colpa del tuo amico", aggiungo, con un mezzo sorriso ironico.
"Giovanna noi non pensavamo..."
Lo interrompo, si morde un labbro.
"Tranquillo, va bene così, è tutto apposto"

Gli sorrido, fingendo di stare bene. In questo momento vorrei sentirmi addosso solo un abbraccio, non di qualcuno in particolare, solo ricordare cosa si prova, il calore di braccia che ti stringono solo per non sentirmi così sola in balia delle emozioni. Poi succede l'imprevisto. 

Gianluca come se avesse capito il mio bisogno, mi prende per i polsi, mi tira a se e mi abbraccia. Nuovamente mi scontro con il suo petto nudo, ma questa volta non mi ritraggo anzi, gli stringo le mie braccia attorno alla vita e lascio che le lacrime scorrano in silenzio. Troppe emozioni in ballo. Troppe domande e troppi perché. Restiamo così per qualche minuto, senza parlare, cercando senza saperlo, di darci conforto, questo non è Gianluca Ginoble de Il Volo, questo è solo Gianluca, un ragazzo come me, ed è strano sentirlo così, forse anche lui come me, ha bisogno di questo.
Ma poi perché lui?
Perché io e lui così in sintonia? 
Così diversi, così lontani, mondi diametralmente opposti, mondi che in questo istante si sono scontrati e ci siamo confortati a vicenda senza chiedere nulla l' un l' altra, ed è una situazione bellissima ma strana. Troppo. L' abbraccio fine a se stesso senza doppi fini, da quanto tempo l'avevo dimenticato.

Intanto il sole del tramonto ci investe filtrando tra i vetri della finestra del corridoio, ne avverto il calore sulla pelle nuda delle spalle. Mi ridesto. Mi scosto guardandolo arrossendo violentemente sentendomi buffa e ridicola ai suoi occhi, ma lui non dice nulla, mi lascia andare. Faccio per dirgli qualcosa,  ma lui prontamente mi posa due dita sulle labbra che sanno di lacrime, scuote il capo.
"Te lo dovevo. È stata colpa mia ", mi dice dolcemente, un chiaro riferimento all'accettazione della proposta fatta da Ignazio, è Gian infatti che mi ha poi chiesto di restare seppur in accordo con Piero, un rapido sguardo, un saluto. Resto immobile nel corridoio mentre lo vedo allontanarsi e  tornare in camera sua dai suoi amici, senza voltarsi. 



Ecco qua il capitolo. Ci ho impiegato un po' ed è un capitolo alla quale tengo molto, questo e anche il prossimo che arriverà a breve.
Il ricordo di mio papà di cui narro è vero. È un pezzo biografico personale.

Nota: Il testo e la canzone dal titolo Paura d' amare, sono stati scritti davvero da Ignazio Boschetto e davvero è stata cantata al festival di Castrocaro nel 2014, da due ragazze marsalesi. Mi sono basata su cose reali e documentate che avevo letto.

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