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04) Partenza

La conquista del pianeta Katsarida venne completata in una settimana. Pochi giorni di assedio erano bastati all'esercito Tkall per poter sterminare l'intera popolazione. Il pianeta, divenuto ormai inabitabile per l'assenza di acqua e di cibo, era stato designato dal re Drakon come discarica e come pianeta d'esilio per i detenuti più pericolosi. Quando il generale Lefukos seppe il vero scopo del suo sovrano, ebbe un che di lamentarsi.

« Ci avete mandato a conquistare una discarica? »

Disse spazientito e frustrato.

« Avevamo necessità di sterminare i Katsaridiani il prima possibile... Potevano creare grossi problemi ai pianeti a loro vicini e nostri alleati. »

Il re Drakon, severo e orgoglioso come sempre, era un Tkall molto alto e possente. Vestito sempre da una tunica rossa e con un elmo che nascondeva la folta chioma blu. Aveva un colorito più scuro rispetto ai suoi simili e ciò non faceva altro che incutere più terrore nei suoi nemici.

« Lo capisco. Ma non era una conquista in cui necessitava assolutamente l'aiuto di un esercito. Mi stupisco che vostra maestà abbia mandato uno dei più forti plotoni del proprio esercito per un pianeta-discarica! »

Lo sguardo freddo del generale era fissò sul proprio sovrano che, invece, non smetteva di guardarlo con sguardo severo.

« Il vostro compito era quello di conquistare Katsarida, il motivo per cui lo fate è futile. Era un mio ordine e voi l'avete completato alla perfezione. Potete andare generale Lefukos. »

« Ma sire! »

« Ho detto che potete andare! »

Lo sguardo di Drakon era fisso verso il suo generale. Non voleva più sentire lamentele. Lefukos, infuriato e sconfortato per il comportamento del proprio sovrano, decise di lasciare la sala del trono. Dopo essersi allontanato dalla stanza, non potè non dare un pugno al muro per la rabbia. « Non mi perdonerà mai per avergli tolto lo schiavo che ha ucciso Prouta! », pensò furente. Non si era mai pentito di aver preso Daimon nel proprio esercito. Era un ottimo guerriero, sebbene restio al seguire gli ordini del proprio generale. A Drakon non era mai andato giù il fatto che il terrestre era stato esonerato dai suoi compiti di schiavo diventando un soldato. Il re degli Tkall avrebbe preferito perdere mille pianeti, piuttosto che vedere il terrestre libero e privo di frustate. Dopo qualche secondo, il generale albino si accorse della presenza di qualcuno alle sue spalle. Si girò e vide una donna dinanzi a lui. Era alta quasi quanto lui, la sua pelle verde era così splendente che sembrava che la donna brillasse ed i suoi capelli erano di blu intenso. I suoi occhi verdi, più scuri della sua pelle, davano un senso di profondità enorme. Il suo corpo, magro e sinuoso, con un seno abbondante, era coperto da un lungo vestito viola, con cerchi dorati sparsi.

« Principessa Telefta! »

Disse inchinandosi e volgendo lo sguardo per terra. La principessa, una donna di una ventina d'anni, era l'unica figlia del re Drakon. Amata come il primogenito Prouta, era una delle poche donne che avevano il permesso di attraversare la sala del trono.

« Spero che la vostra missione sul pianeta Katsarida sia andata a buon fine. »

La principessa non posò lo sguardo sul generale, per determinare il grado di superiorità verso le razze a lei diverse. Ciò non tolse il diritto a Lefukos di inchinarsi di fronte ad un membro della famiglia reale.

« Certamente, principessa! Abbiamo compiuto la conquista dopo soli sette giorni di assedio. »

« Ci sono vittime illustri? »

Chiese quasi non curandosi della risposta del generale. Lefukos sapeva il perché della domanda. Anche lei, alla morte del fratello maggiore, era colma di odio verso il giovane schiavo ai comandi del generale. Nonostante tutto quello che Daimon avesse fatto per lei, ancora aveva forti risentimenti nei suoi confronti e sperava in cuor suo di vederlo morto un giorno.

« Nessuna morte illustra, mia signora... Abbiamo perso pochi valorosi soldati, ma non abbiamo morti tra le fila dei capitani. »

Telefta, rimanendo con lo sguardo fisso verso l'alto, si diresse verso la sala del trono, senza riferire ulteriori parole a Lefukos. « Non so quanto darebbe la famiglia reale per poter vedere il povero Daimon soffrire. », pensò il generale mentre vedeva la bella principessa allontanarsi.

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Erano passate un paio d'ore dall'incontro tra Lefukos ed il re Drakon. Daimon ed i suoi compagni attendevano il generale nell'hangar di teletrasporto, per poter sapere le ultime novità prima di partire per la Terra. Tutti erano pronti con il proprio bagaglio.

« Ti stai portando dietro tutta la casa? »

Chiese rivolgendosi a Quarck che aveva preparato una valigia alta circa tre volte la sua altezza.

« La Terra è un posto bizzarro e primitivo. Non si sa nulla di quel pianeta da quando è nato. Gli unici ad averlo studiato sono gli Tkall e non mi hanno mai permesso di osservare le ricerche di quel pianeta. Quando sarò li dovrò analizzare tutto! Quindi mi sono portato tutto ciò che necessità per poter studiare... »

Daimon bloccò il becco di Quarck per potergli far riprendere fiato e per poter avere un pizzico di quiete.

« Promettimi che non hai nulla di radioattivo o che potrebbe trasformarsi in una bomba atomica in quella valigia. »

Lasciò la presa su Quarck per potergli far rispondere.

« Quindi mi stai chiedendo di lasciare circa metà di tutti i miei macchinari! Non posso! Ci sono cose che non... »

Daimon gli bloccò nuovamente il becco, facendosi più serio.

« Ti do cinque minuti di tempo per rifare la valigia... Altrimenti ti lascio qui! »

Senza dire altro, il papiano prese a risistemare il proprio bagaglio per poter assecondare la richiesta del compagno. Qualche minuto più tardi, il generale Lefukos si presentò di fronte ai suoi subordinati. Informandoli che il re Drakon era ben contento della buona riuscita della missione.

« Non se ne è fregato nulla della nostra missione vero? »

Disse il soldato dal volto coperto dalla sciarpa rossa spiazzando il proprio generale.

« Sapete bene cosa pensa di noi il re... Quindi non siate stupiti delle parole dure che ci riserva. »

Le parole del generale non stupirono i quattro soldati, che continuarono a guardare nel vuoto, aspettando il congedo da parte di Lefukos.

« Non si preoccupi generale... Abbiamo nuove missioni o possiamo concederci la nostra licenza? »

Chiese Daimon, speranzoso che quella vacanza potesse iniziare il prima possibile.

« Nessuna missione... Siete liberi di tornare a casa. Vi aspetto per la prossima battaglia. »

Disse il generale salutando i propri sottoposti, che ricambiarono il saluto stando sull'attenti. Dopo qualche minuto, da lontano, i quattro sentirono in lontananza una giovane voce femminile che li chiamava.

« Ragazzi aspettate! »

Disse la giovane Senter. Una ragazza, dai capelli viola e dalla carnagione giallastra, stava correndo verso di loro. Era abbastanza alta e delle piccole lentiggini le abbellivano il viso. Aveva il corpo quasi totalmente scoperto, solo un piccolo corpetto verde le ricopriva il seno e un pantalone di pelle dello stesso colore che la copriva dalla vita in giù.

« Senter! Che ci fai qui? Non eri già partita? »

Chiese Dankana, stupito nel vederla arrivare senza alcun preavviso.

« Non potevo partire senza salutarvi. Andate in gita sulla Terra e non tornerete presto. »Disse volgendo lo sguardo verso il ragazzo dalla bocca coperta dalla sciarpa.

« Gentile da parte tua. Sentiti libera di venirci a trovare questo mese. Sarai sempre la benvenuta. »

Esclamò Daimon, sperando che gli abitanti della Terra non la potessero scambiare per una paziente malata di epatite.

« Mi piacerebbe. Potrei fare un salto tra qualche giorno, subito dopo il mio ritorno da Nossimp. »

Senter era originaria del pianeta Nossimp, pianeta primitivo e quasi del tutto disabitato, in cui i pochi abitanti hanno tutti la carnagione giallastra i capelli dalle chiome di molti colori diversi. Lei, era una dei pochi soldati di quel pianeta all'interno della compagnia del generale Lefukos. Mentre parlavano Quarck finì la propria valigia e tutti loro si diressero verso la gabbia di teletrasporto collegata con la Terra.

« Due settimane di vacanza! Quasi non ci credo! »Il viso di Dankana era colmo di gioia e non vedeva l'ora di partire, Daimon, invece, aveva un'espressione molto più seria, sebbene anche a lui tremavano le gambe per il ritorno a casa. Quarck stava impostando le coordinate per il teletrasporto, il loro obiettivo era quello di arrivare a Roma.

« Coordinate impostate! Direzione Terra! »

« Mi mancherete! »

Urlò Senter causando imbarazzo tra i giovani. Qualche secondo dopo, una luce accecante li avvolse, facendoli perdere per un attimo l'orientamento. Dopo qualche istante, i quattro aprirono gli occhi e videro di fronte a loro il paesaggio del pianeta Terra.

« Guardate che panorama! Monti innevati, la neve perenne che ci ricopre, questo senso di freddo che ci pervade e che ci fa rizzare le penne. La Terra che posto meraviglioso per... »

Il ciarlare di Quarck fu bloccato da Daimon che gli chiuse il becco con la mano.

« Quarck... Mi dici dove ci troviamo? »

Dankana e Colosso non capirono la domanda del compagno.« Questa non è la Terra? »

Chiese Dankana dubbioso. Quarck liberandosi dalla presa di Daimon, rispose alla sua domanda.

« Certo che siamo sulla Terra! Siamo in cima all'Everest ragazzi! »

Non appena ebbe finito la frase, Colosso gli tirò un pugno sulla nuca facendogli battere il becco per terra su richiesta di Daimon. Il giovane terrestre mettendosi le mani fredde tra i capelli non riusciva a trattenere un pizzico di rabbia.

« Che sia dannato il giorno che ti ho incontrato! »


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