10. Ancora saluti
Enio accolse con entusiasmo la compagnia dei vecchi amici di Yoin, salutò con cortesia anche Tiche e soprattutto strinse forte a sé Fenelia, senza fare domande sul suo aspetto. Quando si trovarono da soli lei, Fenelia e Bonoso si raccontarono ciò che si erano persi delle rispettive vite.
“Avete fatto bene a pensare a questo travestimento per Fenelia.” Disse, dando una pacca di approvazione a Bonoso per il suo lavoro.
“Non vi nascondo che ero molto preoccupata riguardo queste voci che mi sono giunte. Non sono in molti a saperlo, come ti ha detto la Maestra, ci stanno andando piano. Anche per questo ho deciso di accompagnare qui El: per fare un salto a Yoin e informarti. E salutare il mio vecchio nonno, naturalmente. Come sta?”.
“Alla grande!” Sorrise Fenelia.
“Oh, ecco El.” Enio presentò l’uomo agli amici e disse di trovarsi a Pozzo Seccato con lui che doveva sostituire un loro compagno.
“Ci sono sempre due dei nostri qui, ad aiutare con questa situazione critica in cui si trovano con le guardie. Il padre di Anthas si è ammalato e ha richiesto la sua presenza a casa, così El prenderà il suo posto.” Spiegò.
Aiutarono la famiglia di Pozzo Seccato con le incombenze della giornata, ma prima di sera li lasciarono per raggiungere il villaggio di Verno in cui furono accolti come ospiti più che graditi. Il giovane Anthas si unì alla loro compagnia e si presentò come un ragazzo allegro e gioviale, anche se notarono tutti il suo sforzo di farlo. Chiaramente il suo pensiero era rivolto al padre malato.
Rimasero tre giorni ancora. Molti furono confortati e incoraggiati dalle parole della Maestra e anche Fenelia assolse al suo ruolo ormai ufficiale di sacerdotessa, in modo ottimale. Allo stesso modo, Bonoso e Tiche si resero utili per come erano in grado. Il ragazzo e Fenelia si prestarono anche a qualche lezione di lotta con Enio, El e Anthas. I tre avevano abbastanza esperienza di scontri con le guardie del re anche se era sempre bene evitare, dicevano. Ma se la situazione degenerava, era un bene sapere dove colpire per poter scappare e veder salva la vita.
“Quei bestioni sono indistruttibili. Non si hanno notizie di loro morti in uno scontro. Si dice che solo Yothnos possa porre fine alle loro vite.” Spiegò Enio.
“Ma hanno dei punti deboli, come tutti: un dito nell’ occhio, una bella tirata di capelli o un bel calcio nelle parti basse, funzionano sempre.” Aggiunse Anthas, sfoggiando il suo attraente sorriso.
Fenelia ricordava molto bene quando aveva affrontato Yothnos, di come la lama del suo coltello non aveva nemmeno scalfito quella sua strana pelle dura. Un brivido la attraversò: era stata davvero fortunata a uscirne viva.
Quando la Maestra Mut annunciò ai ragazzi che era tempo di ripartire, Anthas ed Enio si unirono quindi a loro. Il primo poiché era diretto nella loro stessa direzione, la seconda aveva deciso di rinunciare alla visita a Yoin per fare da scorta ai suoi amici per tutto il loro viaggio. “Quando arriveremo a Kailia*, chiederò il permesso di farvi da scorta. Sono certa che non me lo negheranno. Non permetterò che ti accada qualcosa di male, Eneia.” Disse, molto seriamente.
Fenelia non sapeva davvero dire se meritasse tutta quella attenzione e protezione. Enio non glielo disse mai, ma Fenelia aveva letto nei suoi occhi una determinazione legata a una speranza, quando aveva confessato anche a lei che era vero, era nipote del principe Tarides.
Più andava avanti, più si rendeva conto di quante persone contassero su di lei, o meglio, sulla leggenda che attorno a lei si era creata, e chissà quanti ancora ne avrebbe incontrati lungo il cammino che come Tiche ed Enio erano disposti a seguirla e proteggerla per il sogno della libertà. Si sentì di nuovo schiacciata da questa responsabilità, da questo enorme problema che una parte della sua famiglia aveva creato e che non sapeva nemmeno come risolvere.
Gli abitanti di Verno avevano insistito molto affinché Fenelia prendesse in regalo uno dei loro cavalli ma non accettò senza prima avere il consenso della maestra Mut. Con un semplice sguardo e un cenno appena visibile del capo, le fece capire che poteva e doveva accettare per non offenderli.
“Grazie per il tuo aiuto, sacerdotessa Eneia. Speriamo di rivederti al più presto.” L’avevano salutata.
La tappa successiva da raggiungere era il grande villaggio di Sybar*.
Qui c’era il motivo per il quale Tiche aveva deciso di unirsi al viaggio. Sua zia, sorella di sua madre, viveva lì da molti anni. Zia e nipote erano sempre andate molto d’accordo tanto che, quando si sposò e partì, soffrirono molto entrambe. Da diversi anni ormai non si vedevano, ma Tiche aveva sentito il desiderio di riunirsi all’ultima parte rimasta della sua famiglia. Inoltre, desiderava allontanarsi il più possibile da Hydros e dalle ferite non visibili, ma assai più dolorose, che la famiglia reale le aveva lasciato addosso per sempre.
Il viaggio di diversi giorni, proseguì tranquillamente senza intoppi. Il gruppo era molto affiatato e durante le pause si conoscevano meglio e si divertivano giocando a cuntrici. Fenelia aveva salvato dall’ ultima cena a Verno le ossa degli agnelli, le rotule, proprio per quei momenti. Disposti in cerchio, le lanciavano in aria e si sfidano. Tiche era molto fortunata a questo gioco e quasi sempre era il suo osso a cadere nel verso valevole, assicurandole la vittoria.
Fenelia trovò in Anthas un ottimo compagno di caccia anche se peccava di impazienza e distrazione. Più volte tornava con tagli più o meno profondi sulle braccia e Bonoso era costretto a medicarlo ogni volta.
“Per fortuna che ho te, Bonoso.” Gli sorrideva, scompigliandogli i capelli e facendolo arrabbiare per questo.
Si stupì Fenelia della tranquillità del viaggio, ma Anthas le rispose che era solo perché si trovavano in territorio Messapico. “Qui sono molto pochi i gruppi di ribelli. Per lo più sono segreti, molto discreti e, più che attaccare, agiscono sull’aiuto materiale o morale della gente. Come Yoin. Anche la nostra attività militare interna a Kailia è segreta. Quindi le guardie non stanno molto in giro.”
Enio annuì. “Il re si sente al sicuro nella sua terra natia. Dauni e Paucezi invece sono più bellicosi e organizzano spedizioni contro le guardie di stanza lì, di frequente. Il re ci va di rado e ha lasciato tutto nelle mani di Yothnos e i suoi uomini. Sarà diverso al di là di casa.”
Il villaggio di Sybar fu una gioia per gli occhi di Fenelia. Pulita e con le strade piene di gente affaccendata, si presentava come un tripudio di colori tra le stoffe più o meno pregiate e le spezie, la frutta e la verdura locale, esposte sulle bancarelle del mercato.
“Non farti abbagliare da questo finto benessere, Eneia.” Disse la Maestra Mut, scorgendo il suo entusiasmo. “La maggior parte del popolo non vive in queste belle case di pietra, ma in modeste capanne ai margini del villaggio, in povertà.”
La zia di Tiche, informò la ragazza, faceva proprio parte della popolazione ricca e viveva in una lussuosa casa. Suo marito, commerciava pregiate tessiture con le isole vicine. Purtroppo non erano stati gratificati dagli dei dalla benedizione di un figlio.
Grazie alla memoria di Tiche e a una conferma avuta da un passante, trovarono la casa che cercavano senza difficoltà. Si erano appena avvicinati alla porta che quella si spalancò e, una donna dai lunghi e mossi capelli castani con diverse ciocche bianche, apparve.
Somigliava moltissimo a Tiche. Le due si osservarono per qualche istante prima di abbracciarsi, commosse.
Accomodati all’interno furono serviti di thè e biscotti al miele, mentre Tiche raccontava alla zia ciò che era capitato alla sua famiglia. Ma anche la zia aveva tristi racconti per la nipote: aveva tragicamente perso suo marito e si stava preparando a lasciare il villaggio.
“Per questo la casa è così spoglia.” Giustificò, guardandosi intorno. “Ho deciso di unirmi al gruppo di donne in pellegrinaggio al tempio di Minerva, a Castrum*, e fermarmi lì. Non posso restare in questa grande casa, da sola.” Disse, con occhi lacrimosi. “Se vuoi, puoi venire con me.”
E Tiche accettò.
Salutando ad uno ad uno gli amici, lasciò per ultima Fenelia. Ancora la ringraziò per averla salvata e infine le sussurrò: “Se puoi, se ancora è possibile farlo, salva Dositeo.”
Lasciare Tiche, intristì Fenelia. Era stato bello ritrovarla e le sarebbero mancate le chiacchiere con lei sulla vita spensierata, i giochi e i guai che avevano combinato insieme da piccole, quando tutto era più facile e non avevano responsabilità. Solo in nome di quei ricordi le aveva promesso di fare il possibile per suo fratello, per lasciarla andare con quella speranza nel cuore. Ma lei di speranza ne aveva molto poca.
Bonoso le si affiancò e le strinse un braccio. “Starà bene, vedrai. Meglio che con noi. Dai, andiamo a fare un giro al mercato, abbiamo bisogno di fare rifornimenti.”
Enio e la Maestra Mut si recarono al pozzo per rifornirsi di acqua, mentre gli altri tre si occuparono del resto. Bonoso in particolare, doveva fare provvista per la sua scorta di soccorso. Camminando distratto, con la testa china verso la sua borsa per controllare cosa mancasse, urtò involontariamente qualcuno. E quel qualcuno purtroppo era una guardia reale.
“Mi perdoni.” Sbiancò il ragazzo e subito cercò di svignarsela.
La grossa guardia però, lo afferrò per il dietro della veste e lo tirò indietro; voltandolo verso di lui, gli sputò addosso la sua ira esagerata.
“Ti ha chiesto scusa.” Intervenne Anthas, poggiando una mano sull’enorme braccio dell’uomo.
“Le vuoi prendere anche tu?” Ringhiò quello in risposta. Cercò di afferrare anche lui, ma il ragazzo si sottrasse per poi sferrargli una forte gomitata sul naso.
Bonoso fu libero dalla presa, Anthas lo afferrò per il braccio e se lo trascinò dietro, di corsa.
La guardia, sbattendo il capo come un cane per riprendersi dal colpo, che comunque pareva non avergli procurato fastidio, ma solo sorpresa, ringhiò di rabbia, pronto a lanciarsi all’inseguimento.
Ma Fenelia non glielo permise. Senza pensarci due volte lo assalì con un forte calcio nelle parti basse, lasciandolo piegato in due e senza fiato. Scappò subito dietro agli amici, che individuò facilmente poiché, veloci come topi, il resto delle persone che si trovava in giro, si erano tolti di mezzo.
Senza fiato, i tre amici si ritrovarono dietro un muretto. Anthas scoppiò a ridere e Fenelia lo imitò.
“Ma siete impazziti? Ora ci cercherà per tutto il villaggio.” Esclamò Bonoso, guardandoli incredulo.
“Tanto stiamo andando via. Preferivi essere picchiato a morte, per caso?” Ribatté Fenelia.
Anthas si tirò i neri capelli indietro e si avvicinò a Bonoso. “Stai bene?” Chiese, serio, afferrandolo per il viso. Lui annuì. “Bene! Nessuno deve toccare il mio curatore personale.” Sorrise, allora.
Bonoso arrossì e si allontanò brusco. “Andiamo a cercare la Maestra e Enio. Dobbiamo andarcene subito.” Disse, dando loro le spalle.
Di nuovo Anthas rise e lo seguì, affrettandosi ad affiancarlo.
*Kailia: Oggi Ceglie Messapica. Al tempo della civiltà Messapica era la capitale militare ed era cinta da ben quattro cerchie di mura. (È qui che Orra ha accompagnato Enio e Anan per il loro addestramento.)
*Sybar: Oggi Lecce.
*Castrum: Oggi Castro.
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