Riunione di gruppo
Capitolo 6
Alison camminava a passo spedito verso l'entrata della Flower Stone High School con l'ansia che le cresceva nel petto in maniera incontrollabile. Non riusciva a fare a meno di ripensare a quel messaggio inviato da uno sconosciuto che si faceva chiamare La Primula Rossa, che a quanto pareva, conosceva uno dei suoi segreti più oscuri. Ignorando gli studenti che la salutavano, entrò attraverso l'ingresso e proseguì nel corridoio, verso l'aula di matematica. Alison, in preda al panico, come non lo era mai stata, cercò di di concentrarsi e pensare chi potesse essere questo individuo che la minacciava neanche troppo velatamente. Quindi, riportò alla mente i ricordi orribili di quel giorno, uno dei peggiori di tutta la sua vita. Quando accadde il fatto, Alison era in camera sua a messaggiare con il suo ex fidanzato, Alec Evans. I due avevano iniziato a sentirsi da qualche giorno. Mentre, la ragazza digitava i tasti sul cellulare, un urlò agghiacciante a cui era, purtroppo, abituata, la fece sobbalzare dal letto su cui era stesa a pancia in sù. L'urlo fin troppo familiare apparteneva a sua madre, Clare. Alison non perse tempo a pensare cosa doveva fare e gettò il cellulare sul letto, schizzando, letteralmente, giù per le scale per soccorrere sua madre. Alison trovò la mamma accovacciata vicino al frigorifero con le mani davanti al viso per coprirsi dai colpi feroci che le sferrava suo padre, Tom. Quest'ultimo era ubriaco come non mai e mentre colpiva Clare con schiaffi sempre più forti, urlava qualcosa del tipo: - Stronza...birra...comprare. Alison notò lo sportello del frigorifero aperto e capì all'istante che Tom era infuriato perchè la birra mancava. Con una furia crescente nel petto , Alison si avventò su Tom per bloccargli le braccia. La concentrazione di alcool che l'uomo aveva in circolazione doveva esssere veramente alle stelle, perchè barcollò e cadde con un tonfo con Alison attaccata alla sua schiena sudata. Comunque sia, quel momento di trionfo per Alison durò poco. Tom si mise a sedere a fatica e se la scrollò di dosso. Alison cadde con la schiena a terra, avvertendo una dolorosa fitta alla spina dorsale. Nel frattempo, Tom si era rialzato barcollante. Alison si tastò la schiena per controllare che non avesse niente di rotto, poi guardò sua madre che con il sangue che le colava copiosamente dal naso, gridava a Tom di lasciar perdere sua figlia. Alison si mise n ginocchio per raggiungere sua madre, ma non si era accorta che Tom le si era avvicinato. L'uomo le sferrò uno schiaffo così forte che la fere ricadere all'indietro sul pavimento. Fu a quel punto che Alison, con le urla della madre che le rimbombavano nelle orecchie e lo stordimento causatogli dal colpo forte che non capì più niente. Improvvisamente, tutto intorno a lei era diventato rosso come il fuoco e la vista gli si era offuscata, mentre una sensazione che non aveva mai provato prendeva vita rapidamente dentro di sè. Con uno scatto fulmineo balzò in piedi e aggirò suo padre, portandosi dietro il bancone a centro della cucina e ignorando il dolore pulsante alla guancia destra. Si girò e afferrò un degli affilati coltelli da cucina posati accanto al lavello. Tom, ubriaco e barcollante, alla vista della figlia con un coltello stretto in pugno e gli occhi scintillanti di rabbia indietreggiò, impaurito. - Cosa vuoi fare? - aveva urlato. Alison non riusciva a rispondere, si sentiva talmente tanto accecata dall'odio e dalla frustrazione che non si era nemmeno accorta che sua madre era arrivata al suo fianco e gli stavi implorando di dargli il coltello. Solo dopo qualche istante Alison comprese cosa stava succedendo in quella stanza. I suoi occhi si posarono sulla lama tagliente stretta così forte quasi a volerla stritolare. Improvvisamente, la sua mano divenne tremante e il coltello le scivolò di mano, cadendo a terra con un sibilo acuto. Mentre sua madre si chinava per raccoglierlo, Alison si accorse che le lacrime le stavano scorrendo sul viso ininterrottamente. La mente le tornò lucida di colpo e solo in quel momento capì che stava per uccidere un uomo, che per giunta era suo padre. L'unica nota positiva in tutta quella situazione era che quella era stata la prima e unica volta in cui suo padre l'aveva colpita, perchè in seguito non ci aveva più provato, anche se era troppo orgoglioso per ammettere di temerla. Però, adesso, restava il fatto che qualcuno oltre ai suoi genitori sapeva quello che era successo e questo la faceva inorridire sempre di più, minuto dopo minuto. Non riusciva neanche a immaginare chi potesse essere perchè lei non l'aveva detto a nessuno, neanche ai suoi migliori amici con cui condivideva tutto. Entrando in classe, Alison individuò immediatamente Cole, seduto all'ultimo banco con lo sguardo basso, concentrato su chissà cosa. Alison prese posto accanto al suo migliore amico e lo salutò. Per un attimo valutò la situazione e si disse se doveva dire del messaggio della Primula Rossa a Cole, ma ci ripensò subito dopo, accorgendosi che il ragazzo non sembrava avere l'umore alle stelle. - Ehi, che ti succede? - chiese con dolcezza, posandogli una mano sul braccio. Il ragazzo non ebbe il tempo di risponderle. La professoressa Kelly James entrò in classe e richiamò l'attenzione di tutti per iniziare la prima noiosa lezione dell'anno.
Dopo le lezioni, all'ora di pranzo, Ashley si diresse verso la mensa. Dopo aver letto più e più volte il messaggio inviatogli da questo fantomatico personaggio di nome "Primula Rossa", non riusciva ancora a calmarsi. Inoltre a lezione Spencer non si era presentato, il che aveva contribuito a intristirla ulteriormente perchè desiderava vederlo più di ogni altra cosa. Non lo vedeva da più di un mese perchè lei era stata in vacanza a Miami insieme alla sua famiglia ed era tornata soltanto due giorni prima. Però aveva avuto così tanto da fare che non era riuscita a vedere ancora nessuno dei suoi migliori amici. Si erano soltanto parlati per telefono, ma quando aveva provato a chiamare Spencer era stata la segreteria telefonica a risponderle. Lì per lì non ci aveva dato troppo peso, però adesso iniziava seriamente a preoccuparsi. Quindi decise di andare a vedere nella mensa. Magari lo avrebbe trovato a prendere in giro qualche ragazzino sciocco o Cindy Stangard, la ragazza ranocchio. Spencer le aveva appioppato quel soprannome non troppo gentile due anni prima e da quel momento era diventata la loro acerrima nemica, cercando di mettere brutte voci in giro sul loro conto o inventarsi storie con i professori per farli punire. Insieme a lei, trotterellava al suo fianco il suo "collega", Morgan Black, costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente. Incidente di cui erano Ashley e i suoi migliori amici i responsabili. Entrando in sala mensa, Ashley individuò all'istante uno dei suoi migliori amici, William Walker. Si avvicinò, aggirando la fila di studenti per riempire i vassoi di cibo. - Ehi, Will! Il ragazzo la salutò con un caldo abbraccio e un sorriso splendente. - Sono davvero felice di vederti. Spero ti sia divertita in vacanza. - Ah, Miami è strepitosa - rispose Ashley, felice di mettere da parte i pensieri per La Primula Rossa e tornare a essere di nuovo se stessa. - Ma mi siete mancati tantissimo. A proposito - disse guardandosi intorno - hai visto gli altri? Will alzò le spalle. - Sì, ma oggi è il secondo giorno che non vedo Spencer. - Forse è con Alison e Cole? - ipotizzò Ashley, ottimista. - Bè - cominciò Will, alzando lo sguardo e osservando qualcosa oltre le spalle di Ashley. - credo proprio che quei due scioglieranno ogni tuo dubbio. Ashley seguì lo sguardo di Will e vide Alison e Cole avvicinarsi al loro tavolo. I ragazzi salutarono Ashley con entusiasmo. Vederli aveva risollevato l'umore di Ashley. Però, adesso, voleva rivedere anche Spencer. - Ehi, ragazzi avete visto Spencer, per caso? Sapete, volevo salutarlo - disse. Alison e Cole si scambiarono uno sguardo, dopodichè risposero all'unisono di non averlo visto. Ashley fece una smorfia dispiaciuta. Sperava davvero che almeno loro sapessero dove fosse finito Spencer. Poi, il telefono di Will squillò. Il ragazzo mentre estraeva l'oggetto sembrava un pò impaurito. Ashley pensò di averlo visto addirittura sussultare, ma forse si sbagliava. Will aggrottò la fronte, mentre leggeva il numero. Forse non si aspettava una chiamata, pensò Ashley. Will accettò la chiamata e si portò il cellulare all'orecchio. - No - disse dopo qualche attimo, rispondendo probabilmente a una domanda della persona chiamante. - Okkey, va bene. Arrivederci, signor Allen. - Chiuse la chiamata e guardò il telefono con sguardo assente. - Che ti prende? - chiese Cole con la sua solita voce disinvolta. - Sembra tu abbia visto un fantasma - aggiunse Alison. Ma fu Ashley a fare la domanda più importante. - Will, perchè il padre di Spencer ti ha chiamato? Will li guardò uno a uno con occhi pieni di preoccupazione. - Il padre di Spencer mi ha chiesto se Spencer era da uno di noi, se lo avevamo visto negli ultimi due giorni e io gli ho detto che nessuno di noi l'ha visto. - Prese un respiro profondo, poi proseguì. - Ha detto che è capitato più volte che non tornava a dormire, ma che il giorno dopo tornava a casa. Però, stavolta non l'ha fatto, quindi...ha deciso di chiamare la polizia.
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