❦ Capitolo 20: Un cuore spezzato fa più male di una ferita carnale.
❦ Capitolo 20: Un cuore rotto fa più male di una ferita carnale .
Alla fine le rose blu , quella sera a cena in riva al mare, gliele aveva portate eccome.
Non riusciva a credere che Ciro Ricci, colui che la sua famiglia aveva sempre disprezzato con i peggior insulti, lo stesso ragazzo poco più grande che le era stato insegnato ad odiare, potesse essere così dolce .
Ciro non si sarebbe definito con questi termini neanche sotto tortura, tuttavia Caterina sapeva nel profondo del suo cuore che quel ragazzo nascondeva un mondo dentro interamente da scoprire.
E lei era intenzione a farlo, giorno dopo giorno, non importava quanto le sarebbe costato.
Il cuore si può spezzare una volta sola, giusto?
Tanto valeva rischiare allora.
All'inizio sospettava, anzi, era assolutamente certa, che Ciro volesse solo giocare con lei, ma dopo le parole di Edoardo era convinto che lui ci tenesse davvero.
"Ti piace?" la sua domanda le fece distogliere lo sguardo dal mare, che quella sera rispecchiava un cielo nero privo di stelle, e posare lo sguardo sulla sua figura chiusa in abiti leggermente più eleganti del solito.
Con un sorriso pensò all'impegno in più che anche lei, per quella particolare occasione, aveva messo nel prepararsi; a partire dal vestito rosso e lungo fino al ginocchio a finire al make-up più marcato, aveva fatto tutto per colpire non solo sé stessa, ma anche lui .
"Davvero molto" rispose sinceramente "io amo profondamente il mare e ciò che lo popola. Ho... tantissimi ricordi con lui."
I suoi occhi si persero nuovamente sulla distesa poco davanti a lei, ma stavolta conservavano una luce malinconica.
"Lui? Chi sarebbe?"
"Il mare" Caterina tornò a guardarlo e gli sorrise dolcemente.
"Il mare" Ciro parve confuso "non ero un genio a scuola, ma sono più che certo che il mare non sia una persona."
La risposta la fece ridicchiare.
"In primis spero che tu volessi dire non sono , devi continuare a studiare Ciro, qualsiasi cosa tu voglia fare in futuro" appoggiò gli avambracci sul tavolo, stando ben attenta a non poggiare anche i gomiti, e si porse verso di lui "e lo so che il mare non è una persona, ma è come un vecchio amico per me."
"Davvero?" si avvicinò anche lui "e come mai?"
Caterina esitò.
Per quanto iniziasse a fidarsi di Ciro, quella era una parte importante ed estremamente delicata della sua vita e del suo cuore, per non parlare del fatto che quel dolore, quell'enorme sofferenza, era stata causata da suo padre.
Ma i figli di don Salvatore non sono il suo riflesso, Caterina.
Questo pensiero la spinse a sospirare ed abbassare il capo verso il suo piatto di carne - il mazzo di rose blu al fianco di questo - per chiudere di nascosto gli occhi.
"Ehi" Ciro appoggiò una mano sulla sua "se non ne vuoi parlare non fa niente, non sei costretta."
La dolcezza con quale le stava accarezzando il dorso della mano e le sue parole confortanti le fecero riaprire gli occhi per perdersi nei suoi.
Era così bello.
Le sensazioni che provava con lui non erano minimamente paragonabili a quelle che Giulio, con cui mai si era ritrovata così vicina, un tempo le aveva suscitato.
Loro, quegli appuntamenti segreti...
Era così bello da sembrare irreale e così pericoloso da sembrare fin troppo concreto.
"Mio padre" le parole le uscirono in un sussurro "i ricordi legati al mare sono tutti con mio papà."
I movimenti delicati sul suo dorso si fermarono di scatto; Ciro sembrava avere l'aria di uno che era stato preso a schiaffi.
Un momento di silenzio cadde sulle loro tavole e sembrò durare secoli, o almeno il tempo che ci mise il ragazzo per riprendere e schiarirsi la voce.
"Tuo padre" ripeté lentamente "era-eravate molto legati?"
"Ero la sua figlia preferita" ha deciso di rispondergli senza troppi problemi e con un mezzo sorriso "e lui il mio genitore preferito."
"Mi- Lo so che non ho il diritto di dirlo, ma mi dispiace tantissimo, piccrè."
"Lo so" lo guardava negli occhi per fargli capire quanto fosse sincera "ma questo non è il punto - scosse il capo - "il punto è che io e mio padre amavamo andare al mare, mi ci portava ogni settimana. Passavamo ore e ore a farci insieme il bagno, a schizzarci con l'acqua, giocavamo a marco polo e ci rincorrevamo sulla spiaggia. Molto spesso andavamo anche la sera per guardare le stelle."
Ciro spalancò gli occhi.
"Già. Posso dire con certezza che la spiaggia era il nostro luogo. Ci andavamo così spesso che mamma si ritrovava a sclerare almeno una volta a settimana su quanta sabbia le portassimo in casa."
Scoppiò a ridere e Ciro rise insieme a lei ricordando, seppur con fatica, come anche sua madre non fosse una fan dei ritorni a casa dalle vacanze proprio per quella ragione.
"Cate" la richiamò quando la vide perdersi nuovamente nei suoi pensieri.
"Sì?"
"Grazie per avermelo raccontato."
La guardò negli occhi per farle capire che non mentisse affatto.
"Non è niente."
"Invece è tutto.
***
Massimo Esposito si ritrovò a sorridere dinanzi al volto determinato di una ragazza che, fin da primo momento, aveva trovato intelligente e differente dalla sua famiglia.
Caterina Di Salvo, esattamente come il fratello, era una rosa nel bel mezzo di un covo di rovi e spine che ogni giorno, ogni istante, tentavano invano di risucchiare la sua bellezza.
Ma Massimo non lo avrebbe permesso, non dopo tutti i caffè e le risate condivisi con la giovane, e soprattutto perché si era affezionato moltissimo a lei con i suoi modi di fare gentili e sarcastici.
In quel momento gli stava chiedendo aiuto, anzi, lei e Carmine stavano chiedendo a lui una mano.
Non aveva minimamente l'intenzione di deluderli.
"Grazie per avermi dato le risposte che a quanto pare tua madre e tuo fratello non si sono degnati di darmi" si trattenne dall'utilizzare parole più gravi perché era consapevole che per quanto disprezzasse le loro gesta, Caterina li considerava la sua famiglia e li amava.
E anche se non lo avesse fatto Massimo aveva troppo rispetto nei suoi confronti per umiliarla ricordandole la sconveniente e deplorevole parentela.
"Voglio davvero bene a mio fratello, Massimo" per la prima volta intravide disperazione nella sua voce "non voglio tradirlo, ma si farà ammazzare."
"Hai ragione, tutta questa situazione con i Valletta è pericolosa" l'ennesimo sospirò della giornata gli scappò dalle labbra "ma tu sai cosa hanno chiesto in cambio del loro perdono?"
La vide irrigidirsi ed esitare un attimo, cosa poco rassicurante, poi anche le sue labbra - molto più carnose e dipinte di colore nude - rilasciarono un lungo sospiro.
"No, purtroppo no."
Massimo si accorse subito della bugia, ma sapeva che forzarla non avrebbe portato a nulla.
Alla fine quella era un'informazione che ancora non gli serviva, insistere era inutile e controproducente.
L'unica cosa da fare in quel momento era avvertire al più presto la direttrice e sperare di ritrovare Carmine e Nina prima che lasciassero Napoli per sempre.
"Grazie della tua collaborazione, Caterina, hai fatto la cosa giusta."
Con quest'ultima rassicurazione chiuse il fascicolo di Carmine posto sulla scrivania, proprio sotto il suo volto, e si alzò per congedarla e ritornare a lavoro.
C'era la vita di un diciassettenne in ballo.
***
Filippo Ferrari aveva sempre creduto negli angeli, era un tipo molto religioso, seppur non fanatico del simbolismo come Ciro e compagnia bella, ed era affascinato dalle creature - esistenti o meno - celesti.
Ma non credeva di certo che uno di questi fosse la sorella di quello che era ormai da tempo divenuto il suo migliore amico.
La mattina era iniziata anche bene, tra una buona colazione - seppur tesa - al tavolo di Ciro, la lezione di piano con Naditza, la consapevolezza di Carmine lontano e felice con Nina e Futura.
Poi, come normale che sia dal momento che la vita è una stronza, tutta la sua fortuna era andata a farsi benedire ed era tornato nel mirino di Ricci.
Era seduto su una panchina quando lui, Totò e Gaetano lo avevano raggiunto e iniziato a scimmiottare, e fin lì nulla di grave era accaduto.
Il problema era sopraggiunto quando Ciro si era fatto serio d'improvviso e lo aveva, seppur tra le righe, minacciato di morte.
I tre, perlopiù Totò, erano ricaduti sulla scusa della risata per farlo rilassare, ma lui aveva acquisito un minimo di maturità tale da capire che non avevano proprio niente da ridere.
Che sapessero già dell'inganno orchestrato attentamente da lui e Carmine? Come era possibile?
Salvare Pino, seppur una buona azione, gli era costato così tanto?
Proprio nel momento in cui credeva che lo avrebbero fatto fuori gli si era parata davanti la figura di Caterina che, da subito, aveva attirato l'ammirazione degli occhi ma soprattutto l'intera e disinteressata attenzione del piccolo boss.
Ma che aveva Ciro Ricci per guardare in quel modo colei sarebbe dovuta essere la sua più grande nemica?
E per quale ragione Caterina, per cui valeva lo stesso ragionamento, lo assecondava senza nemmeno rendersene conto? Era addirittura arrossita quando aveva incrociato i suoi occhi.
Filippo sapeva che non aveva di che lamentarsi dal momento che Cate lo aveva salvato per la seconda volta senza neanche conoscerlo bene, dunque non osò fare domande quando gli disse che Beppe lo cercava per le prove di piano.
Eppur la sensazione che la sua nuova amica fosse in pericolo non lo abbandonò per un istante mentre camminava con una guardia via dal campetto, verso l'interno della struttura, specie una volta aver notato che era rimasta da sola con Ciro...
***
"Cosa hai da guardare, Ricci?" Caterina utilizzò volontariamente un timbro più aggressivo per non destare i sospetti dei due idioti seduti con Ciro.
Non era sicura che loro sapessero della loro cosa, e onestamente sperava con tutto il cuore che Ciro non l'avesse raccontato a nessuno; meno persone ne erano al corrente, minor probabilità che Ezio lo scoprisse c'era.
"Nun t pozz guardà, Di Salvo?" Ciro fu bravo a nascondere un sorriso e fece segnò con la testa ai suoi amici di ritirarsi dentro.
Lino lo avrebbe aspettato.
"Sei un idiota" il sorriso che le spuntò sul viso gli intenerì la luce negli occhi.
"Ma mi ami nonostante questo."
Entrambi si bloccarono a tali parole.
"Non intendevo que-" Ciro provò a giustificarsi.
"No no" Caterina gli accarezzò la guancia "va bene, hai ragione."
Ciro le afferrò il viso e le regalò un bacio talmente feroce che quasi le cedettero le gambe.
"Ok, okay, calma Ciro" lo bloccò quando sentì le sue mani sotto la maglietta "non è il luogo e il momento" lo rimproverò dolcemente.
"Scusa" sussurrò lui in risposta sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Il bacio a stampo che gli diede Cate cancellò il dispiacere.
***
Edoardo Conte era estremamente bravo a combinare guai.
Estremamente.
Ma a sua discolpa quel giorno non credeva che Caterina Di Salvo fosse dietro lui e Carmela e li stesse ascoltando.
Non sapeva che era giunta proprio nel momento in cui aveva raccontato alla propria ragazza della scommessa, ormai annullata dallo stesso ragazzo, con Ciro.
E non era neanche capace di sapere che senza neanche ascoltare la parte positiva, ovvero la rinuncia alla scommessa, fosse scoppiata in lacrime e fuggita via.
Edoardo Conte era, come già detto, estremamente bravo a combinare guai, ma era anche molto stupido.
Angolo autrice🌺
Per quanto riguarda la scena finale, tranquilli, il contesto vi sarà spiegato meglio dalla stessa Cate in seguito🤍.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io vi avviso: il prossimo sarà IL DELIRIO PURO.
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Zia Annie
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