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❦ Capitolo 19: Un sogno destinato a finire


Capitolo 19: un sogno destinato a finire

Caterina si svegliò a causa dello scuotere insistente di una mano grande e ruvida sulla sua spalla nuda.

"Caterì" la richiamò Ezio aspramente "muovet, ce sta u comandante ca vuò parlà cu te."
("Muoviti, che c'è il comandante che vuole parlare con te")

Aprì gli occhi di scatto e si corpì gli occhi con una mano quando la luce entrante dalla finestra stranamente lasciò aperta la sera prima, le colpì violentemente il volto.
Con un piccolo mugolio si spostò sull'altro fianco e richiuse gli occhi.

"Caterina!"

Uno schiaffetto, non troppo forte, sul braccio la spinse a riaprire gli occhi e sbuffare un ringhio.
"Che cazz vuò?!"
("che cazzo vuoi?!")

Ezio si fermò un momento, sbigottito da quel raro - rarissimo - sfoggio di dialetto, poi la linea con lo sguardo come a voler ribadire la sua irritazione nei confronti della sua stanchezza.

"Voglio che tu ti alzi e vieni in cucina" si avvicinò al suo armadio e le buttò addosso una felpa "ma prima vestiti che sei mezza nuda, ma nun tieni fridde?!"
("...ma non hai freddo?!")

Caterina osservò i suoi pantaloncini e il suo top e scosse il capo, troppo stanca per dargli corda.
Afferrò la felpa e la indossò velocemente prima di indossare gli occhiali, sciogliendo i capelli per renderli presentabile e alzarsi dal letto.

"Si può sapere perché mi hai svegliata alle...otto del mattino?!" domandò incredula fermandosi un momento a controllare l'orario sul cellulare.

Era domenica e che diamine!

"Te l'ho già detto" sbuffò il fratello "c'è il comandante che vuole vederti."

"Il comandante?" aggrottò la fronte "perché dovrebbe volermi vedere di domenica mattina? Per caso è successo qualcosa all'IPM o..."

La sua domanda venne prontamente interrotta da Ezio, il quale si sedette con un sospiro sul letto.

"Non è successo assolutamente niente a quei ragazzi che, inspiegabilmente, adori" si soffermò a guardare sul proprio polso il braccialetto - ormai quasi rovinato - che lei e Carmine gli avevano fatto quando avevano dieci anni.

Caterina aveva sempre pensato che la prova dell'amore, seppur corrotto, che il fratello nutriva nei loro confronti risiedesse nel fatto che indossava quel braccialetto da sei anni e non lo aveva mai, davvero mai, tolto.

"Il comandante è qui per Carmine."

***

Caterina non ebbe neanche il tempo di fare colazione dal momento che il comandante l'attendeva al tavolo della cucina con una tazza di caffè davanti a sè.

"Caterina" le sorrise cordialmente e dall'espressione disgustata sul volto della madre che, poco più in là, stendeva i panni sul balcone con la porta di quest'ultima aperta, capì che probabilmente tale gentilezza l'aveva riservata esclusivamente a lei.

"Massimo" ricambiò il sorriso seppur leggermente nervoso sia per la mancata colazione che per il motivo per cui era lì.

Questo è il suo lavoro, Caterina, non puoi giudicarlo.

"Scusami se ti ho fatta svegliare" le sembrò sinceramente dispiaciuto "ma Carmine è evaso, e dal momento che è in pericolo - e questo lo sappiamo tutti - ho bisogno di tutte le informazioni possibili per ritrovarlo."

"E noi ve le abbiamo date, comandà" la voce di Ezio riempì la cucina come un lungo suono stridente in un'oasi di pace "tutte quelle che avevamo" appoggiò le mani con fare protettivo sulle spalle della sorella.

"Cioè niente, se permettete" Massimo, e Caterina dovette reprimere un sorriso per nascondere l'ammirazione che provò nei suoi confronti, alzò fiero la testa in segno di sfida.

"Perché non sappiamo niente" donna Wanda si rianimò all'improvviso "ve l'amma già ritte."
("ve lo abbiamo già detto")

"Voi avete parlato" rispose con calma il comandante senza neanche guardarla, cosa che fece infuriare non poco la donna; gli occhi del comandante, scuri e fin troppo autoritari - ma con una dolce luce che a stento emergeva a causa del tentativo dell'uomo di sopprimerla in quel momento inopportuno - rimasero fissi su Caterina.

"Avanti, fidati" sembravano dirle "confidati con me e Carmine sarà al sicuro. Ci teniamo entrambi, u saij."

"Ma ancora devo sentire le parole di vostra figlia, se mi è concesso."

Donna Wanda sembrava davvero sul punto di proibirglielo, Caterina era certa almeno che sarebbe successo, per questo interrompere sul nascere un futile tentativo di rimandare l'inevitabile.

Ora aveva due scelte da fare: parlare, dire le poche ma fondamentali cose che sapeva, adirando così il fratello e la madre, ma salvando Carmine; oppure tacere, dire le solite frasi di rito insegnatole quando era bambina, andare contro ad ogni suo principio.

"Non c'è mai solo una via di uscita, bimba. Se vuoi qualcosa, sii più furba delle condizioni che ti spingono verso soli due sentieri e trovane un terzo, costruiscilo con le unghie e le dita se devi, ma non farti scavalcare da niente e nessuno."

Le parole del padre, un tempo ripetute con fervore dallo stesso uomo, le tornarono in mente proprio nell'attimo in cui stava per scegliere.
Era ironico, pensato, come i suoi insegnamenti tornassero subito alla memoria solo nel momento in cui ne aveva davvero bisogno, come se fosse quasi ancora in vita.

Allora senza perdere tempo scelse il terzo cammino, la sua strada, e con un sorriso desolato scosse leggermente il capo, provocando negli occhi di Massimo una delusione che le fece stringere il cuore nel petto.

"Mi dispiace, Massimo, ma non so niente che possa tornarti utile."

"Ma qualcosa così", pensò con determinazione, "e dopo essere uscita da questa casa verrò a direla."

***

"Non gli hai detto niente?" la voce di Angela al telefono risuonò più che sconvolta "perché non gli hai detto la situazione con i Valletta?"

Caterina sospirò pesantemente e afferrò il pennello per il blush, iniziando a strofinarlo sulle gote.

"Io..."

"A fatt tropp bon"
(Ha fatto benissimo)

La voce di Francesca, da poco ritornata a casa dal suo lunghissimo viaggio, la interruppe.

"Ma sij scem?!" Angela pareva sul punto di perdere la pazienza - cosa non poi tanto impossibile - "ti rendi conto che si parla della vita di Carmine?"

"E camma fa?!" le rispose con nonchalance Francesca con la sua solita finezza "lo so che c'è imballo la sua vita, che cosa credi che non mi importi? Ma se Caterina parla, cu cazz ca a verimm chiù."
("...con il cazzo che la vediamo ancora")

"Potete piantarla" il suono del blush chiuso violentemente interruppe il loro litigio "ho intenzione comunque di parlare con il comandante, Angela, ma come ha detto Francesca non è saggio farlo sapere a mia madre e ad Ezio. Lo farò in privato appena tornerò all "IPM."

"Mi sembra giusto" concordò Angela e Francesca si limitò ad annuire.

"Ora però devo uscire, ci sentiamo dopo ragazze" fece per staccare ma la voce di Francesca, che quel giorno a quanto pare aveva sviluppato la capacità di parlare anziché lamentarsi inutilmente e fastidiosamente per tutto come suo solito, la interruppe.

"Frena. Dove devi andare? Dovevamo vederci!"

Caterina si bloccò all'improvviso e riflettè due secondi sulle sue parole.

"Cazzo."

"Te ne sei dimenticata?" La voce di Angie era a dir poco indignata "sul serio?!"

"E poi sono io quella che si dimentica le uscite" sbuffò Francesca.

"Mi dispiace tantissimo ragazze" si sentì una stupida per averle dimenticate; ma doveva aveva la testa nell'ultimo periodo?

Angela proseguì furiosa.

"E con chi ci hai rimpiazzate sentiamo! Spero vivamente non sia quell'oca giuliva di Rosy o giuro che..."

"È Ciro."

"... le faccio uno strascino che non dimenticherà ma- COSA?!"

Francesca, che evidentemente stava bevendo, quasi si strozzò e per un attimo fece preoccupare entrambe.

"Bevi così non ti affoghi" le suggerì Caterina.

"È l'acqua la colpevole."

"L'acqua o la tua incapacità di bere come si deve?" Fece di tutto per cambiare discorso ma aveva dimenticato di star parlando anche con Angela.

"Non provare inutilmente a cambiare di scorso, deficiente" l'amica tornò alla carica "che vuol dire che esci con Ciro? Intendi QUEL Ciro? Ciro Ricci?"

"No, Ciro il fruttivendolo sotto da lei, Angela, è ovvio" la prese in giro Francesca, ma non fece che aumentare la sua irritazione.

"Caterina Di Salvo, attendo risposta."

"Si" ammise sospirando "parlo di Ciro Ricci. Lui mi ha... invitata a un appuntamento, ecco."

"La vedo male"

"Piantala Francesca!" La rimproverò Angela prima di tornare a tormentarla "fai sul serio Cate?!"

"Ci siamo baciati, ve l'avevo detto" provò inutilmente a difendersi.

"E pensavo avessi detto che era stato un errore e non volevo averci a che fare."

"Io..." si fermò un attimo a riflettere su cosa dire perché il discorso dell'amica era più che appropriato, ma la verità era che quando si trattava di Ciro Ricci lei non era mai certa di niente.

Era una droga, una sostanza illecita e pericolosa ma che la inebriava come nient'altro al mondo.
Erano intere notti, da quando lo aveva baciato, che i suoi sogni la spingevano più in là con la fantasia e non faceva che disegnare i suoi occhi.

La risposta a quella malattia l'aveva ma ne era così terrorizzata... ma era il momento di smettere di mentire, in primis a se stessa, e anche alle sue migliori amiche.

"La verità è che mi piace."

Il silenzio che seguì fu tale da obbligarla a interrompere il movimento delle sue mani che allacciavano con cura le scarpe ai piedi.

"Tu ti sei innamorata di Ciro Ricci?" il fatto che fosse stata Francesca a porre quella domanda, e in maniera assolutamente seria, era sufficiente a descrivere la gravità della situazione.

"Innamorata ora è un parolone" cercò di smorzare la tensione con una mezza risata che le uscì più nervosa del previsto "il fatto è che con lui sto bene. Mi sento a mio agio."

"Ma se lo odiavi fino a due giorni fa!"

"Anche odiare è un verbo esagerato per significato in questo caso, Angie" finì di allacciarsi le scarpe e si alzò dal letto per afferrare la borsa.

"Ma non puoi farlo comunque Caterina."

"Perché no?" La rabbia iniziò a montarle il petto "perché le regole di questo sistema del cazzo me lo impongono? Ultima notizia: a me nun m'ne fotte re regole e chistu male."
(...a me non importa delle regole di questo male.)

Un silenzio tombale cadde nella stanza come un ladro che furtivo s'intrufola in una casa, pronto a rubare più oggetti di valore possibili.

"Volete un pezzo di pizza?" Francesca, che aveva evidentemente parlato mentre masticava, spezzò la tensione.

"Ma tu sij scema proprio!" il latrare di Angela fece scoppiare a ridere Caterina.

"Mi dispiace, non volevo reagire in quel modo" sospirò infine "ma voglio davvero stare con Ciro. Non so per quale motivo, lo sto cercando anche io. Non so se mi piace, di certo non lo amo attenzione, ma in un modo o nell'altro mi fa stare... bene, sì, bene, e onestamente non voglio rovinare tutto a causa di qualcosa che non mi appartiene neanche."

"D'accordo" non poteva vederla, ma il sorriso di Angie era palpabile dal suo tono di voce "ma se ti fa qualcosa, direttamente o non, gli spezzo le gambe."

"Concordo" comunicò Francesca quasi strozzandosi con la pizza.

Caterina alzò gli occhi al cielo.

Solo lei poteva mangiare la pizza, alle tre del pomeriggio, in un momento come quello.

"Ma piantala! La pizza alle tre del pomeriggio poi?"

"La pizza è perfetta a qualsiasi ora."

***

Ciro Ricci era assolutamente intenzionato a vincere quel giorno la scommessa fatta mesi prima con Edoardo.

Aveva preparato tutto nei minimi dettagli come un vero gentiluomo: aveva mandato un messaggio a Caterina dopo essere uscito dall'IPM ed essersi fatto un giro a casa di Marta, una ragazza che gli andava dietro da tanto tempo che sapeva essere davvero piacevole, e aveva ordinato delle rose blu - dal momento che la ragazza ne aveva blaterato così tanto l'ultima volta che erano stati fuori insieme, sulla spiaggia - e aveva i soldi necessari per pagare tutti gli acquisti di Caterina, visto che si era proposto di accompagnarla a fare compere.

Infine stava attendendo da venti minuti, poco distante da casa Di Salvo, che la sua preda uscisse.

Perché era diventato così tanto difficile portarsi una ragazza a letto? Aveva iniziato a perdere colpi per caso?

Si sistemò la manica del giacchetto di pelle che indossava e alzò di nuovo lo sguardo per posarlo sulla figura che si avvicinava verso lui e la sua moto con un sorriso che, oltre qualsiasi misura di buon senso, gli fece sciogliere il cuore.

"Ciao" le sorrise per un istante prima di darle un bacio sulla guancia.

Un passo per volta, Ciro.
Guancia, labbra, collo e poi la-

"A cosa stai pensando?" la voce di Caterina lo destò dall'imminente fantasia che stava raggiungendo la sua mente.

"Niente, ammò, vogliamo andare?" le porse il casco che aveva comprato poco prima apposta per lei.

Il fatto che non lo avesse afferrato e che lo stesse guardando con gli occhi spalancati lo confusero non poco.

"Che succede? Qualche problema?"

"Tu mi hai chiamata..."

Quasi gli venne un infarto quando realizzò che effettivamente il nomignolo utilizzato era fin troppo dolce.
Ciò che lo destabilizzò realmente tuttavia fu la consapevolezza di non averlo usato con intenzione, ma di esserselo fatto scappare volontariamente.

"Scusami, se ti dà fastidio io-"

"No no" Caterina gli sorrise immediatamente "mi piace. È okay, se lo è anche per te."

Il rossore sulle sue guancia lo fece impazzire.

Fu il suo pensiero fisso per tutti i dieci minuti in cui sfrecciò per le strade che lo avrebbero condotto alla loro meta: il Corso.

"Sei sicuro che non ti pesi accompagnarmi? Potevamo vederci direttamente stasera come avevamo programmato" l'intenzione di Caterina non era quella di mandarlo via, lo sapeva bene, ma sorrise apertamente all'opportunità di imbarazzarla.

"Cosa? Vuoi che me ne vada?"

"Ovvio che no, deficiente!" la ragazza alzò gli occhi al cielo "solo che non vorrei che tu volessi passare il tempo a fare altro o-"

"Non c'è niente di meglio che vorrei fare in questo momento, se non stare con te."

E forse è proprio la dolce, pericolosa, inconsapevolezza di Ciro, troppo occupato ad ammirare i suoi occhi, per rendersi conto di aver sorriso genuinamente come non capitava da tempo, che poi avrebbe portato alle ferite future.

Ma tutto questo non aveva importanza, nessuno dei due ne era consapevole, non ancora almeno, e di certo - se qualche profeta avesse provato ad avvertirli - non avrebbero tenuto conto delle sue parole.

Almeno non nel momento in cui Ciro poggiò le labbra su quelle di Caterina ed entrambi i loro cuori iniziarono a battere all'unisono.

***

"No, Ciro. Assolutamente no!" Caterina era ormai esasperata dopo i dieci negozi visitati "non ti permetterò di pagare ancora. Stavolta non mi freghi."

Doveva ammettere di essere rimasta quasi offesa quando, nel negozio di Kiko, il ragazzo bellissimo - ma altrettanto fastidioso - con cui era in giro l'aveva abbindolata affinché gli permettesse di pagare senza essere visto.

Prima l'aveva condotta con lo sguardo fuori, verso dei fiori "meravigliosi, che doveva assolutamente vedere", poi aveva passato velocemente i soldi, naturalmente in contanti, alla cassiera e, come se non fosse abbastanza, le aveva allungato con un sorriso irritante il sacchetto.

"Ma non è un problema, Cate" le ripetè per l'ennesima volta con un occhiolino "lasciati andare."

Con il cazzo.

"Dai Ciro, non puoi..." neanche il tempo di dirlo che lo stronzo aveva già pagato il paio di jeans e la felpa che due minuti prima aveva sul braccio ma che le aveva sottratto senza che se ne accorgesse.

"Ti odio" gli disse mentre uscivano dal negozio e come risposta al suo sorriso saccente "davvero tanto."

"Non ti credo neanche un po'" fu la sua risposta "ma se così fosse sarebbe un vero peccato, Caterina Di Salvo."

Quest'ultima frase la sorprese.

"Ah, sì?" si fermò, costringendolo a fare lo stesso, e gli si avvicinò al viso lentamente "e come mai, Ciro Ricci?"

"Perché io provo tutto tranne che odio per te" lo sussurrò talmente dolcemente che Caterina si sentì svenire.

Allora è proprio vero che la prima impressione è quasi sempre quella sbagliata.

"E poi" continuo con voce più alta e scherzosa "non avrò mica preso delle rose blu per un'altra signorina."

"Rose blu?" Il sorriso che le invase il viso era sproporzionato "dove, dove?!"

Ciro scoppiò a ridere.

"Se fai la brava, le avrai stasera al ristorante."

Toccò a Caterina ridere questa volta.

"Se faccio la brava?" scosse il capo "non ci siamo, Ciro Rì, non ci siamo proprio."

Sogghignò allo sguardo confuso del corvino davanti a sè.

"Io non sono il tipo da «fai la brava», ma tranquillo, tesoro, lo scoprirai presto."



ANGOLO AUTRICE

SCUSATE UMILMENTE PER IL RITARDO!
Lo so, dovevo aggiornare due settimane fa, ma prometto che il prossimo aggiornamento sarà (possibilmente) più rapido e vicino.
In compenso, però, ho una piccola sorpresina per voi (Caterina non è l'unica ad esserci andata bene oggi).
Vi presento con orgoglio la nuova playlist de "Il Custode", presente su Spotify sul mio profilo, e pronta con ben 4h di canzoni ad essere ascoltata!

Un abbraccio forte, buon esame a chiunque abbia maturità o tesina di terza media e buona fortuna😭✨.

Annie🍒

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