❦ Capitolo 1: Il primo segreto del custode.
༄ 01: Il primo segreto del custode.
Ezio Di Salvo sfrecciò come una furia per le strade di Napoli.
Aveva Carmine dietro di sé che si stringeva agli estremi del sedile del motorino, e il vento forte tra i capelli.
Quel vento non sarebbe mai stato in grado di spegnere il fuoco dirompente e violento che si stava per stagliare minaccioso e furente su Valletta e i suoi inutili scagnozzi.
Essere un Di Salvo, era come essere un conte per Ezio.
Eri intoccabile, qualcosa di speciale.
Amava i suoi fratelli, ma Carmine doveva darsi una svegliata, essendo che stava diventando la vergogna della famiglia.
Non gli importava cosa valesse per i suoi fratelli, la famiglia era qualcosa che non andava sfiorato nemmeno con un dito.
E questo dovevano saperlo tutti, compresi quei bastardi dei Ricci e dei Valletta.
Scese velocemente dal motorino, dopo essersi fermato accanto al bar in cui erano seduti — fuori, vicino ad un tavolino rotondo e di piccole dimensioni — gli aggressori di Carmine.
"Omm e merd" camminò a passo deciso verso i tre "se tien i pall, vatt a me."
(Uomo di merda. Se hai le palle, picchia me).
Con uno scatto fulmineo, Valletta e gli altri die salirono sui rispettivi motorini e sfrecciarono via.
Ezio imprecò e risalì sul suo mezzo per partire all'inseguimento.
Sentiva la rabbia scorrere come sangue nelle vene, mentre Carmine era impaurito all'idea di ciò che avrebbe fatto — o gli avrebbe costretto a fare — il fratello maggiore.
Pensò al piccolo di casa, al piccolo Federico, e sperò con tutto sé stesso che la sua stessa sorte — quella di non essere liberi neanche di andare a lavoro tramite una scorciatoia, o si finiva per essere picchiati — non capitasse anche a lui. Sperando, ovviamente, che lui non diventasse come Ezio. Fortunatamente il piccolo Fede passava molto più tempo con Carmine e Caterina, piuttosto che con Ezio.
"Ezio" lo richiamò "non fare cavolate, pensa a quando lo scoprirà Cate..."
"Statt zitt tu" ringhiò "Caterina in questo momento è l'ultimo dei miei pensieri. Le passerà."
(Stai zitto tu).
Carmine sospirò, chiudendo gli occhi per non gridare. Voleva solo buttarsi giù da quel motorino, ma non poteva rischiare essendo che Ezio correva come un matto, e non voleva ritirarsi a casa con un morto sulla coscienza per non aver seguito il fratello.
Si lanciarono all'inseguimento di uno dei due ragazzi insieme a Valletta, invece che Valletta stesso, perché erano molto più vicini e c'erano più probabilità di prenderlo.
Sboccarono una stretta stradina che portava a un'altura.
Una pozzanghera sul pavimento fece scivolare il povero ragazzo in fuga, che cadde con un tonfo rumoroso sulla schiena.
Ezio scese frettolosamente dal motorino, Carmine al suo seguito.
"Piglij" Ezio gli passò la pistola, dando un calcio nello stomaco del ragazzo a terra. Carmine non aveva mai impugnato una pistola; era più pesante di quel che pensasse. O forse era solo il peso della consapevolezza di cosa un semplice click potesse fare a chiunque fosse davanti alla punta dell'arma.
(Prendi).
"Spara."
I battiti del cuore echeggiarono nel petto di Carmine, mentre la mano mirava tremante al ragazzo davanti a sé.
Sentiva il bisogno estremo di correre, scappare via da lì; sentiva molto di più il caldo sulla pelle in quel momento, rispetto a quando era stato costretto da Ezio ad andare con lui.
Non voleva farlo.
Non voleva diventare un mostro come loro.
"Spara" gli urlò di nuovo il fratello, mandando il suo cervello in tilt.
Caterina lo avrebbe fermato per quello che gli stava facendo, ma sua sorella non era lì in quel momento.
Stavolta doveva salvarsi da solo.
"No" urlò alla sua ennesima incitazione "non sono come voi" urlò di nuovo guardando sia Ezio che il ragazzo a terra.
"M faij schif" stavolta si rivolse solo ad Ezio, prima di gettare la pistola a terra e correre via come un pazzo.
(Mi fai schifo).
Corse nonostante i muscoli doloranti.
Corse nonostante le urla del fratello.
Corse nonostante sapesse bene di essere nei casini.
Corse fino a perdere il fiato.
Corse per la sua libertà.
✩↬:➶.
Caterina Di Salvo sprofondò nel letto matrimoniale, mentre il sonno cercava di riprendere il suo corpo.
Era da ore che aspettava Carmine ed Ezio, e questo la preoccupava. Voleva bene ad entrambi i fratelli, ma delle volte Ezio esagerava davvero con Carmine.
Federico aveva la fortuna di essere piccolo, quindi di non dover ancora soddisfare nessuna aspettativa della madre o di Ezio, ma Carmine aveva ormai diciassette anni. Ezio e Wanda pretendevano che fosse come il padre, o il fratello stesso, ma Carmine non voleva essere un malavitoso: non voleva spacciare o rapinare o uccidere. Aveva un cuore troppo debole per questo, o almeno, ma questo Caterina non poteva ancora saperlo, fino a poche ore prima dell'accaduto.
Con un sospirò si alzò per sedersi alla scrivania, per poi aprire il libro di fisica, una delle sue materie preferite. Erano
le tre del pomeriggio e le toccava studiare, nonostante la preoccupazione. Era meglio, quindi, iniziare con le cose più leggere, e poi passare a materie come matematica, per lei molto pesanti e difficili.
Studiò per un'oretta e mezza, torturandosi continuamente la mente alternando momenti di noiosa ripetizione di storia a momenti di tensione pensando ai due fratelli fiori casa.
Alla fine fu una semplice, banale, telefonata a porre fine alle sue torture e dare il via a un vero e proprio supplizio che l'avrebbe portata a una serie di notte insonne e tensioni costanti.
Una serie di avvenimenti che le avrebbero tolto il fiato più volte, così come la fame e la sete. Stava per scatenarsi il caos.
"Pronto?" rispose con voce tremante.
"Cate" singhiozzò Nina "vieni in spiaggia, ti prego. Si tratta di Carmine."
✩↬:➶.
Carmine Di Salvo guardò il mare, ma senza vederlo davvero.
Sentiva Nina accanto, che lo abbracciava e singhiozzava.
Doveva essere stata forte la paura di essere stuprata dai quei tre maiali, pensò Carmine con afflizione; voleva consolarla, come lei stava facendo con lui, ma i pensieri erano vuoti e le parole gli scivolavano addosso.
Aveva ucciso Nazario.
Aveva ucciso una persona.
Un animale, certo, un uomo senza pudore o degno di essere chiamato "uomo", ma lo aveva comunque ucciso.
Era diventato come Ezio, alla fine... Era diventato un mostro.
"Dobbiamo chiamare Caterina" sussurrò lentamente Nina, cercando di placare le lacrime.
Finalmente Carmine sembrò tornare alla realtà.
Sentì il peso delle ginocchia sulla sabbia e il peso del peccato sulle spalle large.
Si era inginocchiato sulla sabbia bollente dopo aver impiantato un paio di forbici per tagliare i capelli nel collo di Nazario Valletta.
Non solo aveva ucciso, ma aveva anche ucciso l'uomo sbagliato.
Ora lui, Nina e la sua famiglia erano in pericolo ed era solo colpa sua. In pochi secondi aveva sconvolto alla sua vita, e quella delle persone a lui care.
Forse avevano tutti ragione. Forse Ezio aveva ragione. Era davvero Piecoro, era davvero debole.
Un completo casino.
"No" sentì la voce spezzarsi per L'agitazione che ora stava palpitando nel petto. Nina lo aveva visto uccidere, aveva visto il sangue ancora presente sulla maglia e le mani, non poteva vederlo anche la sua sorellina. Non lei. "Non può vedermi così... Ti prego non chiamarla."
"Amore" gli prese il viso tra le mani "guarda in che condizioni stai, hai bisogno di qualcuno che possa aiutarti. Io non riesco a... Io mi spiace non..."
"Lo so" la interruppe dolcemente Carmine "non fa niente. Posso cavarmela da solo."
"Non è vero" scosse il capo "perché non vuoi chiamarla?"
"Non voglio che mi veda con occhi diversi..." ammise "Non voglio che mi guardi come un se fossi un mostro."
"È tua sorella" gli ricordò gentilmente la riccia "ti ama così tanto. Non lo farà. Non solo perché sei suo fratello, ma anche perché sai benissimo che non è il tipo di persona che giudica senza sapere i fatti."
Carmine alla fine cedette.
Non voleva vedere la delusione o, peggio, il disgusto negli occhi della sorella, ma aveva bisogno del suo calore in quel momento.
Caterina, considerando i rapporti che il Di Salvo aveva con la madre e il fratello, era la sua unica famiglia.
"Chiamala."
✩↬:➶.
Caterina Di Salvo corse a perdifiato verso la spiaggia.
Non gliene importava nulla del fatto che stesse sconfinando, o che fosse in pigiama (per fortuna a pantaloncini e senza scollatura o pizzo). Nella sua mente c'era solo il fratello e Nina, una delle sue più care amiche, che piangeva a telefono.
Corse nonostante il dolore provocato dai sassolini delle strade di Napoli. Ignorò i fischi e i commenti indesiderati, così come le persone ammassate sui marciapiedi (un ostacolo fastidioso).
Quando i suoi piedi incontrarono la sabbia bollente, si guardò intorno preoccupata.
La scena che si ritrovò dopo qualche passo, le fece gelare il sangue.
Il corpo inerte di Antonio Valletta con un paio di forbici nel collo era steso sulla sabbia, poco lontano c'era Carmine inginocchiato con Nina che gli stringeva il braccio. Vedeva solo le loro schiene, e l'unico rumore oltre quello del mare era quello dei singhiozzi dell'amica; non vedeva il volto del fratello, ma poteva immaginarlo.
Milioni di teorie iniziarono a farsi largo nella sua mente, ma le represse con violenza. Doveva ragionare liricamente
Era suo fratello e lo conosceva meglio di chiunque altro, sapeva bene che non avrebbe mai fatto una cosa del genere... Ma lo aveva fatto, e doveva esserci un motivo ben preciso che giustificasse il suo gesto, per quanto l'atto stesso potesse essere giustificato (ben poco).
"Carmine" lo richiamò, ignorando il corpo di Valletta a terra.
Vide il fratello sussultare, ma non voltarsi.
Si avvicinò lentamente a lui e Nina.
Regalò un sorriso rassicurante alla ragazza, sentendo il cuore stringersi alla vista delle lacrime sulle sue guance, poi s'inginocchiò davanti al fratello.
Sussultò alla vista del sangue sulle mani di Carmine: il bel viso era abbassato, forse per la vergogna o per il dolore, mentre le mani erano aperte e puntate proprio sotto i suoi occhi. La maglietta bianca era sporcata dall'errore da poco commesso; una macchia rossa era notevole sul petto, all'altezza delle maniche.
"Cà" lo richiamò con dolcezza, usando il soprannome che gli attribuiva quando erano bambini "per favore guardami. Non avere paura di me."
Piano il ragazzo alzò lo sguardo e gli occhi marroni incontrarono quelli altrettanto marroni della sorella.
Caterina sentì il cuore aggrovigliarsi su sé stesso quando vide il vuoto negli occhi di Carmine.
"Non volevo farlo" disse con un filo impercettibile di voce "credimi, Caterina... Non volevo ucciderlo. Stava... stava..."
"Stava per stuprarmi assieme a due suoi amici" lo aiutò a terminare Nina, facendosi forza tra le lacrime.
"Stai bene?" le domandò preoccupata, spostando per un secondo lo sguardo per posizionarlo sul suo viso.
Il mascara le colava sulle guance e il vestito era un po' alzato, ma per il resto non aveva lividi o segni.
Annuì piano.
Caterina tornò con gli occhi sul fratello che non smetteva di osservarla con apprensione.
Era una foglia pronta a spezzarsi, bastava una parola sbagliata o una luce diversa negli occhi della sorella e... sarebbe morto.
Ma Caterina non disse nulla. Gli prese le mani con un sorriso tremante e lo abbracciò donandogli tutto il calore rassicurante che il suo corpo poteva fornire.
Carmine finalmente lasciò andare le lacrime mentre Nina gli lasciava il braccio, capendo quanto intima fosse la scena che si stava svolgendo proprio sotto i suoi occhi.
"Sono diventato come loro" singhiozzò il Di Salvo, stringendo la sorella "sono diventato un mostro."
"Non è vero" gli sussurrò con dolcezza "hai salvato Nina. Non sei un mostro."
"Ti sporcherai di sangue" fece fatica a dire Carmine, per l'orrore di quella frase.
"Non m'importa. Ora devi solo calmarti" gli accarezzò piano i capelli lisci "Sono qui, okay? Ci sono io."
Rimasero abbracciati per un tempo indeterminato, mentre il mare batteva dolcemente sugli scogli.
Rimasero abbracciati mentre il portatore si prendeva con sé il loro primo segreto. Senza che nessuno se ne accorgesse, silenzioso e abile qual era, rubò loro una parte importante quanto superficiale ai loro occhi. Si prese quella scena che si stava evolvendo sulla spiaggia e la trasformò in un granello di sabbia così piccolo da poterlo depositare con gli altri granelli, segreti e ricordi anch'essi, sul fondo.
Il portatore aveva appena iniziato con loro.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro