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QuArAnTeSiMo CaPiToLo

Logan...

È davvero una bella scarpinata da qui a Houston, e la cosa bella è che sin dall'inizio questo viaggio mi ha ricordato in modo impressionante quello fatto con Sara andando a New York...

Non voglio pensarci, devo convincermi che non risolvo niente a fossilizzarmi su di lei, altrimenti è inutile che me ne sia andato. Fortunatamente mia sorella è ben felice di ospitarmi, anzi, appena gliel'ho detto ha strillato per telefono, felice della mia decisione, e sono convinto che si sia pure messa a saltare. Mi ha strappato un sorriso, in effetti è davvero molto tempo che non la vedo, e poi non ho ancora avuto la possibilità di conoscere mio nipote. Chissà se mi assomiglia.

La spia della benzina mi avverte che sono appena entrato in riserva, fortunatamente non devo fare molta strada prima di incontrare un distributore di benzina. Accosto davanti alla pompa e scendo con una banconota già in mano quando l'occhio mi cade sulla scritta luminosa di un motel poco distante. Immediatamente il pensiero va a lei, e a quando abbiamo dormito insieme in quel motel puzzolente nella strada per New York. Mi ero coricato in quel letto solitario con un orecchio teso verso la camera adiacente, finché non ho sentito un trambusto provenire attraverso il muro confinante e non l'ho trovata con un piede sanguinante. Un sorrisetto si disegna sul mio viso ricordando come abbiamo dormito poi quella notte. Anzi, io avevo dormito davvero poco mentre la tenevo per la prima volta tra le braccia. Ho ascoltato il suo respiro farsi regolare ed ho osservato il suo viso appoggiato sul mio petto... Come faceva a dormire con la testa direttamente sopra il mio cuore in tumulto? Non mi ricordo quando mi addormentai anch'io, ma la mattina dopo fu un vero e proprio miracolo che riuscii ad alzarmi senza saltarle addosso.

Eppure non rimpiango nulla di tutto quello che è successo tra noi.

Osservo i numeri sulla pompa scorrere velocemente mentre schiaccio la pistola dell'erogatore. Mi imbambolo a fissarli mentre mi torna in mente per la milionesima volta il momento in cui mi ha detto che non sentiva più alcun sentimento per me. Di nuovo mi sento come se mi stesse prendendo il cuore tra le mani e me lo stesse strizzando fino a farlo sanguinare. Esattamente come in quel momento avverto un forte bruciore nel petto... non è solo un dolore mentale, è proprio fisico.

Non si è minimamente resa conto di quanto mi facessero male le sue parole, mi ha guardato negli occhi con estrema freddezza, come se mi stesse dicendo che la terra gira intorno al sole e lo ha sempre fatto, mi ha detto che non sentiva più niente per me e che forse non lo aveva mai sentito.

Ma com'è possibile una cosa del genere?

Mi sono detto che era soltanto una fase, che forse lo shock di essersi ritrovata suo padre suicida davanti agli occhi l'ha resa come insensibile al resto del mondo, ma quando mi ha detto che non era sicura di avermi mai veramente amato non ce l'ho fatta a restare ancora lì. Non riuscivo a continuare a guardarla negli occhi senza implorarla di ripensarci, di aspettare un po' prima di prendere una decisione, senza calpestare la mia dignità. E quando mi ha confessato che era da prima del funerale che pensava di lasciarmi ho deciso di andarmene io.

Non riuscivo più a guardare i suoi occhi spenti che mi fissavano apatici, quando fino a pochi giorni prima erano così accesi e pieni di vita mentre mi guardavano in preda alla passione che ci ha unito.

A ripensare a quei momenti mi sento il cuore in gola. No... forse sarò un ingenuo, ma sono sicuro che non ha finto con me, i suoi sentimenti nei miei confronti erano autentici. Non posso credere che le sue carezze e i suoi baci fossero dettati solo da semplice curiosità, non è il tipo di ragazza che fa queste cose senza provare qualcosa. Può darsi che col tempo potrà rendersi conto che in realtà era sotto shock e potrà rinsavire. Sì, ma quando? Non so se sarei disposto ad aspettarla mentre la vedo tutti i giorni come una conoscente qualunque, mentre so che dorme a pochi metri da me e non posso nemmeno toccarla come vorrei. Sì, è stato meglio che me ne sia andato. Non sono un tipo paziente e non voglio impazzire per una donna. Nemmeno per Stephany mi permisi di cedere quando mi implorò di perdonarla... e siamo stati insieme quasi un anno.

Fortunatamente mia sorella mi ha sempre ripetuto che dovevo andarla a trovare prima o poi, quando potrebbe essere un momento migliore se non a Natale?

Di colpo un clacson suonato a pochi metri di distanza mi fa sobbalzare, risvegliandomi dal mio sogno ad occhi aperti. I numeri della pompa si sono fermati e una macchina sta aspettando dietro la mia. Il tizio alla guida mi guarda un po' scocciato mentre mi sbrigo a riporre la pistola nella sua postazione. Accidenti!

Rimonto in macchina e riparto spedito, ma in poco tempo, complice forse il panorama monotono e la solitudine, mi ritrovo a rivivere per l'ennesima volta quei momenti che hanno preceduto la mia decisione di andarmene.

"Lo so che molto probabilmente ho sbagliato, anzi, senza il probabilmente, ma non ce la faccio a continuare a stare con te." Aveva detto con semplicità. Continuava a parlare con una freddezza che non le apparteneva, ghiacciando anche me.

"Io credevo che i tuoi sentimenti fossero veri."

"Credimi, lo credevo anch'io..." bisbigliò abbassando lo sguardo.

A quel punto non ci vidi più. Con due rapide falcate mi avvicinai a lei e le afferrai il viso con entrambe le mani per forzarla a guardarmi. "Guardami negli occhi e dimmelo in faccia che non mi ami e che non mi hai mai amato."

I suoi occhi mi fissarono decisi, senza esitazione disse: "Non ti amo e non ti ho mai amato."

Fu a quel punto che il dolore al petto mi impedì di muovermi.

Mi sembrò di precipitare in un buco nero. All'improvviso mi sentii proprio un deficiente. L'avevo rincorsa attraverso il paese, accompagnata con la macchina attraversando gli Stati Uniti, accudita e protetta quando ne ha avuto bisogno, per niente.

Dopo quel breve scambio di battute mi sono voltato uscendo da quella casa senza guardarmi indietro. Non l'ho più rivista. Deglutisco il nodo che ho in gola cercando di farmi forza. Sono proprio un cretino. Come ho fatto ad innamorarmi di lei così profondamente in così poco tempo? Era stato come un colpo di fulmine, mi aveva colpito all'istante durante quella festa, vestita a quel modo, come una suora in mezzo alla perdizione più assoluta, mentre cercava di aiutare la disgraziata della sua amica ubriaca e persa. Anche per quel che riguardava la sua amica sembra essersi risvegliata di colpo, però in questo caso credo che le sia andata bene. Quella Emily non l'ho mai sopportata, e vedendo come si comportava anche nei confronti di Susan e Leonore, continuavo a chiedermi come potesse considerarla la sua migliore amica.

Dopo una giornata di viaggio e dopo aver dormito in una piccola pensione lungo la strada arrivo a casa di mia sorella che sono appena le dieci del mattino. Il quartiere dove abita Lorraine è davvero tranquillo. Ci sono delle villette ad un unico piano molto distanti tra loro, contornate da un pezzo di giardino immenso; qualcuno ha anche una piscina nel giardino dietro, si intravede attraverso gli alberi e le aiuole, ma in fin dei conti non è un quartiere particolarmente ricco. Si vede che qui la gente lavora sodo per mantenersi, e quei pochi che hanno un lavoro più remunerativo di altri, riescono a permettersi qualche lusso in più. Ma tutto sommato non credo che qualcuno si lamenti.

Mi ricordo quando mia sorella è venuta a vivere qui direttamente dopo il suo matrimonio con Robbie. Io non ne rimasi molto contento, sapevo che non avrei potuto andarla a visitare molto spesso e non volevo che andasse a vivere così lontano da casa, ma purtroppo avevano già deciso in quanto Robbie era appena stato assunto come manovale nella raffineria petrolifera della vicina Pasadena grazie a delle conoscenze di suo padre, in fondo fu anche grazie a questo lavoro che riuscirono a sposarsi, quindi non potevano rifiutare. Rammento il matrimonio come una bellissima cerimonia, Lorraine era incantevole in quel vestito bianco, sembrava avvolta in una nuvola. Prima di partire, subito dopo la cerimonia, mi abbracciò stretta, facendomi promettere che sarei andato a trovarla. Beh... dopo quasi cinque anni sto finalmente mantenendo la mia promessa.

Arrivo all'indirizzo indicato e mi fermo davanti ad una di queste classiche villette che si assomigliano pressoché tutte. Scendo di macchina e mi permetto di esaminare la casa da fuori. Un lungo viottolo porta dalla strada direttamente davanti all'entrata, e sia a destra che a sinistra, il giardino composto da un prato d'erba ben curato, e nel mezzo, un cespuglio di cactus per spezzare la monotonia dell'erba. Un vialetto più largo porta all'entrata del garage, dove un'utilitaria rosa e lustra è parcheggiata. Storgo un po' la bocca ai discutibili gusti di mia sorella, e decido finalmente di suonare alla porta. Pochi istanti dopo Lorraine mi viene ad aprire con in braccio un bambino di appena quattro mesi con gli occhi più azzurri dei miei e il viso sporco di latte. Appena mi vede Lorraine sgrana gli occhi e si getta su di me, abbracciandomi con un braccio solo.

"Logan, sei arrivato! Sono così felice di vederti!" Strilla stringendomi per quanto riesce a fare con un braccio solo. Ricambio il suo saluto, sono davvero felice di riabbracciarla dopo tanto tempo.

"Anch'io sono felice di vederti. Come stai? Robbie come sta?"

"Noi stiamo benone, e sono felice di presentarti Jeff, tuo nipote." Esclama orgogliosa mostrandomi il bambino che porta in braccio.

"È bellissimo!" ammetto con un sorriso di orgoglio dipinto sul viso. E sono sincero, è davvero un bel bambino. Il piccolo Jeff mi guarda con i suoi occhioni enormi, devo ammetterlo, mi assomiglia molto.

"Vuoi prenderlo?"

"Dici sul serio?"

"Certo, è tuo nipote!"

Con delicatezza Lorraine me lo deposita tra le braccia, un profumo di latte e caramelle tipico dei neonati mi invade seduta stante, e quegli occhioni enormi che mi fissano mi aiutano a rimarginare un po' la ferita che ho nel cuore. Gli sorrido intenerito, mentre lui continua a studiarmi con tranquillità, come se sapesse istintivamente che non voglio fargli del male, che con me può stare sicuro.

"Oh, ma avanti, entra dentro." Mi invita facendosi da parte. "Sono talmente felice di vederti che mi stavo dimenticando le buone maniere. Accomodati pure, questo è il salotto, io torno subito, ho una cliente in camera che mi sta aspettando."

"Una cliente?" chiedo confuso. "Se ti disturbo posso aspettare, non ho problemi."

"Ma no, tranquillo, avevo appena finito, stava per andare via. Siediti pure, torno subito." Mi invita e subito sparisce oltre la porta del salotto.

Gustandomi la compagnia del piccolo Jeff mi siedo sulla poltrona mentre lui continua ad osservarmi cercando di capire chi sono. Lo vedo allungare una mano per toccarmi la guancia ed emettere dei piccoli versi di soddisfazione, come se fosse felice di constatare che ho la pelle morbida. Non posso fare a meno di sorridere. Credo che non sia stata affatto una cattiva idea venire qui.

All'improvviso sento la voce di mia sorella avvicinarsi attraverso la porta del salotto, accompagnata da un'altra voce femminile che non conosco. Poi entrambe appaiono sulla porta, Lorraine in compagnia di una bellissima ragazza con dei lunghi capelli castani e due occhi verdi e luminosi. Mi alzo in piedi un po' impacciato con il bambino e vado loro incontro per presentarmi. Appena mi vede smette di parlare e mi osserva un po' sorpresa, subito un sorriso di benvenuto appare sul suo viso. Devo ammettere che non è affatto male.

"Vivian, ti presento mio fratello Logan. Logan, lei è Vivian, una mia cliente."

"Una cliente?" chiedo mentre le stringo la mano.

"Sì, tua sorella è una bravissima estetista," risponde Vivian.

"E Vivian è una cliente altrettanto brava, grazie a lei ho allargato la mia clientela," aggiunge Lorraine facendole l'occhiolino.

L'immagine di Sara mi attraversa la mente, ricordandomi che il mio cuore è ancora fortemente occupato. Eppure c'è qualcosa nel sorriso di Vivian che mi lascia senza fiato...

To be continued...


Spazio Autrice:

Ed eccoci arrivati alla conclusione di questo secondo libro sul cuore di Sara.

La morte del padre sembra aver reso Sara un pezzo di ghiaccio,  da non riuscire più a provare dei sentimenti, tanto da lasciare addirittura un ragazzo come Logan. E lui, per non soffrire e rischiare di impazzire, ha preferito andarsene.

Si prospetta una nuova vita per entrambi, e chi lo sa se un giorno le loro strade si incroceranno di nuovo o si allontaneranno definitivamente.

Comunque vadano le cose volevo ringraziare tutte voi che mi avete seguito leggendo questa stramba storia e l'avete votata. Ma soprattutto, che mi avete fatto sentire il vostro calore e il vostro apprezzamento attraverso i vostri commenti, che io adoro e che non mi stancherei mai di leggere. Sono come una spinta per migliorarsi ogni volta, senza di loro non capirei fino a che punto la mia storia vi è gradita, specialmente quando mi correggete e mi aiutate nelle parti dove sbaglio.

Mi dispiace solo che dovete pazientare per leggere la terza parte di questa storia, ma confido nel fatto che saprete aspettare, anche e soprattutto perché voglio offrirvi una storia degna di essere letta, bella e non tirata via per la fretta di farvela leggere. Spero che vi ritroverò tutte nel prossimo libro, e se volete sapere quando inizierò a pubblicarlo, vi consiglio di mantenere questo libro nella vostra biblioteca, in modo da sapere subito quando presenterò il prossimo libro perché aggiungerò un capitolo per presentarlo.

Un bacio enorme a tutte voi e un grosso abbraccio!

-Laura-

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