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TrEnTuNeSiMo CaPiToLo

Stephany si alza in piedi, infilando i pollici nelle tasche dei suoi jeans. "Io vi lascio soli... credo che avete qualcosa di cui parlare. Ciao Nate." Conclude voltandosi un attimo verso di lui come a lanciargli un messaggio con gli occhi, poi esce dalla sala d'attesa.

Stringo le labbra senza la forza di guardare Nate, ancora in piedi di fronte a me. "Hai qualcosa da dirmi?" Chiede di colpo, in evidente confusione.

Finalmente alzo lo sguardo verso di lui. "No... ma a quanto pare per Step dovrei."

Sento il silenzio carico di tensione avviluppare l'aria attorno a noi, finché non lo sento sospirare. "Cosa ti ha detto, Step? Mi ha fatto capire che non devo andarmene, ma se tu non parli..."

"Raccontami quello che successe a New York." Lo interrompo senza nemmeno prendere fiato, prima che ci ripensi e lo mandi a quel paese.

"Sei ancora fissato su quello che successe a quel tempo?"

"No!" Rispondo irritato. "Sto solo cercando di capire." Aggiungo con più calma.

Lo sento sospirare un'altra volta e sedersi accanto a me. "Cosa vorresti capire? Perché Step è venuta in camera mia cercando consolazione dalle tue parole, o se Sara ha fatto la stessa cosa dopo essere stata a Houston?"

"Sei andato a letto con Sara?" Sbotto con rabbia, guardandolo negli occhi.

Lo sguardo che mi restituisce mi sposta qualcosa dentro, tocca una parte della mia anima che mi fa sentire strano. "Dio solo sa quanto avrei voluto, e cavolo se c'ho provato... ma lei mi ha respinto. Tutte le volte."

Mi sento leggermente meglio. "Vuoi dire che non siete mai usciti come coppia in questo ultimo periodo?"

"Una volta sola... ma non ha resistito fino alla fine, e da quella volta mi sono ripromesso di starle più lontano, perché avevo capito che non ho più speranze con lei."

"Cosa vuol dire che non ha resistito fino alla fine?"

"Che era uscita con me solo con la speranza di farti ingelosire, o di dimenticarti, non lo so, ma alla fine me lo ha confessato."

"Non ti ha detto perché voleva farmi ingelosire?"

"Forse perché ti aveva visto con un'altra ragazza quando era venuta a Houston?"

Sì, lo so, sono un vero cretino. Non riesco più a guardarlo negli occhi. Non posso pensare che la mia stupida condotta l'ha portata ad allontanarsi da me. Esattamente come la mia contrarietà aveva fatto allontanare Stephany. Solo che Stephany era andata fino in fondo, ma Sara no. Non ce l'ha fatta.

"Mi ha parlato di suo padre, del suo cane, e credimi, ha sofferto veramente tanto. Ho avuto l'impressione che sia cresciuta molto, ultimamente. Ma la cosa che mi ha sconvolto è che le ho confessato la storia..." Si blocca di colpo, sembra restio a continuare. "Sì, insomma... le ho confessato che è stata colpa mia se è stata licenziata da mio padre, e lei mi ha perdonato."

In questo momento vorrei tanto dargli un altro pugno sul naso. "Forse perché è un tipo abbastanza ingenuo e non ha capito che tipo di persona sei. Per questo ti ha perdonato."

"Può darsi." Afferma stringendo i denti. "O forse mi ha perdonato perché aveva bisogno di un amico, di qualcuno che ti conoscesse per potersi confidare."

Non capisco dove vuole andare a parare. "Avete parlato di me?"

"Sì. Soprattutto da quando sei tornato. Le tue reazioni l'hanno fatta soffrire, e si è appoggiata a me... forse perché ero l'unico che le diceva che prima o poi avresti capito che stavi sbagliando."

Resto in silenzio alle sue parole. Da quanto mi ha detto Sandy, ultimamente Sara non si apriva più di tanto con lei come faceva prima, forse perché, adesso che ha il bambino, non voleva darle altre preoccupazioni. E oltre a Sandy l'unica vera amica di Sara è Emily, ed è risaputo che Emily non è proprio una mia fan.

Con un sospiro, Nate si alza in piedi riallacciandosi il giaccone. "Ha pure rifiutato la mia proposta di farla riassumere alla scuola di mio padre. Direi che il motivo puoi essere solo tu."

Lo guardo confuso mentre cerco di capire quello che deve aver pensato Sara da quando mi ha visto a Houston con Vivian fino all'ultima volta, prima che entrasse in quella maledetta banca. "Le hai proposto di farla riassumere e lei ha rifiutato?"

"Esattamente. Anzi, ne avevo già parlato con mio padre, ma lei non ha voluto nemmeno incontrarlo."

Resto in silenzio a riflettere. Riguardando il mio modo di fare da un punto di vista esterno mi rendo conto che devo esserle sembrato un'altra persona. E se devo essere sincero, nemmeno io mi riconoscevo più. Prima non avrei mai pensato di cominciare una storia con una ragazza solo per un fattore fisico, continuando a pensare ad un'altra. E non mi sarei mai azzardato ad andarmene senza lasciarla in modo dignitoso. Che poi è quello che mi ha rimproverato.

Mi torna in mente quando stavamo facendo il giro panoramico sulla ruota a New York, quando ero convinto che ormai niente e nessuno ci avrebbe divisi, e le confessai che non sono il tipo da usare il sesso come valvola di sfogo. E invece è proprio quello che ho fatto... è normale che ultimamente scappava da me. E poi mi sono sentito in diritto di dirle che non doveva uscire con Nate. Sono proprio un ipocrita!

"Ciao Logan."

La voce piccola e delicata di Veronica mi risveglia dal mio incubo interiore. Alzo la testa di scatto e la trovo in piedi a fissarmi, mentre Andrea le sta tenendo una mano sulle spalle. Le sorrido, intenerito da quei meravigliosi occhi azzurri. "Ciao Veronica."

"Mia sorella sta ancora dormendo?"

Alla sua domanda mi rendo conto che è la prima volta che la viene a trovare. Forse hanno cercato di non farle vivere questo choc... "Sì, Veronica, ancora non si è svegliata."

Lei stringe la bocca in una smorfia contrariata, poi guarda suo padre. "Posso vederla? Per favore!"

Andrea le accarezza i capelli con un sorriso bonario. "Va bene, tesoro."

Si dirigono verso la sua stanza, solo in questo momento mi accorgo che Nate se n'è andato. Che fine ha fatto?

Veronica e Andrea restano nella camera di Sara solo per pochi minuti. Quando ne escono, insieme a sua madre, Veronica sembra comprendere in pieno quello che ha sua sorella. "Ma si riprenderà, vero papà? Non potrà dormire in eterno."

Andrea è in evidente difficoltà a rispondere a sua figlia. "Noi non possiamo saperlo, tesoro. Dipende dal suo corpo e dal tempo di recupero che ha il suo organismo. Come quando operarono te, ricordi?"

Lei annuisce in silenzio, ma quando i suoi occhi azzurri si posano su di me cambia espressione, si fa assorta. Si avvicina guardandomi fissa, quando mi raggiunge mi sembra una donna matura da come mi parla, anche se il discorso è infantile. "Sara è come Biancaneve, vero? Dorme così bene che sembra una principessa... forse aspetta un bacio dal suo principe. Perché non la svegli? Tu la ami, no?"

Rimango basito dalle sue parole. "Sì... la amo..."

"E allora dalle un bacio, così si sveglia."

Cosa si può rispondere ad una bambina che ti fa un discorso del genere? La guardo senza una parola ma fortunatamente Andrea sembra correre in mio soccorso.

"Andiamo, tesoro, lascia in pace Logan, è tardi per te, devi andare a letto."

Lei annuisce e corre a salutare sua madre con un bacio sulla guancia. Poi viene da me e mi saluta, regalando anche a me un bacio sulla guancia. "Ciao." Mi sorride e si allontana prendendo suo padre per mano. Andrea mi saluta con un gesto e spariscono insieme, lasciandomi solo.

Subito dopo vedo entrare nella sala d'attesa anche la signora Ferguson. Era venuta già questa mattina e adesso è ritornata. È evidente che anche lei ama Sara come se fosse sua figlia. Bene o male ha avuto una figura materna nonostante la mancanza di sua madre.

Accidenti, perché ancora non si sveglia?

Felicity mi saluta con un sorriso dolce, poi va subito a consolare la madre di Sara, seduta distante da me, sulle poltroncine di fronte alla porta della stanza. Si siedono accanto tenendosi per mano. Non riesco a distogliere lo sguardo da loro... Mi sembra di avere la testa in una palla di vetro piena d'acqua. Da quando sono qui tutto quello che succede fuori da questo posto sembra non esistere. Non esiste niente fuori da questo ospedale.

Un rumore di una ruota che struscia pesante contro il pavimento in linoleum attira la mia attenzione, mi volto verso la porta d'entrata e vedo una donna sulla sedia a rotelle che si avvicina a me. La osservo un po' stranito, è talmente grassa che non riesco a capire come possa essere riuscita a sedersi su quella sedia. Il grasso dei suoi fianchi pende ai lati della carrozzina, e le braccia nascondono i braccioli della sedia. È impressionante. Ma quando noto che mi sta guardando mi vergogno di averla fissata in questo modo e distolgo lo sguardo. Chissà che problemi ha.

"Non riesci ad andartene, vero?"

Parla con me? La guardo negli occhi e vedo che mi sorridono. Nonostante il suo peso ha un viso che esprime incredibile bellezza e generosità. I suoi occhi sono dolci, gentili...

"Sì... Non posso andare a casa." Che strano dialogo, sembra sospeso tra il presente e un posto infinito...

"La tua ragazza sta molto male, vero?"

Come fa a sapere che è la mia ragazza? "Le hanno sparato..." mi sento rispondere.

Lei non mi risponde ma mi sorride, dolcemente. "Non ti preoccupare..." Mi consola con una voce estremamente gentile. "La tua ragazza tornerà da te come e meglio di prima."

È strano... ma le sue parole, pur essendo senza senso, mi scaldano il cuore. Eppure è impossibile, è la prima volta che la vedo, come fa a sapere tutte queste cose? "Come fa ad esserne così sicura?"

Lei non mi risponde ma il suo sorriso mi aiuta a calmarmi. È strano.

Torno a guardare la porta di Sara, e come se una forza invisibile mi guidasse, mi alzo e mi dirigo di nuovo da lei. Prima di entrare mi volto per ringraziare quella signora ma di colpo è sparita... che fine ha fatto?

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