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Addio...

Sam, armata dei suoi guantoni da box chiodati, caricò verso la IA Source assestando un poderoso colpo nella gamba sinistra, poco sopra il piede. Parte della superficie metallica venne scheggiata dalle punte dei guantoni, lasciando scoperti alcuni cavi all'interno della gamba.

"Respingila! Ora!" Urlò il Cavaliere Corrotto al robot il quale rispose subito all'ordine, calciando via Sam e buttandola a terra.

Ma la donna si rialzò subito, caricando nuovamente.

Bixi si affiancò a lei.

"Dove ho colpito io non c'è nulla. Bixi, concentrati su un altro punto della gamba sinistra. Dobbiamo distruggere il chip."

"Sì!"

Vedendo le due donne in arrivo,  le tre dita metalliche della IA si chiusero a pugno; alzò le braccia, caricando un destro nella loro direzione. Sam, molto più allenata rispetto a Bixi, riuscì a schivare l'attacco per il rotto della cuffia; ma la stessa cosa non fu per l'altra donna, che incassò malamente il colpo per poi finire sbalzata via.

Bixi cadde di schiena sulla strada ciottolata stringendo i denti, accusando il dolore sulla cassa toracica e sforzando per rialzarsi.

Con sollievo, stavolta, gli occhiali erano rimasti al loro posto e intatti, a parte qualche lieve graffio sul vetro; questo grazie a una montatura speciale costruite tempo fa da Petra, su sua richiesta, per renderli più resistenti.

Respirando affondo, cercando di ammansire la dolorosa pressione del suo sterno, recuperò la spada.

Guardò poi nella direzione della battaglia. Con un leggero brivido lungo la schiena Bixi si accorse che l'attenzione del Cavaliere Corrotto, nonostante il robot al suo comando stesse ancora combattendo, fosse puntata su di lei.

Ricambiò quello sguardo dove, dietro a quella maschera intimidatoria, poteva solo immaginare freddezza, crudeltà, e compiacimento. Attese pazientemente che il Cavaliere smettesse di guardare nella sua direzione, per poter provare ad attaccare.

I colpi di Sam sbilanciarono lievemente la IA. Quando il Cavaliere Corrotto voltò la testa per vedere come fosse messo il robot, Bixi corse verso la gamba sinistra della macchina, con la spada impugnata nella mano destra.

Individuò gli unici due punti non ancora scoperti da Sam; uno poco sotto a quello che sarebbe dovuto essere l'altezza del ginocchio, l'altro sul retro.

Con un taglio netto, sul punto dietro della gamba, la lama penetrò di qualche centimetro nel metallo abbastanza per intravedere altri cavi elettrici e residui meccanici.

Ma il robot non sembrò arrestarsi.  

"C'è solo un punto rimasto! Il chip deve essere li!"  Pensò Bixi vittoriosa bramando l'ultimo attacco, che avrebbe potuto fermare l'infernale Reliquia degli Antichi.

La IA, molto più in collera rispetto a prima, iniziò a colpire alla cieca con altri pugni, senza preoccuparsi di cosa colpisse o quanti danni stesse provocando sulla strada.

Bixi e Sam si allontanarono dal raggio d'azione di quella sfuriata incontrollata.
Con rammarico e rabbia, Bixi osservò impotente parte dei danni causati dalla IA. La strada ciottolata, estesa per la maggior parte della piazza, completamente distrutta; gli edifici della scuola e del Centro di Ricerca danneggiati, con alcuni mattoni ancora penzolanti su ciò che rimaneva della loro base, un tempo solida; l'arco di pietra, posta sopra la porta Ovest della città e parte delle sue mura, caduto e ridotto in macerie.

"Le Reliquie del Vecchio Mondo sono spaventose. Un tale macello e distruzione, causato da un solo robot impazzito. La chiesa ha ragione a diffidarne." Pensò amaramente la donna, tornando subito a concentrarsi, attendendo il momento giusto in cui il robot si sarebbe potuto fermare.

Ciò avvenne quando la IA Sourcer fermò i suoi pugni, come se fossero diventati troppo pesanti da sostenere.

"ENERGIA BASSA PER PROCEDERE CON L'ATTACCO. SOSTITUIRE PIETRA D'ENERGIA O ATTENDERE QUALCHE MINUTO PER LA RICARICA AUTOMATICA."

"Dannata macchina!" Ringhiò il Cavaliere Ribelle.

"Il coraggio del piccolo Toby ci ha dato una preziosa opportunità. Non sprechiamola." Disse Sam, incitando un'ultima carica.

I guantoni della donna colpirono per primo, sull'unico punto rimasto della gamba sinistra, dopodiché Bixi lo attaccò con la spada.

Di colpo la IA Source si bloccò sul posto; il monitor divenne completamente bianco e si lasciò cadere per terra, con lo schermo spiattellato sulla strada distrutta.

Il Cavaliere scese dal robot, ormai inutilizzabile, tenendo ben salda la presa sulla spada dalla lama rossa. 

"Arrenditi!" Gli gridò Sam.

"Hai dimenticato cosa è successo l'ultima volta che mi avete affrontato nelle Rovine?"

In quel momento, Sam e Bixi videro Arlo, e alcuni cittadini di Portia, affrettarsi verso di loro dal fondo della strada principali.

Non erano sole. Potevano ancora farcela.

"Non ci fai paura!" Urlò Sam, agguerrita.

"... Allora peggio per voi."

Senza darle nemmeno il tempo di reagire il Cavaliere scattò verso di lei, piazzandole un preciso colpo nella bocca dello stomaco. La donna s'inginocchiò per il dolore, ma comunque determinata a non cedere;
il Cavaliere, infine, la mise fuori combattimento con un calcio in piena faccia.

Sam così giaceva a terra, con un fiume di sangue a sgorgarle da naso e dal labbro rotto.

"Bastardo!" Gridò Bixi, alzando la  spada e avventandosi verso la testa del Cavaliere. In risposta lui alzò l'arma, bloccando il colpo con estrema facilità e facendo collidere le due lame. 

"Perché continuate a combattermi!? Non potete competere!" Disse il Cavaliere, con Bixi a immaginare quella domanda pronunciata come il sibilare di una vipera.

"Perché..." Iniziò Bixi, in fremito per la vicinanza del suo nemico. Quasi incredula che lui non capisse il motivo della resistenza di Portia.

"Dobbiamo proteggere la nostra casa!" Urlò, disperata e decisa, tentando di far forza per rompere la difesa del suo nemico e riuscire finalmente a colpirlo.

Il braccio del Cavaliere, però, era talmente forte e saldo da restare fermo nella sua posizione, senza abbassarsi o tremare minimamente.

Era più forte di lei, questo lo sapeva bene.

"Benvenuti nel mondo reale, allora; dove i forti mangiano sempre i deboli." Con la semplice oscillazione del braccio il Cavaliere ruppe la difesa di Bixi, costringendola a indietreggiare ansiosamente.

La donna lo vide flettere le ginocchia, segno che presto si sarebbe lanciato verso di lei a spada tratta. Non poté fare altro che tenersi pronta, alimentata dalla più piccola speranza di essere in grado di parare il prossimo colpo.

Come intuito, il Cavaliere corse pericolosamente verso di lei, facendo oscillare la spada.

"Ben detto..." 

Una voce sicura, e familiare, si insinuò in mezzo ai due con eleganza. Anche se disarmato, un uomo fermò la lama del nemico a mani nude, senza ferirsi, bloccando il possibile colpo rivolto verso Bixi.

"Non è possibile..." Mormorò Bixi, meravigliata e senza parole.

Giunto in sua difesa, si ritrovò davanti l'inconfondibile cappotto rosso di Django. Il cuoco di Portia si ergeva fiero tra lei e il Cavaliere, in una posa simile a quella delle arti marziali.

"Tu chi sei? Vecchio..." Mormorò il Cavaliere, saltando indietro per distanziarsi.

Django lo guardò con rimprovero, rivolgendosi a lui come se fosse un maestro pronto a rimproverare un allievo.

"Non è cortese chiedere un nome, senza priva aver dato il proprio."

Il Cavaliere, di tutta risposta, tentò di colpirlo con la spada ma Django si dimostrò capace d' incredibili riflessi, schivando con facilità.

"Che inutile." Lo schernì il cuoco di Portia, osservando la sua spada-Reliquia dalla lama rossa. "Al giorno d'oggi, i Cavalieri dipendono così tanto dai gadget degli Antichi?"

Senza dire nulla, il Cavaliere Corrotto provò un attacco in salto ma, nuovamente, Django schivò agilmente.

"Che indisciplinato." Continuò Django tra provocazioni e schivate. "Sei un fallimento di Cavaliere!"

Per la prima volta, con grande soddisfazione, Bixi vide il Cavaliere Corrotto perdere le staffe; continuò a sfoderare alcune serie di combo di spada, senza che nessuna di loro riuscisse ad andare a segno.

Col giusto tempismo, Django contrattaccò.
Con un volteggio su se stesso, alimetando la mano da uno strano vento nella mano, colpì il suo avversario con un potente pugno nello stomaco; il Cavaliere Corrotto indietreggiò, quasi cadendo all'indietro. 

"Il pungo del Fulmine!" Urlò la sua voce contorta. "Tu sei il Cavaliere della Tempesta!"

Con un sorrisetto deciso, Django lo guardò con superiorità, ma senza arroganza.

"Vuoi altre lezioni, oggi?" Domandò il cuoco, sarcastico.

Il Cavaliere Corrotto scosse la testa; conficcò la punta della spada sul terreno, incastrandola nella pietra, e guardò fisso il suo avversario, le costruzioni di Portia e, specialmente, Bixi.

"Eh no, non posso vincere contro gli sciocchi." Con una serie di capriole all'indietro il Cavaliere fece, infine, un balzo talmente alto da riuscire a raggiungere le uniche mura intatte dell'uscita Ovest di Portia.

Ancora, Bixi non riusciva a capire come potesse destreggiarsi in tali acrobazie e altezza, impossibili per persone comuni. Ma tirò un sincero sospiro di sollievo, quando capì che il Cavaliere Corrotto stesse praticamente scappando.

Sconfitto da Django.

Gale si avvicinò poi a Django, domandando. "Lo stai lasciando andare?"

Il cuoco, totalmente tranquillo nonostante avesse affrontato uno dei pericoli più incisivi di Portia, rispose con un semplice. "Credo abbia imparato la lezione, non penso si farà più vedere a Portia..."

Il resto dei cittadini si radunò in piazza, guidati da Arlo. Il Capo del Corpo Civile spiegò che, assieme a Higgins, erano riuscita a neutralizzare e catturare Ryden. L'intera città era stata invasa dai robot, teletrasportati dalla IA Source; nella confusione, Everglade ne aveva approfittato per scappare; i cittadini avevano affrontato e distrutto le IA, proteggendo così Portia. 

Avevano protetto la loro casa.

Tra la folla, Bixi intravide Dawa. Gli si avvicinò preoccupata.

"Dawa! Hai visto Aadit? Devo assicurarmi che stia bene!"

Il proprietario della fattoria degli alberi rispose con genuina tranquillità, senza rendersi conto di cosa avesse passato Bixi quel giorno.

"Ecco... No. Era il suo giorno libero oggi. Sono arrivato dalla Tree Farm appena ho sentito dell'attacco, ma non l'ho proprio visto in giro."

Il cuore di Bixi perse nuovamente un battito, non tanto diverso da quando pensava che suo marito fosse stato rapito.

"Cosa!? Ma no, doveva lavorare questa mattina! Non mi ha detto..."

"Ma, Bixi... Mi ha chiesto lui la giornata libera. Pensavo lo sapessi, dato che mi aveva confermato di volerlo passare con te e il piccolo Aiden."

Fu come venire nuovamente inghiottita dall'ansia e dall'incertezza. Bixi guardò la folla; nel totale panico, e urgenza, iniziò a domandare a chiunque fosse li presente: "Avete visto Aadit!? Sapete dove possa essere!?"

Ma nessuno seppe darle risposta. Tornò di corsa a casa, il primo posto dove sarebbe potuto essere, ma non lo trovò.

Intanto, nuvole grigie iniziarono a posarsi su Portia. Trasportate dal vento.


Bixi passò tutto il resto della giornata a cercare Aadit, aiutando di tanto in tanto alcuni paesani a liberare le strade dai detriti e dalle macerie, create durante lo scontro; in un suo tragico scenario, alimentato dai recente avvenimenti e minacce, si era immaginata più volte il corpo senza vita del marito, sepolto sotto un edificio crollato.

Le veniva quasi da piangere dalla paura.

Le ricerche, aiutate dal Corpo Civile e alcuni concittadini, durarono fino al sopraggiungere delle ore crepuscolari; quando andò a riprendere Aiden, alla casa del sindaco, lo trovò già addormentato. Su suggerimento di Gust e Ginger, dato che Bixi non avrebbe avuto la giusta testa per occuparsi di lui in quegli attimi di tensione, lasciò li il bambino per la notte, sempre sotto le cure dei due fratelli.

D'altro canto, il giorno seguente, Bixi avrebbe ripreso le ricerche di Aadit.

Tornò a casa, contemplando un cielo grigio e vuoto.

"Probabilmente, domani verrà a piovere."

La mattina dopo Bixi uscì di casa, ancora tesa e preoccupata per Aadit. Con la coda dell'occhio vide l'asta rossa della cassetta delle lettere alzata; non che avesse voglia di leggere il giornale, ma v'era comunque la possibilità che potesse esserci dentro un comunicato dal sindaco.

Aprì la cassetta e subito l'occhio venne catturato da una busta rosa, con alcuni cuori come decorazione sulla carta. Con avidità, Bixi la prese e strappò la busta estraendo la lettera al suo interno.

A ogni parola letta, le sue mani iniziarono a tremare; arrivata all'ultimo punto, incredula, se la lasciò scivolare via dalle dita.

Con occhi fissi nel vuoto, Bixi si voltò e iniziò a correre; accompagnata dalle prime gocce di pioggia, piante da quel terso e triste cielo grigio...

"È uno scherzo... Uno stupido scherzo..." Si ripeté più volte. "Non può essersene andato! Stiamo bene assieme. E siamo felici con Aiden! Lui sarà senz'altro sotto gli alberi della Tree Farm ad aspettarmi, per dirmi che sta bene. Che andrà tutto bene!"

Così, Bixi, corse senza sosta sotto la pioggia,  fino a sentire i polpacci duri e i polmoni bruciare.

Ma non voleva smettere di correre.

Fu piu volte a un passo nel scivolare nella fanga, ma nonostante le possibili storte non si fermò, limitandosi solo a rallentare per riprendere fiato. Riprendendo poi la disperata corsa.

I suoi occhi si lasciarono pizzicare dalle lacrime, mischiate alla pioggia destata dal cielo; le parole scritte nella lettera erano talmente spezzanti e angoscianti da provocarle una forte pressione nel petto, come se si stesse comprimendo per poterla schiacciare.

Arrivò alla Tree Farm; iniziò a cercare sotto gli alberi e la pioggia.

Non sapeva nemmeno quanti minuti fossero passati, o da quanto tempo stesse cercando.

Finché, non lo vide...

Sotto a un albero, ben lontano dalla casa di Dawa per evitare di essere trovato, v'era una scatola.

Bixi si mosse verso di essa a mente spenta, come se fosse manovrata da una forza invisibile e senza riuscire a elaborare cosa stesse guardando o facendo.

Con mani tremolanti, l'aprí.

Al suo interno vi trovò un orsetto di peluche, con le fattezze di Aadit; i capelli scuri, la barba, i vestiti con le bretelle, i pantaloni marroni e il maglione blu.

Era tutto identico a lui.

Quando la sua mente realizzò quello che aveva disperatamente cercato di negare, da quando aveva letto la lettera, Bixi cadde in ginocchio nel fango lasciandosi andare a un pianto estenuante, urlando e stringendo l'orsetto al petto.

Le sue urla, straziate dal dolore di quell'abbandono, si mischiarono al frusciare cadente della pioggia.

Ma il colpo di grazia sarebbe arrivato minuti dopo, quando Bixi si sarebbe poi accorta di un altro dettaglio; irrilevante in un primo momento, per quello che stava già passando, ma comunque essenziale.

Sulla testa dell'orsetto, erano stati posti un paio di piccoli occhialoni da viaggio.

Aadit, però, non li aveva mai indossati o avuti...

Il Cavaliere Corrotto, sì...

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