Capitolo 10 - Il piano condiviso.
Il mese di dicembre volgeva al termine, e con esso anche il 2019 si preparava a chiudere il sipario. Il nuovo decennio era alle porte e, mentre il mondo attendeva l'arrivo del 2020, Diana era impegnata in tutt'altro: aveva elaborato un piano minuzioso per scoprire la verità su ciò che stava accadendo tra suo marito e uno dei due nuovi arrivati, Sam Tobias.
Diana non era mai stata una donna che si lasciava sorprendere dagli eventi senza reagire. Analizzava ogni situazione che potesse metterla in svantaggio con un'attenzione quasi maniacale, annotando ogni suo sospetto in un taccuino segreto che custodiva gelosamente.
Quel quaderno, nascosto agli occhi del marito e dei figli sin dall'inizio della loro relazione, era il suo archivio personale delle paranoie, delle strategie e dei piani di contromisura. Tuttavia, un giorno Roberto lo trovò per caso e, spinto dalla curiosità, lo aprì.
Ciò che lesse lo turbò profondamente. Tra le pagine, oltre a dettagliate riflessioni sulle dinamiche familiari, trovò annotazioni inquietanti sui suoi rapporti passati con Vittorio, risalenti a quando aveva solo dodici anni. Alcune frasi erano evidenziate con lettere maiuscole, tra cui una che lo colpì più di tutte: "MIO FIGLIO È GAY!".
Le esclamazioni scomposte e il tono ossessivo di quelle pagine lo fecero rabbrividire. Da quel giorno, Roberto si allontanò da sua madre, iniziando a vederla sotto una luce completamente diversa, quasi inquietante. E, in fondo, non aveva tutti i torti.
Diana aveva sempre avuto la tendenza a farsi veri e propri film mentali, immaginando scenari assurdi nei quali il marito la tradiva, talvolta con altre donne, talvolta con uomini. La sua mente non si limitava a produrre semplici ipotesi: elaborava piani di vendetta, concepiva punizioni estreme e, nei suoi momenti più oscuri, persino idee mortali, sia per il marito che per i figli.
Il suo carattere impulsivo e la sua scarsa capacità di autocontrollo avevano già rischiato di metterla nei guai più di una volta. C'erano stati episodi in cui aveva davvero rischiato di uccidere qualcuno per futili motivi, e chiunque la conoscesse bene sapeva quanto potesse essere pericolosa quando perdeva la testa.
Ma questa volta non si sarebbe lasciata accecare dalla rabbia senza prove concrete. Decise di passare all'azione con un buon metodo, almeno per lei. Uno dei segreti meglio custoditi della casa era la lavanderia, apparentemente un semplice locale di servizio, ma in realtà trasformata nel tempo in uno studio privato. Poi, durante il periodo natalizio, Diana trasformò quel luogo nella sua personale centralina di spionaggio.
La sua paranoia la spinse addirittura a installare telecamere nascoste nei punti più strategici: una nella camera da letto e una nel bagno. Il suo obiettivo era chiaro, spiare i movimenti del marito e di Sam per verificare con i propri occhi se tra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice conoscenza.
L'unico uomo a cui confessò il suo piano fu Klaus, di cui si fidava ciecamente. Gli raccontò tutto, certa che lui avrebbe mantenuto il segreto e l'avrebbe sostenuta. Quello che Diana non sapeva, però, era che Klaus non era così leale come credeva: dietro le sue rassicurazioni, riferiva ogni dettaglio direttamente a Sam.
«Segui il tuo istinto demoniaco, Wright. Non resterai deluso dalla scelta», gli consigliò Sam in un momento in cui si trovavano a discutere della situazione nella loro stanza.
Klaus, però, sembrava incerto, «Non lo so, Tobias... Diana è subdola, e paradossalmente è proprio questo a renderla così attraente ai miei occhi. Ma dall'altra parte, non ho più notizie di Quana, e questo mi preoccupa. Il modo in cui ci siamo lasciati non è stato dei migliori, anzi, direi che è stato violento, fuori controllo. Abbiamo chiuso tutto in modo brusco, senza una vera conclusione».
«Capisco...», mormorò Sam nel silenzio.
«La verità è che non saprei dirti se ho mai davvero amato Quana... Ma Diana... lei mi ha incantato. Quando l'ho vista spogliarsi davanti a me, quando l'ho toccata, quando ho sentito i suoi gemiti... quella notte era mia, completamente mia...», concluse.
Sam lo osservò, poi scrollò le spalle, «Pensaci bene: entrambe sono affascinanti, ognuna a modo suo. Ti consiglio solo di fare la scelta giusta», disse con tono enigmatico.
I giorni passarono, e appena terminò il periodo delle feste natalizie, la routine riprese il sopravvento, ma con un carico di lavoro ben maggiore del solito. Il progetto di affitto delle case di Franco si era espanso, coinvolgendo nuove persone disposte a mettere a disposizione le proprie abitazioni per ospitare chi non poteva permettersi di comprarne una. Il flusso di nuovi arrivi crebbe esponenzialmente, rendendo il lavoro sempre più intenso e stressante.
Franco ci rifletté a lungo, tormentandosi. L'organizzazione delle sistemazioni, la gestione delle richieste e il coordinamento tra gli affittuari stavano diventando un peso insostenibile per una sola persona. A metà mese, decise finalmente di prendere un assistente. Doveva trovare qualcuno di fidato, qualcuno in grado di aiutarlo senza creare ulteriori problemi.
Quella mattina, per puro caso, Sam si recò alla Comfort Living Houses per parlare con Franco. Aveva bisogno di aggiornamenti sull'alloggio e doveva pagare la quota di dicembre. Entrò nell'edificio con passo sicuro, prese l'ascensore e raggiunse lo studio dell'agente con sicurezza.
«Buongiorno Franco...», lo salutò il demone, ma Franco, non appena lo vide, lo afferrò per il bavero della giacca, lo trascinò nel retro della stanza, dove la luce era più fioca, «Buongiorno a chi, Sam? Sai, ho la netta sensazione che tu mi piaccia più del dovuto», confessò d'un fiato, «Non capisco perché continuo a negare di essere attratto da un demone! E poi... non lo so, ma credo che Diana mi tradisca con il tuo amico Klaus. Sto impazzendo!».
Le parole gli uscirono di getto, quasi senza controllo. Il respiro si fece affannoso per un attimo.
Sam ridacchiò, accorciando la distanza tra loro. Con un sorrisetto malizioso, posò delicatamente l'indice sulle labbra di Franco, zittendolo con un tocco leggero.
«Franco, pensi ancora al mio essere un demone?», sussurrò, «Sei attratto da me... e io non posso negare di provare lo stesso per te. Forse è addirittura qualcosa di più. Poi, Diana ti tradisce? Bene, allora fallo anche tu».
Franco lo fissò, visibilmente combattuto. Il desiderio si intrecciava al senso di colpa, creando un conflitto interiore che lo stava lentamente consumando. Alla fine, abbassò lo sguardo e sospirò, passando nervosamente una mano tra i capelli, «Sam, tu mi piaci... Oh, come mi piaci...».
Si prese un attimo, quasi per raccogliere il coraggio, poi aggiunse, «Ma quello che volevo dirti davvero è un'altra cosa: ho bisogno di un assistente. Il lavoro è diventato troppo, e ho pensato che forse...», esitò, e abbassò ulteriormente il tono, «Forse potresti essere tu».
Sam stava per rispondere, ma Franco lo anticipò, con un sguardo cupo e la voce bassa, «C'è solo un problema... Temo che Diana possa fare qualcosa. È una donna subdola, e quando è gelosa diventa pericolosa. Se dovesse scoprire che sei il mio assistente, potrebbe iniziare a spiarci, se non lo sta facendo, e non ho idea di cosa potrebbe inventarsi».
Appena terminò la frase, Sam lo baciò senza avviso, le sue labbra erano morbide, ma il sorriso che seguì aveva un'ombra inquietante, un accenno di malizia che fece rabbrividire Franco.
«Faglielo fare», sussurrò il demone, «Se decide di spiarci, ci penserò io. Ti do la mia parola: non la ucciderò», fece una breve pausa, inclinando leggermente il capo, «Ma se scopro che ficca il naso dove non dovrebbe, la pagherà cara».
Franco si irrigidì e fece un passo indietro, come se volesse mettere una distanza tra loro.
«Non posso fidarmi di te...», confessò, «Ed è per questo che non voglio spingermi oltre».
Sam sorrise, ma questa volta il suo ghigno aveva qualcosa di decisamente inquietante. In un battito di ciglia si mosse con agilità innaturale, avvicinandosi di nuovo fino a premere Franco contro la parete. Poi gli prese il mento tra le dita, costringendolo a sollevare lo sguardo.
I suoi occhi si accesero di un rosso magenta intenso, pulsante come brace sotto la cenere, e una risata bassa, gutturale, vibrò dalle sue labbra, avvolgendo l'aria con un brivido elettrico.
«Sai cos'è un demone incubo, Franco?», sussurrò.
Franco deglutì a fatica e scosse lentamente la testa.
Sam rise di nuovo, «Te lo spiego io. Siamo demoni che prendono l'aspetto di uomini e sfruttano il sonno delle donne umane per farci sesso... e poi mangiare le loro anime», spiegò con voce melliflua, quasi stesse raccontando un segreto, «Le uccidiamo, Franco. E lo facciamo con estremo godimento».
Franco impallidì. Sentì le mani di Sam scivolare sulle sue braccia, sfiorando i muscoli come se li stesse studiando. Poi un tremito gli attraversò il corpo.
Sam si fermò, abbassò la voce e con un gesto delicato gli sfiorò il collo con le labbra.
«Ehi, tesoro... rilassati. Non ho alcuna intenzione di ucciderla. Voglio solo farle provare l'adrenalina della morte. La trasformerò nel suo incubo peggiore... così tanto che non oserà mai più spiarci o intromettersi nelle nostre vite», mormorò.
Franco serrò gli occhi, respirando a fondo. L'idea lo terrorizzava, «Sarà anche una donna irritante... forse avrei dovuto divorziare da lei molto tempo fa... Ma non merita di morire. Anzi... sì, forse sì. Ma io sono contro la violenza».
«Me lo prometti?», domandò con un filo di voce.
Sam gli accarezzò il viso con il dorso delle dita in modo affettuoso, «Fidati di me, amore mio», sussurrò, «Intanto vediamo se ci ha davvero spiati... poi penseremo al resto. Ti assicuro che si pentirà di essersi messa contro di noi».
Franco annuì lentamente, anche se il dubbio non lo aveva abbandonato del tutto.
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