Il Contrarium - La distruzione
Stava per varcare i cancelli, una volta per tutte.
Di nuovo, la sua vista sfumò e una delle predizioni la colpì come uno tsunami. Sentì il suo corpo cominciare a tremare, scosso dai brividi di freddo. Vide la figura nascosta nell'ombra, la Spada nelle sue mani, le lacrime che le scorrevano sul viso, infine...
Il nulla.
Fece un respiro profondo e, prima di entrare nella tana del lupo, ricordò com'era iniziata la sua storia.
Di fronte allo specchio, Avery tremava. Non è possibile, pensava, mentre il suo stomaco faceva le capriole. Lei aveva una mente troppo pragmatica, per questo sapeva che uno specchio non poteva mentire. Eppure le sue iridi erano di un cremisi vivissimo.
Non aveva idea di cosa le stesse succedendo, ma per qualche ragione la cartomante e le sue parole le tornarono in mente. Armeggiava con quegli stupidi tarocchi.
«Negli otto cerchi ti dovrai trovare,
una scoperta, sviluppare.
Afferra sei mani, per aiutare tese,
accogli le abilità, da te stessa prese.
Quando vivido cremisi vedere potrai
Aleph sarà pronto, più forte che mai.»
Quella poesiola non sembrava più così sciocca.
Cercò di trovare una spiegazione scientifica ma, a meno che non fosse impazzita, non ne restavano altre.
Così, presa da una incontenibile voglia di andarsene, afferrò la giacca di jeans dall'attaccapanni e uscì. Non sapeva dove stava andando, ma restare a casa non avrebbe aiutato.
Mentre camminava, un momento prima di attraversare l'incrocio, i contorni del suo campo visivo sfumarono e lei vide qualcosa.
No, qualcuno: un ragazzino. Rincorreva il suo pallone, ma questo continuava a rotolare fino ad arrivare in strada. Una macchina, però, correva a tutta velocità sul cemento...
Avery fece per urlare quando tornò a vederci chiaro.
Cosa... Cos'è successo? Si chiese, il corpo scosso dai brividi. Qualcosa non quadrava.
Improvvisamente, tutto sembrò peggiorare. Sul lato opposto della strada un bambino rincorreva il suo pallone. Avery sapeva cosa sarebbe successo, così lo fermò e poi gli restituì la palla.
Perché il ragazzino non aveva mostrato neanche un cenno di curiosità riguardo al colore delle sue iridi? Eppure l'aveva guardata negli occhi... A meno che non potesse vederlo solo lei.
La ragazza aveva bisogno di risposte e, come una sberla, le parole della cartomante le ritornarono in mente. Non quella specie di profezia, ma quello che le aveva detto dopo.
«Quando avrai capito, sai dove trovarmi.»
Così tornò al luna park, un solo pensiero nella sua testa: divinazione. Il suo potere. Senza alcuna fatica trovò la cartomante.
«Ti stavamo aspettando» le disse la vecchia.
Era con altre sei persone.
Afferra sei mani, per aiutare tese...
Aiutare? A fare cosa?
La cartomante sorrise. «Vedo che inizi a capire. Spiegherò tutto una volta arrivati.»
«Dove?» chiese Avery.
L'anziana scostò un pannello, dietro il quale si nascondeva uno specchio longilineo. «Nel Contrarium» disse, prima di attraversare il portale.
Era così che Avery aveva scoperto del suo potere, del fatto che lei e i suoi amici erano i Prescelti.
La Rocca, il gruppo d'élite che dominava il Contrarium, aveva eletto come Re uno stregone potentissimo. Grazie ai suoi poteri Zena – la cartomante – aveva scoperto che egli voleva estendere il suo dominio anche fuori dal Contrarium, conquistando così tutti gli altri universi; ma questo avrebbe richiesto l'uso di una magia troppo oscura e, a quel punto, la magia stessa sarebbe stata distrutta.
Quindi Zena aveva radunato i Prescelti di cui, molti anni prima, l'ultimo oracolo in vita aveva profetizzato la nascita. Uno da ogni universo. Era l'unico modo per fermare tutto.
Purtroppo l'oracolo era scomparso, ma una piccola parte del suo potere l'aveva Avery.
In sogno la ragazza era riuscita a vedere alcuni degli scenari possibili, l'unico che non finiva con la distruzione totale era quello che comportava la sua morte.
Si sarebbe uccisa insieme al Re con la Spada Maledetta, l'unica arma in grado di dissolvere qualsiasi cosa questa ferisse.
La ragazza aveva varato ogni possibile soluzione. Avrebbe potuto dissolvere la magia del Contrarium colpendo il cristallo dalla quale essa si originava con la Spada, ma avrebbe spazzato via quell'universo. E Zena avrebbe smesso di esistere.
Non poteva permetterlo, per questo era dovuta ricorrere a delle soluzioni estreme, di cui si pentiva amaramente ogni secondo che passava.
Pensò ai suoi amici. Leah, Tori, Jack, John, Evan e Isla dovevano essere furiosi. Per non parlare di Zena. Per evitare che la seguissero, aveva dovuto applicare loro i bracciali anti-magia che Tori aveva creato nel caso in cui fossero serviti.
Infine, aveva usato i tarocchi di Zena in modo che questi creassero una barriera attorno alla loro Base. Senza magia nessuno di loro avrebbe potuto rompere lo scudo e correre ad aiutarla.
Si sentiva così in colpa che le sembrava che il suo petto potesse prendere fuoco come benzina. Pensò a Evan e a quello che era successo la sera precedente, un attimo prima che lei gli infilasse il bracciale a tradimento e poi lo colpisse in testa per impedirgli di avvertire gli altri.
I suoi sensi di colpa toccavano vette inimmaginabili, ma doveva assolutamente continuare.
Varcò i cancelli con una sola cosa in mente: Domani tutti gli astri saranno perfettamente allineati e il Re potrà usare la magia oscura. Questo significa che oggi è il mio ultimo giorno.
Vi salverò tutti.
Come nella sua previsione superò le guardie senza difficoltà, grazie a un anello che Isla aveva creato. Pensare di donare a un oggetto comune come quello la sua stessa capacità di assorbire la magia era stato geniale.
Avery poteva prendere la magia delle guardie solo grazie a un semplice tocco, poi avrebbe usato la carica magica ottenuta per combattere contro il Re.
Presto arrivò alla Camera, che si ergeva intorno al cristallo da cui si originava la magia del Contrarium, ed eccolo lì.
Il Re non sembrava sorpreso, doveva aver percepito la sua magia, ma Avery non era impreparata.
«Devi essere una degli Otto» disse il sovrano. «Devo concedertelo: sei in gamba, ma sei sola. Non sento la magia dei tuoi amici.»
«È irrilevante. Non ti lascerò usare quella magia.»
Il Re sorrise. «Fatti sotto, piccolo oracolo.»
Sul viso, il Re aveva stampato un sorriso spavaldo, probabilmente dato dalla convinzione che il futuro era troppo imprevedibile.
Lui sapeva che quella situazione avrebbe potuto avere vari esiti. Bastava assicurarsi che fosse lo stesso che desiderava lui.
Avery e lo stregone ingaggiarono una dura lotta. Per fortuna Zena aveva insegnato tutti loro a combattere, proprio in funzione di situazioni come quella.
La ragazza sapeva che avrebbe dovuto chiudere il combattimento al più presto perché il Re era molto più forte di lei, nonostante ella potesse contare sull'anello.
Quando, con un potente attacco, lo stregone riuscì a spezzarlo, la ragazza seppe che aveva una sola possibilità. Con tutta la velocità di cui era capace riuscì a trovarsi alle spalle del Re e a circondargli la vita con le braccia.
Come nella sua visione lo stregone cominciò a dimenarsi, fino a che non finirono entrambi con le spalle al muro.
La spada nella mano destra, il cuore di Avery batteva come impazzito. Le lacrime le rigarono le guance, pregne di paura com'erano. Sapere di stare per morire non era facile, ma doveva farlo per il bene di tutti.
Fece un respiro profondo e si preparò a trapassare entrambi i corpi con la Spada Maledetta, ma proprio quando stava per affondarla nel cuore del Re – e nel suo – qualcosa cambiò.
No, eppure aveva pensato a tutto.
L'aria intorno a loro diventò elettrica, come se un fulmine avesse colpito la stanza.
Magia.
Un attimo dopo, i Sette erano davanti a loro.
Avery era sconcertata. «Come...»
Con una velocità fulminea, Jack liberò il Re dalla presa di Avery, Leah lo tenne fermo ed Isla cominciò ad assorbire la sua magia per indebolirlo.
Avery era, allo stesso tempo, sollevata e terrorizzata a morte. Aveva visto anche quello scenario, non sarebbe dovuta finire così.
«No!» urlò «Isla, fermati, ti ucciderà!»
Evan poggiò le mani sulle spalle della ragazza. Avery non l'aveva mai visto in quel modo. Nei suoi occhi imperversava una tempesta di emozioni: furia, delusione... «Avresti dovuto aspettare, avremmo trovato un modo!» esclamò. «Invece non ci hai lasciato scelta.»
«Evan, io...» le lacrime di Avery continuavano a scorrere sulle sue guance «io volevo salvarvi. Sapevate che domani sarebbe stato il giorno decisivo.»
Il ragazzo le rivolse un sorriso amaro. «Sì, ma avremmo comunque trovato un modo. Non potevamo permetterti di sacrificarti. Così Zena ha preso una decisione.»
Avery sospirò, senza smettere di piangere.
Guardò Zena e tutti i suoi amici e sorrise, pensando che gli voleva bene.
Rimaneva poco tempo.
Si concentrò su Evan. Persino pensarci le provocava un dolore indicibile al petto, ma sapeva di cosa lui parlasse. «Lo so» disse, per poi abbracciarlo. «Anche se forse ora non ci credi, intendevo davvero quello che ho detto ieri sera. Ti amo.»
Il ragazzo ricambiò il suo abbraccio e poi sospirò. «Anche io.»
Zena, Tori e John distrussero il cristallo con la Spada Maledetta.
Il Contrarium cessò di esistere all'istante.
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