Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 12

Era così agitata che notò solo in un secondo momento una sagoma correre verso di lei.
«Sofia!»
Riconoscendo chi era, quest'ultima si sentì subito sollevata e fu istintivo gettarsi su di lui, in preda delle lacrime, senza che se ne rendesse conto.
«Sofia che succede?» Chiese preoccupato Marco, notandola così spaventata.
«Dei... to- topi» singhiozzò la ragazza, con il viso premuto sul suo petto.
«E tu reagisci così per dei topini di campagna?» La prese in giro lui, come al solito. Ma notandola piangere in quel modo, se ne pentì. In fondo, l'ultima volta che erano stati alla riserva aveva fatto intendere chiaramente le sue paure per diversi animaletti.
«Su, calmati ora» cercò di consolarla, accarezzandole la schiena con la mano per farla rilassare, come aveva fatto tante volte con Anna.
Era forse la prima volta che la vedeva crollare in quel modo. Non poteva essere solo per dei topi.
Ma prima di tutto doveva farla rilassare e così continuò a tenerla stretta, coccolandola e bisbigliandole che era tutto okay.
Poco dopo i singhiozzi terminarono e lei uscì la testa dal suo petto e Sofia percepì immediatamente l'aria fredda colpirle il viso umido, inducendola a poggiare di nuovo il viso nel suo petto caldo.
Il petto solido come una roccia e stabile di Marco. La faceva stare così bene, stretta nel cerchio delle sue braccia, al sicuro, amata...
«Ti senti meglio?» Gli chiese lui e Sofia sapeva che doveva staccarsi da Marco, ma tutto il suo corpo si ribellò al solo pensiero.
Improvvisamente i suoi occhi divennero di nuovo lucidi alla consapevolezza che, nonostante tutto quello che le aveva detto, i suoi modi scorbutici e a volte freddi, nonostante questo Sofia provava qualcosa di forte per lui.
Il solo fatto che Marco fosse corso alle sue grida, che la stesse consolando tra le sue braccia, doveva significare qualcosa, no?
«E' successo qualcos'altro?» Le stava chiedendo nel mentre, con voce roca da farla rabbrividire e stringersi di più a lui. Non le importava di sembrare ridicola, in quel momento voleva solo approfittare di quel calore.
«Non è niente» mormorò alla fine lei, «mi sono solo spaventata a causa dei topi. Da tre notti non chiudo occhio a causa di quelle bestiacce» spiegò, mettendosi una mano sul viso.
Marco a quel punto la scostò, per guardarla in volto.
«Questo spiega queste occhiaia. Mi stavo appunto chiedendo cosa te le avesse causate» disse in tono malizioso, lui.
Ma alla risata di Sofia, Marco sgranò gli occhi. «Deve essere grave se non riesci nemmeno a rispondermi a tono, come fai di solito.»
La donna scosse la testa. «Sono troppo stanca per farlo, quindi approfittane finché...» s'immobilizzò, allorché lo vide poggiare la fronte con la sua.
Erano a un soffio di naso e lei sentì subito le guance accaldarsi.
«No, non hai la febbre» stava nel frattempo dicendo lui, ignaro del tumulto di emozioni di Sofia. «Ma se continui così l'avrai di sicuro. Stai lavorando troppo e sei esausta» constatò. «Ed ecco perché di questo sfogo.»
Sofia sgranò gli occhi a quella costatazione. Ora che ci pensava aveva messo il suo corpo sotto esercizio e stress, senza freno. Di mattina lavorava alla pasticceria e al tardo pomeriggi fino a sera lavorava al pub.
«Forse hai ragione» mormorò scostando una ciocca dal viso.
Marcò la fissò con uno sguardo di scherno. «Dici?» poi rise, dandole una piccola pacca sulla spalla e andando verso il retro di casa sua.
«Dove vai?» Chiese lei, sorpresa.
«Controllo in giro se ci sono altri topo, anche se non credo che ne siano rimasti alcuno dopo il tuo urlo.»
«Idiota» gli urlò lei alle sue spalle, per poi sorridere senza riuscire a trattenersi.
Marco si era rivelato più sensibile, ancora una volta, di quanto non mostrasse all'apparenza. E più che mai sentiva l'esigenza di stargli accanto, baciarlo e... no, no, no! Ritorna in te Sofia, ritorna in te!
Il fatto che l'avesse consolata non era la dimostrazione che provasse qualcosa per lei, no!
Ripeti con me Sofia, pensò, lui non prova quel tipo di sentimento.
«Lui non prova quel tipo di sentimento» mormorò a bassa voce.
«Eccomi» disse Marco andando verso di lei.
«Lui non... eh!? Sì?» balbettò agitata, mentre Marco si avvicinava, fissandola stranito. «Ti senti bene?»
No, brutto eremita, e per colpa tua per giunta! Pensò, arrabbiata con se stessa.
«Sì, sì. Come hai detto, sono molto stanca» bisbigliò senza guardarlo negli occhi. «hai trovato qualcosa?»
Marco la fissò per qualche secondo, probabilmente indeciso se darle della pazza o meno. «No, solo qualche piccolo disastro con la differenziata» spiegò e Sofia annuì, consapevole del disastro di cui occuparsi.
«Domani ti porterò qualche difesa per dei topi insistenti» scherzò.
«Sarebbe una benedizione» disse con sollievo, per poi sbadigliare senza riuscire trattenersi.
«Scusami...» bisbigliò con difficoltà Sofia, sentendo un'altro sbadiglio in arrivo.
Venne colta alla sprovvista allorché sentì la sua mano sul viso, in una lieve carezza.
«Va bene» disse solamente lui, fissandola intensamente. «Vai a dormire. Ci vediamo domani» mormorò per poi sembrare che stesse per dire qualcosa, ma per decidere infine di distogliere lo sguardo e andare via.
«Buonanotte.»
Sofia rimase con occhi sgranati, mentre lo seguiva con lo sguardo mentre se ne andava verso casa sua.
«Buonanotte...»
Sofia non sapeva come interpretare ciò che era successo. Il suo supporto era stato più che mai apprezzato e sentire le sue braccia intorno a sé era stato così bello.
Ma doveva essere franca con stessa e accettare che l'uomo non ricambiasse i suoi sentimenti.
«Sentimenti?!» disse ad alta voce, Sofia. «Stiamo già parlando di sentimenti?» domandò a se stessa.
«Oh, no, no!» gemette andando verso il dondolo. «Non posso. La mia vita è già fin troppo complicata così. Non posso innamorarmi di un eremita del genere che per giunta non prova nulla per me.»
In risposta ottenne solo il suono delle cicali... o dei grilli. Non avrebbe saputo dire la differenza.
«Fantastico» mormorò con voce atona «la solitudine sta facendo passi da giganti su di me.»
Rise di se stessa e, stranamente la cosa la fece sentire meglio. O forse erano state quelle lacrime liberatorie.
Il suo sguardo cadde, quasi involontariamente alla casa al fianco e sulle sue labbra nacque un sorriso.

«Accidenti, fratello, ma quanto pesa questo vaso?» sbuffò, col fiatone Filippo, mentre sorreggeva con affanno l'ennesimo vaso che conteneva l'arecaceae. Nonostante non fosse ancora cresciuta del tutto, il peso era molto consistente, senza considerare il contenitore.
Marcò, alle sue spalle, sorrise mentre si occupava dell'altro vaso. «Più di quanto tu non creda»
«Accidenti!» esclamò col fiatone Filippo, quando finalmente raggiunse il tavolo di marmo dove poggiò la pianta. «Dovrei ritornare in palestra.»
«No» emise sbuffando anche Marco, mentre poggiava anche il suo. «dovresti ritornare a lavorare sul campo.»
«Abbiamo tantissimi dipendenti che lo fanno» obbiettò l'altro. «Io mi occupo di stare in ufficio.»
«Si, con il culo bene assestato sulla tua poltrona» scherzò il fratello, ridendo allo sguardo offeso di Filippo.
«Purtroppo non ho avuto la tua stessa fortuna» rimbeccò, sotto lo sguardo sorpreso del fratello maggiore.
«Che vuoi dire?»
«Oh andiamo!» disse seccato Filippo, scostandosi i capelli dalla fronte. «parlo del tuo dono con le piante. E' qualcosa che avrei sempre voluto io.»
Marco sorrise a quella, a suo parere, assurdità. «Non ti è bastato ciò che hai ottenuto? In fondo, papà ha sempre apprezzato le tue che le mie di capacità.» Ancora adesso, il pensiero del padre e di come non fosse mai riuscito a scalare di classifica in confronto al fratello, riusciva a fargli male.
Filippo lo guardò per qualche secondo stranito e stava giusto per rispondere quando venne fermato da una notifica del suo cellulare.
Lo prese e Marco notò all'istante il suo sguardo trasformarsi e la sua fronte appianarsi. «Sì!»
Il suo entusiasmo mise ancor più in curiosità Marco, ma fece finta di nulla.
«Fratello, devi aiutare» sentenziò Filippo, mettendosi di fronte al suo lavoro.
Marcò inarcò un sopracciglio, dubbioso. «Io?»
«Sì tu! Ho bisogno che mi indichi il ristorante migliore di questo paese» sentenziò.
«Non mi dire, sei riuscito a farti dare un appuntamento da una ragazza del luogo? Non c'è che dire, sono molto orgoglioso di te» scherzò Marco.
«Ha ha ha, molto divertente.» mormorò Filippo, concentrato com'era a scrivere a, dedusse, la ragazza dell'appuntamento.
«Posso chiederti chi è?» domandò, suo malgrado incuriosito, domandandosi chi potesse mai essere la donna che aveva colpito il fratello.
«Non credo tu la conosca essendo nuova di qui» mormorò l'altro, alle prese con il suo telefono.
Ma le ultime parole suscitarono un immediato interesse in Marco.
«Nuova?» mormorò cercando di essere il più disinteressato possibile, mentre si occupava di altri vasi, dove non aspettano altro che essere riempiti per depositarci nuove piante.
«Già» affermò Filippo. «A quanto pare sta cercando di riaprire una vecchia pasticceria e...»
La caduta di un vaso, che ovviamente si ruppe in tanti pezzi, bloccò Filippo che si scostò in tempo per evitare qualche scheggia. «Che cazzo, Marco! Fai un po' attenzione... dove vai?» domandò stranito, notando la sua espressione accigliata mentre a passi veloci usciva dalla serra.
«devo andare in paese ad acquistare dei semi, pensi tu a sistemare qui?»
«Cosa?» esclamò sbalordito l'altro, dando un'occhiata dietro di lui dove, almeno quattro sacchi enormi, riempivano una parete della serra.
Ma non fece in tempo a fermarlo che era già andato.
«Questo paese gli sta dando alla testa» dovette costatare Filippo, mentre si metteva all'opera dopo il disastro causato da quello stupido, di un fratello.

«Quanto pesano!» sbuffò Sofia, mentre ordinava tutte le assi vecchie tolte dalle pareti. Era stato un lavoro che le aveva occupato più di una settimana, ma le aveva fatto risparmiare molto denaro.
E oggi si sentiva maggiormente carica, dopo la chiamata di Lena.
Quest'ultima l'aveva avvertita che per quel giorno era libera.
Di solito si decideva insieme, all'inizio della settimana, ed era stato così anche in quel caso, ma Lena aveva altri piani.
«Voglio assolutamente che tu esca con quel tizio e, se ho imparato a conoscerti un po', rimanderai fino a che non inventerai una scusa qualsiasi per cancellarlo.»
Sofia era rimasta a bocca aperta. «Sarei offesa, ma sale decisamente la sorpresa al fatto che tu mi abbia capito così in fretta.»
«Bene» disse soddisfatta l'altra. «Allora facciamo che oggi prendo il tuo posto al pub. Tu pensa ad organizzare l'appuntamento e a fatti bella.»
E con quelle raccomandazioni, Sofia aveva dormito qualche ora in più, cosa che le aveva fatto un gran bene, ma sembrava che il suo corpo fosse di tutt'altro avviso quindi dopo aver fatto colazione era arrivata in pasticceria.
Da lì, scrisse a Filippo chiedendogli se fosse libero quella sera. La risposta arrivò in un attimo, positiva.
E così, mentre era a lavoro, la sua mente era occupata a pensare a cosa fare a casa e soprattutto a cosa mettere!
Non usciva con un uomo da...
Ora che ci pensava Lorenzo l'aveva invitata a cena si e no tre volte nell'arco della loro relazione.
In questo, ammise a se stessa, non poteva dargli un'unica colpa. Entrambi erano presi dal lavoro e a nessuno dei due era mai passato per la mente l'idea di occupare una sera, in cui potevano lavorare, per rilassarsi e fare cose da coppie. Salire nella graduatoria lavorativa era diventato essenziale per lei, così tanto da farlo diventare un obbiettivo senza fondamenta, inconsapevolmente.
Da quando era lì notava sempre di più, con grande amarezza, la distanza che entrambi avevano creato. Di quanto la loro relazione fosse stata in realtà una sola apparenza.
Prese l'ultima asse, dimenticata in un angolo, con un sospiro pesante.
Ogni volta che tornava indietro nel tempo, notava sempre qualcosa di sbagliato che all'epoca sembrava così giusto.
Il rumore della porta che si apriva fu la prima cosa che sentì, mentre un richiamo rimbombò per la stanza vuota.
«Sofia!»
Il suo nome venne pronunciato ad alta voce che, colta di sorpresa, Sofia sussultò voltandosi e così anche l'asse.
Sofia sgranò gli occhi allorché l'asse di legno colpì la tempia di Marco, che cadde a terra come un birillo.
«Oh mio dio, oh mio dio!» gridò, agitata Sofia, lasciando l'arma e cadendo in ginocchio dall'uomo che sembrava aver perso i sensi.
«Hey Marco» cercò di farlo svegliare, dandogli piccoli colpi sulla guancia con un principio di barba. «Ti prego riprenditi, non farmi preoccupare!» Era comunque preoccupata. E se gli avesse causato qualcosa di grave?
La parte colpita era già gonfia e rossissima.
«Oh! E se gli ho causato una commozione celebrare?» cominciò a farfugliare, agitata, «e se andasse in coma? Oh no! Mi dispiace tanto Marco, non volevo! E se...»
«E se invece chiudessi, per una volta, il becco?»
La voce, seppur rauca, dell'uomo la riportò con lo sguardo a Marco che la stava fissando glacialmente.
«Oh» gemette Sofia, sorridendo suo malgrado. «Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei sentita sollevata nel sentire la voce uscire dalla tua boccaccia?»
Marco grugnì, mentre con la mano tastava il bernoccolo che stava già formandosi alla tempia. «Ammettilo, ti sei voluta vendicare per aver riso quando sei caduta di naso.»
Sofia rise, toccandosi istintivamente con le dita il cerotto sul naso. «No, a volte è il Karma.»
«Al diavolo il karma» disse Marco, mentre cercava di sollevarsi. Ma non appena emise un gemito, la donna repentina lo fece distendere nuovamente.
«Non muoverti, dobbiamo mettere qualcosa in quel bernoccolo e poi non è il caso che ti agiti in questo momento.»
Sofia si alzò per prendere la sua giacchetta e metterla sotto il capo dell'uomo.
«Che diavolo ti è saltato in mente di urlare in quel modo, mentre avevo una potenziale arma in mano?»
Marcò le lanciò una occhiataccia. «Ogni cosa, in mano tua, è un arma. Da quando ti conosco non ho fatto altro che rischiare la mia vita!» l'accusò.
«Ma guarda che maleducato» rispose offesa Sofia. «Non sono stata io a venire da te.»
«Dovevo pur venire per dirti quel che penso.»
La donna lo fissò confusa. «A cosa ti riferisci?»
«Vuoi davvero uscire con mio fratello?»
A quella frase senza peli sulla lingua, Sofia si sentì arrossire. «Ho qui un piccolo kit del pronto soccorso» tergiversò, mentre si sollevava.
«No, aspetta! Prima rispondi alla mia domanda» fece l'uomo, cercando d'afferrala prima che Sofia le sfuggisse, fallendo.
«Dannata donna»mormorò a denti stretti Marco, mentre si allontanava.
Fece un sospiro profondo mentre la vedeva sparire nella stanza del laboratorio. Era decisamente una donna ostinata, dovette ammettere a se stesso.
La vide ritornare con un piccolo Kit e, trafelata si mise all'opera per soccorrere la sua ferita.
«Ti dico che non ho niente di che, posso rialzarmi benissimo» riprovò Marco, inutilmente allorché lei inizio a passargli con dita gentile una pomata sul bernoccolo.
Nonostante il dolore, Marco sentì un brivido di piacere percorrerlo, nel sentire il contatto della sua pelle.
Strinse le labbra, ripensando al perché fosse lì.
«Uscirai davvero con mio fratello?»
La vide irrigidirsi, ma continuò a medicarlo. «Tuo fratello è stato molto insistente. Ma è un uomo gradevole e simpatico. Spesso mi ha fatto ridere e ho pensato che fosse una bella idea...»
«Tu non puoi uscire con lui!» Sbottò Marco, senza riuscire a trattenersi, sentendola lodare con tanto entusiasmo Filippo.
Capì che era preso dalla gelosia, una tale gelosia da incendiargli lo stomaco per la rabbia.
Sofia non si fece intimorire da quella affermazione e con aria di sfida incrociò il suo sguardo. «E perché non dovrei?»
L'altro la fissò per qualche secondo, non sapendo cosa dire a posto della verità. «Perché... perché... Diamine, vi conoscete a mal'appena!»
«Non è una buona ragione per rifiutare un invito a cena» ribatté l'altra.
«Invece sì!»
«Invece no!»
«Sei testarda come un mulo!»
«Senti chi parla! Un caprone che non è capace di parlare senza dare di matto!» e con quell'ultima battuta, gli premette, non proprio delicatamente, un cerotto antiinfiammatorio.
«Ahi! Basta ne ho abbastanza!»
Sofia vide Marco alzarsi in malo modo, ignorando i suoi avvisi di restare disteso, e dirigendosi verso la porta.
«Fai come meglio credi!» Le urlò dietro, mentre teneva le mani strette al pugno.
Dov'era finito l'uomo dell'altra notte, pensò Sofia sconcertata. Ovvio, di giorno aveva lasciato posto all'eremita che c'era il lui.
«Infatti farò così!» rimbeccò lei. Poi si ricordò di un'altra cosa, assolutamente importante. «E per quanto riguarda i topi?»
Marco, prima di uscire dal negozio, le lanciò un'ultima occhiataccia. «Chiedilo a Filippo!»
Sofia strinse gli occhi, allorché l'altro chiuse la porta con un botto deciso.
Pochi minuti dopo il rumore dell'auto invase l'aria per poco tempo prima di scomparire del tutto.
Sofia venne colta di nuovo dalla calma e il silenzio, come se non fosse successo nulla.
Ma la sua mente, in quel momento, era un vero caos di rabbia, confusione e furia primordiale.
«Dannato eremita!»
L'urlo rimbombò per l'intero negozio, una seconda volta.


Bene ma non benissimo! Dalle stelle a... un'asse in testa! Non sembrano trovare ancora un equilibrio i due testoni, nonostante la forte attrazione che entrambi provano l'uno per l'altro. Che il bel Filippo possa fare un miracolo? Lo vedremo! 
Spero che questa doppia uscita vi sia piaciuta e vi aspetto la prossima settimana per un nuovo capitolo! 
CIAO RAGAZZIII!!!!!!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro