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13. LANDON ERA QUI

Hartley guidava con prudenza e abbassava la testa sotto i semafori per vedere dal parabrezza quando scattava il verde.

«Con tutti gli omicidi, furti, stupri e risse non c'è da stupirsi se i casi freddi lo rimangono a lungo. Più il tempo si dilata più è difficile reperire prove.»

L'automobile svoltò a destra e si immise nella strada che portava verso le colline. Dal finestrino si poteva già vedere il casermone che saliva fra gli alberi. Quando giunse davanti e scese, Hartley fece la stessa considerazione che faceva ogni volta che qualche noia lo portava lì negli anni di servizio dopo che l'edificio era stato abbandonato.

«Per come è andata a finire potevano evitare di costruirlo e prendersi un posto in città dove mettere gli uffici.»

Mae guardò il boschetto a fianco del casermone, dentro cui filtrava la luce del pomeriggio. Inargentava il dorso delle cortecce, illuminava certe foglie lasciandone in ombra altre così da farle sembrava decorazioni con le luci a intermittenza, e allungava le ombre.

«Abbiamo cominciato le ricerche da qui, l'ultimo posto dove Landon è stato visto vivo. Secondo la testimonianza del padre, i due ebbero un diverbio. Landon doveva tornare a casa, in Polonia, e si rifiutava. Il padre non era felice di sapere di avere un ragazzo con la testa fuori posto. È un immigrato. Dai dati che abbiamo raccolto venne a San Francisco durante il regime dei Comunisti polacchi, con altri poveri diavoli come lui. Si stabilì a Sausalito e andò a lavorare in uno dei cantieri navali. Quando parlai con lui mi diede l'impressione di un gran lavoratore, mentalità ristretta, di certo non 'lento all'ira e grande nell'amore'. Picchiò un suo collega, una volta, e si fece una notte in cella. Non riuscimmo mai a stabilire chi avesse cominciato. E da quello che tirai fuori dagli amici di Landon, pareva che non risparmiasse cinghiate in casa.»

Hartley spostò la testa verso gli alberi quando un uccello nero frullò fuori in un volo rapido e si posò sul tetto dell'edificio.

«Senza una denuncia non si può perseguire nessuno. La moglie non ammise mai di essere vittima di violenza, e la stessa cosa fecero i figli, almeno negli anni Ottanta. Ma Jeremy, tre anni fa, mi sembra, quando venne a trovarmi per chiedermi se ci fosse la possibilità di proseguire con le indagini, mi raccontò di essere stato abusato. Non sessualmente, ma verbalmente e fisicamente dal padre quando era piccolo.»

Mae strinse le labbra e si mordicchiò la mucosa inferiore. Thomas annuì ma non poteva capire fino in fondo cosa significasse sopravvivere in famiglie povere e disfunzionali, quando la gentilezza di un estraneo ti ricorda le mancanze dei tuoi genitori, e ti interroghi sul perché ti hanno messo al mondo se devono accompagnarti all'inferno.

«Senta, noi vorremmo dare un'occhiata dentro, vuole venire?» Mae distolse gli occhi da una natura che non voleva rivelarle nulla. Non c'erano entità nel boschetto.

«Va bene.» Hartley chiuse l'auto col telecomando a distanza.

Thomas spostò la porta a vetri per aprirla e fece passare la medium e il poliziotto in pensione prima di varcare la soglia. Non lo fece per mancanza di coraggio, perché prendessero dirimpetto qualsiasi pietra o grido che Landon potesse lanciare, bensì per il galateo che i suoi avevano coltivato in lui.

«Capite che, anche con tutta la buona volontà, mio figlio non può riaprire il caso né cominciare di nuovo a interrogare i famigliari e gli amici senza una spinta.»

«Non potremmo, so che non dovrei dirlo a un poliziotto e mi scuso, fare delle chiacchierate informali per raccogliere qualche testimonianza?»

«Immagino l'abbiate fatto col caso della Soto.»

«Sì», Thomas non era tipo da girare attorno a una questione. «Mi sono informato, potrei spacciarmi per un investigatore privato.»

«Ingegnoso e illegale.» Hartley esaminava il pavimento per evitare di calpestare vetri e altre schifezze. Era stato lì il quarto giorno dopo la scomparsa di Landon Czajka con i cani da fiuto che tiravano verso il boschetto, lo oltrepassavano e si fermavano. Aveva piovuto il giorno prima: le tracce annacquate erano finite sul ciglio della strada verso est che conduceva alla zona della Golden Gate National Recreation Area, appartenente alla penisola Marin Headlands. Nel 1988 era diventata una zona verde protetta dall'UNESCO. Lo disse a Thomas e Mae mentre salivano al primo piano fra sciami di polvere e carcasse d'insetti.

«Parte della zona della Rodeo Lagoon apparteneva all'esercito. Fort Cronkhite e Fort Barry sono adesso siti d'interesse storico. Qualche edificio di quelli appartiene ad associazioni no-profit e non si può visitare. All'epoca alcuni soldati bazzicavano ancora la laguna. Gli chiedemmo se avessero visto il ragazzo della fotografia. Non fummo fortunati. Molte parti erano, all'epoca come oggi, senza telecamere. Boschi, prati incolti, zone di campeggio.»

«Vi siete mai spinti fin lì, alla Rodeo Lagoon?»

«Facemmo una ricerca sommaria.»

Dal modo in cui Hartley lo guardò, Thomas capì il messaggio che aleggiava sotto la superficie delle parole: abbiamo guardato dove potevamo, senza metterci troppo impegno. L'aveva precisato, la sindrome da donna bianca scomparsa: chiunque non rientrava in una categoria che ispirava il pubblico, che organizzava squadre di ricerca di decine di individui per dividersi le aree e aiutare la polizia, era destinato a vedere la sua richiesta retrocessa dietro casi che suscitavano maggiore pietà e immedesimazione, seppellita sotto mucchi di scartoffie e infine dimenticata in una scatola di cartone o in un cassetto. Accadeva con i casi che non colpivano l'immaginario sociale, con quelli in cui la vittima, per qualche motivo, se l'era cercata e con quelli troppo datati dove gli indizi erano pochi e le testimonianze non più verificabili.

«Ha ancora le mappe o potrebbe indicarci i posti dove siete stati?»

«Vorreste provare?» Hartley guardò Mae pensando che magari avevano una possibilità, se la medium non era come gli altri imbroglioni che fiorivano ogni qualvolta c'era un'indagine. «Beh, non trovo nulla di male. Dovrete stare attenti a non entrare in zone limitate, a non infastidire le persone e a non fare tutte quelle cose per cui potreste essere arrestati.»

«Se fossimo costretti a scavare, dovremmo avvertire prima la polizia?»

Hartley ci pensò su. «Non ve lo consiglierei, a meno di essere certi di aver trovato qualcosa. E anche in quel caso è sottinteso che non potete rovinare il suolo pubblico ed entrare nelle proprietà private. Confido che siate persone intelligenti e sappiate valutare.»

«Senta, non vogliamo metterla in una brutta posizione. Se dovessimo trovare il posto potremmo chiamarla per avere i permessi necessari? Potrebbe assistere allo scavo.»

«Andrebbe bene.»

Il discorso si esaurì e i tre continuarono la visita all'edificio. Mae notò che non erano stati aggiunti nessuna scritta né disegno ai graffiti già presenti. Non c'era nemmeno l'ittero alirosse che svolazzava il pomeriggio in cui erano stati lì con gli altri. Aveva pensato che l'uccello potesse aver deciso di allevare i suoi pulli al coperto, invece dei pericoli che campi e boschi rappresentavano. «Quando chiuse?», domandò, nello stanzone con i due pilastri. Cercava con le mani un segno.

«Nel Novantuno. Dieci anni appena di servizio. Pare che Landon lavorasse qui nel periodo in cui scomparve.»

«Lavorava nell'edificio per la società che è fallita?»

«Faceva l'uomo delle pulizie.» Dopo un attimo di riflessione, Hartley disse: «Adesso che ci penso, nel periodo in cui Landon scomparve c'erano diversi scavi qui intorno. Grandi mucchi di terra smossa e fondamenta scoperte. Magari è finito sotto una colata di cemento senza che gli operai se ne accorgessero. Interrogammo il personale di una ditta che sistemava una linea interrata a luglio di quell'anno, avevano spaccato Caledonia Street e alcune vie secondarie. Se non erro, c'erano dei buchi anche nei dintorni.» Si fermò, si massaggiò le mani e aggiunse: «Adesso mi rendo conto che non abbiamo fatto tutto quello che potevamo».

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