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12. HARTLEY

William Hartley andò incontrò alla jeep sbracciandosi come avrebbe fatto con un collega che si accostava coi lampeggianti accesi sulla scena di un crimine. Era vestito da casa e manteneva una magrezza nervosa nella figura triangolare. Il volto lungo era caratterizzato dagli occhi scuri e da un sorriso che dietro l'affabilità nascondeva il talento d'inquadrare le persone al primo sguardo.

Mae rispose al saluto alzando una mano da dietro il vetro abbassato del finestrino. Thomas distolse gli occhi per concentrarsi, voleva parcheggiare davanti all'ingresso senza rovinare l'erba corta del prato.

Hartley si fermò sul cemento del selciato del vialetto con le mani lungo i fianchi; attese che i due ragazzi scendessero dall'auto. Apprezzò il fatto che fossero puliti e in ordine e indossassero abiti decorosi.

A Sausalito il cielo era una coperta bianca che teneva premuto a terra il calore e lasciava scoperta una striscia tersa che pareva l'aura emanata dalle colline e dall'oceano. Thomas aveva pensato che parlassero in un salotto raffreddato dall'aria condizionata, ma Hartley aveva deciso di farli accomodare al tavolino bianco in veranda, su cui erano appoggiati una caraffa di acqua e menta e un'alzatina di dolcetti.

«Mia moglie ha spadellato e infornato tutta la mattinata. Sarebbe contenta se ne approfittaste.»

Gli occhi di Mae si arrampicarono oltre il tavolino per fissarsi sulla finestra con la tenda che si muoveva; la medium attese per sentirsi sollevata, e lo fu quando qualcuno aprì la porta d'ingresso e lasciò passare un cane con tre zampe. Il cane si diresse verso Hartley e gli si accucciò ai piedi, attirato dall'andirivieni di uccelli che si aggrappavano a un distributore di semi appeso a un ramo della quercia del giardino, litigandosi il pasto.

Esauriti i convenevoli sul clima e sul viaggio, Hartley spronò di nuovo gli ospiti a servirsi dei dolcetti e, seduto su una sedia scomoda, torse il busto per allungarsi verso un mobile verniciato e prendere il fascicolo. Lo aprì e ne trasse fogli, fotografie, una busta di plastica in cui era stata riposta una maglietta – «Per i cani molecolari», precisò – e la fotocopia dell'ultima lettera che lo scomparso aveva lasciato al fratello minore.

Thomas prese la lettera in un rumore di carta stropicciata.

«La lettera era appesa con un pezzo di scotch alla parete esterna del garage dei Ciaika. Sull'originale non ci sono altre impronte eccetto quelle di Landon e di Jeremy.»

Thomas lesse.

Jer, sto bene.

Ho scritto una nuova canzone, abbiamo registrato il demo. L'abbiamo inviato a tutte le case discografiche della California.

C'era una cancellatura spessa, la nuvola fatta da una penna caduta a terra di punta. Nelle parole si vedevano tratti sobbalzanti e bianchi. Thomas non riuscì a leggere il vocabolo nascosto, anche se sollevò la lettera e la mise controluce.

«Guarda che è una fotocopia, non puoi vedere niente attraverso.»

«Più che imbecille preferirei essere considerato scrupoloso.»

Abbiamo un ingaggio proprio a San Francisco, partiamo con il furgone il primo luglio. Paul vuole arrivare con un giorno d'anticipo per vedere se possiamo pernottare in motel. Dovremmo tornare il sette, se tutto va per il verso giusto. Augurami buona fortuna. Come stai? Sopporta, almeno finché non avrai diciotto anni. Dopo penserò a una soluzione. Per allora avrò fatto un mucchio di soldi, sai come si dice, la speranza è l'ultima a morire e io credo nella Provvidenza. Spero che continui a crederci anche tu. Tappati la bocca e le orecchie. Di più non posso scrivere, so che questo foglio arriverà ai nostri genitori. Trovano sempre il modo d'impicciarsi.

I dollari che trovi nella busta sono TUOI. Non farti fregare. Ne hai abbastanza per andare a fare quello che volevamo. Se ci vai in bicicletta stai attento, chiudila bene col lucchetto. Anzi, è meglio che chiedi a un tuo amico di accompagnarti, con quello che si legge sui giornali.

Il resto te lo dirò per telefono. Ti chiamerò.

Seguiva un messaggio criptato.

Un abbraccio,

Don.

Hartley, che aveva seguito gli occhi di Thomas che si spostavano nella lettura, disse: «Il fratello ci ha dato la chiave di decrittazione. Venerdì 14 luglio».

«Che cosa rappresenta?»

«La data di una partita di baseball. I San Francisco Giants giocavano al Candlestick Park contro i Pittsburgh Pirates. Landon aveva comprato i biglietti per andare con Jeremy.»

Thomas annuì e passò la fotocopia a Mae. Guardò la cosa nera ripiegata che il detective aveva chiamato maglietta e spostò gli occhi sul cane, che aveva in sé i geni di qualche razza pregiata mischiati al bagaglio desossiribonucleico di qualche bastardo di strada.

«Don è il soprannome» disse Hartley.

«Non ci sono andati» disse Thomas.

«No.»

«Su alcuni siti c'è scritto che scomparve fra il primo luglio e il due di luglio. Come mai? Qual è la data attendibile?»

«Abbiamo ricostruito in maniera sommaria le circostanze della scomparsa. Landon non è mai arrivato a San Francisco per l'ingaggio. I suoi compagni, scapestrati quanto lui, hanno dichiarato che Landon disse a Micheal Bierko, il suo migliore amico, di non poter partire l'uno. Chiese se potevano posticipare di un giorno. Un altro di loro, adesso non ricordo il nome ma è tutto scritto lì, non era d'accordo. Discussero al telefono, e alla fine gli accordarono di partire il due luglio. Landon disse che doveva sistemare una faccenda. Probabilmente doveva incontrare qualche spacciatore.» Hartley fece una pausa in cui rigirò fra le mani un dolcetto e lo posò di nuovo sull'alzatina. «Mi scuserete se non lo chiamo per cognome. Ho dovuto imparare a pronunciarlo nel modo corretto, ma se posso evito.»

«La capisco. Come si pronuncia?»

«Ciaika

Hartley era lieto di conversare con due persone intelligenti, che pensavano prima di aprire la bocca.

Mae restituì la fotocopia. L'uomo ombra era un musicista. Thomas le aveva detto di aver suonato, da studente, in una band di breve durata. Era come dicevano le testimonianze degli esperti, in rari casi l'attaccamento riguardava persone che possedevano vari talenti – scrivere, dipingere, fare musica. "Landon potrebbe voler rivivere attraverso Tom." «Il due non si è presentato.»

Hartley passò alla medium la busta di plastica con la maglietta. «Stando a quello che hanno detto i suoi amici, no. C'è da dire che ebbero un incidente col furgone la sera del due luglio, quando andarono in giro a cercarlo. Sbatterono contro un albero e sarebbero stati lì a morire», Hartley li rivide sparsi fra l'attrezzatura, con uno di loro buttato in mezzo all'erba, un pupazzo di pezza con le vertebre rotte, «se un passante col telefono portatile non avesse chiamato il 911.» Respirò e aggiunse, vedendo che Mae gli restituiva la busta di plastica: «Non vuoi tenerla in mano ancora un po'? Gli altri l'hanno tenuta a lungo, salvo poi non sentire niente».

«Parla degli altri medium, suppongo.»

«I sensitivi.» Da come lo pronunciò, con una cautela eccessiva, Mae collocò il signor Hartley nel mucchio degli scettici.

«E cosa dicevano questi sensitivi, se posso?»

«Un blaterare pomposo. Solo uno di loro – voglio dirlo, ci fecero girare in lungo e in largo per tutta la Bay Area – ci arrivò vicino. Se si può considerare un successo il ritrovamento di resti che non siamo ancora riusciti a identificare.»

«Immagino abbiate fatto il test del DNA su quello che avete trovato.» Thomas rivolse il sorriso al cane accucciato che lo guardava con gli occhi tondi e lucidi.

«È un Joe Doe, uno dei tanti.»

«Hartley diede una carezza al cane, che aveva il muso sopra la sua scarpa. «Il guaio è che i parenti chiamarono la polizia per denunciare la scomparsa solo dopo settantadue ore. Fu quando uno degli scapestrati avvertì la famiglia dall'ospedale. È un ritardo importante. Le probabilità più alte di ritrovare chiunque sparisca si hanno nelle prime tre ore.»

«I suoi amici avevano la droga con loro?»

«I suoi amici erano fatti di marijuana, quando si ribaltarono. Però non ne trovammo neanche un grammo fra i bagagli o addosso. Ora come allora, e spero lo sappiate, guidare sotto l'effetto di sostanze stupefacenti è illegale. Anche se la California si è aggiunta agli Stati che hanno legalizzato la cannabis.» Hartley raccontò che quando i paramedici li soccorsero, i ragazzi erano sotto shock e troppo giulivi. All'ospedale, scomparso l'effetto della droga, lui aveva notato che erano irrequieti e aveva chiesto loro dove stessero andando col furgone. «Vuotarono il sacco. Dissero che stavano setacciando i posti dove pensavano si trovasse un loro amico che risultava scomparso. Bierko aveva già telefonato dall'ospedale a casa dei genitori di Landon e parlato col fratello. Vi rendete conto, dare una notizia del genere a un bambino di otto anni? Sciagurati.»

Un soffio gelido irrigidì i muscoli della schiena di Thomas, che sentì formicolare le dita delle mani. Le aprì e le richiuse, di nuovo gli parvero mani di uno sconosciuto. Mae si mosse a disagio sulla sedia dura d'acciaio: l'uomo ombra si muoveva su e giù dalla veranda per spandere il suo miasma confuso, e le rendeva difficile concentrarsi.

Hartley riprese con voce austera: «Le minoranze, chi soffre di disturbi mentali e chi abusa di sostanze riceve poca attenzione dai media e dalle autorità incaricate della ricerca».

Mae annuì.

«Non suscitano simpatia. È la sindrome da donna bianca scomparsa, non so se lo sapete. Se siete venuti per far riprendere le ricerche, credo che non saranno molti quelli che vi seguiranno. Anche se come la pensa il mondo adesso non è come la penso io.»

«Signor Hartley, siamo venuti per dirle che lo scomparso è in realtà defunto.» Thomas guardò il detective dritto in faccia e resse lo sguardo che l'uomo gli dedicò di rimando.

Hartley serrò le mani sul tavolino. «Mio figlio mi aveva accennato qualcosa sul fatto che lei è una medium che vale la pena di ascoltare. Ho letto i giornali. È grazie a voi due se hanno messo dentro l'assassino della Soto. Come funziona?»

Mae dovette illustrare per l'ennesima volta la sua capacità nel linguaggio dei neofiti.

«Potrei anche credervi, io. Ma senza una prova convincente, e intendo non circostanziale, il caso non verrà riaperto. E non so se qualcuno ve l'ha detto, i genitori di Ciaika hanno inoltrato le pratiche per dichiararne la morte presunta.»

Era così che finiva, pensò Thomas, quando non si potevano trascinare oltre le questioni, quando la sopportazione si esauriva. «No, non ne eravamo al corrente.» Mosse le gambe come una farfalla avrebbe chiuso e aperto le ali, lottando contro un grido di ribellione. «Quanto tempo abbiamo?»

«Non molto, forse un mese, due. Lo avrebbero fatto prima – è sufficiente che passino sette anni dalla scomparsa – ma il figlio minore s'è impuntato. Li ho visti litigare in Tribunale. Il padre gli ha mollato un ceffone che l'ha buttato per terra. I poliziotti sono dovuti intervenire per separarli.» Hartley fece una pausa. «So che magari vi lascerà sconvolti, anche se voi giovani ormai non vi sconvolgete di nulla. Il padre è nella lista delle persone d'interesse a causa dei suoi precedenti.» Smise di parlare e guardò dall'altra parte della strada, una casa anonima.

Un gesto che Thomas aveva visto fare a Scott Bowman per recuperare un ricordo, richiamare la concentrazione o allontanarsi da un discorso che eviscerava. «Ci può spiegare?»

Mae chiuse gli occhi, appoggiò i gomiti al tavolo e si premette le tempie con le dita.

«Stai male?» Hartley si sporse verso la medium senza toccarla, e trascinò con sé la sedia.

Il cane levò il muso dalla scarpa, annusò l'aria e piegò la testa per fissare un punto fra gli scalini e il vialetto. Poi, con lo sbadiglio gli uscì un guaito.

«Landon è qui.»

Hartley aprì la bocca, la richiuse, guardò a destra e a sinistra. Socchiuse le palpebre. «Dove? In strada?»

«Dov'è, Mae?» chiese Thomas.

«Sugli scalini della veranda. Non mi permette di ascoltare la conversazione.»

Hartley si alzò e mise una mano sulla spalla di Mar.

Lei s'irrigidì. «Per favore, non mi tocchi.»

L'uomo levò la mano e gli tremò il mento per l'offesa.

«Se vuole, vada dove ci sono gli scalini e allunghi una mano. Sentirà un grumo freddo nel tepore dell'aria.»

Hartley attese qualche secondo prima di spostarsi ma obbedì. Scese due scalini e tuffò le dita in uno spazio dove nulla calamitava gli occhi se non la pietra rovinata e qualche pelo di cane non ancora spazzato. La sua capacità tattile incontrò la resistenza di un'aria densa, limpida e fredda, tipica di certe mattine invernali. Ritrasse le dita, ma non si scostò. «Il padre», disse per proseguire un discorso lasciato in sospeso, ma scosse la testa e chiamò la moglie, che uscì facendo cigolare la porta. «Metti una mano qui, per favore.»

La donna guardò Mae e Thomas seduti al tavolino e spostò l'attenzione sui dolcetti che nessuno aveva toccato. Non domandò perché dovesse fare una cosa strana. Aveva teso la mano per metà quando la ritirò. «No.»

«Perché no?»

«Non lo so, non voglio farlo. Scusami.» La croce che portava sul petto, legata a una catenina d'oro, le parve più pesante, e la coprì con la mano che pareva una collina di vene azzurre come fiumi.

I quattro rimasero fermi, un quadro nell'afa, finché Mae non smise di schiacciarsi le tempie e disse: «È andato via».

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