3. Black Rose & Fallen Angel
"Favole di un cuore infinito
Maledetto è lo stupido che è disposto
Non puoi cambiare ciò che siamo
Un bacio a distanza dall'uccisione"
La giornata stava volgendo al termine, le tinte aranciate coloravano i vecchi palazzi del centro, rendendo l'atmosfera calda e accogliente.
Se Sofia preferiva i colori tenui dell'alba, Elettra preferiva decisamente quelli più caldi e accesi del tramonto. Tutto diventava più magico quando il sole calava, a parte il traffico quello non cambiava mai, anzi aumentava. Napoli era sempre stata una città in fermento, i suoi cittadini si muovevano freneticamente per le sue strade e lei non faceva eccezione visto che come ogni pomeriggio si trovava bloccata su quel tragitto che portava alla scuola di danza della sua migliore amica.
Per fortuna la sua playlist non era stata toccata dalla mani di fata di Sofia e i versi di Eminem si espandevano liberi dalle casse della sua jeep e coprivano gli insulti che la rossa lanciava ai suoi poveri compagni d'avventura, colpevoli solamente di condividere il suo stesso destino.
« È verde!! Diavolo ti vuoi svegliare! Ma chi ti ha dato la patente dico io!» suonò per l' ennesima volta il clacson sbuffando scocciata. Ogni volta la stessa storia, Sofia faceva gli occhi dolci e lei come sempre si lasciava convincere.
« Ah Sofi ... Tu e i tuoi piedi, te li spezzo uno di questi giorni!!» per colpa sua e di quella psicopatica della maestra si ritrovava imbottigliata in quell' inferno di luci, suoni e imprecazioni di ogni tipo. « Ma una russa poi a Napoli che cazzo è venuta fare?! Non si poteva aprire una scuola di ballo a Mosca e non rompere le palle a nessuno?! No, proprio nel centro la doveva trovare dico io!» stavano procedendo a passo d'uomo, l'anziano con il cappellino davanti a lei sembrava farlo a posta a farle saltare i nervi.
«Lo sai che non rischi l' arresto se vai più veloce dei 50 km/h?!» ma che male aveva fatto nella sua vita? Non bastava l'ennesimo rimprovero di quel frustato del suo supervisore, no anche l'anziano con la coppola in testa.
« Sofia Esposito, questa me la paghi ...Ah, se me la paghi...Mi devi una cena di sushi nel miglior ristorante giapponese della città ... Al Vomero mi devi portare, quanto è vero che mi chiamo Elettra Russo!» stanca della panda davanti a lei, ingranò la marcia e lo superò facendo un sorpasso azzardato e sentendo dietro di sè le peggio imprecazioni.
«Sempre gentili questi uomini mamma mia! Meno male che ci sei tu a consolarmi!» accarezzò il suo stereo, il suo pensiero fisso sul suo amato Eminem che continuava a rappare strofe su strofe, anche se per un istante due paia di occhi verdi preziosi come la più rara delle pietre, dolci come quelli di un bambino, ma anche pericolosi come la foresta amazzonica le comparirono come un fulmine a ciel sereno nella mente. « Chi sei? » senza accorgersi che la mano era andata a posarsi sul tatuaggio; poteva ancora sentire quelle parole nella sua testa e le lettere bruciare come mai gli era capitato nella sua vita. Doveva sapere almeno il suo nome, solo quello gli sarebbe bastato.
A risvegliarla dal suo monologo personale, ci pensò il suono assordante di una serie di clacson. Si voltò pronta a mandare a quel paese l'ennesimo stronzo di turno quando si accorse della fila che aveva creato.
« Oddio, sono diventata peggio del nonnetto... Ah, che mi fai Bambi...» rilasciò un sospiro per poi sfrecciare via lasciando dietro di sè le varie imprecazione e cercando di accantonare il pensiero da quello sguardo così intenso e magnetico.
Finalmente poteva vedere davanti a sè il grande palazzo antico che ospitava la più importante scuola di danza di tutta Napoli. Parcheggiò accanto alla grande vetrata dove vedeva benissimo Sofia con il suo body nero volteggiare libera nella sala.
Poteva vedere il suo splendido sorriso anche dalla macchina; amava vederla ballare e sperava con tutto il suo cuore di vederla danzare in quel teatro dove da piccole sua madre le aveva portate a vedere il loro primo balletto; il San Carlo, dove la sua migliore amica era rimasta incantata per ore vedendo il "Lago dei cigni"ammaliata da quei costumi, da quelle ballerine che volteggiavano libere su quel palco mentre lei si perdeva tra i colori sgargianti e i disegni perfetti delle scenografie.
Da quel giorno Elettra si cimentò nell'arte del disegno imparandone i trucchi, studiando i grandi artisti del passato, ma soprattutto aveva una predilezione per quelli contemporanei, in particolare per la street art.
Portava sempre con sè un blocco da disegno e una piccola scatola di carboncini che usava per i suoi schizzi, proprio come stava facendo ora seguendo le linee morbide delle ballerine che ballavano davanti a lei, la punta scorreva lungo il foglio idealizzando quelle ragazze, cercando di imprimere in quei tratti le loro emozioni e i loro sogni. Giocando con le sfumature e con i colori, il disegno prendeva forma sotto i suoi occhi e un sorriso soddisfatto si allargava sul suo viso vedendo il risultato finale.
« Sei venuta alla fine!» venne investita improvvisamente da un tornando biondo e da un forte profumo di vaniglia. Sofia era appena salita in macchina e la stava "soffocando" con uno dei loro super abbracci. « ti adoro Ele! Che stavi facendo?» curiosa come neanche una bambina il momento prima di spacchettare il proprio regalo, sbirciò il blocco da disegno rimanendo come sempre impressionata dalla sua bravura. « ma è meraviglioso e tutto questo l'hai fatto in poco più di venti minuti?» gli prese delicatamente dalle mani il foglio mentre i suoi occhi azzurri catturavano ogni dettaglio ammirandone i tratti decisi delle ballerine ma addolcite dalle sfumature date dal carboncino.
« Tu! Non cercare di cambiare discorso sai, per venire a prenderti mi sono dovuta subire il nonnetto con il cappello che andava a cinquanta all'ora, gli insulti degli automobilisti e tutto per i tuoi preziosi piedini!» incrociò le braccia al seno fulminandola con i suoi occhi verdi alzando il sopracciglio destro con una smorfia di disappunto sul volto.
« Madame Bieloff è stata tremenda! Sento male perfino dove non sapevo di poterlo provare... Sii buona con la tua bionda del cuore!» sbattè le sue lunghe ciglia scure e fece la sua solita faccia da orsacchiotto coccoloso a cui non Elettra non sapeva mai dire di no.
« Mi devi una scorpacciata di sushi tesoro, anzi per farti perdonare devi accompagnarmi in un posto e non accetto un no come risposta!» sorrise malandrina mentre le sue gemme verdi brillavano cariche di adrenalina e di aspettativa. « forza, guarda dietro nei sedili» voltò leggermente il capo indicando la grande scatola contenente varie bombolette a spray e due passamontagna neri.
« Oh no! Non di nuovo! Elettra Russo sei per caso impazzita?!» con mano tremante li afferrò portandoseli davanti agli occhi spalancati. « Di nuovo quella storia?! Pensavo avessi smesso è pericoloso! Sei un incosciente!» glieli lanciò addosso arrabbiata, il suo sguardo si incupì come un mare in tempesta pronta ad inghiottirla. Elettra conosceva quello sguardo, quel lato nascosto di sua sorella, diventava una furia solo per la sua famiglia, solo per lei.
« Non posso fermarmi adesso, dobbiamo far capire a quella gente che esiste un'altra strada, un'altra via per una vita normale!» sbattè le mani sul volante con nervosismo « so dove colpire stavolta...Ma se non te la senti lo capisco, andrò da sola.» le prese le mani stringendole tra le sue, quel legame che le univa fin da piccole era così forte che mai nessuno lo avrebbe spezzato.
« Non ti lascio sola Ele, l'ho promesso tanti anni fa! Sempre e per sempre ricordi!?» le sorrise dolcemente mentre ricambiava la stretta per poi tirarla a sè ed avvolgerla con le sue piccole braccia, che in quel momento rappresentavano il porto sicuro per la rossa che tra di esse trovava il calore di una vera famiglia. «quindi dove si va?» interruppe quel momento dandole un buffetto sul naso avendo visto i suoi occhi lucidi. Elettra era una guerriera, ma dietro quello spesso strato di ghiaccio e strafottenza c'era una cuore caldo e generoso. Sofia lo sapeva, aveva imparato ad ascoltare i suoi silenzi, a riscaldare il suo cuore con i suoi mega abbracci stritolanti, anzi quelli curavano tutte e due in verità . Elettra e Sofia erano la faccia della stessa medaglia, indivisibili, il pezzo mancante nel proprio cuore.
« A casa sua! Non se lo aspetterà di certo un attacco nel suo territorio! Ho calcolato tutto fidati di me!» la guardò con la coda dell'occhio mentre partiva alla volta dei quartieri spagnoli.
« È questo il problema Ele! Io mi fido sempre di te e poi ci troviamo sempre nei casini...» sospirò teatralmente mentre scuoteva la testa rassegnata ai guai in cui si cacciava ogni volta che la rossa aveva una brillante idea.
« Su, Sofi! Fammi un sorriso... Black rose e
Fallen Angel sono tornate!!» sorrise sorniona mentre una delle loro canzoni preferite passava alla radio. « How do we fall in love, harder than a bullet could hit ya?» la voce angelica e quella più roca e passionale si unirono dando vita ad uno spettacolo che nemmeno madre natura avrebbe saputo creare, un connubio perfetto tra redenzione e peccato.
Inaspettatamente un paio di occhi di ghiaccio, magnetici e sfacciati come il padrone si materializzarono nella sua mente e il ricordo di quella giornata tornò prepotentemente ad occupare la sua mente. Era stata bene,quel ragazzo gli aveva fatto battere il cuore come un tamburo impazzito. Quello sguardo glaciale e intenso la attiravano come una falena con la fiamma. Chissà se l' avrebbe rivisto, gli sarebbe tanto piaciuto parlare di nuovo con lui e sapere qualcosa in più, la sua vita era avvolta nel mistero così come il loro primo incontro. Tante le domande che avrebbe voluto fargli ma che gli rimanevano in gola se solo lui si avvicinava un po' di più.
« Diego...» il suo nome rilasciato attraverso un sospiro così impercettibile da non aver attirato l'attenzione della rossa a fianco a lei, ma che le fece perdere un battito.
****
La sera era calata lasciando il posto ad una maestosa luna che splendida ed altezzosa governava Napoli e i suoi cittadini, muta spettatrice dei sogni e dei peccati dell'animo umano. La jeep si era appena fermata sul ciglio della strada, Elettra fissava davanti a sè il territorio del famoso boss di Napoli, stavano entrando nella fossa dei leoni, ma che cosa le aspettava li dentro? Aveva calcolato ogni mossa e quella sera non doveva esserci nessuno di vedetta, erano tutti fuori. Quale occasione più ghiotta di questa, non avrebbero mai avuto una sfortuna così sfacciata. Si voltò ad osservare la bionda al suo fianco, la sua compagna di avventure, il suo piccolo pezzo di paradiso in quell'Inferno che si ostinavano a chiamare vita.
« Pronta?» si sistemò il passamontagna stando attenta a non lasciare nessun particolare che potesse ricondurre a lei. Il cuore batteva come un tamburo impazzito, il sangue scorreva come lava bollente nelle sue vene e l'adrenalina le fece brillare gli occhi verdi che adesso risaltavano ancora di più attorno a tutto quel nero.
« Siamo nate pronte no?!» la bionda si infilò il passamontagna per poi passarle lo zainetto con le bombelette spray al suo interno. « e che Dio ce la mandi buona!» si lanciarono uno sguardo silenzioso, ma pieno di complicità prima di scendere dalla macchina ed entrare nella zona dei Cimmino.
Le stradine si diramavamo come in un labirinto fatto di pietra, ogni casa proteggeva la casata principale; la villa del boss.
Veloci percorrevano quei viali cercando di nascondersi, stando nell'ombra non dovevano assolutamente farsi scoprire se no avrebbero pagato con la vita quell'affronto.
Il cuore batteva impazzito nelle loro casse toraciche, scosse d'adrenalina percorrevano i loro corpi.
Le case colorate una di fronte all'altra, il vociare delle persone che le abitava le faceva sussultare ogni volta. Fortunatamente nessuno era in strada in quell'ora proprio come Elettra aveva detto poco prima in macchina e potettero arrivare alla grande cancellata che divideva la villa dal quartiere. Con uno sguardo d'intesa la scavalcarono ritrovandosi nel giardino e subito davanti ai loro occhi si presentò il "muro perfetto", in quella posizione quello che avevano in mente sarebbe stato visibile sia alle persone del rione e soprattutto avrebbero colpito nell'orgoglio quel borioso capo clan.
Con velocità e precisione si misero all'opera, un ingranaggio perfetto; Sofia passava le bombolette e controllava che nessuno arrivasse alle loro spalle mentre Elettra disegnava precisa la figura di una madonna dove al posto della solita corona vi era una pistola.
Il loro modo per urlare al mondo la vendita delle indulgenze nel nuovo millennio.
Il sistema che pregava santi, partecipava alle processioni, aiutava alle feste del patrono e allo stesso tempo afferrava con glaciale freddezza la pistola e con la più totale indifferenza sparava uccidendo figli, padri, madri eliminando il problema alla radice.
« Wow! Ti sei superata questa volta! Scommetto che gli andrà di traverso la colazione!» gli occhi azzurri brillarono come gemme, illuminate dalla luna e dall'adrenalina che scorreva come magma incandescente nelle vene. « andiamo adesso, abbiamo sfidato la sorte abbastanza per stasera...» cercò di tirarla verso il cancello, guardandosi da una parte all'altra preoccupata per l'arrivo del boss e dei suoi scagnozzi.
« Aspetta manca il tocco finale...» si abbassò con la bomboletta nera e scrisse rapida e veloce il suo tag. « Black rose non si ferma davanti a niente e nessuno!» osservò con lo sguardo pieno di soddisfazione il suo ultimo capolavoro mentre gongolava al solo pensare il vecchio boss che lanciava per aria ogni cosa infuriato per l'ennesimo tiro mancino che gli aveva tirato.
Sofia la trascinò letteralmente via da quel posto e corsero a per di fiato fino alla macchina con il cuore che rimbombava nelle orecchie, un sorriso che non voleva sparire dai loro volti e un grido incastrato nella gola.
« Tu sei tutta matta! E io sono più matta di te che ancora ti seguo!» respirò a pieni polmoni per cercare di calmarsi mentre i capelli biondi ricadevano scomposti sulle spalle.
« Ammettilo che ti sei divertita Angel» le fece un occhiolino mentre scoppiò a ridere contagiando la sua migliore amica.
Era sempre così tra di loro, bastava uno sguardo e le paure scomparivano, il loro legame era forte ed indissolubile e sarebbe durato in eterno di questo ne erano certe.
Non poteva esistere Elettra senza Sofia e non poteva esistere Sofia senza Elettra.
Così come il pezzo di puzzle che avevano tatuato sul polso appena sedicenni quando il mondo sembrava essere crollato e insieme avevano trovato la forza per rialzarsi.
Bansky, Madonna con pistola, Napoli
Per chi non conoscesse questo splendido murales, vi ho lasciato la foto qui sopra.
Angolo autrice...
buonasera splendori! Come state? Io incasinata come al solito XD
Ma come sempre parliamo un po' del capitolo, questa volta tutto al femminile, ma non vi preoccupate martedì prossimo arriveranno Ema e Diego a farvi compagnia 😎 e ne vedremo delle belle ve lo prometto! 🤣🤣
Anche se c'è da dire che Elettra e Sofia possono fargli concorrenza visto la brillante idea del tornado rosso! Quanti con la bocca aperta alla scoperta che Ele è Black rose e combatte a suo modo il Sistema? Il murales ovviamente lo abbiamo preso in prestito dal famosissimo street artist Bansky, se non lo conoscete vi consiglio di andare a vedere le sue opere sono stupende 😍 e piene di significato.
Ma anyway, torniamo al capitolo dove conosciamo ancora meglio le nostre protagoniste e la loro amicizia che le lega da quando erano bambine 😍😍 "sempre e per sempre" una promessa che fa luccicare i nostri occhi e sorridere.
Aaah ma lo so che avete notato che certi sguardi ti rimangono dentro.. se poi sono quelli di Bambi e del Bad boy per eccellenza diciamo che le capisco benissimo XD .
Come sempre vi ringraziamo per i voti, le stelline e commenti o anche chi dedica solo un po' del suo tempo alla nostra storia ... il vostro affetto ci riempie il cuore davvero, quindi grazie! 🙏🏻
Ps per chi ancora non segue la pagina instragram vi lascio sotto il nome dove potete trovarci con edit, spoiler, canzoni e per questo dobbiamo ringraziare Serena che si occupa della gestione della pagina. Se non ci fosse dovrebbero invertarla?! 💜
Il_codice_dell_innocenza
A martedì prossimo
Mari
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