Capitolo V
Gli strascichi di quella folle serata si protrassero più a lungo di quanto il Circolo avesse immaginato. Orazio era in punizione fino a nuovo ordine perché, in preda all'alcol e all'erba, si era dimenticato di avvisare i suoi genitori che non sarebbe rientrato: suo padre aveva telefonato a mezzo mondo e, una volta rassicurato da Marzia, aveva deciso che il figlio aveva bisogno di una bella raddrizzata e che, quindi, non sarebbe più uscito per un po'. Mecenate si era ritrovato a dover fare i conti con il suo cuore infranto e non aveva intenzione di coinvolgere nessuno nel suo processo di guarigione: io suoi genitori non ci sarebbero stati in ogni caso, troppo presi dal loro lavoro in ufficio; Orazio se la stava passando male ai domiciliari, Virgilio non era abbastanza bravo in queste cose e Properzio era a pezzi perché si era di nuovo lasciato con Cinzia. L'unico che sembrava esserne uscito illeso era proprio Virgilio, ma il ragazzo si sentiva diverso in un modo che non riusciva a spiegare a parole: si sentiva come agitato, a volte si ritrovava a fissare il soffitto per ore ed ore e si sentiva più paranoico del solito. L'unico modo in cui riusciva a ritrovare un po' della sua solita tranquillità era la scrittura, perciò si ritrovava a lavorare alla sua Eneide a tutte le ore del giorno e della notte, tanto che era quasi arrivato a finirla.
Ma non era il tempo di soffermarsi troppo sulle proprie pene: il trimestre era agli sgoccioli ed erano pieni di compiti in classe e interrogazioni per gli ultimi voti. Se Mecenate e Virgilio potevano stare tranquilli con le loro medie più che sufficienti, Orazio passava i suoi pomeriggi di reclusione immerso nel suo quaderno di matematica e chiedeva spesso ai suoi amici le foto degli esercizi per capire dove cavolo sbagliasse.
"Ma, mortacci loro, io vado ar classico: che me frega a me de come se calcolano i limiti!" sbuffava spesso dopo aver sbagliato l'ennesimo esercizio.
Ma i suoi sforzi non furono vani e, all'iniziare delle vacanze di Natale, la sua media si era stabilizzata sul sei pieno: per quasi due settimane non avrebbe più dovuto combattere con numeri e formule e questo lo rendeva veramente felice. Tuttavia, la sua punizione continuava e, in via del tutto eccezionale, per quelle settimane il Circolo si riunì da lui.
"Er numero de Natale farà abbastanza schifo, però sticazzi: io c'ho voglia de anna' 'n vacanza e basta!" esclamò Mecenate salvando la bozza del giornalino scolastico.
"Io comunque vado dai parenti a Mantova pe' Natale" annunciò Virgilio scontento.
"Quanto state fori?" chiese Orazio intuendo la ragione del suo malumore.
"'na settimana".
"E tu' nonna?" domandò Properzio aggrottando le sopracciglia.
"Io gliel'ho detto a mi' padre che nun è er caso de lassalla da sola tutto 'sto tempo, però quello è 'n cojone: che ce posso fa'?" sbuffò scaldandosi Virgilio.
Marzia soffriva di cuore: nessuno era riuscito a comprendere per quale volontà divina fosse sopravvissuta a due infarti e spesso, anche se lei non lo voleva ammettere, il suo cuore ballerino le giocava dei brutti scherzi. Prendeva le pillole, questo era vero, ma a volte se le dimenticava, troppo presa dai suoi lavori a maglia e dalle altri mille cose che faceva per non sentirsi sola. Virgilio ricordava bene quanto era stato difficile per suo padre accettare che la suocera vivesse sotto il suo stesso tetto, ma al tempo la situazione era ben diversa e sua madre riusciva a far andare tutti d'accordo.
"Se vuoi glie' buttamo 'n occhio noi" si propose Mecenate, che considerava Marzia sua nonna, così come gli altri.
"Me fareste 'n piacere" ammise Virgilio, anche se non voleva scomodare i suoi amici per fare da babysitter alla donna che li aveva cresciuti.
"Io vado dai parenti giù a Napoli, quinni nun me calcolate pe' 'a guardia" disse Orazio.
"Vai da Ranieri?" chiese Properzio, che adorava il cugino del suo amico, un po' come tutti.
"Sì e già m'ha detto che me porta nun so dove a rimorcchia'" aggiunse l'altro.
"Quinni sto da solo pe' na settimana" realizzò Mecenate.
"Ce sto io" lo corresse infastidito Properzio.
"Se, va be': tempo du' giorni che torni co' Cinzia e nun te se vede fino ad anno nuovo!" commentò Orazio.
"Guarda che stavolta è finita pe' davvero".
"Pure l'altre volte era finita pe' davvero, eppure stamo ancora qua!" esclamò Virgilio.
"Quinni ce vedemo direttamente da Catullo pe' Capodanno" concluse Mecenate.
"Sempre se sopravvivo ai parenti" commentò Virgilio.
"Che nun sei contento de rivede' er sosia tuo?" domandò sarcastico Orazio.
Virgilio gli lanciò uno sguardo assassino.
"Ma ringrazia Dio che c'hai 'n cugino che te ammira così tanto che te imita" intervenne Properzio.
"Stazio è 'n accollo: me se appiccicherà come 'na cozza tutto er tempo. Poi dovemo pure condivide 'a stanza, capirai!" si lamentò l'altro non sopportando il cuginetto.
"Ecco che torna er drammatico" sussurrò Orazio a Mecenate sorridendo.
"C'ha sei anni: daglie 'n po' de tempo pe' capi' che sei scemo come tutti noi e starai a posto" disse ironico Mecenate.
"Ma vaffanculo, vah!" imprecò bonariamente Virgilio.
I quattro decisero che era giunto il tempo di dare inizio al loro torneo di Fifa rituale, anche se sapevano perfettamente che Orazio e Mecenate avrebbero stracciato gli altri due senza molti problemi.
"Comunque, Virgi'", cominciò Properzio continuando la partita, "Che per caso conosci 'n certo Dante de Firenze?".
"C'ho parlato 'na volta da Ovidio. Perché?" domandò l'altro iniziando a preoccuparsi.
"Praticamente Cinzia, prima de mollamme, s'è lamentata che 'na certa Beatrice, 'n'amica sua, s'è lamentata che 'n amico mio ha convinto 'sto Dante a lassalla perde'" si spiegò meglio.
"E perché hai pensato a me?" domandò l'altro agitandosi sempre di più senza capire il perché.
"Perché Mecenate era troppo occupato a fa' er sottone e Orazio nun consiglierebbe mai a uno de molla' una come Beatrice così a cazzo. Poi er tizio è 'n ammiratore tuo".
"Che vuoi dire scusa?" domandò Virgilio voltandosi verso Properzio, lasciando così che i loro avversari segnassero di nuovo.
Era a dir poco confuso: aveva scambiato sì e no due parole con quel ragazzino e ora si ritrovava immischiato in questioni che non gli interessavano minimamente? Per di più, quella sera era piuttosto ubriaco e non ricordava con molta chiarezza cosa gli avesse effettivamente consigliato.
"Vuol dire ch'hai rimorchiato, deficie'" rispose Orazio sorridendo maliziosamente, ma senza mai staccare gli occhi dallo schermo.
"Per la cronaca, er tipo è decisamente molto etero", continuò Properzio, "Comunque, er tipo, a quanto ho capito, poi Cinzia le cose nun le sa racconta', ha letto er famoso primo capitolo dell'Eneide e glie' piaciuto".
"Me stai a di' che pure a Firenze hanno letto quella cosa?" domandò il ragazzo tra lo scazzato e il soddisfatto.
"Ovidio ha fatto legge' l'articolo suo pure agli amici sua de Firenze, io so questo: poi se hanno letto pure 'a cosa tua mica lo so".
"Ma mortacci sua e mia che me so' fatto 'ncastra': quinni m'ha sputtanato pure davanti a mezza Toscana?" imprecò Virgilio perdendo la calma.
"T''o detto che era ritornato er tragico" commentò Orazio segnando di nuovo.
"Properzio, per favore, vai dritto al punto" intervenne Mecenate per calmare gli animi.
"Er punto è che 'sta Beatrice è 'ncazzata nera co' te e probabilmente verrà da Catullo a Capodanno: fossi 'n te la eviterei come 'a peste der Norico. Poi fai 'n po' come cazzo te pare" lo avvisò Properzio.
"Va be', sticazzi" rispose Virgilio, che non si curava affatto di una ragazzina che non aveva mai incontrato in vita sua.
Il Circolo finì il torneo con i soliti risultati e sciolse l'ultima riunione dell'anno: ognuno avrebbe percorso la propria strada da solo per quei pochi giorni e le premesse non erano certo delle migliori.
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