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Capitolo LXVII

"E meno male che dovevo resta' pe' fa' er coso de arte, eh" commentò sarcastico Orazio riprendendo fiato.

Il suo sguardo si posò su quelle labbra terribilmente irresistibili, che avrebbe voluto baciare fino allo sfinimento.

"Ma statte zitto, vah!" le vide mormorare prima di avventarsi sul suo collo.

Mecenate si aggrappò con veemenza ad una ciocca di capelli dietro la nuca e prese a lasciargli una scia umida di baci e morsetti, partendo dal lobo dell'orecchio e scendendo sempre più giù verso le clavicole.

Le magliette avevano fatto una finaccia già da un pezzo - erano state brutalmente gettate sul pavimento non appena erano rimasti soli - e le loro mani scorrevano sulle spalle e sulla schiena dell'altro, ora accarezzandole delicatamente, ora afferrandone voluttuosamente le carni.

Il ragazzone si fece sfuggire qualche mugolio di piacere mentre il suo amato, seduto sopra di lui, si strusciava lentamente sul tessuto ruvido dei jeans, scatenando in entrambi delle scariche d'eccitazione.

Le loro bocche si cercavano e si scambiavano baci famelici, staccandosi a malincuore per attimi infinitesimali, tornando poi a mordersi e a baciarsi con foga sempre maggiore.

"Cristo, me sei mancato oggi" gli sussurrò il biondino spostandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, così da poterlo guardare dritto negli occhi senza alcun intralcio.

Erano stati tutto il giorno insieme, ma Orazio capiva perfettamente a che cosa si riferisse. Tra le verifiche, la redazione del fanzine e i loro amici sempre tra i piedi, non avevano avuto un solo minuto da poter spendere da soli a limonare, nemmeno all'intervallo. Si erano, quindi, dovuti limitare ad osservarsi di nascosto durante le lezioni e a sfiorarsi castamente quando se ne era presentata l'occasione.

"Me sei mancato pure te" gemette il ragazzone tirandolo ancora di più a sé.

"Te nun te sei dovuto contene' du' ore", ansimò l'altro, "Dovrei vietatte de suda' quanno ce sta gente 'n giro, mortacci tua!".

"Allora io che dovrei fa'? Te vieto de esiste'?".

Il biondino fece per rispondere qualcosa, ma lo mise a tacere con un bacio più smanioso dei precedenti. Lo sentì fremere sopra di sé mentre infilava una mano nei pantaloni della tuta e iniziava a giocare maliziosamente con l'elastico dei boxer. Lo vide inarcare la schiena e gettare la testa all'indietro non appena cominciava a fargli una sega.

"Te piace così?" domandò il ragazzone con un sorrisetto soddisfatto.

Mecenate emise un ansimo d'assenso e si fiondò sulle sue labbra con una bramosia irrefrenabile. I loro respiri si facevano sempre più affannati, i loro corpi sudati e accaldati tremavano d'eccitazione, le loro pelli esigevano di sfiorarsi e scontrarsi ancora e ancora. Allungò un braccio verso il cassetto della scrivania e ne tirò fuori preservativi e lubrificante, senza smettere per un istante di gemere tra i baci.

"Pure ecco li tieni?" chiese Orazio con un'espressione sorpresa, ma quel dettaglio non aveva fatto altro che accenderlo ancora di più.

"Co' te pe' casa nun se sa mai" gli rispose l'altro lanciandogli un'occhiata voluttuosa.

"Cristo santo, quanto cazzo te amo!" esclamò con voce quasi animalesca.

Lo strinse a sé e, alzandosi in piedi, lo fece sedere sulla scrivania. Con gesti rapidi a cui erano ormai abituati, si spogliarono a vicenda e il ragazzone strappò dalle mani del suo amore il sacchetto della farmacia.

"Mettite giù" gli ordinò infilandogli il preservativo.

"Oppure?" lo provocò il biondino con fare seducente.

Orazio gli afferrò i polsi e lo costrinse a stendersi sul tavolo. Lo vide sussultare mentre lo sovrastava con tutto il suo corpo, i suoi occhi brillavano della fiamma ardente del desiderio. Accostò la bocca alla sua, facendo sì che tra le due ci fosse una distanza minima.

"Amo', nun te conviene sfidamme oggi" rispose con voce suadente.

Percorse con la bocca il suo corpo, baciandolo e mordendolo nei punti che amavano di più, e gli praticò una fellatio. Affondò le dita nelle sue cosce per tenerlo fermo e farlo godere fino alla fine.

Ogni fremito, ogni spasmo, ogni gemito di Mecenate sembrava creato appositamente per spingerlo ad andare avanti e amarlo ancora di più.

"Ora'", mormorò a fatica il biondino, "Ora', te voglio! Te voglio, cazzo!".

Il ragazzone gli baciò le cosce, soffermandosi su ogni centimetro di pelle. Si sistemò meglio tra le sue gambe, appoggiandosele sulle spalle per poterlo guardare negli occhi mentre lo preparava. Notò le sue labbra schiudersi come per dire qualcosa e poi richiudersi, scomparendo in una linea sottile.

"Che c'è?" domandò sorridendo maliziosamente.

"Sei bellissimo" sospirò l'altro con un'espressione candidamente infantile.

Orazio non poté non trovarlo incredibilmente meraviglioso. Finì il dovere e si preparò al piacere: si insinuò delicatamente nel suo amato e, non appena ebbe il via libera, iniziò a muoversi dentro di lui.

Ammirò il modo in cui Mecenate inarcava la schiena sotto di lui, sollevando leggermente i fianchi per accoglierlo meglio. I capelli gli ricadevano ai lati del volto e si distribuivano sul tavolo, creandogli una sorta di aureola. La fronte imperlata di sudore, la bocca semiaperta, il petto che si alzava e si abbassava sempre più velocemente.

"Te sei bellissimo" ansimò il ragazzone aumentando il ritmo.

Il suo amato protese il collo in avanti per vederlo in volto e cominciò a masturbarsi, raddoppiando il piacere. La stanza si faceva sempre più calda e risuonava dei loro versi osceni, i muscoli erano in tensione per lo sforzo, ma non gliene importava nulla.

L'unica cosa che contava per loro era che stavano insieme, viso a viso, corpo a corpo, pelle a pelle, godendo l'uno dell'altro e di quello che c'era tra i due, procurandosi orgasmi a vicenda.

Orazio crollò sul torace del suo fidanzato, stremato ma felice, con i polmoni vuoti d'aria e il cuore stracolmo d'amore e di gioia. Mecenate gli cinse le gambe attorno ai fianchi e prese ad accarezzargli la schiena e le spalle, incatenandolo a sé.

"Te amo", riuscì a dire il ragazzone riprendendo fiato, "Te amo 'n 'na maniera che te nun puoi capi'".

Il biondino gli prese il volto tra le mani e gli accarezzò le guance con i pollici. Le loro pupille si incastrarono in uno sguardo che voleva durare in eterno, parlandosi in silenzio.

"Amore" sussurrò flebilmente prima di reclamare le sue labbra con un casto bacio.

Ma la castità non era mai calzata a pennello a nessuno dei due e, ben presto, questa cedette il posto a quella passionalità che li caratterizzava. Si avvinghiarono l'uno all'altro, riaccendendo in un battito d'ali il desiderio, e percorsero di nuovo le note vie dei loro corpi.

"Secondo round?" propose Orazio prima di baciarlo sul collo.

"I gemelli... La festa..." riuscì a dire Mecenate.

"C'avemo tempo, tanto quelli vanno avanti fino all'alba".

Questo fu un incentivo più che sufficiente e, nel giro di pochi minuti, l'appartamento dei Mecenate riecheggiò di nuovo dei loro gemiti e delle loro urla di piacere.

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