Capitolo LXV
Catullo e Saffo rimasero immobili sul divano, come se avessero incrociato lo sguardo di Medusa, pietrificati nella medesima espressione di stupore.
"Tu però hai rotto er cazzo che fai coming out così!", lo rimproverò Orazio abbracciando il suo amato da dietro, "Nun è che puoi lancia' 'ste bombe così a cazzo!".
"Perché? Te così co' i tuoi hai fatto!", gli rispose Virgilio, "Hai sganciato 'a notizia a cena senza manco avverticce!".
"Nun c'hai tutti i torti", gli concesse Mecenate, "Però Orazio s'è sempre saputo che c'ha inciuci, te 'nvece pari 'n monaco der Medioevo, porca puttana!".
"Solo perché nun vado a di' 'n giro che so' arrapato mica significa che nun lo sia!" sbuffò l'altro con un certo fastidio.
Erano giorni che gli ronzava in testa la mezza idea di fare coming out con gli scrittori fissi del fanzine, da quando aveva scoperto che Dante sarebbe andato alla festa dei gemelli e non avrebbe potuto toccarlo e baciarlo come avrebbe voluto senza farsi outing.
Certo, non era ancora sicuro che fosse una buona idea uscire allo scoperto: i suoi migliori amici stavano passando l'Inferno a scuola e non avrebbe avuto senso sputare il rospo a tre settimane della fine delle lezioni.
Ma non doveva per forza urlarlo al mondo: alla festa ci sarebbero state relativamente poche persone e probabilmente non avrebbero dato nell'occhio. Bastava solo che i suoi amici lo sapessero, quelli con cui avrebbe effettivamente passato la serata, e il resto sarebbe andato per il verso giusto.
Piano molto ottimista, ne era consapevole, ma d'altronde tra lui e il suo fidanzato le cose si stavano facendo sempre più serie e voleva rendere partecipi della cosa quanti gli volevano bene davvero.
"Sinceramente", intervenne finalmente Catullo, "Nun me ne fotte proprio se te stanno a scoppia' 'e palle o se esci dall'armadio a cazzo de cane: te c'hai er ragazzo e nun m'hai detto niente? A Catullo tuo?".
"Manco io momenti te dico chi me scopo, perché avrebbe dovuto raccontatte i cazzi suoi?", obiettò Saffo con una certa esasperazione, "Poi c'hai 'a bocca larga, fratelli'".
"Ma mica so' cojone che glie facevo outing, mortacci tua!".
"Quello no, ma magari 'ca cosa te scappava!".
"Nun è pe' quello che nun l'ho detto", si giustificò Virgilio notando l'aria ferita del suo amico, "Er fatto è che è 'na cosa relativamente recente e devo ancora 'n attimo abituamme all'idea che so' gay".
Mecenate e Orazio si scambiarono delle occhiate complici e talmente eloquenti che la ragazza fu spinta a chiedere: "Che cazzo 'ntendi co' relativamente recente? Du' settimane? 'n mese?".
"Va avanti da San Valentino" ammise l'altro cercando di minimizzare la cosa.
"All'anima der relativamente recente! Stamo a maggio, mortacci tua!", esclamò il ragazzo strabuzzando gli occhi, "Va be', daje, basta che 'sto tipo scopa be'. 'ndo va all'università?".
"Perché pensi che vada all'università?" chiese il biondino piuttosto confuso.
"Ah, che lavora?", commentò Catullo senza nascondere una buona dose di disgusto, "Nun dimme che te sei messo co' uno de quei trogloditi der tecnico!".
"Ma che c'hai contro quelli der tecnico, aoh!", si scaldò subito il ragazzone, visto che metà dei suoi cugini andava all'economico, "Va be' che Catilina è 'n troglodita e ha fatto er tecnico, ma mo nun fa' de tutta l'erba 'n fascio, mortacci tua!".
"Carmate, tigre!", intervenne Saffo per placare gli animi, "Mi' fratello s'è espresso male. Ve', fratelli'?".
"Sì, certo", borbottò suo fratello battendo in ritirata, "E fratelli' te lo ficchi te sai dove: semo gemelli, testa de cazzo!".
"Io so' nata sei minuti prima, quinni nun me rompe er cazzo, che manco ce lo tengo", gli rispose a tono sua sorella, "E stamo a perde' de vista 'a cosa 'mportante: io ecco so' l'unica che disprezza er cazzo".
Gli occhi felini della ragazza smisero di guardare con aria di rimprovero Catullo e si fissarono sul diretto interessato.
"Quinni, Virgi', taglia corto e dicce chi è mo 'sto tipo" aggiunse con un tono che non ammetteva repliche o omissioni.
"Se chiama Dante, Dante Alighieri" disse il suo amico leggermente imbarazzato.
Per poco Catullo non si strozzò con l'Estathé per la sorpresa.
"Ma quer Dante Alighieri? Quello de Firenze? C'ha sempre quei cappelli rossi der cazzo e er naso strano: quer tipetto è er ragazzo tuo?" chiese conferma con gli occhi fuori dalle orbite.
Virgilio annuì silenziosamente e fece per dire qualcosa, ma Saffo partì subito in quarta con il suo cicaleccio entusiasta.
"Vedi che facevo bene a shippalli, mortacci tua! Dante sta sempre a parla' dell'Eneide e nessuno - nessuno, cazzo! - ha letto pe' 'ntero quer poema! E 'sto scemo va troppo spesso su pe' esse' solo amico de quer tipo! E poi te l'ho detto che a Firenze so' tutti queer!".
"Mo nun esagera', deficie'", obiettò il suo gemello, "Va be' che mo a Dante piace er cazzo, Niccolò tra poco sicuro farà coming out come aroace e Beatrice Portinari s'è messa co' Gemma Donati, però...".
"Aspe, che cazzo ho appena sentito?", lo interruppe Orazio sconvolto, "Ma serio? Cioè, cosetto è ito appresso a du' tizie e mo esce fori che so' lesbiche e stanno 'nsieme? Ma è assurdo!".
"Gemma è pansessuale, mica è lesbica", lo corresse Virgilio non senza un certo stupore, "Ma se sapeva da 'n pezzo, me l'ha detto Dante. E se 'a Portinari è lesbica, beh, se spiegano tante cose".
"Se spiega perché nun se 'nculava l'amore tuo", sorrise il biondino con un fare sornione, "Anche se, probabilmente, te sei l'unico che se lo 'ncula, 'n tutti i sensi".
"Boni 'n attimo che me 'sta a crolla' 'n mito", fece Catullo con la faccia di chi sta per svenire, "Me state a di' che Parthenias...".
"Parthenias ha fatto 'na finaccia da 'n pezzo!" esclamò maliziosamente Mecenate spettinando i capelli del diretto interessato, che sorrideva divertito per quelle reazioni melodrammatiche.
"E che cazzo!", sbottò l'altro, "Cioè, so' contento che te sei fidanzato, scopi e tutto er pacchetto, però m'è crollato 'n mito sur serio! E mo chi lo dice a Giovenale che...".
"Rega, deve resta' tra noi: 'ntesi?", mise in chiaro le cose Virgilio con un filo di panico nella voce, "Lo sto a di' a voi, ma nun voglio che se sappia. Almeno nun ancora. Ve l'ho detto perché tanto stasera l'avreste scoperto, quinni stateve boni e bocca chiusa!".
"Adesso se spiega pure perché Dante nun resta a dormi' da noi", disse Saffo ammiccando al suo amico con una certa soddisfazione, "Comunque nun te preoccupa': nun vedemo, nun sentimo e nun parlemo, come 'e scimmiette de Whatsapp. Ve, fratelli'?".
"Sì, sì, assolutamente!", annuì l'altro, "Mica so' così cojone, mortacci vostra!".
"No, cojone ce sei, Catu'", lo corresse il biondino con aria di rimprovero, "Io 'sta cosa nun la posso pubblica' sur fanzine! E poi tocca tene' botta a Ovidio, che sicuro se aspetta 'n contrattacco e...".
"Ma che nun c''o sai?", lo fermò subito la ragazza, "Stamattina er Censore ha convocato quell'encefalico 'n presidenza: gliel'ha tolto er giornalino pe' oscenità!".
La gioia di Mecenate fu incontenibile: saltò in piedi e cominciò ad agitare i pugni in aria con fare esultante.
"Seh! Seh! Ben gli sta a quer cojone!", urlò, "Se l'è messo 'n culo da solo, quer demente! E mo chi c'hanno messo? Te prego, dimme uno decente!".
"C'hanno messo Messalla Corvino", lo rassicurò Catullo tutto sorridente, "Quello der terzo C che esce sempre co' Tibullo. Dicono che glie darà 'na mano pure Asinio Pollione, ma so' voci de corridoio, quinni nun me diferei più de tanto".
Il biondino tirò un sospiro di sollievo. Aveva avuto modo di conoscere il nuovo redattore del giornalino scolastico, visto che Properzio bazzicava anche casa di Tibullo: era un ragazzino tranquillo e di saldi principi morali. Certo, aveva delle idee politiche diverse dalle sue e un modo di fare un po' volgarotto e irruento, ma in fondo era uno a posto.
"Comunque", aggiunse l'altro, "C'ho 'n altro pezzo, se questo te pare proprio 'ndecente: te lo manno stasera prima d''a festa. Perché ce venite tutti, no?".
"Io sì" fece Virgilio senza nascondere la sua eccitazione per la nottata che lo aspettava.
"Nun c'avevamo dubbi, guarda!" ridacchiò Saffo.
"Noi famo 'n salto più tardi", disse Orazio guardando il suo amato, "Dovemo prima fini' er coso de arte, er progetto su Gauguin, altrimenti Fidia ce ammazza".
Il biondino strinse le labbra e cercò di darsi un contegno. Di certo la presentazione di arte non era l'unica cosa che aveva intenzione di fare quel venerdì sera. E il ragazzone era in cima alla lista.
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