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Capitolo 1 : Americano a Parigi

Sentivo l'urlo dei freni incalzarsi che ponevano fine al lungo tragitto dalla stazione di Gare de Montpellier Saint-Roch alla stazione nord di Parigi, l'abominevole incanto europeo, il rubacuori delle coppie zuccherate e la capitale cosiddetta dell'amore
(cosa più che banale, e molto insipida).
Eravamo a Montpellier per una riunione piena di grassoni rigurgitanti di denaro e manipolatori di soldi stampati truffando, forse papà tra quelle irragionevoli anime era l'unico ad avere un po' di buon senso, e non lo dico perché me ne vanto.
Dopo ore di treno dormendo con un un sogno sereno e felice, con lo stridulo delle ruote a tutta velocità sui binari arrugginiti e un libro indecifrabile mai letto poggiato sul tavolino. Finalmente arriviamo e scendo sentendomi a casa mia, ma ormai questa casa è stata distrutta dall'idea sociale, ma la bellezza la sento ancora, forse...
Se vi state chiedendo perché mi sento a casa è perché Parigi è stata la città nativa di mia madre, mi ha abbandonato, il suo corpo si è spento, il suo cuore, l'incidente gli ha fatto troppo male, ero così piccolo per capire, ho passato un po' di anni li, ma ora, a diciassette anni, ho passato una grande parte della mia esistenza a me Salt Lake City, e ora, sto per intraprendere una vita piena di rose rosse, coppie in ogni vicolo felicemente innamorate, passeggiate sotto la Torre Eiffel e lamenti ogni volta a distanza di massimo 13 secondi. Una cosa che ho imparato da piccolo qui a Parigi è vestirmi, l'ho lasciato in pausa da quando ho iniziato a crescere nell'Utah, ma nella capitale dell'amore non ci sono eccezioni! Amo vestirmi bene e far esplodere colori frizzanti addosso.

La valigia nera, al tatto rigida, cammina sulla terraferma, seguita dall'emozione di essere a Parigi; dopo lunghi anni è inspiegabile, così facile da assorbire, ma difficile da abbandonare! Le strade portano a luoghi stellari, cosmici! Non vedo l'ora di...Di...Mangiare! Un'omelette genuina compenserebbe alla grande l'emozione di essere qui!

La mia pancia sta disperatamente chiedendo aiuto, ho mangiato il paradiso, letteralmente! Il cibo francese è originale e sempre sorprendente. Sono con mio padre e l'autista e stiamo andando all'albergo momentaneo prima che la nostra nuova villa sia pronta. Vedere Parigi dal finestrino è una noia totale, sarebbe incredibile farmela tutta a piedi, o magari, farmela realmente.

Il sorriso degli operatori della reception è una delle cose più belle che si possa osservare, è cosi tranquillo e confortante, fino a quando non vedi un pezzo di insalata del ristorante tra i denti, noto veramente tutto, non posso farne a meno... comunque la bontà degli assistenti dell'albergo è stata efficace e d'aiuto, mi sento Britney Spears in questi momenti. I corridoi degli hotel, lunghi e spesso senza finestre mettono i brividi, pelle d'oca al 100%, tutte quelle porte cosa potrebbero mai nascondere ? Ma anche questo compensato dalla suspense di quando cerchi la tua porta e il ritmo incalzante che senti dentro quando sai che ti ci stai avvicinando...

Eccola! La grandiosa stanza numero 496, ed ecco la porta aperta, ora questa mini-casa sarà mia per ben 3 ore, ciò per me è fantastico! Spero che papà si diverti con i suoi amichetti d'affari.

Il profumo inconfondibile del pulito appena entro nella stanza e "appena sfornato" per il cliente, è sempre magico e spaziale. A primo impatto noto un cuscino inclinato più verso il basso che verso l'alto rispetto ai quelli accanto, poi il lavandino che mi mostra due gocce d'acqua, quando in realtà dovrebbe essere asciutto... e infine il lenzuolo è sgualcito. Devo dare il voto in conclusione ? Beh, per la mia attenzione nel non farmi ingannare dall'apparenza darei un semplice e coinciso "sette". Soffermarmi sui dettagli oramai è un talento...o almeno lo è per me.

La finestra è socchiusa e lascia scappare i rumori della città, ciò però non mi ha convinto a farmi un giro. Con l'agitazione che mio padre possa sbucare dal nulla, accendo delicatamente una sigaretta sul balcone lasciando che la melodia del bruciarsi della carta col tabacco mi trafigga l'anima e che la soddisfazione lasci che il fumo esca e si disperda nel vento di Parigi.

La musica si perde lanciandosi dalle mie orecchie al mio cervello, il cielo è così blu che mi ci volevo immergere, così la riproduzione della canzone italiana Dipinto Di Blu si immerse in me.

Ma la mia tranquillità venne tagliata rumorosamente dall'urlo di mio padre, fu da quel momento, che ringraziai il cielo, Parigi e la sigaretta, per avermi regalato le 3 settimane più straordinarie dell'universo.



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