XVII - E a voi salute, orrori (2)
Isaac si riteneva la persona più felice al mondo.
La serata che aveva passato il giorno precedente con Roxanne lo aveva ripagato di due anni di cieca fedeltà ed estremi dolori. Era grato per l'opportunità che Roxanne gli stava dando, percepiva quel leggero, sofferto cambiamento nei suoi riguardi. Non riusciva neanche ad immaginare quanto le potesse costare anche quel briciolo di accondiscendenza: essendo a conoscenza dei suoi trascorsi, non poteva non riconoscere la sua enorme forza di volontà.
Il giorno prima, sul tetto di quel rudere, sotto le stelle e davanti alle luci della città, aveva nettamente sentito la porta aprirsi leggermente, lei aveva abbassato la maniglia per schiudere un piccolo spiraglio ricco di possibilità. E Isaac era fermamente risoluto a non lasciarsi scappare nemmeno una di quelle fluttuanti e labili chance. Voleva riconquistare, millimetro dopo millimetro, gesto dopo gesto, la stima e il bene che la ragazza aveva un tempo provato per lui. Non era un'impresa facile, ne era consapevole, ma per lo meno voleva tentare.
Rincorrendo tale fiduciosa aspettativa, si caracollò per le scale pur di arrivare puntuale al loro appuntamento serale: si era perso nella lettura e non si era reso conto di quanto velocemente il tempo fosse fluito all'esterno della sua psiche. Percorse a grandi falcate il largo cortile che divideva i due alti dormitori (uno maschile e uno femminile) ignorando il sordido bruciore al ginocchio malfermo. Roxanne era già lì ad aspettarlo. Era seduta su una delle panchine di legno scuro che comparivano qui e là in tutto il campus, il capo chino su un quadernino nero. Ci stava appuntando qualcosa, forse una manciata di pensieri, forse i versi di una poesia. Il vento forte le frustava il viso pallido e le faceva ondeggiare la lunga chioma in sottili ghirigori dorati.
Era bellissima. Come sempre, del resto. La guardava con gli occhi dell'amore da quando erano poco più che bambini e non gli era mai successo, neanche una sola volta, di scoprirsi a non gradire la sua visione.
Fece qualche altro passo nella sua direzione e lei alzò la testa. I loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise, lieta di vederlo.
<<Bonsoir.>> lo salutò Roxanne in un perfetto francese. Isaac odiava quella lingua - la sua grammatica gli aveva fatto venire dei mal di testa lancinanti quando aveva dovuto studiarla - ma doveva ammettere che suonava bene tra le labbra di lei.
Isaac le fece un inchino. <<Pronta per la nostra ronda notturna, signorina?>>
Roxanne chiuse il quaderno. <<Assolutamente sì, monsieur.>>
Si mise in piedi, riponendo gli oggetti nella borsa e infilandosi le mani nelle tasche del cappotto vintage di pelle. Si incamminarono languidamente fianco a fianco.
<<Com'è andata oggi?>> chiese timidamente lui per spegnere il silenzio.
Roxanne si strinse nelle spalle. <<Abbastanza bene. Ho seguito anatomia artistica e teoria della percezione e psicologia della forma. I professori sono un po' una lagna, ma per lo meno gli argomenti sono interessanti.>> Isaac ridacchiò. <<Tu invece?>> gli chiese.
<<Tecniche e tecnologie della grafica. Ci stanno insegnando ad usare questo nuovo programma e mi sta facendo impazzire. Non fa mai quello che voglio!>> borbottò gesticolando con le grandi mani.
<<Almeno fai qualcosa di nuovo! Io sono bloccata sulla stessa composizione da settimane e non riesco a farmela piacere.>> Si strofinò le palpebre. <<Non consegnerò mai in tempo...>>
<<Potresti presentare il quadro con gli anelli.>>
Roxanne rispose al suggerimento con un'occhiata di traverso.
<<Era appeso in camera tua, era impossibile non vederlo! E poi ne abbiamo anche parlato la sera della festa...>> mugugnò lui in sua difesa. Roxanne aggrottò la fronte. <<Oh, giusto, non te lo ricordi.>>
Roxanne sospirò: detestava l'idea di aver cancellato i ricordi di quella turbolenta serata. <<No, zero assoluto. Avevo sperato che, con il passare dei giorni, la memoria si sarebbe sistemata, ma non è tornato neanche un minuscolo stralcio di nulla.>>
<<Non ti sei persa nulla di che.>> mentì <<Però io il quadro lo ricordo bene, era proprio speciale.>>
Le guance di lei si tinsero di un leggero rossore scarlatto. <<Credi davvero che sia la scelta giusta? Non è troppo personale?>>
<<Non so se sia o meno troppo personale, ma io lo trovo molto interessante. Apprezzeranno sicuramente la struttura e la scelta cromatica. In più faresti anche una bella figura con quelle frasi in latino.>>
Lei annuì. <<Mi sa che hai ragione.>>
<<Sono un genio, lo so.>> si auto lodò applaudendo alla brezza gelida.
<<Mezzo complimento e subito inizi con l'egocentrismo.>> disse Roxanne tirandogli una pacca sul braccio <<Sei pessimo.>>
Lui le fece la linguaccia.
<<A proposito di egocentrici.>> continuò lei <<Oggi ho appioppato un bello scherzetto a Blake.>>
<<Si è arrabbiato?>> domandò subito lui. Era sempre pronto ad ascoltare un succoso racconto su Bellamy che perdeva le staffe e pestava i piedi a terra come un bambino scontroso.
<<Un pochino.>> sussurrò eccitata di raccontare le sue gloriose prodezze <<Ti ricordi delle storia dei cugini, no?>> Lui annuì. <<Be' l'ho raccontato al suo migliore amico, Max. Bellamy sembrava abbastanza contrariato all'idea di dovergli mentire... ancora più del solito, s'intende.>>
<<Mh, non una delle tue peggiori cattiverie. Non ti sei impegnata molto.>> commentò Isaac. Si strofinò le dita ghiacciate e vi ci alitò sopra. Non servì a molto contro quel tempo rigido.
<<Vero, però avevo già raccontato a Clarke che voi due eravate super amici, quindi...>>
<<Che?>> la interruppe lui. Sperò di aver capito male.
<<Ovviamente ho anche aggiunto una scenetta straziante in cui Bellamy piange mentre si allontana in macchina. Un vero tocco di classe!>> procedette imperterrita lei, senza minimamente percepire il tono sbigottito di Isaac.
Il ragazzo si fermò e la guardò per un attimo: un sorriso sbadato le incurvava le labbra. Probabilmente non capiva quanto gli desse fastidio quel comportamento. <<Ma... perchè l'hai fatto?>>
Roxanne incurvò le sopracciglia. <<Volevo solo divertirmi un po'.>>
<<Mettendomi in mezzo in questa storia? Ti sei lamentata tanto di Blake e poi ti comporti come lui.>>
<<Dio, che sarà mai, Isaac, a stento la conosci Clarke!>>
Isaac strinse i pugni. L'idea che le dovesse spiegare il motivo per cui era stato del tutto ingiusto il suo gesto lo intristì: aveva forse dimenticato come leggergli nel cuore? Prese un respiro e mormorò piano: <<È il presupposto che mi infastidisce, Roxanne.>>
Roxanne alzò gli occhi al cielo. <<Si può sapere che hai?>>
<<Piuttosto che hai tu! Ha cercato di uccidermi, Roxanne, non so se te lo ricordi. >> sbottò irato. Il sangue gli ribolliva in petto e gli appannava la vista, ma si sforzò di mantenere un tono neutro e il volume basso. <<Non mi sembra di averti dato il permesso di divertirti a mie spese. Non se si tratta di Blake. Sai alla perfezione che io con lui non voglio averci niente a che fare.>>
Il viso di Roxanne si contrasse. Sembrò comprendere di botto di averlo fatto arrabbiare davvero. Allungò una mano verso di lui. <<Dai, Isaac...>>
Lui fece un passo indietro. Si erano fermati in uno spiazzo poco illuminato e doveva sforzarsi per distinguere i dettagli del corpo della ragazza. <<No, Roxanne. Hai pensato solo alla tua stupida rivincita su Blake e non a me, il diretto interessato per giunta!>>
<<Non è così. Ti prego, lasciami spiegare.>>
<<Cosa? Che Bellamy ti offusca ancora i pensieri? >>
Lei lo guardò inorridita. Pareva essersi trasformata in una delle statue di ghiaccio nel palazzo della Strega Bianca a Narnia.
<<Eri così disperatamente impegnata a voler fare un dispetto a lui che sei finita col farlo anche a me.>> sussurrò lui con amarezza. <<E se a Clarke venisse in mente di farci riconciliare? Hai almeno pensato a questa eventualità?>>
<<Non lo permetterò.>> affermò lei <<Sarà solo una piccola e innocua bugia, te lo prometto. Tu non dovrai far nient'altro che annuire e sorridere.>> Le sue iridi sembravano enormi fari verdi nella notte scura che lo supplicavano mestamente. Distolse in fretta lo sguardo, non voleva farsi abbindolare.
Isaac osservò l'erba ai suoi piedi per qualche secondo, soppesando attentamente le parole successive. <<Spera che sia così, perché non fingerò per te. Non stavolta. Non per questo.>> affermò placidamente. Poi contrasse la bocca e riprese a camminare.
Riuscì a fare solo una manciata di passi prima di vederlo: un uomo dall'altro lato dello spiano. Se ne stava in piedi, mezzo nascosto dalle fronde degli alberi bassi, un braccio alzato, la mano destra stretta intorno ad un arma. Quest'ultima era puntata contro Roxanne che, del tutto ignara del pericolo, si stava martoriando le unghie per il pentimento. Isaac aveva ormai del tutto rimosso quella stupidissima discussione dai suoi pensieri.
La sua unica priorità era proteggerla.
***
Se solo avesse potuto far girare l'orologio indietro di qualche ora, Roxanne avrebbe di certo evitato di comportarsi in una maniera tanto infantile.
Isaac aveva ragione: era stata troppo presa da sé stessa e da Bellamy per pensare concretamente alle conseguenze di tale affermazione. Adesso che il ragazzo gliele aveva lanciate in faccia, si poteva rendere conto di quanto fosse stata imprudente e meschina. Avrebbe dovuto tenere in conto che ad Isaac quella messa in scena non sarebbe piaciuta affatto, non dopo che Blake aveva tentato di mandarlo all'altro mondo, però non l'aveva fatto ed ora era giustamente costretta a pentirsene.
Si fissava le unghie incrostate di colore come se avessero potuto rimediare magicamente alle sue azione e alleviare la rabbia di Isaac. Si rendeva conto che era del tutto inutile starsene chiusa in sé stessa ad aspettare che una rivelazione mistica le piovesse magicamente dal cielo, tuttavia non sapeva in che altro modo affrontare la cosa al momento.
Forse dovresti chiedergli scusa... le persone normali fanno così, pensò tra sé e se.
Si era giusto convinta ad aprir bocca quando lui gridò il suo nome e la scaraventò a terra. Lei non oppose resistenza, troppo presa in contropiede per reagire, e precipitarono entrambi all'indietro. Mentre erano ancora in movimento, Roxanne distinse cristallinamente il familiare suono di uno sparo che squarciava il silenzio. L'impatto con il suolo duro le fece mancare il respiro, ma non fu niente rispetto al prendere coscienza di non essere stata colpita. Isaac era caduto per metà sopra di lei e non accennava minimamente a muoversi. Lei lo scostò di lato con il terrore nel cuore: sospettava, anzi, era certa che le avesse fatto da scudo con il suo corpo.
<<Isaac.>> sussurrò prendendogli il viso tra le mani. Aveva gli occhi chiusi, però le palpebre erano scosse da continui spasmi, segno inconfutabile che fosse ancora vivo. Gli diede un piccolo buffetto sulla guancia. <<Svegliati! Devi dirmi dove ti ha colpito.>> Non ottenne risposta. Si morse il labbro e alzò il volto: la figura misteriosa che aveva sparato era ancora ferma al limitare della macchia, ma Roxanne temeva che non sarebbe rimasto lì ancora per molto.
Si piegò sull'amico e cominciò a perlustrare velocemente il suo corpo in cerca di ferite. Lo sollevò per osservargli la schiena e, come rianimato improvvisamente, Isaac prese una boccata d'aria rumorosa e spalancò gli occhi neri. Roxanne mollò subito la presa sulle sue spalle e gli cinse il volto con le mani. Era bollente e arrossato. <<Isaac?>>
Lui emise un verso gutturale di dolore. <<Era una pistola a piombini. Io sto bene. Va' a prendere quel bastardo.>> mormorò con la voce rauca. Lei gli sfiorò piano lo zigomo, tanto grata per il gesto che aveva compiuto che non avrebbe saputo articolare alcuna frase di ringraziamento, poi si mise risolutamente in piedi, tirò fuori la pistola dalla borsa e andò incontro al loro assalitore.
Quest'ultimo si stava minacciosamente avvicinando a passi rapidi e concitati, seguito a breve distanza da una figura più piccola e minuta. Roxanne strinse nervosamente l'arma tra le mani. Nonostante fosse abituata alle sparatorie, quella era una situazione nuova: era in un territorio estraneo, del tutto scoperta e, come se non bastasse, doveva anche coprire Isaac, che era ancora costretto a terra sofferente. Prese un respiro a pieni polmoni e si disse che poteva farcela. Aveva affrontato situazioni peggiori.
Fece qualche passo in avanti e alzò la pistola dritta davanti a sé, pronta a far fuoco al primo segnale di minaccia. L'uomo corpulento aveva risposto la sua arma e camminava spedito con le mani vuote lungo i fianchi. La donna gli stava dietro senza problemi, sostenendo il suo passo come se non indossasse dei tacchi alti. Erano ormai ad una cinquantina di metri da lei, ma non riusciva a guardarli in viso dato che erano rimasti nell'ombra, lontani dalla luce diafana dei lampioni.
<<Chi siete? Venite avanti!>> ordinò a gran voce. Sentiva il gelido sangue del rischio scorrerle nelle vene. Tutto si sarebbe svolto nei prossimi minuti. La sua sopravvivenza o la sua morte si sarebbero decise in quel brevissimo arco di tempo. Era una consapevolezza terrificante e tranquillizzante allo stesso qual modo.
L'uomo arrestò la sua avanzata e lasciò che la donna lo precedesse. Roxanne tolse la sicura alla pistola con un gesto veloce e la puntò alla testa della donna. Lei continuò a procedere senza farsi minimamente turbare da tale incombenza. La sua camminata sicura e impettita le ricordava inquietantemente qualcuno. Raggiunse il cerchio di luce che contornava il lume e Roxanne poté finalmente dar ragione ai suoi presentimenti più bui.
La signora che le stava davanti era bella e gelida come una regina cattiva, aveva i capelli corti e biondi, lisci quanto gli spaghetti crudi, gli occhi azzurri come il mare durante una bufera e il naso severo. Le sue labbra sottili erano impostate in un sorriso forzato.
A Roxanne sembrò di precipitare dritta verso il centro della Terra. Le fischiavano le orecchie per la caduta a picco nel vuoto. Trovò solo il fato per pronunciare confusa la prima parola che aveva imparato da bambina.
<<M-mamma?>>
§§§
un capitolo nuovo per voi prodi lettori giusto in tempo! puntuale per un soffio (come al solito). spero tanto vi piaccia almeno un quarto di quanto piace a me. <3
cosa starà succedendo? che ci fa la madre di Roxanne a Windsor?
lo scopriremo nelle prossima puntata (forse).
a presto ;)
ps. ci tenevo a ringraziarvi per i vostri dolcissimi commenti e a dare un bacio speciale a tutti i miei (pochi ma buoni) assidui lettori che non fanno altro che supportarmi. nulla mi rende più felice delle vostre notifiche. vi adoro, davvero.
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