Capitolo 9: Un filo che si spezza
La notte che seguì fu un incubo. Non riuscivo a chiudere occhio, e ogni scricchiolio o sussurro fuori dalla mia porta mi faceva sobbalzare. L'immagine di Troy, furioso, e Jeremiah con il suo sguardo accusatorio mi tormentavano. Sentivo che qualcosa si stava per spezzare, e non potevo fare nulla per fermarlo.
La mattina dopo, Troy era scomparso. Nessuno al Ranch sapeva dove fosse - o almeno, nessuno voleva dirlo. Jake si limitava a scuotere la testa, mentre Jeremiah sembrava quasi compiaciuto della sua assenza.
"Lasciatelo stare," disse Jeremiah a chiunque chiedesse di lui. "Ha bisogno di tempo per riflettere sulle sue scelte."
Ma io non riuscivo a restare ferma. Sentivo che Troy si stava allontanando sempre di più, e la paura di perderlo mi consumava. Così, contro ogni buon senso, decisi di andarlo a cercare.
------------------------------------------------------------------------------------------------
Il deserto era implacabile, ma ormai mi ero abituata. Camminai per ore, seguendo le tracce che solo chi conosceva Troy poteva riconoscere: una lattina abbandonata qui, un segno sul terreno là. Lui non era uno che si faceva trovare facilmente, ma qualcosa mi diceva che voleva essere trovato da me.
Lo trovai al tramonto, seduto sul bordo di una scogliera che dominava un canyon. Era immobile, con lo sguardo fisso sull'orizzonte, e per un attimo mi sembrò quasi un'altra persona, qualcuno più vulnerabile di quanto avessi mai visto.
"Sei difficile da trovare," dissi, avvicinandomi lentamente.
Lui non si girò, ma rispose con la sua solita ironia. "Non abbastanza, a quanto pare."
Mi sedetti accanto a lui, lasciando che il silenzio tra noi parlasse per qualche minuto. Il sole stava calando, tingendo il cielo di arancione e rosso, e per un attimo tutto sembrava stranamente tranquillo.
"Perché sei qui, Sarah?" chiese infine, la sua voce bassa e priva di emozione.
"Perché tu sei qui," risposi, guardandolo di lato. "E non mi piace stare al Ranch senza di te."
Lui fece un piccolo sorriso, amaro. "Forse staresti meglio senza di me. Mio padre pensa così. Jake pensa così. E forse... forse hanno ragione."
"Non dire sciocchezze," ribattei, la mia voce più forte di quanto intendessi. "Non sei perfetto, Troy, ma nessuno lo è. E io... io non sono qui perché è facile. Sono qui perché ne vale la pena."
Lui mi guardò per un lungo momento, i suoi occhi azzurri pieni di qualcosa che non riuscivo a decifrare. Poi scosse la testa e si passò una mano tra i capelli. "Non so come fai. Come fai a vedere qualcosa di buono in me."
Mi avvicinai, posando una mano sulla sua. "Perché c'è qualcosa di buono in te. Lo so. L'ho visto."
Troy abbassò lo sguardo, e per un attimo sembrò sul punto di lasciarsi andare. Ma poi si alzò, allontanandosi di qualche passo. "Non importa, Sarah. Non cambierà niente. Mio padre non smetterà. Non finché non avrà distrutto tutto ciò che è importante per me."
"Allora combattiamo," dissi, alzandomi a mia volta. "Non dobbiamo farlo da soli. Alicia, Nick... anche Jake, se lo convinciamo. Non sei solo, Troy. Non lo sei mai stato."
Lui scosse la testa, il suo sorriso triste. "Non capisci. Non è solo mio padre. È tutto questo posto. Il Ranch. Le persone. Sono marci fino al midollo. E prima o poi ti trascineranno giù con loro."
"Non se siamo insieme," ribattei, la mia voce ferma.
Troy mi guardò, e per la prima volta vidi qualcosa crollare dentro di lui. Si avvicinò, prendendo il mio viso tra le mani, e mi baciò con una tale intensità che mi tolse il fiato. Era un bacio disperato, pieno di tutto ciò che non riusciva a dire.
Quando ci separò, le sue mani rimasero sul mio viso, il suo sguardo bloccato sul mio. "Tu sei l'unica cosa buona che mi sia mai successa, Sarah. E non voglio perderti."
"Non mi perderai," promisi. "Ma dobbiamo tornare. Non possiamo risolvere niente se restiamo qui."
Lui esitò, ma alla fine annuì. "Va bene. Torniamo. Ma non prometto niente."
------------------------------------------------------------------------------------------------
Tornammo al Ranch sotto il cielo stellato. Il silenzio ci avvolgeva, ma era un silenzio diverso, meno pesante. Sapevo che le cose non sarebbero state facili, ma avevamo fatto il primo passo.
Quando attraversammo i cancelli, però, capii subito che qualcosa non andava. Le luci erano accese, e c'era un'insolita agitazione tra la gente. Una figura familiare si avvicinò di corsa: Alicia.
"Dov'eri?" chiese, il suo tono pieno di urgenza.
"Cosa è successo?" domandai, il cuore che accelerava.
"Jake," rispose, il suo viso pallido. "È uscito per cercarti, Troy. Ma non è tornato."
Troy si irrigidì, e per un momento sembrò congelato sul posto. Poi, senza dire una parola, si voltò e si diresse verso l'uscita.
"Troy, aspetta!" lo chiamai, ma lui non si fermò.
Sapevo che non potevo lasciarlo andare da solo. Non dopo tutto quello che era successo.
"Cosa stai facendo?" chiese Alicia, afferrandomi per il braccio.
"Sto andando con lui," risposi, tirandomi via dalla sua presa.
"Sarah, è pericoloso!"
"Lo so," dissi, guardandola negli occhi. "Ma non posso lasciarlo da solo. Non adesso."
E con quelle parole, corsi dietro a Troy, pronta ad affrontare qualunque cosa ci aspettasse là fuori.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro