Capitolo 44: Avvicinarsi, ma con cautela
Il silenzio che ci avvolse dopo quel gesto fu tutt'altro che vuoto. Era pieno di significato, di parole non dette, di emozioni che non potevamo esprimere completamente, ma che erano chiare come il cielo sopra di noi. Le sue mani sulle mie, calde e rassicuranti, non erano una promessa, ma forse una possibilità. Un piccolo passo verso qualcosa che nemmeno noi riuscivamo a comprendere del tutto, ma che ci legava più di quanto avessimo mai voluto ammettere.
Rimanemmo così per qualche secondo, immobili, come se avessimo avuto paura che il momento potesse svanire troppo in fretta. Le sue dita si muovevano lentamente sulle mie, un gesto delicato che sembrava voler dire "ti sento", ma che non cercava di forzare nulla. Lo sentivo, nel modo in cui mi teneva, come se avesse bisogno di un respiro in più per trovare il coraggio di andare oltre.
"Sarah," disse infine, la sua voce calda ma piena di incertezze. "Non voglio che tu pensi che non ti capisca. È solo che... le cose sono più complicate di quanto sembri."
Il suo sguardo non riusciva a incontrare il mio completamente, ma lo sentivo onesto. Troy aveva sempre avuto un modo di nascondere i suoi veri pensieri, ma quel momento era diverso. Non era più il ragazzo che cercava di tenere tutto sotto controllo; era una persona che stava cercando di capire come potesse esserci un noi, senza che quello che stavamo vivendo diventasse troppo grande da affrontare.
"Sai," continuai con un filo di voce, "io non ti chiedo niente. Non voglio che tu faccia qualcosa che non ti senti di fare. Ma... avevo solo bisogno che tu sapessi cosa c'è dentro di me."
Le sue mani si staccarono lentamente dalle mie, ma solo per fare un passo indietro, guardandomi per un lungo momento. C'era un'espressione sul suo volto che non riuscivo a decifrare del tutto, un misto di comprensione e confusione, ma anche di una sorta di tristezza, come se sapesse che le cose tra di noi non potevano essere semplici.
"Non voglio farti del male, Sarah," disse infine, con una sincerità che mi fece male. "Non ti prometto nulla, perché non voglio deluderti. Ma... ti prometto che ci proverò. A capire."
Queste parole, quelle poche parole, furono più di quanto avessi sperato. Non mi dava la risposta che avrei voluto, ma mi dava qualcosa di altrettanto prezioso: la possibilità di costruire qualcosa, passo dopo passo, senza fretta. Non c'era fretta. Non c'era pressione. Non c'era bisogno di fare tutto in un istante. Eppure, non potevo fare a meno di sentire che qualcosa si stava muovendo tra di noi. Era come se le fondamenta della nostra connessione fossero finalmente pronte a resistere al peso delle emozioni che avevamo iniziato a scoprire l'uno nell'altro.
Ci guardammo per un momento, in silenzio, lasciando che le parole non dette riempissero l'aria. Poi, senza aggiungere altro, Troy fece un passo indietro e mi fece un cenno verso il Ranch.
"Dobbiamo tornare," disse semplicemente. "Ci sono ancora delle cose da fare. Ma quando sarà il momento... sarò pronto a parlarne."
Non c'era bisogno di dire altro. Mi girai e iniziai a camminare verso il Ranch, sentendo la sua presenza dietro di me. Non avevamo risolto tutto, ma era un inizio. E a volte, in un mondo come il nostro, bastava un inizio per dare speranza.
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Arrivati al Ranch, la vita continuò come sempre, frenetica, caotica, piena di compiti, di missioni, di preparazioni per quello che sarebbe venuto. Ma dentro di me, qualcosa era cambiato. Ogni volta che vedevo Troy, ogni volta che incrociavo il suo sguardo, sentivo una connessione più profonda, più autentica, come se il nostro legame stesse crescendo sotto la superficie. Non c'erano più le stesse distanze emotive, nonostante le parole non fossero ancora uscite da entrambi in tutta la loro pienezza.
A volte ci scambiavamo qualche sguardo furtivo, ma niente più di questo. Non era il momento di fare il prossimo passo, ma sapevamo che non c'era bisogno di forzarlo. Quando sarebbe stato il momento, avremmo trovato la via.
Ogni giorno, il Ranch sembrava sempre più una casa, anche se la guerra con i vaganti e la lotta per la sopravvivenza non avevano mai smesso di farci tremare. Ma almeno avevo una speranza, qualcosa a cui aggrapparmi. E quella speranza, anche se fragile, mi teneva in piedi.
Troy e io eravamo entrambi imperfetti, ma in qualche modo, ci stavamo avvicinando sempre di più. Non sapevamo dove ci avrebbe portato tutto questo, ma era la nostra strada, e per la prima volta, sentivo di volerla percorrere insieme.
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