Capitolo 37: Ombre sul futuro
I giorni successivi trascorsero con una calma apparente. La ferita al fianco guariva lentamente, e ogni passo fuori dall'infermeria sembrava una conquista. Nonostante i dolori, il Ranch tornava a pulsare di vita, e con esso la mia determinazione a non restare spettatrice passiva.
Troy era una presenza costante. Il suo modo di controllarmi senza farlo pesare era quasi confortante, anche se a volte desideravo un po' di solitudine. Ma c'era un lato di lui che stava iniziando a mostrarsi: un'attenzione premurosa che non avevo mai visto prima, una dolcezza nascosta dietro quella facciata dura e spietata.
Una sera, mentre stavamo seduti fuori dall'infermeria a guardare il tramonto, Troy parlò per primo.
"Hai idea di quanto hai rischiato?" La sua voce era calma, ma la tensione traspariva nelle sue parole.
"Sì," risposi, il mio sguardo fisso all'orizzonte. "Ma non avrei potuto fare diversamente. Non potevo lasciarvi andare senza avvisarvi."
Lui sbuffò leggermente, scuotendo la testa. "Sei incredibilmente testarda, lo sai?"
"Lo so," risposi con un sorriso debole. "Ma immagino che sia una delle cose che ti piacciono di me."
Troy non rispose subito. Si limitò a guardarmi con quei suoi occhi profondi e intensi, e in quel momento capii che avevo ragione. Non aveva bisogno di dirlo; era scritto nel modo in cui mi guardava, nel modo in cui stava sempre al mio fianco.
Quella sera, mentre il sole scivolava dietro le colline, ci fu un silenzio carico di promesse. Non servivano parole.
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La mattina seguente, decisi che era il momento di tornare utile al Ranch. Anche se ero ancora debole, mi rifiutavo di essere trattata come una fragile sopravvissuta. Andai a trovare Madison, che stava organizzando le squadre per le riparazioni.
"Sarah, dovresti riposarti," disse, incrociando le braccia con un'espressione severa.
"Ho riposato abbastanza," risposi, cercando di non sembrare troppo ostinata. "Voglio aiutare. Qualunque cosa serva, sono pronta."
Madison mi scrutò per un momento, come se stesse valutando la mia determinazione. Poi annuì lentamente. "Va bene. Ma niente di troppo pesante. Non voglio che cadi a terra nel mezzo del lavoro."
Iniziai a lavorare con un piccolo gruppo, aiutando a sistemare una delle recinzioni danneggiate. Ogni tanto sentivo lo sguardo di Troy su di me, e sapevo che stava tenendo d'occhio ogni mio movimento.
"Sei peggio di una guardia del corpo," gli dissi a un certo punto, mentre lo sorprendevo a osservarmi dalla distanza.
Lui si avvicinò, le braccia incrociate. "Solo assicurandomi che non faccia sciocchezze."
"Come vivere la mia vita?" ribattei con un sorriso.
"Esatto," rispose senza esitazione, ma il suo tono era più divertito che serio.
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Quella sera, però, qualcosa di insolito accadde. Mentre il Ranch si preparava per la notte, sentimmo un rumore lontano, come di un motore che si avvicinava. Tutti si fermarono, i volti tesi. Era troppo presto per pensare a un nuovo attacco, ma nel mondo in cui vivevamo, nulla era impossibile.
Troy prese subito il comando. "Madison, metti tutti al sicuro. Io e la squadra controlliamo."
Gli uomini armati si posizionarono rapidamente lungo le mura, osservando con attenzione. Io, nonostante le proteste, rimasi accanto a Troy.
"Non dovresti essere qui," disse, senza neanche guardarmi.
"E tu non dovresti dirmi cosa fare," ribattei, tenendo il mio arco pronto.
Ci fu un momento di silenzio, interrotto solo dal rumore crescente del motore. Poi apparve una figura solitaria su una motocicletta, con le mani alzate in segno di resa.
Troy alzò un braccio, fermando ogni possibile sparo. "Chi sei e cosa vuoi?" gridò, la sua voce autoritaria risuonando nell'aria.
L'uomo si fermò, abbassandosi lentamente dal mezzo. Era magro, con un aspetto trasandato, e sembrava esausto. "Non voglio guai," disse, alzando la voce per farsi sentire. "Ho solo bisogno di aiuto. Cibo, acqua. Posso scambiare informazioni."
"Che tipo di informazioni?" chiese Madison, che nel frattempo si era unita a noi.
L'uomo si guardò intorno nervosamente. "So dove si sta formando un nuovo gruppo. Sono grandi... e organizzati. Non sono come quei predoni che avete sconfitto."
La tensione nell'aria era palpabile. Troy guardò Madison, poi me, e infine tornò all'uomo.
"Parla," disse.
E in quel momento capii che il nostro breve periodo di pace stava per finire.
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