Capitolo 36: Rinascita e riconoscimento
I giorni seguenti furono un misto di dolore e ripresa. Ogni movimento era accompagnato da fitte lancinanti alla ferita, ma la mia determinazione mi teneva in piedi. O meglio, mi teneva su quel maledetto letto d'infermeria, sotto lo sguardo costante di Troy.
Era diventato il mio guardiano personale, ignorando chiunque cercasse di allontanarlo o convincerlo a prendersi una pausa. Si assicurava che mangiassi, che prendessi i medicinali, e ogni volta che mi lamentavo della sua insistenza, rispondeva con una smorfia e un semplice:
"Non voglio ripetere questa scena. Mai più."
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Intanto, il Ranch si stava lentamente rialzando. Gli abitanti si erano uniti per riparare i danni, raccogliere risorse e onorare i caduti. L'atmosfera era tesa ma determinata, e la vittoria contro i predoni aveva dato a tutti una nuova speranza.
La mia guarigione era lenta ma progressiva. Ogni giorno facevo piccoli passi, aiutata dagli infermieri e, ovviamente, da Troy. Era sempre accanto a me, pronto a sostenermi fisicamente e, anche se non lo diceva apertamente, emotivamente.
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Una sera, dopo una giornata particolarmente difficile, Troy mi portò fuori dall'infermeria. Mi fece sedere su una panca vicino al fuoco, lontano dal resto del Ranch. Il cielo era limpido, le stelle brillavano sopra di noi, e l'aria fresca sembrava più leggera.
"Non mi piace vederti così," disse, rompendo il silenzio.
"Così come?" chiesi, cercando di leggere il suo volto alla luce delle fiamme.
"Debole. Vulnerabile." La sua voce era tesa, quasi arrabbiata.
Sorrisi leggermente. "Non sono debole. Sono viva, grazie a te."
Lui scosse la testa, guardando il fuoco. "Non è abbastanza. Ho perso troppi. Non voglio perdere anche te."
Quelle parole mi colpirono più di quanto avrei voluto ammettere. Lo osservai, il suo volto segnato da cicatrici fisiche ed emotive, e capii quanto peso portasse sulle spalle.
"Troy..." iniziò, ma lui si girò verso di me, i suoi occhi che brillavano di qualcosa di inesprimibile.
"No, lascia che parli io questa volta," disse. "Tu sei entrata nella mia vita come un uragano. Non so chi eri prima, ma quello che sei qui, ora, è qualcuno di cui non voglio fare a meno."
Quelle parole mi lasciarono senza fiato. Per settimane avevo cercato di nascondere i miei sentimenti, di negare ciò che provavo per Troy. Ma ora, guardandolo negli occhi, sapevo che non potevo più fingere.
"Anche tu per me," sussurrai.
Il silenzio che seguì non era vuoto, ma carico di significato. Troy si avvicinò, il suo volto a pochi centimetri dal mio. Per un attimo trattenni il respiro, il cuore che batteva forte.
E poi accadde. Le sue labbra incontrarono le mie, lente, esitanti, ma piene di una passione che avevamo entrambi cercato di reprimere troppo a lungo.
Quando si staccò, il suo sguardo cercò il mio, come per cercare conferma. Non dissi nulla, ma il sorriso sulle mie labbra parlava per me.
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Quella notte sotto le stelle segnò un nuovo inizio. Ma non c'era tempo per adagiarsi su quel momento. Il Ranch aveva bisogno di ricostruirsi, e noi avevamo bisogno di prepararci per quello che il mondo là fuori poteva ancora riservarci.
Mentre guardavo Troy al mio fianco, una cosa era chiara: non importava quante battaglie ci aspettassero, non saremmo mai stati soli.
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