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Capitolo 19: Un legame forgiato nel fuoco

I giorni seguenti al nostro bacio furono un susseguirsi di emozioni contrastanti. Ogni volta che incrociavo Troy, il mio cuore batteva più forte, ma la paura e l'incertezza mi frenavano. Lui sembrava capirlo e, con mia sorpresa, non mi pressò mai. Si limitava a essere lì, vicino, ma senza invadere quello spazio che sembrava necessario per me. 

La routine del Ranch continuava, ma l'atmosfera era tesa. Dopo l'attacco dei predoni, Madison aveva intensificato le ronde e rafforzato le difese. Tuttavia, sapevamo tutti che era solo questione di tempo prima che i problemi tornassero a bussare alla nostra porta.

Una mattina, mentre ero impegnata a sistemare una scorta di medicinali nell'infermeria, sentii un brusio provenire dal cortile. Mi affacciai e vidi un gruppo di persone raccolte vicino al cancello. Al centro, c'era Madison con la sua solita espressione dura, e accanto a lei Troy, il volto teso e la postura pronta a reagire a qualsiasi cosa.

Avanzai lentamente, cercando di capire cosa stesse succedendo. Quando mi avvicinai, riconobbi subito l'uomo che parlava con Madison. Era il leader dei predoni, quello con la cicatrice sul volto che avevo visto durante l'attacco. 

"Non vogliamo combattere di nuovo," stava dicendo l'uomo, con un tono che cercava di essere pacato ma che trasudava minaccia. "Vogliamo solo ciò che ci spetta."

"Nulla vi spetta," rispose Madison fredda. "Avete attaccato il nostro Ranch. Avete perso. Fine della storia."

L'uomo sorrise, ma era un sorriso privo di allegria. "Non è così semplice. Abbiamo perso uomini, sì, ma ci siamo ritirati per evitare ulteriori perdite. Ora vogliamo un accordo. Una parte delle vostre risorse in cambio della nostra promessa di lasciarvi in pace."

La folla attorno a noi mormorava, e io potevo sentire il nervosismo crescere. Madison, però, non batté ciglio.

"Non facciamo accordi con gente come voi." replicò.

"Allora sarà guerra." disse l'uomo, la sua voce che si fece più bassa e minacciosa.

Troy fece un passo avanti, il suo fucile appoggiato sulla spalla ma con l'aria di essere pronto a usarlo in un istante. "Provaci." disse, il suo tono gelido.

Il leader dei predoni lo fissò per un momento, poi scrollò le spalle. "Avete tempo fino al tramonto per cambiare idea. Altrimenti, torneremo... e non saremo soli."

Con queste parole, si girò e si allontanò, seguito dai suoi uomini. Il silenzio calò sul cortile, ma era un silenzio carico di tensione. 

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"Non possiamo lasciarci intimidire." disse Madison più tardi, durante una riunione con i membri principali del Ranch. Eravamo nel salone principale, tutti riuniti attorno a un grande tavolo di legno. "Dobbiamo prepararci a combattere. Non cederemo niente a quegli stronzi." 

Troy annuì. "Sono d'accordo. Se mostriamo debolezza, torneranno continuamente a prendersi ciò che vogliono. Dobbiamo fermarli ora."

Io ascoltavo in silenzio, cercando di ignorare il peso che sentivo sul petto. La prospettiva di un altro scontro mi terrorizzava. Non ero nata pe combattere, non come Troy o Madison. Eppure, sapevo che non c'era scelta.

"Questa volta saranno più numerosi." disse Alicia, il viso preoccupato. "E potrebbero avere armi migliori."

"Allora dobbiamo essere più furbi di loro," disse Madison, incrociando le braccia. "Non ci faranno cedere facilmente."

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Il resto della giornata passò in un vortice di preparativi. Troy mi assegnò di nuovo alla torre di vedetta, ma questa volta mi diede un'arma più potente e mi fece un rapido corso su come usarla.

"Non posso rischiare che ti succeda qualcosa." disse, il suo tono serio mentre mi mostrava come regolare il mirino. 

"Lo so," risposi, cercando di non pensare troppo a quanto la sua preoccupazione per me fosse palpabile. "Farò del mio meglio."

"Lo so che lo farai," disse, e per un momento i suoi occhi di incontrarono con i miei. "Hai più forza di quanto credi, Sarah. Non dimenticarlo."

Le sue parole mi risuonarono nella mente per tutto il giorno, e quando il sole iniziò a tramontare, ero pronta.

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Li vidi arrivare appena il cielo cominciò aa tingersi di rosso. Erano più di quelli che avevo immaginato, forse una ventina, armati fino ai denti. Mi sentii il cuore accelerare mentre prendevo il walkie-talkie.

"Stanno arrivando" dissi, cercando di mantenere la voca ferma. 

"Tutti in posizione," rispose Troy dall'altra parte. "Nessuno spara fino al mio segnale." 

I predoni si avvicinarono lentamente, il loro leader al centro. Quando furono abbastanza vicini, si fermarono e il leader gridò verso di noi.

"Ultima possibilità, Madison!"

Ci fu un lungo silenzio, poi la voce ferma di Madison ruppe l'aria. "Vai all'inferno!"

E fu allora che tutto esplose.

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I colpi d'arma da fuoco riempirono l'aria, mescolandosi con le grida e il suono del metallo contro il legno. Dalla mia posizione, mirai con attenzione e sparai, cercando di colpire i predoni senza esitazione. Ogni volta che premevo il grilletto, il rumore mi faceva sobbalzare, ma mi costringevo a rimanere concentrata. 

Troy era in prima linea, il suo fucile sparava con precisione letale. Era ovunque, urlava ordini, aiutava chi ne aveva bisogno. Vederlo così mi dava forza, ma mi faceva anche paura. Non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che potesse non tornare indietro. 

Quando il rumore cominciò a diminuire, guardai intorno e vidi che i predoni si stavano ritirando. Avevamo vinto. Ma a quale costo?

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Scendendo dalla torre, mi diressi verso il cortile. Cercai con lo sguardo Troy e lo trovai appoggiato al muro, il respiro affannato ma intero. Mi sentii come se un peso enorme mi fosse stato tolto dal petto e corsi verso di lui.

"Sei ferito?" chiesi, il panico nella voce.

"no," rispose, cercando di sorridere nonostante la stanchezza. "Sto bene."

Non riuscii a trattenermi. Gli gettai le braccia al collo, stringendolo forte. Lui esitò per un attimo, poi mi strinse a sua volta, il suo respiro caldo contro il mio orecchio. 

"Non lasciarmi mai." sussurrai, e mi resi conto solo dopo che lo avevo detto ad alta voce.

"Non lo farò mai." rispose lui, con una fermezza che mi fece credere che fosse vero.

In quel momento, tra il caos e la distruzione, capii che il nostro legame  era diventato la mia ancora. E forse, nel mezzo di un mondo spezzato, questo era tutto ciò di cui avevo bisogno.




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