Capitolo 14: Il ritorno al Ranch
Il mattino seguente, il cielo era grigio e coperto da nuvole basse, ma almeno la pioggia si era fermata. Jake si appoggiava pesantemente a Troy, camminando con lentezza, mentre Alicia e io seguivamo da vicino, i nostri occhi costantemente vigili. Avevamo deciso di lasciare la capanna il più presto possibile, consapevoli che la sua posizione non era più sicura.
Tornare al Ranch non era solo un rischio, ma anche una speranza. Speravamo che i cancelli ci accogliessero come una promessa di salvezza, un rifugio dalla brutalità del mondo esterno. Ma io non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto.
Mentre ci muovevamo tra gli alberi, Troy non parlava. Il suo sguardo era fisso davanti a sé, e ogni tanto si fermava per controllare i dintorni. Lo stesso facevo io, e ogni scricchiolio o ombra sembrava un potenziale pericolo.
"Come stai?" chiesi a Jake, cercando di rompere il silenzio.
"Peggio di quanto sembri," rispose con un mezzo sorriso stanco. "Ma ce la farò."
Troy lo guardò di traverso, come per assicurarsi che stesse dicendo la verità, ma non disse nulla.
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Quando finalmente vedemmo i cancelli del Ranch in lontananza, provai un sollievo improvviso. Alicia corse avanti, gridando per farci aprire, e poco dopo i cancelli si spalancarono.
Il viso di Madison apparve subito, seguito da altri abitanti del Ranch. "Jake!" gridò, correndo verso di noi.
Troy e io aiutammo Jake a passare il cancello, e Madison lo prese immediatamente sotto braccio, portandolo verso l'infermeria. Per un attimo, sembrò che tutti i nostri problemi fossero spariti, ma sapevo che non era così semplice.
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Più tardi, quella sera, Troy e io ci trovammo sul perimetro del Ranch, entrambi silenziosi. Alicia era con Jake, e Madison stava organizzando un incontro con i leader per discutere della sicurezza.
"Non possiamo restare qui per sempre," disse Troy all'improvviso, rompendo il silenzio.
Lo guardai, sorpresa. "Perché no? Questo posto è sicuro."
"Per quanto?" ribatté, il suo sguardo duro. "I muri non tengono fuori tutto. Prima o poi, qualcuno o qualcosa troverà un modo per entrare."
"Quindi cosa suggerisci? Di continuare a scappare?"
"Sto dicendo che dobbiamo essere pronti a tutto," rispose. "Non possiamo abbassare la guardia."
Non avevo una risposta. Sapevo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo.
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Quella notte, mentre gli altri dormivano, mi trovai a camminare lungo il recinto, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. Il Ranch era un rifugio, ma non poteva essere la nostra unica speranza.
Sentii dei passi dietro di me e mi voltai di scatto, trovandomi faccia a faccia con Troy.
"Non riesci a dormire?" chiese, il suo tono più morbido del solito.
"Troppi pensieri," ammisi.
Lui annuì, avvicinandosi. Per un momento restammo in silenzio, entrambi guardando oltre il recinto verso il buio del bosco.
"Non è mai facile," disse infine. "Restare vivi in questo mondo... richiede sacrifici."
"Lo so," risposi, sentendo un nodo in gola. "Ma a volte mi chiedo se ne vale la pena."
Troy si girò verso di me, i suoi occhi intensi che cercavano i miei. "Ne vale la pena, Sarah. Perché ogni giorno che lottiamo, dimostriamo a questo mondo che non ci ha ancora spezzati."
Quelle parole mi colpirono nel profondo. Non sapevo come rispondere, così mi limitai a guardarlo, cercando di capire cosa stesse succedendo tra di noi.
E poi accadde.
Troy si avvicinò lentamente, il suo sguardo che non si staccava dal mio. Non c'era esitazione nei suoi movimenti, nessuna delle solite barriere che sembrava sempre erigere. Quando fu abbastanza vicino da poter sentire il suo respiro, mi bloccai.
Non ero pronta per quello che sentivo dentro di me. O forse sì.
"Posso?" chiese, la sua voce appena un sussurro.
Non risposi a parole. Ma quando le sue labbra si posarono sulle mie, capii che qualcosa tra noi era cambiato per sempre. Non era dolcezza, non era delicatezza. Era passione, cruda e reale, un'emozione che avevamo entrambi represso troppo a lungo.
Quando ci separammo, lui mi guardò, il respiro accelerato. "Questo cambia tutto."
"Lo so," risposi, ancora tremante.
E dentro di me, capii che niente sarebbe stato più lo stesso.
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