Capitolo 2 (pt.2): Contrattempo logistico
Il Principe
L'uomo attraversò la grande sala dall'aspetto regale con lunghe falcate, lasciando sfrusciare il pesante mantello dietro di sé, mentre il suono dei passi e il tintinnio della spada contro la cintura riempivano gli spazi circostanti. Un cappuccio nero gli calava sui lineamenti eleganti, oscurando gli occhi e lasciando alla vista solamente un naso ben definito, che accompagnava labbra leggermente incurvate e guance adombrate da un sottile strato di peluria.
La sua figura aprì una porta sul fondo della sala e, attraversandola, si ritrovò in una camera più piccola della precedente, ma crepitante di vita.
A prima vista, quella stanza sarebbe potuta sembrare il laboratorio di un qualche scienziato pazzo. A pochi passi da lui vi era un grande tavolo su cui regnava il disordine - da tomi con copertine in una lingua sconosciuta, a boccette ripiene di liquidi e altre sostanze. Dei fischi sordi rimbombavano tra le pareti, mentre uno strano fumo aromatizzato permeava l'aria.
Sbuffando, l'uomo si avvicinò a uno dei contenitori trasparenti che incorniciavano il camino da cui si alzava l'aroma, picchiettando piano su di esso e causando al piccolo arcobaleno al suo interno di agitarsi. L'essere alzò un pugnetto di colore rosso striato di giallo, picchiettando indietro e gesticolando subito dopo minacce silenziose.
L'uomo rise sottovoce, scuotendo piano la testa.
«Sempre così prepotente, giovane principe» disse una voce divertita non troppo lontana da lui, alzandosi sopra i fischi e attirando l'attenzione del piccolo arcobaleno che, dalla sua postazione, cercò di sporgersi sopra la spalla della figura incappucciata. «Non indispettirei Arci, se fossi in voi. Può essere un alleato potente quando lo desidera.»
Un sorriso pieno di ironia si allargò sulle labbra del principe, che si voltò verso la voce dopo essersi soffermato ancora qualche secondo su Arci. L'esserino aveva intanto ricominciato a gesticolare con foga, senza risparmiarsi gesti scurrili e decisamente poco consoni verso un nobile di sangue reale.
«Un giorno di questi dovrai dirmi come fai a trovare sempre creature tanto interessanti» replicò, rivolgendo un'ultima volta l'attenzione all'indispettito arcobaleno prima di tornare a studiare la stanza. «E a tenere questo posto nel disordine più assoluto, James. Lo ammetto, il tuo è un grande talento.»
La voce di James rispose con una risata gracchiante, muovendosi da un lato all'altro del laboratorio e voltando pagine dopo pagine, facendo risuonare nel mentre decine di strumenti differenti. «Se anche voi aveste due arti, non escludo il vostro talento sarebbe di gran lunga più grande del mio.»
Il sorriso sarcastico del principe si trasformò in una smorfia. «Probabilmente hai ragione.»
«Come sempre» commentò James.
Il principe sbuffò. «Come sempre, si, ma nessuno ti obbliga» mormorò distrattamente. Fece qualche passo in avanti, incrociando le braccia e facendo tintinnare la lunga spada contro la cintura. «Comunque sia, sono qui per un motivo.» Una piccola nuvola rosea si alzò da dietro una pila di libri, formando cerchi fumosi di diverse dimensioni che si espansero uno dietro l'altro fino a scomparire.
Continuando a muoversi per la stanza come un'ombra, James ribatté: «Dalla vostra presenza a castello ne deduco abbiate terminato il compito.»
«Si» confermò il principe, fermandosi accanto a una grande libreria a lato della stanza, studiandone i volumi.
«Vostro padre ne sarà felice» continuò lo scienziato in tono condiscendente.
«Per quanto possa esserlo uno come lui» concesse il giovane. «Ma ne volevo discutere con te, prima di andare da Sua Maestà. Il compito è stato eseguito, anche se nel mentre temo di aver riscontrato qualche... problema. Contrattempo, anzi.»
Come se la stanza potesse rispondere al suo proprietario, i fischi cessarono e il fumo sembrò immobilizzarsi nell'aria. Calò il silenzio, interrotto solo dalla voce pacata di James, tinta giusto da un pizzico di ilarità: «Contrattempo di che tipo?»
Il principe ci pensò un attimo, bloccando la mano a mezz'aria davanti a un libro di magia, il più spesso e dall'aspetto più antico. Lingue e culture di Epohyen, recitava il titolo... e al ragazzo strappò una nuova smorfia. «Logistico» disse in tono neutro, senza nascondere però una nota divertita. «Decisamente logistico.»
I rumori del laboratorio ricominciarono all'improvviso, come non si fossero mai fermati, e le piccole nuvole che avevano prima invaso il soffitto ripresero a fuoriuscire ancora più rapidamente, mutando forma e danzando davanti agli occhi del principe con movimenti fluidi e illusori.
James tirò un sospiro. «E questo significa...»
La stanza si riempì del suono di ali che sbattevano frenetiche e, come un fiume in piena, una cascata di colori sgargianti discese a pochi passi dal principe, appostandosi impettita su una sedia poco distante da lui. Un pappagallo dall'aria intelligente ricambiò il suo sguardo, piegando la testa di lato e mettendo così in risalto il contrasto di colori tra il suo petto giallo e la sottile cresta del colore del mare, che si estendeva fino alla fine della lunga coda. I suoi occhi piccoli e saccenti lo fissarono con un'intensità fuori dal comune, troppo umana per appartenere a un semplice animale, e il principe abbozzò un sorriso, avvicinandosi al pennuto e facendo scorrere il dorso della mano sulla sua testolina. Per tutta risposta, il pappagallo batté ancora una volta le ali, visibilmente irritato, spostandosi di lato e tenendo d'occhio le dita del principe come per assicurarsi di rimanere fuori dalla loro portata.
«Significa che ti terrò informato» mormorò il giovane, piegandosi leggermente e causando al cappuccio nero di sollevarsi di poco sulla sua testa. Due occhi verde smeraldo si posarono sull'animale, brillando divertiti. Studiarono il pennuto per qualche minuto, prima di riabbassarsi a terra nel momento in cui il principe si rimise in piedi.
Un ultimo sorriso, un sospiro rassegnato.
Uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle e facendo schioccare il lungo mantello dietro di sé.
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