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L'umiltà non si compra

Regalo di compleanno per Jpcpc79

Il nuovo insegnante delle scuole magiche elementari aveva fatto scalpore in tutte le famiglie. Era più giovane di tutti gli altri assunti, pareva essersi appena laureato, e le opinioni slittavano dalle più positive alle più negative. Secondo i maestri più anziani, il nuovo arrivato godeva di un buon temperamento e atteggiamento nei confronti dei piccoli studenti, ma altri colleghi sostenevano che fosse troppo rigido nei giudizi.

Lucylle in quest'ultimo punto era stata la più colpita: qualsiasi testo preparasse, qualsiasi fosse la sua idea, otteneva solo sguardi di sufficienza e un comportamento molto svogliato, non mancavano poi critiche e giudizi che avevano iniziato a starle molto stretti. Arrivata alla seconda settimana di lezione, ne aveva già abbastanza e solo la vista di quel ragazzo le faceva andare sotto sopra la colazione preparata da Kalien e Boby. Non aveva nessuna voglia di entrare in classe e sorbirsi una delle sue spiegazioni che per quanto risultassero coinvolgenti e diverse dalle noiose premesse di altri docenti, avevano perso ogni fascino alle sue orecchie.

Aveva provato ad argomentare il disagio a zia Alex, ma più che un aiuto concreto, una scenata davanti alla scuola come aveva fatto una mamma di una sua compagna, si era messa a ridere di gusto, alludendo a qualcosa che lì per lì la bambina non era riuscita a capire.

Tutto lasciava pensare che Lucylle, alla fine, fosse l'unica ad avere problemi con quel nuovo insegnante che dava proprio l'idea di averla presa di mira.

"Secondo me ti stai concentrando troppo sulle parole o il loro significato che sull'essenza di esse" mormorò un giorno zia Katie, la migliore amica di mamma Elisabeth. Non avevano legami di sangue, ma il rapporto di amicizia e il tempo trascorso insieme le dava il pieno diritto di ottenere a tutti gli effetti quel nomignolo.

"E cosa dovrei capire? Mi odia, mi sembra logico. Ogni volta che gli mostro una poesia scritta con impegno e dedizione, mi guarda e fa una cernita dei versi, e sono tanti quelli che butta via" si lamentò la bambina chiaramente esasperata dall'aiuto poco convincente. Katie abbozzò un sorriso canzonatorio, la piccola non poteva sapere che dietro quella frase c'era un vissuto. Ma questo non spettava a lei raccontarglielo.

"Magari puoi provare a parlarne con la mamma. Sono sicura che riuscirà a trovare una soluzione come sempre".

"L'unica soluzione che mi viene in mente sono le dimissioni".

Katie rise alla risposta: "Questo lato l'hai preso da tuo padre!"

La dimora bianca dei Lestrange-Black si presentò avvolta dai salici e dagli immensi prati di margherite che vegliavano sulla famiglia da ormai nove lunghi anni. Katie ogni volta che la intravedeva sentiva il respiro smorzarsi per una manciata di secondi, tanto il suo aspetto ricordava una di quelle tenute pittoresche che si potevano ammirare solo nei migliori libri di fiabe. Elisabeth era seduta sul dondolo appena sotto ilsalice più grande, l'angolo di paradiso che condivideva con Antheo ogni volta che volevano godersi un momento solo loro di intimità, e quando egli non era presente, il perenne profumo della sua persona, così simile ai fiori di quegli alberi teatrali, le davano una buona compagnia. Le piaceva ascoltare il rumore del vento e sentirlo dare delicate carezze come se ci fosse stato Antheo in carne ed ossa a coccolarla.

Lucylle appena scorse la mamma, si lanciò su di lei in un forte abbraccio, come se la breve assenza avesse reso la sua vita vuota; erano sempre stati tutti a conoscenza del suo attaccamento affettivo verso i genitori, ma ogni volta pareva solo aumentare che diminuire.

"Ma che faccino scuro, cosa succede piccola?" chiese la mamma accarezzando i capelli scuri della figlioletta. Rivolse poi un rapido sguardo verso l'amica per poter intuire qualcosa.

"Oh mamma! A scuola è arrivato un insegnante nuovo e mi sta erasperando! Mi sgrida e basta, solo critiche!" la lamentela risultò più una studiata battuta teatrale che un effettivo argomento su cui riflettere. Elisabeth a stento trattenne una risata nel constatare quanto del suo essere drammatica si fosse impressa in Lucylle.

"Un nuovo insegnante le sta dando del filo da torcere, dice che le critica sempre i temi. Non ti ricorda qualcosa?"

"É uno scenario fin troppo familiare, me lo vedo ancora nitido" commentò con un sorriso complice la mamma all'amica, sapendo entrambe a cosa si stesse riferendo. Anche stavolta Lucylle si ritrovò quasi fuori posto con quegli sguardi fin troppo complici.

"Mi potete dire di cosa state parlando? Questa è una cosa seria!"

"Lo sappiamo tesoro. Io e zia Katie stavamo ripensando ai nostri tempi a scuola. Avevo il tuo stesso problema".

Katie si sedette accanto all'amica sul dondolo: "E la mamma reagiva proprio come te. In Sala Comune non faceva che lamentarsi".

Lucylle guardò entrambe le donne con sorpresa e perplessità mischiate insieme. Sua madre aveva avuto lo stesso suo problema? Allora o era una cosa di famiglia oppure poteva darle un buon consiglio per uscire da quella scomoda situazione. Elisabeth le diede un buffetto sul naso, sostenendo che anche lei durante i suoi anni alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, aveva dovuto affrontare un insegnante piuttosto rigido e per nulla facile da digerire. La sua era diventata l'unica materia in cui non riusciva a stare al passo, era diventata la sua piaga e la cosa peggiore che potesse avere come incubo. Ricordava perfettamente il suo sguardo impassibile e spento nello scrutare tutti i compiti che venivano consegnati.

"Ma lui lo faceva con tutti, non solo con te come fa il mio!" protestò la bambina incrociando le braccia.

"Questo poteva sembrare all'inizio. Ma ho avuto degli esempi lampanti che avesse una qualche avversione particolare verso di me".

"Ed io non ero di aiuto, me le cercavo continuamente le critiche. Anche apposta, lo ammetto" rise Katie imbarazzata,ricordando perfettamente tutti i suoi tentativi falliti di godere della presenza di quel ragazzo così austero inizialmente agli occhi di tutti.

~~~

Difesa contro le Arti Oscure era sempre stata la materia più latitante di tutto il corso completo di magia. Non aveva mai avuto un insegnante fisso da diversi anni e spesso erano capitati dei soggetti che tutto avevano fuorché le competenze adatte ad insegnare una tale disciplina, che vedeva pratica e teoria apparentemente disgregate e slegate l'una dall'altra. I peggiori si erano presentati con l'arrivo del bambino sopravissuto, Harry Potter, e per due anni di fila la scuola in aveva certo potuto constatare una buona preparazione in duelli e magia. Solo una cosa aveva alleggerito quel senso di inferiorità, anzi una persona: le due ragazze insieme alle proprie amiche lo avevano notato subito per il suo essere completamente distaccato da tutto il resto del corpo scolastico. Ma allo stesso tempo godeva di una confidenza troppo esplicita per essereu a coincidenza. Un ragazzo alto e slanciato, pareva un'ombra talmente era silenzioso nei movimenti e il suo sguardo sfregiato incuteva terrore soprattutto ai primi di Serpeverde che parevano conoscerlo a fondo.

"Ti pareva che Malfoy non si vantasse. Quello lì è suo cugino. E meno male lo definivano deceduto" mormorò il cugino della Kinghore Ron aggrottando la fronte, ed Elisabeth aveva notato lo stesso sguardo nei cugini gemelli Fred e George. All'inizio, comunque, la sua presenza non aveva rappresentato troppi problemi: il suo ruolo principale era stare accanto all'insegnante di ruolo e aiutarlo o mantenere l'ordine - e qui i Weasley scoppiavano sempre a ridere commentando quanto Riger e Goyle fossero le vittime preferite della sua ira - ma quando arrivò il turno delle ragazze, il registro cambiò drasticamente.

"Un voto così basso?! Sul serio?! Non vorrà scherzare!" Urlò una mattina Elisabeth appena dopo colazione. Il giorno prima avevano consegnato il tema di Difesa.

"Uh… questo di sicuro non giova alla tua media alta" commentò Maecy visibilmente contrariata quanto l'amica che stringeva la pergamena.

"Magari hai sbagliato qualche informazione importante… sai lui ne sa…"

"Non ho sbagliato un bel niente, Katie! Era tutto corretto, in ogni punto!" non poteva credere a un voto tanto mediocre dopo aver sempre svolto correttamente ogni compito. Era un oltraggio. Un solo ed insulso dispetto per punirla. E perché? Aveva chiesto l'altra amica alzando un sopracciglio. Le risposte potevano essere molteplici e stupide, conoscendo il soggetto.

"E adesso cosa pensi di fare?"

"Andrò a chiedere spiegazioni. Mi sembra ovvio. Questo voto nemmeno Tiger lo prende, dai!"

"E avevi risolto, mamma?"

"Macché!" Soffiò Elisabeth in una risata imbarazzata e indispettita, "quando mi sono presentata è stato pure peggio!"

Elisabeth si era diretta a passo spedito verso l'ufficio del tirocinante, o meglio dell'aula di Difesa considerando che nessuno aveva di per sé capito dove alloggiasse il ragazzo. Una volta trovata la porta si mise a bussare energicamente. Ottenne una scarna risposta ed entrò.

"Professore, se non le dispiace vorrei sapere come mai al tema mi ha dato un voto tanto basso" cercò di chiedere in modo più educato possibile.

"Perché è fatto male, mi sembra ovvio..." mormorò il tirocinante, senza alzare lo sguardo dalla scrivania e mantenendo il suo volto impassibile e spento.

"Mi sta… prendendo in giro…?" chiese incredula la ragazza. Quell'essere aveva davvero insinuato che fosse fatto male a tal punto di ricevere un voto del genere. Una cosa simile nemmeno la McGranitt lo aveva sostenuto davanti allo studente più incapace.

"Ti sembro uno che ha voglia di prendere in giro? Non mi sembra".

"Io… non… ma ho scritto tutto quello che era richiesto! Sa quanto ci ho messo?!" quelle risposte senza un minimo di scrupolo iniziarono davvero a farla arrabbiare. Non le era mai capitato di alzare la voce con un suo superiore ma lui non aveva certo il diritto di poter godere della sua educazione.

"E lei sa quanto io sia più esperto di uno stupido ammasso di carta scritto prima di Merlino che altro non ha che inutili e mediocri nozioni primitive? Non credo proprio signorina Kinghore".

Elisabeth cercò di non vomitargli addosso il suo disprezzo per un modo di parlare tanto strafottente, anche se in quel momento sarebbe risultato soddisfacente venire meno agli insegnanti dei suoi genitori per farlo retrocedere.

Il tirocinante prese in mano il volume del suo anno: "Lo vede questo bel volume pesante? Bene, fa schifo, perché lo sappia".

"Come…"

"Tutto ciò che dice non ha il minimo senso nel momento in cui tu decidi di confrontarti con un avversario vero e proprio. Sa cosa fa lui davanti al suo immenso sapere del capitolo venti? O della pagina 394 che Salazar solo sa quando poco utile può risultare dopo la dodicesima riga? Glielo dico io, Signorina Kinghore: non gliene potrebbe fregar di meno, le riderà in faccia e prima ancora che lei possa ribattere l'avrà già stesa al suolo".

Avrebbe voluto obiettare, in fondo nessun professore si era mai lamentato del resto scritto. Eppure quel modo di parlare per qualche ragione le tolse tutte le parole di bocca obbligandola ad ascoltare.

"Io non le ho dato un voto basso perchè il compito è fatto male, per quel che riguarda è pure troppo curato; ma perchè sono solo parole buttati giù in modo meccanico, dettati dalla memoria che fortuna vuole si sia ricordata tutto quello spiegato e letto fino a quel momento. Ma le Arti Oscure non vanno a memoria, si affidano all'istinto e all'intuito che il poco senso di sopravvivenza che abbiamo comunica".

"Quindi se io avessi consegnato un tema meno dettagliato... lo avrebbe accettato? Sta cercando di dirmi questo?"

"Le posso solo dire che se avesse dimostrato di aver capito la vera essenza delle Arti Oscure, le avrei dato un merito" il giovane insegnante le restituì la pergamena con uno sguardo impassibile. Le sue parole nonostante quell' atteggiamento, però, non furono solo inutili suoni che intesero le orecchie della giovane Elisabeth, e doveva riconoscere che almeno lui aveva avuto... la sfacciataggine, scaltrezza di dirle le cose come stavano? Onestamente non avrebbe saputo come definirlo un atteggiamento simile.

"Allora... sinceramente, come ha valutato il mio tema?"

Il tirocinante piegò la testa di lato e recuperò la pergamena che la ragazza gli stava di nuovo porgendo: "In tutto il primo paragrafo, almeno dieci righe sono totalmente inutili" tirò una riga sopra con la piuma, "Vede come fila bene il discorso adesso? Quei dettagli e descrizioni non li avrebbe letti nessuno. Se lo avesse fatto al San Mungo come minimo avrebbe rischiato di perdere il paziente".

Elisabeth allargò gli occhi sorpresa, e lui come faceva a sapere che lei desiderava lavorare come guaritore all'ospedale San Mungo? Questa nozione la conosceva solo la professoressa McGranitt e quasi nessun altro. Che fosse stata lei a spifferare tutto?

"Il problema è che io so benissimo che le cose le sa, signorina Kinghore, e nella vita di tutti i giorni lo mette in pratica benissimo. Ora come le ho detto: con il tema striminzito avrebbe avuto un voto nettamente migliore perché la vita non è teoria, e lei non mi può esaurire tutto il suo sapere in una stupida manciata di parole che personalmente non mi significano niente. Mi faccia vedere piuttosto".

La ragazza rimase interdetta, soprattutto vedendo la lunga stazza del tirocinante che si era finalmente alzato da quella sedia sovrastandola solo con l'ombra. La sua veste da Mangiamorte trasandata e consumata da anni di servizio nel lato oscuro da vicino appariva ancora più paurosa, ed Elisabeth temette in quel momento di star per oltrepassare una pericolosa linea da cui non ne sarebbe uscita indenne.

Il tirocinante si posizionò qualche metro di distanza da lei, spostando i banchi come se stesse per sottoporre la studentessa a un duello non ufficiale, incitandola quindi ad attaccarlo, in fondo pareva totalmente disarmato. Ora: Elisabeth non era molto abile in duello, vie erano di certo molte altre materie in cui riusciva a dare il meglio, ma essendo comunque sotto esame non poté sottrarsi alla richiesta insolita del professore che la stava fissando quasi come se ogni sua mossa potesse ribaltare o confermare l'esito del tema. Lanciò due schiantesimi non troppo potenti, che vennero indubbiamente schivati e parati con estrema facilità dal professore, e uno di questi venne ributtato indietro disarmando immediatamente la ragazza.

"Questo è quello che succede con due metri di pergamena pieno di niente".

"Cosa vuol dire? Lo sa bene che io non sono molto brava nei duelli pratici. Non è un mistero per nessuno…"

"Forse" mormorò il ragazzo sedendosi di nuovo, "Ma la bravura nei duelli non è sempre tutto, come non lo è la forza in una gara di pesi. Importa che tu abbia una vaga idea di come tirarti fuori in caso di pericolo".

~~~

"Certo che era veramente un arrogante!" obiettò la bambina scuotendo la testa, "Scommetto che il giorno dopo gli hanno fatto un reclamo!"

No, le disse la mamma: la verità era che quelle parole l'avevano colpita così tanto da mostrarle un secondo dopo gli effettivi errori. Per quel tirocinante era più importante che lei avesse capito come comportarsi che cosa esporre, tanto che una settimana dopo, durante la prova pratica di duelli, nonostante Elisabeth fosse risultata più debole aveva ottenuto un merito in più. Lo scopo del giovane era solo stato quello di spronare nei punti di forza lasciando perdere i dettagli inutili, un metodo un po' particolare che però le aveva aperto occhi e mente.

Il fatto era che a volte non sempre le cose venivano dette come ci si aspettava, e anzi: avere aspettative troppo alte rispetto al tipo di lavoro che si presentava molto spesso regalava solo delusioni per quanto le parole potessero essere positive. Lucylle quindi non doveva pretendere di doversi adattare ad ogni parola che diceva il suo insegnante,  ma non doveva nemmeno pensare che il suo lavoro faceva e avrebbe sempre fatto pena.

"Capito mamma. Ma poi... poi cos'è successo al professore?"

"Vuoi saperlo davvero?" chiese Katie con un sorriso ambiguo. All'annuire della bambina, Elisabeth emise una risata: "Be'... è diventato mio marito. Molti anni dopo" quella risposta lasciò a bocca aperta la figlia, non pensando minimamente che suo padre primo fosse stato un insegnante e secondo che fosse stato tanto rigido. Ma doveva sapere, intervenne ancora Katie, che Antheo a certe cose teneva molto tramite una vasta esperienza e un modo di vedere le persone che nessuno avrebbe potuto immaginare. I suoi metodi non erano mai stati appoggiati del tutto, ma grazie a lui tanti studenti avevano alzato diverse medie.

"Ma quindi... papà era uno..."

"Che cosa?" La figura di Antheo apparve da dietro il salice facendo sussultare tutte. Il suo sorrisetto fece ridere le due donne di famiglia: "Continua" disse con tono beffardo, "Che cosa ero?"

"Eri un fantastico insegnante, vero Lucylle?" Elisabeth rivolse un sorriso complice alla bambina che andò ad abbracciare il padre.

"Mi sono perso qualcosa?"

"No" mormorò Katie, "Ma qualcuno alle elementari sta adottando i tuoi stessi metodi infallibili".

La volta dopo, al suonare della campanella della scuola, il nuovo insegnante raggiunse Lucylle che se ne stava tranquilla seduta sul prato a godersi l'aria fresca. La piccola già era pronta al suo vagone di critiche come successe subito dopo: "Signorina Lestrange-Black, le devo dire che le prime tre righe sono anche carine ma il resto è al quanto mediocre". Se lo aspettava, in fondo non aveva detto nulla di diverso, ma come aveva fatto sua madre con suo padre, decise di chiedere spiegazioni una volta per tutte: "Lei non fa altro che dirmi dove sto sbagliando, annullando completamente la bravura e l'impegno che ci ho messo per scrivere quella poesia. Perché è così cattivo nei miei confronti? Perché ce l'ha tanto con me?"

L'insegnante allargò gli occhi sorpreso, sedendosi quindi accanto alla piccola studentessa: "Ah ma io... ma io non ho nulla contro di lei, anzi: io tengo così tanto al suo talento che sto cercando di evidenziare i punti migliori. Non mi ha ascoltato prima? Tre righe di poesia andavano bene, e lei ha solo otto anni".

Lucylle lo guardò perplessa, al che, per la prima volta, il giovane docente le rivolse un sorriso caldo e incoraggiante: "Se a otto anni lei ha scritto tre versi così belli, immagini quando ne avrà dieci, dodici, quindici... è in continuo miglioramento,  ma non posso solo lodarla altrimenti cosa imparerebbe?"

Non poteva crederci, finalmente aveva ottenuto una spiegazione e non solo: il racconto della mamma era davvero servito, quel ragazzo non aveva fatto altro che usare lo stesso metodo di suo padre per poter tirare fuori ciò che Lucylle cercava di coltivare.

"Io capivo la sua frustrazione" continuò il maestro, "L'ho avuta anche io con un mio insegnante. All'inizio lo odiavo, ma poi... qualcosa nel suo atteggiamento mi ha fatto cambiare idea. Alla fine avevo ottenuto un complimento. E con lui era un tutto dire..."

"Come... si chiamava?"

"... Antheo Lestrange-Black".

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