Una verità sconcertante
Erano ormai le 10:00 pm quando Jim tornò a casa. Un'aria densa, elettrica preannunciava il temporale e la luna era attraversata da nuvole gravide di pioggia, mentre lui percorreva il viale che lo portava alla villa, una grande costruzione aerodinamica che spiccava tra la fitta vegetazione del giardino.
Il ragazzo aveva trascorso la giornata girovagando per la città a fianco di Rocky, che ora camminava avanti a pochi passi da lui, facendo scintillare gli occhi elettronici nel buio.
"Anche oggi niente", gli disse Jim sospirando.
Guardò il cane sentendosi fortunato di quell'aiuto nella sua ricerca.
A modo suo, si era affezionato al Sybil e aveva guidato Jim in una corsa spasmodica lungo le strade della metropoli, fiutando con cura ogni traccia che potesse condurli al ritrovamento.
Per la prima volta, Jim aveva realizzato quanto il robot fosse prezioso. Forse era persino capace di sentimenti...
Nell'avvicinarsi al portico, scorse sua madre che sedeva sullo scalino dell'ingresso.
Aveva l'aria stanca.
Da giorni, Karen dormiva poco. Pensava costantemente alla povera sirena che si era allontanata da casa loro in modo tanto precipitoso.
Ogni sera attendeva il rientro del figlio, sperando di vederlo tornare accanto alla ragazza che, nel breve periodo trascorso lì, aveva aiutato Karen a sentirsi più giovane e meno sola.
Da tanto tempo, Karen era assorbita dal lavoro e da quel matrimonio non troppo felice con suo marito Nathan.
La presenza di Sybil le aveva consentito di fuggire dalla quotidianità che la opprimeva tanto.
I suoi racconti sulla vita nei fondali marini svelavano una realtà che aveva affascinato enormemente la donna, abituata alla freddezza di quella vita metropolitana che non amava e non sentiva sua.
Da anni provava il desiderio di vivere lontano da quella città, per perdersi nella natura, libera da quell'eccesso di tecnologia che aveva condizionato l'esistenza di tutti loro in modo irrimediabile...
"Ciao mamma!", esclamò Jim avvicinandosi.
"Ancora niente?", replicò Karen, ansiosa.
"Purtroppo no. Ho cercato dappertutto, ma non mi arrendo. La troverò, dovessi girare il mondo per riuscirci!".
In quel momento, un lampo spaccò il cielo in due. Le luci notturne della casa si spensero di colpo, fatta eccezione per una piccola lanterna da giardino alimentata da un generatore di emergenza.
Per una buona volta, le telecamere che avevano scandito la loro esistenza negli ultimi vent'anni non li stavano riprendendo.
Karen sospirò di sollievo mentre il figlio si sedeva accanto a lei sul gradino.
"Un blackout. Sarai stanco! Ho preparato un po' di tè, lo trovi in cucina sui fornelli".
"Grazie mamma. Dopo ne prendo una tazza".
Adesso una fetta di luna illuminava i loro visi nella penombra del giardino, dove i gelsomini sprigionavano un profumo intenso. "Sei sempre stato un ragazzo tranquillo. È la prima volta che ti vedo uscire di casa all'alba e tornare al tramonto. Stai addirittura lavorando di notte..."
Jim esitò per qualche istante, poi rispose: "Sybil è importante per me. Non ho mai avuto una ragazza, ma con lei mi sento diverso. Mi sembra di averla aspettata da sempre...".
Karen abbassò gli occhi. "Credo di sapere il perché. E forse è giunta l'ora di dirti la verità. Adesso le telecamere non ci stanno riprendendo".
Jim sussultò e la fissò meravigliato. "Quale verità?", chiese con un filo di voce. Il pensiero che sua madre avesse potuto nascondergli qualcosa lo atterriva. Loro avevano sempre avuto un dialogo sincero...
"Jim, mi devi promettere di non dire a nessuno quello che sto per confessarti. Ne va del nostro futuro...del tuo futuro!".
"Certo, lo prometto!", esclamò. Ormai era impaziente di ascoltare quella rivelazione. Ma Karen sembrava esitante, quasi spaventata.
"Tu sai che mi sono trasferita qui più di vent'anni fa. Venivo dal Vecchio Mondo e non avevo molti soldi, poi ho incontrato tuo padre. Ma la sua azienda era ancora agli esordi e all'inizio è stata dura per entrambi. Lui viveva qui da più tempo, ma io ero appena arrivata. Ho dovuto lavorare, studiare e adattarmi ai ritmi di questa città così frenetica...a volte ero talmente stanca e stressata che avrei voluto mollare tutto per tornare nel Vecchio Mondo.
Poi io e tuo padre abbiamo ricevuto quella mail dal laboratorio scientifico. Avevamo prenotato un utero artificiale come tutte le nuove coppie di Iside666 ed eravamo molto eccitati all'idea di avere un figlio. Ma questo sarebbe costato tantissimi soldi..."
Ora Jim la fissava a bocca aperta. "Cosa vuoi dire?", chiese il ragazzo che sentiva la fronte imperlarsi di sudore.
"Ascoltami Jim e non giudicare. Tu sei cresciuto nel benessere, non sai quanto possa essere difficile la vita per una persona arrivata qui dal Vecchio Mondo. Tutto è caro, trovare un buon lavoro è una sfida e l'alternativa alla ricchezza è vivere stipati in appartamenti pubblici pieni di gente, dove pullulano le malattie e la delinquenza. Lì crescere un figlio è praticamente impossibile..."
La donna aveva gli occhi pieni di lacrime. Il passato tornava e le faceva male. Di colpo mille brutti ricordi le affollarono la mente...
"Cos'era quella mail?", domandò Jim al quale non era sfuggito il viso pallido della madre.
"Ci hanno chiesto di aderire a un esperimento, Jim. Da tempo il governo voleva produrre dei giovani che avessero la forza e il coraggio dei tritoni da utilizzare nelle guerre di conquista del Vecchio Mondo. I nuovi nati dovevano crescere in normali famiglie che accettassero di essere osservate dagli scienziati tramite le telecamere. In cambio il governo offriva ville, denaro e studi gratuiti per tutti i soggetti prodotti con i geni di tritone..."
"Non dirmi che...", esclamò Jim con gli occhi spalancati.
"Ho accettato. Io e tuo padre abbiamo firmato e accettato il compromesso...poi la guerra fortunatamente è terminata e tu sei qui...sano e salvo..."
"Ma allora io...! È per questo che siamo così ricchi e facciamo parte dell'élite?", gli occhi di Jim si riempirono di lacrime. Ora tutto era chiaro: la casa enorme, un quantitativo di telecamere che non aveva mai visto nelle altre abitazioni, il suo interesse per le sirene, il suo essere single nonostante le proposte ricevute a scuola...
"Questo lo dobbiamo anche a tuo padre! Ricorda, siamo una famiglia di programmatori specializzati, è stato tuo padre che mi ha insegnato l'informatica..."
Ma Jim singhiozzava. "Mi avete venduto per un esperimento! Sono un business...", disse coprendosi il viso con le mani.
"Noi volevamo solo darti un futuro, Jim! Conosciamo alcuni leader più moderati e sapevamo che la guerra di modernizzazione sarebbe terminata e l'esperimento si sarebbe rivelato fine a sé stesso! Qualcosa atto soddisfare la curiosità degli scienziati! Nel peggiore dei casi, Orsola ci aveva promesso che avrebbe falsificato dei certificati medici per risparmiarti la guerra. Lo sai che siamo grandi amici!"
"Gli altri ragazzi", la interruppe il figlio guardandola negli occhi. "Dove sono gli altri individui che hanno ricevuto gli stessi geni?".
Karen abbassò lo sguardo, piena di vergogna. "Sono tutti morti ancora prima di nascere", disse. "Tu sei l'unico sopravvissuto. Jim, ti prego, devi promettermi di non dire nulla. L'ho fatto per te..."
Ora una pioggia sottile aveva iniziato a cadere dal cielo, colpendo il viso di Jim che era già inondato di lacrime. La pioggia cadeva sui giardini, sulle case, scorreva sulle strade lisce, increspava la superficie del mare che ribolliva sotto l'alito del vento. Adesso anche Karen piangeva, nascondendo il viso tra le mani ormai fradice di pioggia.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro