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Un brutto scherzo

Si era addormentata non appena aveva toccato il letto, ma il sonno di Sybil era agitato.

Stava sognando un giardino, forse un campo cosparso di fiori e alberi da frutto. Sembrava primavera e l'aria era attraversata da voli di uccelli che tagliavano il cielo e si perdevano all'orizzonte.

Poi d'improvviso qualcuno si avvicinava. Un uomo, una donna dai volti indistinti stavano parlando, ma le loro voci giungevano distanti, rarefatte. Ancora uno sforzo per comprendere le loro parole, poi la sirena si sentì percorsa da una sensazione orribile. Ora le sue membra vibravano quasi fossero scosse da una scarica elettrica.

Un pensiero lampeggiò nella sua mente come un'insegna luminosa: "Devo svegliarmi! Devo svegliarmi, devo..."

Driiiin! Il suono della campanella che annunciava il risveglio mattutino invase le sue orecchie.

Odiava quel cicalio che dava inizio alle sue lunghe giornate di umiliazioni e prese in giro, ma quella mattina era giunto simile a una benedizione per interrompere l'incubo orrendo in cui era sprofondata.

Eppure quel sogno aveva un qualcosa di famigliare, un frammento di passato a lungo sopito che tornava ad acquisire la forma di un ricordo...

La sirena a fatica si alzò e raggiunse l'angolo doccia in fondo alla stanza.

Sfilò la camicia da notte, aprì l'acqua e saltò dentro. Adesso le immagini oniriche erano sempre più opache e distanti nella sua memoria, tuttavia conservavano un retrogusto amaro che le invadeva la bocca.

Iniziò a strofinare la pelle col sapone profumato del rifugio, pensando a quante volte sotto il mare aveva desiderato provare i prodotti per gli umani.

"Dovrei essere felice e invece...", mormorò sconsolata mentre usciva dalla doccia.

Si asciugò con cura e indossò la divisa scolastica, godendo con un filo di malinconia gli ultimi minuti di intimità in quella stanza dalle pareti blu come l'oceano in cui era nata 21 anni prima.

Dopo qualche minuto uscì dalla camera saltellando e raggiunse le altre allieve che iniziarono a ridacchiare non appena la videro.

Kelly e Jelly le sorrisero, ma i loro volti erano tristi e rassegnati.

In quello stesso momento i loro sorrisi furono spazzati. Un urlo acuto attraversò i corridoi, facendo sussultare le allieve che erano in riga per l'appello mattutino.

Poi tutte udirono un tonfo.

Marilù, che stava controllando i monitor per verificare che le telecamere non si fossero bloccate come la sera precedente, sobbalzò facendo tremolare i seni poderosi.

"Ma cosa succede? Orsola? Sta bene?", esclamò correndo verso l'ufficio della direzione.

Ma dalla stanza non arrivava nessun suono e quando entrò la prima cosa che vide fu la direttrice riversa sul pavimento con gli occhi chiusi.

"Orsola! Orsola!", gridò la ragazza avvicinandosi. "Oddio! Ma cosa succede?".

Con prontezza sfiorò la smart band e contattò l'infermeria.

"Venite vi prego! Miss Orsola sta male! Temo che sia svenuta..."

In corridoio Miriam si rivolse ad Amalia sottovoce.

"Ma non la avremo ammazzata? Aveva veramente TANTA paura dei ragni, mi ricordo che casino quando ne vedeva uno...e quelli del magazzino sono molto grossi..."

"Senti chissenefrega se è morta? Al massimo ce la siamo levata dalle scatole e poi sai a chi daremo la colpa, no?"

Pallida in fondo alla fila, Sybil si chiedeva cosa fosse successo. Il ricordo del sogno notturno andava sbiadendo piano piano, ma la sensazione di angoscia era ancora presente. E ora quel grido, come se l'incubo l'avesse seguita dai meandri del subconscio e ora si aggirasse per l'istituto...

Pochi minuti dopo il medico della scuola si precipitò nell'ufficio della direzione, ma adesso Orsola sedeva su una sedia accanto a Marilù che le aveva portato un bicchiere d'acqua.

"Ero svenuta per colpa di quei maledetti...Ragni!", disse al medico non appena lo vide.

Era un uomo sulla cinquantina che indossava un camice blu e aveva l'aspetto rassicurante.

"Ragni?", ribatté. "Ormai sono molto rari qui a Iside. Chissà da dove sono venuti. Posso vederli?" disse mentre si avvicinava e prendeva alcuni dispositivi dalla valigetta.

"Marilù li ha portati fuori prima e li ha liberati in giardino. Erano in una scatola. Quelle vipere mi hanno fatto uno scherzo, ma stavolta la punizione sarà severissima. Stavolta..."

***

Dopo circa venti minuti Orsola uscì dall'ufficio e raggiunse le ragazze che la fissavano con curiosità, cercando di capire cosa fosse accaduto.

Ma tre di loro lo sapevano bene.

Amalia ostentò un'espressione angelica.

"Miss Orsola, come sta'? L'ho sentita urlare. Mi auguro che non sia successo nulla di grave..."

Il viso della direttrice era terreo. Ora una grande rabbia pervadeva Orsola, era una sensazione che saliva dallo stomaco e le serrava la gola come una mano chiusa. Quelle piccole ingrate! Con tutto quello che aveva fatto per loro...

"Voi", cominciò con voce tetra. "Voi che siete state salvate dalla Terra Calda e portate qui grazie alla mia generosità! Voi che da me avete ricevuto un'istruzione, del cibo e un soggiorno nell'istituto più prestigioso del Nuovo Mondo! Il mio istituto che ho fondato IO trent'anni fa da sola! Con le mie forze! Un istituto inclusivo! Moderno! Ecologico! Evoluto..."

Ora le ragazze la guardavano col fiato sospeso, ma di nuovo Amalia trovò il coraggio di prendere la parola.

"Miss Orsola, non sappiamo di cosa stia parlando. La prego ci spieghi dove abbiamo sbagliato..."

"Lo sapete benissimo! Non fate le finte tonte con me! Sono entrata in ufficio stamattina e ho rinvenuto una scatola di bulloni sulla scrivania. Quando l'ho aperta ci ho trovato dentro tre ragni schifosi! E voi sapete da tempo che soffro di aracnofobia. Volevate uccidermi per caso? Questo è il ringraziamento per tutto quello che vi ho dato?"

"Ma...Miss Orsola!", continuò Amalia. "Ora capisco! L'altra tutte siamo rientrate nelle nostre stanze per il riposo notturno ma Sybil ha detto che aveva smarrito la sua perla...che doveva cercarla per la scuola. È vero Miriam? L'hai vista anche tu..."

"Ma certo!" rispose subito la ragazza. "Poco dopo le telecamere si sono spente, Marilù ci ha detto che un bug ha distrutto 12 h di filmati. Dev'essere stata Sybil! Sa, è molto brava con i computer anche se fa finta di nulla per non essere costretta a lavorare. Sybil è molto furba, Miss Orsola...Molto più furba di quel che sembra!"

In un angolo della fila Sybil arrossì ascoltando quel cumulo di bugie.

La lacrime le salivano agli occhi, ma per quanti sforzi facesse non trovava il coraggio di replicare.

Lo sguardo furente di Orsola si posò su di lei.

"Bene bene...", sibilò la direttrice. "Abbiamo trovato la responsabile..."

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