Sogni, progetti e sinistre anomalie
"Stasera vorrei restare qui da te, se non ti disturbo. Alle dieci mi deve chiamare Marilù, l'assistente del rifugio. A casa mia ci sono le telecamere, come in tutto il Nuovo Mondo, del resto... Vorrei parlare a Sybil di quel pianeta, Avatar..."
"Non mi disturbi affatto, è bello avere un po' di compagnia. È molto lontano Avatar?".
"No, un viaggio di tre giorni. Le navicelle costruite da mio padre dispongono delle più moderne tecnologie. Dovrò aggiornare i computer di bordo, ma per il resto sarà in grado di portarci lassù in breve tempo".
Nella rimessa di Paul, Jim stava controllando l'astronave che avrebbe dovuto trasportare lui e Sybil tra le stelle. Guardarla gli metteva i brividi: il luccicare che emanava la sua superficie, sembrava racchiudere l'essenza della futura vita nello spazio. Il ragazzo passò la mano sul freddo metallo del veicolo, chiedendosi se Sybil avrebbe mai accettato di seguirlo in quel viaggio che aveva sognato sin dai tempi della sua infanzia.
Paul lo guardava sorridente:
"Promettimi solo che sarete prudenti. Circolano strane storie su quel pianeta. Vorrei suggerirti di andare altrove, ma Avatar era il sogno di mia figlia Teresa e del suo ragazzo, Michael...".
A quelle parole Jim trasalì. Era così strano per lui portare avanti i sogni di due giovani morti in modo tanto tragico. Per un attimo la sua mente fu invasa da un flashback. Ebbe la sensazione che la sua memoria stesse andando in cortocircuito. Impallidì, ma subito si riscosse e sorrise:
"Non badare a quelle storie sulle sirene killer. Sono leggende messe in circolazione per creare intolleranza. Una parte dell'élite non vede di buon occhio i fondi investiti per accogliere le sirene qui a Iside, temono che il governo sottragga soldi ai programmatori come noi. C'è molta competizione..."
Paul sospirò.
"Già, il nuovo mondo del resto vive di competizione. Michael, il ragazzo di mia figlia studiava moltissimo proprio per questo. Era un programmatore come te e il suo progetto era di trovare lavoro a Iside. Sai, vi assomigliate molto...è incredibile quanti sosia ci sono al mondo!". L'uomo deglutì. "Ma lui? Viene con voi nello spazio?". Aggiunse indicando Rocky che scodinzolava accanto a Jim.
"Oh certo, lui è il migliore amico di Sybil! È stato amore a prima vista! Non si separava mai da lei, come se fosse stata la sua reale proprietaria. Vero Rocky?".
Gli occhi del cane emanarono un bagliore, per un attimo incontrarono quelli di Paul che rise osservando lo sguardo artificiale del cane.
"Questi robot sono eccezionali, sembrano quasi capaci di sentimenti..."
***
Fedora aveva appena terminato il consueto giro di ricognizione tra gli uteri artificiali, dove i bambini nuotavano lenti, sotto uno spesso strato di vetro. Tutto sembrava in ordine e l'androide chiamò l'ascensore, che subito si aprì sulla parete di fronte a lei. Entrò e le porte si richiusero con un sibilo, poi la cabina si mosse verso l'ultimo piano, dove un piccolo balcone guardava sul giardino che circondava l'edificio.
Presto Fedora uscì dall'ascensore che la salutò, facendo risplendere una fila di icone verdi. Come tanti sipari, le porte dell'edificio si dischiusero per lasciar passare il robot che attraversò i corridoi e raggiunse il balconcino dal parapetto blu. Gli occhi di Fedora catturarono un ultimo fotogramma e trasmisero l'immagine della luna piena al suo cervello elettronico.
L'androide sollevò una gamba, scavalcò il parapetto e si lasciò cadere nel vuoto.
Un tonfo, il fragore di mille pezzi d'acciao che esplodevano contro il suolo riempì l'aria. Dal ramo di un abete, un gufo si riscosse e spiccò il volo, sorvolando il giardino che ora era cosparso di viti, bulloni, fili elettrici. Il rapace si mosse in cerchio due volte sbattendo le ali, per poi tornare ad rannicchiarsi di nuovo sull'albero, protetto dalle fronde del ramo. Per pochi secondi il suo verso attraversò l'aria notturna.
Poi tutto tacque di nuovo.
***
"Ragazze, Orsola è andata a dormire, sono scesa a darvi la buonanotte...speriamo che non controlli i filmati!"
Sedute sui loro letti, Sybil e Januaria risero di gioia, vedendo Marilù che entrava trafelata con un piatto pieno di torta alla crema. La ragazza posò il dolce di un piccolo mobile che fungeva da comodino, poi sedette accanto a Sybil, facendo traballare le poderose curve trattenute dalla divisa.
Januaria prese subito un pezzo di dolce: "Ci stai viziando". Borbottò mentre masticava. "Mi farai ingrassare...".
"Ne hai bisogno, sei troppo magra. Più di Sybil che deve mangiare per tenersi in forze, visto che tra poco uscirà di qui!".
Lo sguardo ammiccante di Marilù si posò sulla tasca della divisa, dove infilò una mano grassoccia per estrarre un tablet trasparente.
A quella vista Sybil e Januaria esplosero in gridolini.
Januaria era raggiante, la prospettiva di mostrare le sue doti di informatica, rendendosi utile a Sybil, la eccitava da morire.
"Con questo posso fare qualsiasi cosa", rise. "Aprire porte, chiuderle, far saltare la scuola..."
"Ci avrei scommesso, so quanto sei brava. Dagli un'occhiata per capire come utilizzarlo, poi te lo riporterò al momento giusto. Adesso però, ho una sorpresa per Sybil...". Marilù indicò la smartband che aveva al polso. "Ho dato a Jim appuntamento telefonico per quest'ora! Ma dobbiamo sbrigarci, Orsola può svegliarsi da un momento all'altro e voi lo sapete che ama le ispezioni a sorpresa..."
La gioia trasfigurò il volto di Sybil, illuminando gli occhi in cui ora le pupille verdi splendevano come due fari. Deglutì, cercando di respingere l'emozione che le saliva alla gola, ma prima che potesse parlare, Marilù sfiorò la smartband, che dopo pochi secondi mostrò il viso sorridente di Jim.
"Sybil!", esclamò subito il ragazzo vedendo la sirena che lo fissava ammutolita al di là del dispositivo. "Finalmente!".
Marilù intervenne, cercando di fare a modo suo gli onori di casa.
"Eccola qui, come puoi vedere sta bene e ha nuove amiche", fece ruotando brevemente il polso in direzione di Januaria, la quale sventolò una mano sorridendo.
La voce di Sybil risuonò tremante per la stanza: "Come stai? Da quanto non ti vedevo..."
"Presto mi vedrai dal vivo! E ho tante sorprese per te, Sybil! Se ho sbagliato qualcosa mi farò perdonare, te lo prometto! E ti porterò fuori da lì!"
"Dici davvero? È tutto così strano, mi sembra un sogno! Mi sei mancato tantissimo..."
"Anche tu Sybil, non faccio che pensare a te! Ho mille cose da raccontarti..."
Marilù sospirò: "Ora ragazzi è meglio se vi salutate, devo tornare nella mia stanza, la direttrice potrebbe svegliarsi all'improvviso. Non vorrei che rovinasse tutto...", disse a malincuore.
Allora Sybil approfittò di quell'ultimo istante che le veniva concesso per dire qualcosa su cui aveva a lungo meditato: "A presto Jim. Ricorda, non hai nulla da farti perdonare...ti voglio bene!"
Rosso in viso, il ragazzo deglutì: "Anch'io ti voglio bene Sybil. E voglio portarti con me tra le stelle..."
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